Come si è visto, il divenire della natura nella dottrina aristotelica impone la struttura di atto e potenza, si sostanza e accidente; questa concezione viene spiegata con il principio di causalità in base al quale ogni cosa soggetta al divenire è mossa da una causa-atto al cui vertice vi è una Causa-Atto senza la quale non sarebbe possibile alcun movimento. La concezione fisica in Aristotele è propedeutica alla concezione teologica e non si può capire una facendo a meno dell'altra. La Causa-Atto viene chiamata Motore Immobile, motore perchè è causa del moto e immobile in quanto non è soggetto al divenire, si tratta di un atto senza potenza la cui perfezione consiste nell'assoluta mancanza di materia, il Motore Immobile è Atto Puro sempre eguale a se stesso e perciò eterno. La teologia cristiana si è rifatta per secoli alla dottrina insegnata da Aristotele ritenendo che il filosofo di Stagìra fosse stato un anticipatore del monoteismo cristiano, tuttavia è bene precisare che il Dio di Aristotele è quanto di più lontano possa esserci dalla concezione del Verbo che si è fatto carne. Per Aristotele Dio è pensiero di pensiero ossia pensa sè come pensiero e non ha nessun contatto con la natura che tende verso Dio. A questo punto si possono cogliere meglio le differenze tra il Dio aristotelico e quello del giudaismo e del Nuovo Testamento: il Dio aristotelico non solo non ha nessun contatto con il mondo ma non lo conosce neppure in quanto scenderebbe al livello della natura avvilendosi, inoltre Dio non ama nè crea ma è Forma perfetta a cui tutto tende. I Padri della Chiesa che ben conoscevano il pensiero di Aristotele si erano opposti sin da subito alle sua dottina essendo pienamente consapevoli dell'inconciliabilità della teoria del Motore Immobile con quella squisitamente cristiana di Dio che si è fatto carne diventando uomo tra gli uomini; Tommaso d'Aquino in età medievale utilizzerà le categorie aristoteliche di potenza e atto per spiegare l'esistenza di Dio che come primo motore muove il mondo finito ed è principio di movimento.Come si può vedere da queste brevi note la concezione di Dio come primo motore espressa da Tommaso d'Aquino ha delle analogie con quella del Motore Immobile di Aristotele, ma si tratta appunto di analogie terminologiche in quanto era impossibile per Aristotele concepire un Dio che provvede al divenire come invece riteneva l'Aquinate.
Condividendoidee (Filosofia e Società)
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