ARISTOTELE
Gli elementi fondamentali della scienza dell'ente in quanto ente sono due:
- il divenire è il carattere peculiare della natura e l'oggetto del sapere;
- l'ente può avere diverse accezioni e il movimento o divenire non è altro che un passaggio dall'ente all'ente, per Aristotele detto passaggio non può mai avvenire dal non-ente all'ente.
Nella natura pertanto tutto ciò che esiste è ente che può manifestarsi in due condizioni fondamentali:
- Nello stato di determinazione ossia l'atto;
- Nello stato di indeterminazione ossia la potenza.
Ad esempio il seme di un frutto non è pianta ma non per questo non è non-ente, è esso stesso ente che si trova in stato di inderminazione (potenza) prima di passare allo stato determinato (atto).
Il divenire aristotelico va quindi inteso come un passaggio dalla potenza all'atto, ogni potenza contiene l'atto impiicitamente o in altre parole l'atto è una esplicitazione della potenza.
Chi è privo di potenza -insegna Aristotele- è impossibile, ciò che non è generato non potrà essere generato e quindi non potrà mai divenire, tutto ciò che non ha la potenza di esistere è impossibile nel senso che non potrà mai divenire e passare dallo stato di potenza a quello dell'atto.
Aristotele quando spiega il significato di potenza rivolge la sua critica ai Megarici per i quali la potenza esiste solo quando c'è l'atto e per mettere in evidenza l'assurdità della loro teoria scrive:
« Ci sono alcuni (ad esempio i Megarici), i quali sostengono che c'è potenza solo quando c'è atto, e che, quando non c'è atto, non c'è neppure potenza: così, ad esempio, chi non sta costruendo non avrebbe, a parer loro neppure la potenza di costruire, ma sarebbe in possesso di tale potenza solo colui che sta costruendo, nel momento in cui egli sta costruendo: e ciò varrebbe anche per le altre cose. Ma non è difficile vedere in quali assurde conseguenze costoro vanno a cadere. A parer loro è evidente che non ci sarà neppure un costruttore, qualora questi non stia costruendo (in realtà, però, l'essenza di costruttore non è altro se non l'esser.capace-di-costruire) e così anche per le altre arti. Poichè pertanto, è impossibile possedere queste varie arti senza averle imparate in un dato momento e senza averle acquisite, e poiché è impossibile non possederle più senza averle perdute in un dato momento (magari per dimenticanza o per malattia o per il passare del tempo, ma non certamente perché sia andato distrutto l'oggetto dell'arte, giacchè questo è eterno), allora se si ammette che uno, quando interrompa l'esercizio della sua arte, non avrà più in suo potere quest'arte, noi, vedendo che egli si è poi messo nuovamente a costruire, ci chiediamo “come mai egli ha un'altra volta acquisito il possesso dell'arte?”».