Quando la vulgata manualistica ha la pretesa di collocare il pensiero di Aristotele nel solo ambito filosofico riducendone la portata alle soluzioni di questo o quel problema, cade nell'errore di non trasmettere l'importanza di Aristotele nella storia delle discipline scientifiche. Saremmo ingenui o parziali nell'attribuire ad Aristotele ciò che lui non sostenne mai e per quanto possa oggi fare sorridere la sua concezione fisico-astronomica geocentrica, bisogna tenere presente che il livello tecnologico dell'epoca in cui visse Aristotele era inesistente e che l'unica "base" di riflessione era l'osservazione laddove l'occhio umano era in grado di arrivare.
Ciò premesso bisogna aggiungere che nella visione unitaria aristotelica l'universo è qualcosa di statico e non in continuo movimento come le cose sensibili del mondo, l'universo ha un limite che è costituito dalle stelle fisse e al suo centro vi è la Terra immobile costituita dalle quattro essenze empedoclee che sono costitutive dei corpi corruttibili. I corpi corruttibili hanno come caratteristica comune il movimento rettilineo verso il luogo naturale che per i corpi pesanti (terra e acqua) è il basso mentre per i corpi leggeri (aria e fuoco) è l'alto.
Il cielo è invece costituito da una sostanza speciale e non corruttibile: la quinta essenza il cui movimento continuo è perfetto, sempre eguale e circolare. In questa opposizione tra mondo e universo Aristotele si richiama al dualismo platonico e alla teoria espressa da un discepolo del genio di Atene, quel Eudosso di Cnido che aveva teorizzato l'esistenza di sfere concentriche alla Terra dove si troverebbero infisse gli astri celesti. La difficoltà di spiegare le differenti rotazioni del Sole e dei pianeti Eudosso ipotizzò l'esistenza di un movimento composto per ciascun pianeta e per il Sole dalla rotazione di più sfere. Detta rotazione sarebbe di due tipi: la rotazione deferente che è all'origine di una rotazione regolare e quelle reagenti o revolventi che sono la causa dell'alterazione della rotazione deferente ruotando in un altro asse con diverse velocità e in diverse direzioni. Secondo Eudosso il numero di queste sfere sarebbe di 26 mentre per Aristotele il numero ipotizzato sarebbe di 55.
Al di là del fatto ovvio e scontato che oggi tali teorie rappresentano sul piano conoscitivo una semplice curiosità, è da tenere nella giusta importanza invece un altro aspetto dell'aristotelismo che si presenta non come una metafisica fine a se stessa ma come una riflessione che si rivolge alla natura spiegandone il funzionamento e le finalità. In questo senso Aristotele è sempre attuale e la sua eredità più che nel contenuto delle sue teorie, sta nell'avere indicato un metodo di ricerca basato sull'osservazione dei fenomeni della natura, un metodo che non può prescindere dallo strumento di indagine che presiede ogni lavoro scientifico: la logica.
Aristotele: la fisica del mondo - Condividendoidee (Filosofia e Società)
Nella filosofia di Aristotele, come abbiamo già visto, la fisica è strettamente connessa alla metafisica: tutto ciò che accade nel mondo sensibile è soggetto al divenire attraverso lo spazio e ...
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