1 Hanno fatto nella China
Una macchina a vapore
per mandar la guigliottina:
Questa macchina in tre ore
Fa la testa a centomila
Messi in fila.
2 L'instrumento ha fatto chiasso,
E quei preti han presagito
Che il paese passo passo
Sarà presto incivilito:
Rimarrà come un babbeo
L'Europeo.
3 L'imperante è un uomo onesto;
Un po' duro, un po' tirato,
Un po' ciuco; ma dal resto
Ama i sudditi e lo Stato,
E protegge i bell'ingegni
De' suoi regni.
4 V'era un popolo ribelle
Che pagava a malincuore
I catasti e le gabelle:
Il benigno imperatore
Ha provato in quel paese
Questo arnese.
5 La virtù dell'instrumento
Ha fruttato una pensione
A quel boia di talento,
Col brevetto d'invenzione,
E l'ha fatto mandarino
Di Pechino.
6 Grida un frate: Oh bella cosa!
Gli va dato anco il battesimo. -
Ah perchè ( dice al Canosa
Un Tiberio in diciottesimo)
Questo genio non m'è nato
Nel Ducato!
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Giuseppe Giusti scrisse "La Guigliottina a Vapore" nel 1833, all'età di 24 anni; le strofe di cinque ottonari e un quaternario, sono rimate secondo lo schema ABABCc. La poesia prende lo spunto dall'invio in Cina della ghigliottina che deve il suo nome al francese Joseph-Ignace Guillottin. Il mezzo utilizzato per rendere più efficiente la ghigliottina è una "macchina a vapore". Il fatto che la Cina già all'epoca brillasse per intrapendenza fa esclamare al Giusti che « Rimarrà come un babbeo/ l'Europeo», intendendo che gli Europei rimarrano stupiti quando si vedranno superati dai cinesi anche in crudeltà e in efficienza. Secondo, Pietro Fanfani, uno dei più autorevoli commentatori del Giusti, il poeta dimostra uno spirito ironico finissimo in quanto non sono gli Europei che devono stupirsi della crudeltà dei Cinesi, ma sono proprio questi ultimi che, pur spiccando per ferocia, debbono meravigliarsi della crudeltà degli Europei. Giusti ironicamente definisce l'imperatore riferendosi probabilmente a Daoguang, allora regnante in Cina, un uomo onesto, ma anche duro di comprendonio, burbero, ignorante ed avaro; dal ritratto delineato dal Giusti, Daoguang è un imperatore difficile da trattare, tutt'altro che benigno (ancora una volta Giusti usa un termine per intendere il suo contrario), intento a imporre ai suoi sudditi tasse e dazi. Un'iniziativa che sarebbe stata condivisa dai Sanfedisti che propugnavano la restaurazione del vecchio ordine. Curioso il fatto che la ghigliottina, simbolo della Rivoluzione francese, qui diventi lo strumento scelto dai reazionari per la sua efficienza.
Grazie ai risultati ottenuti con la ghigliottina, l'imperatore si mostrò tanto soddisfatto da insignire il boia del titolo nobiliare di Mandarino. Nella parte finale Giusti fa riferimento al Canosa, ministro del Duca di Modena che spiccando per crudeltà definisce «Un Tiberio in diciottesimo» e accostandolo a uno degli imperatori più crudeli del periodo imperiale di Roma gli fa esclamare « Questo genio non m'è nato nel Ducato », ossia « Peccato che l'inventore della ghigliottina non sia nato nei territori governati dal Ducato, perchè non mancherei di servirmene volentieri»
Autore:Giuseppe Giusti - Wikisource
Giuseppe Giusti ( 12 maggio 1809 - 31 marzo 1850), poeta italiano.