Giovanni Pico della Mirandola (1463-1494) fu durante il periodo dell'Umanesimo, assieme a Marsilio Ficino e a Niccolò Cusano, una delle più importanti figure di quella corrente di pensiero denominata "platonismo" che, in opposizione agli averroisti e agli occamisti, si richiamava al pensiero di Platone e dei platonici. Il platonismo fu essenzialmente tutto teso a dimostrare la superiorità di Platone rispetto ad Aristotele, tuttavia la mediazione del cristianesimo, fece sì che tale filosofia assunse dei caratteri del tutto originali rispetto al pensiero dello stesso Platone. Non è facile mettere una cesura netta tra le questioni che rientrano nell'ambito letterario e quelle proprie della filosofia in quanto tutto il movimento umanistico, compreso quello letterario, ondeggiante tra la cultura classica e quella cristiana, si sviluppa partendo dalla filosofia. Francesco Petrarca, ad esempio, quando parla di "sapientia christiana" utilizza i testi tanto di Platone quanto di Cicerone e li utilizzain funzione della figura di Cristo. Anche Pico della Mirandola riteneva che la migliore filosofia fosse quella elaborata da Platone ma la utilizza perseguendo le finalità proprie del Cristianesimo. Pico, fu un platonista sui generis in quanto tentò di valorizzare anche l'aristotelismo e il tomismo con l'intento ambizioso di rinnovare il Cristianesimo. Pico elaborò quella teoria della pax unica che avrebbe dovuto, secondo i suoi intenti, unire tutti i movimenti religiosi del suo tempo. Per perseguire questo fine elaborò, all'età di soli ventiquattro anni, 900 tesi che andò a discutere a Roma; questa iniziativa allarmò gli ambienti filosfici e teologici romani al punto che papa Innocenzo VIII nominò una commissione che censurò 13 tesi. Per Pico, in odore di eresia, fu l'inzio di un periodo della vita molto travagliato che si concluse solo grazie alla completa assoluzione avvenuta ad opera di papa Alessandro VI che riconobbe l'aderenza del pensiero di Pico alle posizioni dell'ortodossia cattolica. Le opere della cosiddetta "disputa romana" sono: Conclusiones, Apologia e l'Oratio che venne più tardi denominata dai posteri De hominis dignitate. Altre opere di Pico sono l'Heptaplus dove il commento al racconto dei sette giorni della creazione diventa il pretesto per interpretare la storia e la natura alla luce della creazione e della redenzione; il De ente et uno dove Dio viene presentato come Essere assoluto che è Uno davanti alla molteplicità delle creature da lui create e infine Disputationes adversus astrologiam divinatricem dove Pico stronca l'astrologia bollandola come una falsa scienza capace solo di favorire la superstizione e l'ignoranza. Pico, uomo dalle vaste conoscenze, poliglotta e profondo conoscitore dei testi classici, è oggi ricordato soprattutto per la sua prodigiosa memoria, ma la sua eredità più importante è quella di un disegno ambizioso alla cui base vi era il desiderio di pervenire ad una sintesi filosofica che avrebbe dovuto rinnovare gli ambienti crisiani in vista di una duratura e proficua pax unifica di tutte le correnti di pensiero dell'epoca. Visionario? Forse, ma la storia del pensiero è storia di visioni che hanno precorso i tempi stimolando il progresso dell'uomo.