Sulla Critica della ragion pura sono stati condotti numerosissimi studi, se si fa attenzione alle date delle opere presenti nella sterminata bibliografia sugli scritti di Kant, si può notare che l'interesse nei confronti della sua dottrina non è mai venuto meno. Se poi si dovessero considerare le citazioni e i riferimenti a Kant, si rischierebbe di perdersi in un labirinto dal quale sarebbe difficile districarsi. Le ragioni di questo continuo e rinnovato interesse nei confronti di Kant sono diverse ma pensiamo che uno dei motivi per cui il pensiero di Kant continui ad essere una fucina di stimoli alla riflessione sia da rinvenire nella modernità del suo pensiero al di là delle conclusioni a cui pervenne. Kant ha posto tutta una serie di questioni teoriche e metodologiche sulla validità del sapere umano che non riguardano solo la filosofia e che oggi sono diventate la materia di discipline completamente autonome rispetto alla madre di tutte le conoscenze, si pensi ad esempio all'importanza dell'epistemologia o all'euristica. Domandarsi se sia possibile una conoscenza certa nelle scienze non è solo una questione che investe l'ambito filosofico ma che riguarda aspetti metodologici che interessano altre discipline come, ad esempio, la storia o le stesse scienze "esatte". Kant in definitiva è arrivato a delle conclusioni ma ciò che conta è il fatto che abbia posto degli interrogativi, interrogativi moderni e perciò sempre attuali.
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I risultati (in sintesi) a cui pervenne Kant nella Critica della ragion pura (sul contenuto dell'opera si veda http://condividendoidee.over-blog.it/2018/06/kant-critica-della-ragion-pura-speculativa.html):
- Il sapere umano trova la sua concretizzazione nei giudizi e il processo conoscitivo è una sintesi a priori del materiale empirico proveniente dalle sensazioni e dalle forme a priori della sensibilità e dell'intelletto. Il sapere senza contenuti non è possibile, la conoscenza per innescarsi ha bisogno della materia, ma è il trascendentale l'elemento a priori che serve per costruire la conoscenza.
- La conoscenza non è innata, se la conoscenza consiste in una sintesi a priori, non significa che esista aprioristicamente, a priori significa nell'accezione kantiana "oggettivo o universale" e si riferisce a quel tipo di giudizio (giudizio sintetico a priori) che apportando una novità permettono un progredire della conoscenza.
- Le sensazioni costituiscono un materiale informe che non può avere il carattere di oggettività ed universalità.
- La natura appare per la rappresentazioni che ne facciamo la realtà è una realtà fenomenica, noi abbiamo una conoscenza della realtà in base alle leggi che noi gli diamo. Tutto è apparenza, è solo la forza regolatrice dell'intelletto che dà le leggi alla natura.
- Una realtà come cosa in sé è pensabile ma non è conoscibile: senza realtà non potremmo innescare il processo del conoscere ma una volta che abbiamo organizzato le impressioni non possiamo veramente conoscere la realtà.
- Il processo del conoscere è un'attività unificatrice dei dati provenienti dal molteplice, è l'Io penso che svolge questa attività di unificazione, la sua funzione è trascendentale nel senso che come forma si trova al di fuori dell'esperienza ed è una condizione formale per unificare l'esperienza stessa. Le categorie quali forme necessarie per unificare la realtà possono essere utilizzate in senso trascendentale in altre parole possono essere utilizzate per conferire oggettività e universalità alla conoscenza ma non per andare oltre l'esperienza stessa.
- La metafisica non è possibile come scienza in quanto ha la pretesa di andare oltre l'esperienza che in quanto tale non può essere oltrepassata.
- La matematica e la fisica sono possibili come scienze in quanto la loro validità è garantita da intuizioni pure; in particolare la matematica si fonda sulle intuizioni pure di spazio e di tempo, la validità e la certezza della fisica trova la sua garanzia nelle intuizioni pure e nelle categorie dell'intelletto.
- L'idea psicologica, l'idea cosmologica e l'idea di Dio non sono possibili come scienze in quanto hanno la pretesa di trascendere l'esperienza.
- La verità è in relazione con il soggetto-regolatore dell'esperienza, l'intelletto è il vero legislatore della natura e la verità pertanto non è certezza assoluta della realtà in quanto l'unica verità che non può essere messa in discussione è l'esistenza dell'attività unificatrice dell'Io penso.