Album di Caiomario
Se un libro diventa solo un reperto archeologico è inutile, questo è quello che pensiamo ogni qual volta ci capita di riprendere in mano un'opera letteraria, un testo di filosofia o un romanzo; ci sono libri che sono come dei testimoni del pensiero di un autore e ci sono poi storie che sono quelle di sempre e che pur ripetendosi in tempi diversi diventano universali proprio perché i personaggi che le animano sono immortali. "I miserabili" di Victor Hugo sono ormai un classico e possono essere letti in tanti modi, ma quei miserabili raccontati da Hugo sono anche quelli di oggi: barboni,senzatetto, reietti, precari, pezzenti, sfruttati e senza fissa dimora. Un'umanità composita che possiamo trovare ovunque e che provoca a volte pena, a volte fastidio ma che è sempre lì a ricordarci che ognuno di noi può essere come loro. Basta scendere per strada nelle grandi città e vedere esseri umani che sembrano dei fantasmi, dei senza nome che vivono nel più perfetto anonimato e che cercano di ripararsi dalle intemperie che nel periodo invernale diventano un tormento al punto che sono esse stesse sinonimo di morte, perché quando non c'è un riparo, la morte è lì dietro l'angolo e non basta un cartone per ripararsi dal freddo e dalla neve.
Le recenti nevicate hanno nuovamente riportato alle attenzioni delle cronache le storie di senza tetto uccisi dal freddo e ancora una volta non ho potuto fare a meno di pensare a "I miserabili" di Victor Hugo, un libro che ho letto sempre a più riprese e che mi ha emozionato e mi continua ad emozionare. La definizione di grande romanzo però non rende appieno l'idea di una storia popolata da personaggi indimenticabili: Jean Valjean, Cosette, Fantine sono lì a testimoniare le loro frustrazioni, i loro sentimenti di rivalsa, il loro amore. Sullo sfondo della complessa trama narrativa la fatica e la povertà di una pletora di persone fatte di carne e sangue.
Sin dall'inizio del romanzo è presente questa umanità a cui riserva le attenzioni monsignor Charles-Francois-Bienvenu Myriel vescovo di Digne, cittadina della Provenza.
Nella nota spese di Miryel vengono elencate le seguenti spese:
- Per dare brodo di carne ai malati dell'ospedale 1500 franchi;
- Per la Società di carità materna di Aix 250;
- Per la Società di carità materna di Draguignam 250;
- Per i trovatelli 500;
- Per gli orfani 500;
Erano le spese riservate ai i poveri della diocesi, poveri che fuori dalle chiese facevano la questua e che per alcune iniziative delle società caritatevoli venivano assistiti il più delle volte con un piatto di minestra calda. Queste iniziative erano ben diverse da quelle che attualmente possono svolgere volontari e amministrazioni comunali che hanno mezzi e risorse che sono in grado di alleviare la sofferenza dei senza tetto.
Album di Caiomario
"I miserabili" è un libro complesso che si sviluppa intorno alla vicenda umana di Jean Valjean, un galeotto condannato a 19 anni di lavori forzati : cinque anni per furto qualificato e quattordici anni per tentato di evadere quattro volte. Jean Valjean è un uomo duro ma che riesce ancora a provare gioia. Hugo usa la seguente espressione per descriverlo: "Valjean era un ignorante ma non era un idiota, e alla luce naturale del suo intelletto si era aggiunta quella che proviene dalla sventura".
Valjean quindi incomincia a riflettere attorno alla sua vicenda cominciando ad esaminarsi e riconoscendo di non essere stato condannato ingiustamente. Proprio pensando agli errori commessi che possono portare alla disperazione, cerca di lottare disperatamente incominciando a percorrere la strada dell'espiazione.
Anticipo che ne "I miserabili" non c'è solo disperazione ma anche speranza, voglia di riscattarsi nei confronti di una società che aveva a sua volta commesso un delitto contro una persona condannandola ad una pena detentiva spropositata rispetto ai delitti commessi. Hugo descrive ogni aspetto con dovizia di particolari presentando i pensieri, anche quelli più oscuri che passano nella mente di Valjean. Anche le situazioni più oscure e negative riescono però a dare luce alla figura di un uomo condannato per un furto attraverso il quale pensava di sfuggire dalla miseria.
Man mano che le pagine scorrono, la storia si fa sempre più appassionante, entrano in scena nuovi protagonisti, la bravura di Hugo è notoria, riesce a sviluppare una trama che ad un certo punto rischia di sfuggire al lettore ma poi l'attenzione ritorna subito dopo, pagina dopo pagina, grazie anche ai frequenti riferimenti storici che fanno del romanzo uno straordinario affresco di quell'epoca. Il libro terzo si apre con una illustrazione dell'anno 1817, Hugo alla fine dell'excursus storico osserva:
"La storia trascura quasi sempre tutti questi particolari, e non può fare altrimenti senza perdersi nell'infinito. Pertanto questi particolari che a torto si dicono piccoli (non ci sono piccoli fatti nella storia, come non ci sono piccole foglie nella vegetazione), sono utili. La faccia dei secoli si compone delle varie fisionomie degli anni".
Per Hugo i particolari sono di fondamentale importanza e ogni aspetto viene approfondito, sviscerato, analizzato perché è vero che i fatti fanno la storia ma è la storia stessa, come osserva Hugo, che spesso li ignora.
Nella seconda parte del romanzo la figura che domina è quella di Cosette, Hugo inizia il capitolo rievocando la battaglia di Waterloo, sono poi frequenti le digressioni e le parentesi che rompono il ritmo della narrazione e permettono al lettore di conoscere aspetti storici interessanti come, ad esempio, quelli che riguardano la vita monacale, il convento, la preghiera, la fede, la legge.
Nessun riassunto della trama narrativa de "I miserabili" riuscirebbe a dare valore a uno dei più bei romanzi della letteratura dell'Ottocento, l'invito è di avvicinarsi al libro dandosi tutto il tempo per leggerlo e per digerirlo. E' un fuori quota destinato a lettori che amano la grande letteratura.
Tra le numerose edizioni de "I miserabili", consiglio quella edita dalla Newton & Compton con la traduzione di E. De Mattia riveduta, curata e annotata da Riccardo Reim.