IL LIBRO PUBBLICATO DALL'EDITORE NOTTETEMPO E DALLA FELTRINELLI, IL SAGGIO INTRODUTTIVO DI GIORGIO AGAMBEN.
Facciamo presente che l'articolo non è su "Il fanciullino" di Giovanni Pascoli -tutte le notizie sulle tematiche riguardanti il testo sono reperibili in qualsiasi antologia scolastica- ma è sul libro edito dalle case editrici "Nottetempo"e "Feltrinelli" (vedi sotto).
Quello che è pregevole di questo libro è l'introduzione scritta da Giorgio Agamben, professore di Filosofia teoretica all'università Cà Foscari di Venezia; il professor Agamben è anche un brillante studioso che ha scritto numerose opere di filosofia e saggi occupandosi anche di linguistica e curando la parte introduttiva di importanti scritti quali saggi, studi critici e opere letterarie.
"Nottetempo" è una piccola ma brillante casa editrice molto attiva nel settore della narrativa italiana e straniera; consiglio -per inciso- di visitare il portare della casa editrice perché si trovano in catalogo interessantissimi titoli di opere scritte da autori dimenticati o del tutto sconosciuti al grande pubblico.
Si possono scoprire delle chicche davvero interessanti; lo stesso autore del saggio de "Il Fanciullino" ha pubblicato altre nove opere tra cui l'interessantissimo "Genius" di cui consiglio la lettura.
PERCHE' UN'OPERA LETTERARIA COME IL FANCIULLINO DEVE ESSERE LETTA CON LA MENTE DI UN FILOSOFO.
Esistono pagine splendide scritte su questa opera del Pascoli redatta nel 1907 e che apparve per la prima volta sul "Marzocco" di Firenze, ma l'impostazione troppo letteraria fa perdere di vista la parte filosofica dell'opera del Pascoli che possiamo definire un "filosofo" che faceva letteratura.
Facciamo un esempio che permette di cogliere questo aspetto: quando Pascoli dice:
"È dentro di noi un fanciullino che non solo ha brividi, come credeva Cebes Tebano che primo in sé lo scoperse, ma lagrime ancora e tripudi suoi....."
Cosa vuole dire? Cosa c'entra la filosofia in questa famosa frase dell'opera? La parte filosofica sta nel riferimento "come credeva Cebes Tebano che primo in sé lo scoperse, ma lagrime e tripudi suoi..", qui bisogna fare riferimento al "Fedone" di Platone. Chi era Cebes? Cebes era un discepolo di Socrate, quando il filosofo greco sta per bere la cicuta, pronuncia un commiato dove si sofferma sul significato della morte e sull'immortalità dell'anima. Cebes inteviene affermando che chi si deve convincere a non avere paura della morte non è l'uomo adulto ma il bambino, il fanciullino appunto che si trova sempre dentro l'uomo.
Pascoli quindi scrive Il fanciullino avendo come punto di riferimento il Fedone di Platone e in particolare la parte del dialogo tra Socrate e Cebete.
Cebes (o Cebete) parla di brividi ma Pascoli aggiunge "lagrime" e parla di "tripudi" nel senso di gioia (termine desueto che non viene quasi più utilizzato nel linguaggio comune). La differenza tra il fanciullino di Cebete/Platone e quello di Pascoli è che lo scrittore di San Mauro di Romagna attribuisce al fanciullino anche la capcità di provare gioia e dolore non sole paure. Pascoli tenta quindi di superare il simbolismo di Platone rileggendolo in chiave personalissima.
Il saggio scritto dal professor Agamben permette di comprendere meglio i rapporti che il fanciullino intrattiene con la realtà e riflettere sul concetto di "primitivo" e "uomo nuovo". Dalle riflessioni contenute nel saggio possono poi scaturire ulteriori riflessioni sul rapporto scienza ragione e sulla nascita del linguaggio.
- Il volumetto edito da Nottetempo consta di 96 pagine, fa parte della collana catalogo/figure e costa 10,00 euro.
- Esiste anche l'edizione pubblicata nella collana Universale Economica Feltrinelli, è identica a quella pubblicata dalla casa editrice Nottetempo e costa euro 4.13.
ALTRI RIFERIMENTI
- http://www.feltrinellieditore.it
- http://www.amazon.it/Il-fanciullino-Giovanni-Pascoli/dp/8807820374
- http://www.edizioninottetempo.it/catalogo/il-fanciullino/
Il palazzo della Torre a San Mauro in cui Giovanni Pascoli trascorse alcuni anni quando era fanciullo