IL DIRITTO ALLA SALUTE É UN BENE PRIMARIO TUTELATO DALLA COSTITUZIONE
È più importante salvaguardare la salute delle persone o il posto di lavoro di quelli che lavorano in una fabbrica inquinante? Chi paga il costo economico ed umano delle fabbriche che inquinano? Sono domande che molti si sono fatti dopo la vicenda dell'Ilva di Taranto, resta però il fatto che non si può morire di cancro ammorbando l'aria, l'acqua e il terreno in nome del lavoro. I sindacati strepitano alimentando il fuoco della protesta dei lavoratori dell'Ilva, la Diocesi di Taranto organizza una veglia di preghiera per i lavoratori dell'acciaieria, nessuno però, a parte i magistrati che hanno condotto le indagini, ha sollevato la questione dei morti e di quelli che si sono ammalati di tumore per le condizioni ambientali in cui si trova Taranto.
Una soluzione estrema per risolvere la situazione ci sarebbe: lasciare nelle condizioni attuali tutti coloro che, in nome del mantenimento dei posti di lavoro ad ogni costo, vogliono che le cose continuino ad andare, anche in futuro, esattamente come sono andate negli ultimi 30 anni. Agli altri che invece vogliono salvaguardare la propria salute e quella dei propri figli, lo Stato dovrebbe dare un ambiente pulito, una casa e nuove opportunità di lavoro.
La soluzione più saggia invece sarebbe quella di mantenere aperta l'Ilva, obbligare la proprietà ad adottare tutte le misure antinquinamento previste per legge, condannarla a risarcire gli eredi dei morti per tumore e a bonificare tutto il territorio inquinato. Non si dovrebbero scaricare sui contribuenti italiani i costi enormi che potrebbero scaturire da un eventuale condanna dell'Ilva. Non si dovrebbe, ma purtroppo i costi della bonifica, con buona pace dei sindacati e dei politici pronti a cavalcare la protesta, potrebbero essere a carico della collettività.(1)
In questa vicenda contraddistinta dalla difesa ad oltranza del lavoro a discapito della salute, si sono distinti i sindacati che in questi giorni non hanno speso una sola parola per tutti coloro che sono morti di cancro in seguito all'inquinamento, quanto alla Diocesi di Taranto dovrebbe fare la conta delle estreme unzioni impartite dai suoi sacerdoti a tutti i morti di cancro.
Se domani in Italia ci fosse un'azienda che producesse mine antiuomo e questa dovesse chiudere, ci sarebbero molti che, in nome del lavoro, si opporrebero alla decisione.
(1) Aggiornamento: In data 2 agosto 2012 Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto per l'Ilva di Taranto, il Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Corrado Clini ha annunciato che sono stati sbloccate le risorse necessarie per attuale gli interventi di bonifica del sito inquinato dall'Ilva. Si tratta di 336 milioni di euro di denaro pubblico che tutti pagano per le responsabilità di alcuni e di quelli hanno taciuto pur sapendo quello che stava acceadendo.
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