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Il periodo in cui scrive Nietzsche copre circa un ventennio (dal 1870 al 1890), è un periodo in cui si afferma il Positivismo quale sistema e modello di civiltà e dove trionfa in ogni ambito lidea che "magnifiche sorti e progressive" possano migliorare non solo le condizioni economiche del mondo ma anche il sistema di valori morali.
Affascinato inizialmente dal pensiero di Schopenhauer e dalla musica di Wagner, Nietzsche presto entra in polemica con l'interpretazione di Winckelman e Goethe i quali ritenevano che nell'arte greca predominasse il canone estetico dell'armonia.
Nella Nascita della tragedia Nietzsche sostiene al contrario che ciò che informa l'arte è lo spirito vitale e irrazionale e contrapponendo lo spirito dionisiaco allo spirito apollineo, individua proprio nel primo il motivo ispiratore dell'arte che parte sempre da un'ebrezza irrazionale anche quando è finalizzata all'oblio estatico.
L'idea di un mondo preordinato, schematizzato si accompagna a quella della creazione di forme oggettive entro le quali ricondurre ogni attività dell'ambito umano, è l'inizio della tecnologia massificata che coinvolge strati sempre più larghi della popolazione.
Nietzsche incomincia a rendersi conto dei limiti imposti dalla razionalità a tutti i costi e osserva che la profonda essenza dell'io e della coscienza non risiede nella razionalità ma nell'irrazionalismo.
Possiamo dire che il punto di partenza della filosofia di Nietzsche è il tentativo di scardinare un modello culturale basato sulla razionalità, la struttura sociale della intelligenza viene messa in discussione non in base ad un presupposto di tipo concettuale, ma domandandosi quali siano le finalità della vita in questa esistenza.
Se Schopenhauer pretendeva di individuare l'essenza della vita in un principio metafisico, Nietzsche individua l'essenza stessa della vita in una forza vitale che muove ogni agire dell'uomo; questa forza creativa è il motore del mondo che deve essere accettata così com'è. Questa forza vitale non è qualcosa da cui l'uomo deve fuggire, è vitalità istintiva, una vitalità originaria, spontanea che trasforma l'esistenza stessa.
Se la vita è dominata dalla volontà di potenza, non bisogna arrivare alla conclusione che l'unico obiettivo dell'uomo è quello di dominare gli altri. Nietzsche fa una distinzione di due tipi di volontà di potenza: quella costituita da forze attive e quella cosituita da forze reattive, le prime esaltano la vita, le seconde la negano.
Se la vita va accettata nella sua naturale costituzione, di contro va rigettato, demolito e distrutto tutto ciò che è stato qualificato come valore dichiarando in primo luogo la morte di Dio e tutti gli orpelli basati sulla ragione e sulla scienza.
Nietzsche ritiene che le forze reattive abbiano ingabbiato tutto ciò che afferma la vita, tutto ciò che è costrizione, leggi, censura e prescrizioni religiose mortifica la vita e sono la vera causa del diffondersi di quella cultura servile che da sempre ha contraddistinto la storia dell'umanità.
La liberazione dell'uomo avverrà prendendo le distanze dalla finzione e da tutto ciò che limita la creatività della vita. Contro ogni forma di intellettualismo astratto, Nietzsche individua in Dioniso la personificazione delle forze attive della volontà di potenza, mentre vede in Socrate la figura che ha tradito e compromesso la vitalità dell'orignario spirito greco.
La vita va accettata così com'è senza mediazioni e senza eccezioni rigettando tutta la filosofia del passato che ha da sempre imbastito una sceneggiatura in cui al centro del pensiero vi erano l'oggetto inteso come sostanza e il soggetto inteso come io.
Nietzsche guarda la vita com'è e non come dovrebbe essere e condanna l' "istinto di libertà represso, soffocato, incarcerato nell'intimo, che finisce per non potersi scaricare e sfrenare altro contro se stesso".
Ecco come Nietzsche speiga come è nata la cattiva coscienza e il senso di colpa:
"L'inimicizia, la crudeltà, il piacere della persecuzione, dell'attacco, delle mutazioni, della distruzione -tutto quello che si rivolta contro i possessori di tali istinti: questa è l'origine della "cattiva coscienza". L'uomo che in mancanza di nemici esterni e resistenze, costretto nelle oppressive strettoie e regolarità di costumi, dilaniava impaziente se stesso, si perseguitava, si torturava, si punzecchiava, si maltrattava, questo animale che si butta contro le sbarre della sua gabbia ferendosi, che vogliono "domare", questo essere privato di qualcosa, divorato dalla nostalgia del deserto, che ha dovuto fare di sé un'avventura, una camera di tortura, una giungla malsicura e piena di pericoli - questo dissennato, questo progioniero disperato e sitibondo di desiderio, diventò l'inventore della "cattiva coscienza".
(Da "Genealogia della Morale, Edizioni Newton Compton, 1992, p.99)
LE OPERE TRATTATE IN QUESTO BLOG:
La nascita della tragedia dallo spirito della musica - Friedrich Nietzsche
Umano troppo umano - Friedrich Wilhelm Nietzsche
Così parlò Zarathustra - Friedrich Nietzsche
Aurora. Pensieri sui pregiudizi morali - Friedrich Nietzsche
Al di là del bene e del male - Friedrich Wilhelm Nietzsche
Intorno a Leopardi - Friedrich Nietzsche