È inevitabile quando si legge un romanzo e si vede la sua trasposizione cinematografica fare un paragone, ed è altrettanto inevitabile che le immagini del film si sovrappongano al ricordo delle pagine del libro.
Sovente il libro è superiore per capacità descrittive al film che risente dei tempi di reazione dello spettatore che si trova impossibilitato a cogliere i particolari a meno che non riveda più volte il film: questo motivo è quello che fa sì che il libro è sempre superiore al film.
Ma qui ci troviamo dinanzi alla classica eccezione che conferma la regola: il romanzo di Piero Chiara ha avuto la sua magnifica trasposizione cinematografica nel film che porta il medesimo titolo del romanzo, possiamo quindi dire che il regista Dino Risi non solo è stato all'altezza ma ha fedelmente interpretato il romanzo e chi legge il romanzo dopo aver visto il film, ha esattamente in testa i volti di Ugo Tognazzi e Ornella Muti.
Parliamo del romanzo che rimane, a detta di molti critici della letteratura, uno dei capolavori del Novecento proprio per il fatto che è sui generis nel panorama letterario italiano nel quale a parte Gadda, non possiamo rintracciare molti autori che siano ben riusciti a produrre un romanzo che sia anche pregevole dal punto di vista stilistico e artistico in senso lato.
Eppure sarebbe riduttivo ascrivere l'opera di Chiara al genere giallo perchè se l'intreccio e la trama sembrerebbero quelli classici della giallistica: omicidio, sospettati, movente, prove etc.....in realtà ci troviamo dinanzi a un romanzo di tipo introspettivo dove la divagazione e la rincorsa dei nessi causali portano ad un bisogno di Piero Chiara di ricostruire per intero la rete dele relazioni al fine di raffigurare un quadro di complicità che non sempre riconducono al colpevole materiale dell'omicidio.
I personaggi centrali del romanzo sono Matilde ( nel film la scelta di fare interpretare il ruolo ad Ornella Muti è stata tra le più riuscite e fortunate), una giovane vedova contrurbante e fascinosa che esercita un'attrattiva continua e ammaliante nei confronti di Orimbelli ( nel film impersonato da un grandissimo Ugo Tognazzi) un avvocato fallito, reduce della guerra d'Africa che vive mantenuto da una moglie ricchissima ma brutta, Cleofe Berlusconi.
Lo scenario di fondo è quello del Lago Maggiore, una villa sul lago, un bellissimo parco e i personaggi che si muovono all'interno di un ambientazione cupa e lenta; Orimbelli sollecitato dalla bellezza di Matilde decide di uccidere la moglie Cleofe Berlusconi, annegandola nel lago.
Tutto sembra procedere secondo il piano ordito dall'Orimbelli fino a quando Marco Maffei, un giovane rientrato in Italia dopo una permanenza in Svizzera, non sospetterà di lui aiutando il fratello della moglie assassinata, Angelo Berlusconi ed ex marito di Matilde, a scoprire la verità.
Una volta scoperto Temistocle Orombelli si vede perso, va nella "stanza del vescovo", così chiamata perchè in quella stanza era avvenuto un altro dramma altrettanto terribile che aveva visto coinvolti gli avi del Berlusconi e decide di impiccarsi alla Condè le cui modalità prendono il nome dal principe Luigi Enrico Giuseppè Condè-Borbone trovato impiccato nella corda appesa all'asticciola di ferro che serviva per chiudere le finestre.
La scena che si presenta è terribile e drammatica, Orombelli esce di scena con un gesto teatrale in continuità con una vita vissuta di ricordi e nostalgie e che potremmo individuare nella descrizione del baule di Orombelli che conteneva tutti i "ricordi di una vita", quel baule era il luogo della memoria, in cui tutto veniva conservato persino i trofei d'amore raccolti durante l'esperienza della guerra d'Africa.
L'intreccio da giallo sembra avere una sua soluzione e sembra che Piero Chiara voglia arrivare "pro lectore" ad una comprensione dello svolgimento degli eventi e ristabilire almeno ordine dal punto di vista intellettuale, ma non è così: scoperto l'assassino, inizia una parte del romanzo che potremmo definire aperta con la giovane Matilde che divenuta erede universale del patrimonio di Angelo Berlusconi, decide di vivere con il giovane Maffei, quella vita che, gli eventi accaduti, sembravano averle negato.
Piero Chiara è riuscito in questo romanzo a presentare l'intero intreccio narrativo eliminando quello che è il limite dei romanzi gialli spesso romanzi investigativi e ripetitivi, introducendo una commistione di stili che tengono sempre viva l'attenzione del lettore: si passa dal tragico all'ironico, dal commovente al triviale senza mai scadere nel tecnicismo da investigazione poliziesca.
Il finale risulta così aperto, fruibile alla fantasia del lettore che vedendo il film completerà la tentazione semplificatoria che inevitabilmente accompagna la lettura del romanzo.
Un grandissimo romanzo da leggere che sarà completato dalla visione di un film a cui necessariamente abbiamo dovuto fare riferimento.