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9 aprile 2012 1 09 /04 /aprile /2012 18:27

COME CAMBIA NEL MONDO DEL LAVORO IL SIGNIFICATO DELLE PAROLE 

Viviamo giorni molto particolari in questa nostra era definita "postmoderna" in cui il tema del lavoro sta diventando un argomento così lacerante al punto da provocare disperazione e rabbia che sta inducendo molte persone a commettere gesti estremi e plateali; dal mese di febbraio del 2010 si sono suicidate 60 persone, molte di loro hanno deciso di farla finita per sempre perché non vedevano una via d'uscita alla propria situazione personale. Le storie individuali stanno diventando un fenomeno collettivo e, purtroppo, preannunciano una stagione in cui, oltre a dover constatare la distruzione di ogni forma di coesione sociale, potrebbero esserci degli esiti drammatici a livello politico. E' in gioco la tenuta democratica di un paese, non è una questione irrilevante e investe la vita di ogni cittadino. 
Le parole sembrano aver perso il loro significato originario e la confusione si aggiunge alla confusione, si parla, ad esempio, di "riforma del mercato del lavoro" mentre sarebbe più appropriato parlare di "riforma del rapporto di lavoro nel settore privato", questo probabilmente avrebbe fatto Adriano Olivetti, una figura unica nella storia industriale italiana, l'unico imprenditore davvero democratico e innovativo che seppe coniugare impegno intellettuale, etica e cultura industriale in un periodo come quello degli anni '50 e '60 in cui i rapporti di lavoro si caratterizzavano per una forte compressione dei diritti dei lavoratori. 
Se oggi molti equivoci avvengono nel mondo lavoro lo si deve anche al fatto che mancano tra gli intellettuali personalità di di primo piano che sappiano contrastare l'operazione raffinata di volere trasformare il significato delle parole, un'operazione che nasconde in realtà l'obiettivo di cambiare i rapporti sociali e di mandare definitivamente alla rottamazione decenni di conquiste per quanto concerne i rapporti di lavoro. 
Quando la letteratura si interessa di lavoro diventa più difficile condurre in porto certe operazioni e, a riguardo, non si può non pensare a PAOLO VOLPONI, uno dei narratori più complessi della letteratura italiana, ma anche una delle figure più anomale che ha avuto una lunga esperienza lavorativa nel settore industriale di cui conosceva i meccanismi e le problematiche. 


PAOLO VOLPONI L'IMPEGNO INTELLETTUALE E POLITICO 

Ho citato Adriano Olivetti e proprio con Olivetti, Paolo Volponi collaborò nell'azienda di Ivrea per poi passare alla Fiat come responsabile dei rapporti tra fabbrica e città, posizione questa che occupò per brevissimo tempo dopo l'adesione al Pci. Sono passati 40 anni e sono passate almeno due generazioni ai vertici dell'azienda torinese, ieri si allontanava Paolo Volponi, oggi non fa rientrare in fabbrica gli operai iscritti alla Fiom. 
Volponi era un intellettuale che non ha mai rifiutato la realtà industriale, da quel mondo proveniva e in quella realtà occupò posizioni di rilievo, ma proprio perché ne conosceva a fondo le dinamiche si impegnò per tutta la vita per una autentica riforma dei rapporti di lavoro individuando nell'industria un'importante realtà che aveva il dovere di non essere solo al servizio dell'interesse privato. Era un riformatore che aveva intuito prima degli altri che l'industria, se viene lasciata libera di scorrazzare, non si interesserà mai del bene comune e penserà solo al proprio profitto. 

MEMORIALE 

 "Memoriale" è un romanzo che venne pubblicato per la prima volta in Italia nel 1962 ed è un'opera che si inserisce nel dibattito tra letteratura ed industria di cui Volponi fu uno dei maggiori attori. Si tratta di una narrazione in cui è molto forte l'impostazione sociologica e che potrebbe essere inquadrata nell'ambito del genere saggistico che si è occupato della realtà moderna della fabbrica. 
Protagonista del racconto è una singolare figura di contadino marchigiano, tale Albino Saluggia, che diventa operaio e che deve fronteggiare una realtà diversa da quella della campagna in cui era cresciuto. 
Volponi nel romanzo descrive, ad esempio, la situazione del lavoro in fabbrica passando attraverso l'esperienza di Saluggia che vuole passare di qualifica per cambiare reparto. Ma nella mente di Saluggia incomincia a serpeggiare il rifiuto del lavoro in fabbrica e gli stessi pezzi che doveva lavorare diventano un incubo che gli creano uno stato di ansia; ecco come si esprime: 
"Così tutto diventava più pesante e anche la macchina era un peso che dovevo portare. I pezzi da fresare poi, tutt'insieme nella cassetta, davano subito un senso di spavento e dopo di fastidio. Quanti erano: ognuno uguale all'altro, irriconoscibili; quale sarebbe stato il primo e quale l'ultimo perché? Quante volte avrei dovuto fare avanti ed indietro, innestarli, avviare il motore, chinarmi, soffiare, rimetterli a posto?". 
Quelle di Saluggia sono le domande che si fanno molti operai che vanno avanti per tutta la giornata tra pezzi da fare e catena di montaggio; Volponi pone quindi il problema del lavoro che sfugge al controllo dell'uomo, il lavoro non diventa più un mezzo di realizzazione ma serve solo per avere una paga. 
La descrizione dei gesti, delle smorfie, delle labbra strette, dei muscoli tirati è l'esatta fotografia dei comportamenti che assume l'operaio che lavora in una fabbrica in cui egli stesso diventa un pezzo della fabbrica mentre i suoi pensieri ossessivi corrono nella sua testa minuto dopo minuto in un circolo vizioso che si ripete sempre eguale a se stesso ad ogni turno lavorativo. 

IL PUNTO DI VISTA 

Il punto di vista del lettore può essere diverso da quello dell'operaio paranoico che ha nella sua testa dei pensieri sempre più ossessivi, ma bisogna immedesimarsi nelle problematiche del lavoro in fabbrica dove la percezione del tempo è diversa da quella che si avverte fuori, nella vita di tutti i giorni. Ma questa percezione del tempo per l'operaio si dilata anche fuori della fabbrica: prima del turno di lavoro, quando incontra i compagni, quando pende il treno o l'auto e quando si ferma a prendere un caffè parlando sempre delle stesse cose fino al momento in cui si mette la tuta di lavoro nello spogliatoio davanti ad un armadietto in cui ripone le stesse cose, tutti i giorni..... per anni. 


Mi piacerebbe che chi parla di flessibilità, di abolizione delle pause, di straordinario comandato, di abolizione dei contratti nazionali, di produzione leggesse "Memoriale" di Paolo Volponi, forse capirebbe che cosa vuole dire lavorare dal punto di vista dell'operaio. Ma cosa c'entra allora la letteratura con l'industria? Ecco cosa disse Volponi quando incontrò nel 1990 gli studenti della "Pantera": "Cosa c'entra la letteratura con questo? C'entra secondo me moltissimo, perché se uno crede che la letteratura sia un'attività politica, cioè di intervento, di modificazione della realtà, di progetto, di ricerca, d'ampliamento dell'area culturale in termini linguistici e in termini anche psicologici, allora si capisce come la letteratura vada messa a confronto anche con l'industria e con i problemi dell'industria". 

Parole che dovrebbero fare riflettere anche chi si occupa di organizzazione dell'attività lavorativa in fabbrica, se non c'è soddisfazione quando si lavora non ci può essere una società serena e pacificata, ma solo laceranti conflitti. E' bene ricordarlo.

Storie di fabbrica, storie di operai.....

 

Opinione di mia proprietà, già pubblicata altrove Memoriale-copia-1.jpg


 

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Published by Caiomario - in Libri

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