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30 dicembre 2014 2 30 /12 /dicembre /2014 20:29

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http://www.flickr.com/photos/8623220@N02/8124802719 (Album di The Library of Congress)

 

L'INSENSATEZZA DELLA GUERRA RACCONTATA DA CHI ERA PARTITO....... 

"Mico È Tornato Coi Baffi" di Massimiliano Scuriatti sarebbe uno dei tanti romanzi in cui si parla di un'amicizia interrotta e della guerra ma è molto di più, probabilmente è stata una scommessa editoriale fortunata grazie alla scelta dell'autore di non seguire la strada intrapresa dalla letteratura documentaria; eppure in un breve ma intenso romanzo che si contraddistingue per la qualità narrativa, troviamo una storia autentica raccontata con uno stile unico ed originale, storia nella quale emerge tutta l'insensatezza di un'impresa che, senza retorica, rimane una delle più grandi tragedie nel Novecento: la Grande Guerra.


Leggendo il romanzo mi è capitato di venire coinvolto in quelli che sono stati i ricordi narrati da mio nonno che pur parco nel raccontare i dettagli di quell'esperienza che lo segnò irrimediabilmente nell'animo e nel fisico, doveva avere molto probabilmente un'età vicino a quella di Mico, uno dei tanti ragazzi che vennero mobilitati per entrare nelle fila di un esercito formato in gran parte da classi subalterne la cui origine era prevalentemente contadina.
Non possiamo negare che quella generazione ricca di ideali e di passioni si rese ben presto conto della forza eversiva della guerra che prima di essere un evento bellico fu una tragedia esistenziale e sociale.

Chi si aspetta di leggere un libro come "Niente di nuovo sul fronte occidentale" di Erich Maria Remarque, rimarrà deluso intanto perché "Mico È Tornato Coi Baffi" non è un romanzo autobiografico ma il merito dell'autore sta a mio parere, nell'essere riuscito perfettamente ad entrare nella testa di due giovani dell'Italia meridionale che nel 1914 si trovarono a subire un evento di cui neppure lontanamente avrebbero potuto immaginare gli esiti terribili che ebbe a partire dal numero di vite umane sacrificate.

....E L'INSENSATEZZA DELLA GUERRA VISTA DA CHI NON ERA PARTITO



Potrebbe essere un libro di memorie è invece molto di più: è un libro di memoria dove vengono raccontate due prospettive diverse ma congiunte: quella del giovane Mico che parte per il fronte e quella dell'amico inabile a combattere che rimane nel piccolo paesino siciliano ad attendere notizie.
L'unico contatto che vi è tra i due è di tipo epistolare, la sola forma di contatto possibile che la grande massa di militari arruolati poteva utilizzare per stare in contatto con i propri familiari ed amici; leggendo il libro mi sono domandato quanti Mico siciliani, sardi, calabresi, campani e di tutte le altre regioni d'Italia abbiano comunicato a chi era rimasto i loro umori e quanto a noi sia giunto di autentico di quelle lettere che gli organi censori controllavano per non fare trapelare quale era la vita vissuta al fronte.

Tutto il racconto è appassionante a partire dall'arrivo di quel giorno in cui Mico si distacca dal suo paesino per andare incontro alla grande mattanza, leggendo l'episodio ci immaginiamo il ritratto di un giovane che con tutta la sua sguaiata incoscienza si accinge a prendere la tradotta che lo porterà lontano dagli affetti più cari e dal paesino sonnolento fatto di personaggi scombinati ma autentici che con lui condivideranno l'esperienza della guerra.
Bisogna considerare che cento anni fa la coscrizione obbligatoria era il mezzo attraverso il quale le autorità ingrossavano le fila degli eserciti, chi era arruolato forzatamente viveva questa esperienza con un misto di rassegnazione ed ineluttabilità alla quale era impossibile sottrarsi; gli incontri sporadici, brevi e casuali che avvenivano durante la permanenza nel fronte diventavano tal volta dei legami profondi e il senso di cameratismo prendeva il sopravvento quando ci si trovava a vivere la quotidianità. Questo accade a Mico che essendo analfabeta trova un compagno d'arme volenteroso che gli scrive le lettere da inviare all'amico che è rimasto al paese; per il lettore non è importante che in quelle epistole vi siano delle riflessioni scritte in un bell'italiano ma che quelle lettere contengano pensieri che sembrano rimasti in sospeso, mai banali e sempre struggenti.

La scelta del'autore di usare in diverse parti del libro il dialetto siciliano dà un senso di verosimiglianza a quei dialoghi a distanza intrisi di un'intensità commovente dove troviamo la solitudine, la disperazione, le paure che da sempre accompagnano l'uomo nelle situazioni di pericolo e poi lo smarrimento che si dilata e si comprime in relazione allo stato emotivo vissuto in quel momento.

Il racconto di Scuriatti è un viaggio nell'animo dell'uomo in cui si intrecciano in un contesto storico le vicende individuali di uomini che loro malgrado si trovarono costretti a subire eventi che solo i manuali di storia non riescono a fare comprendere se non si conoscono le migliaia di storie di coraggio, di vigliaccheria e di speranza che tanti uomini come Mico vissero nella loro carne.

..........Mico tornò dalla guerra coi baffi, era cambiato...per sempre.

SCHEDA DEL LIBRO

* Autore: Massimiliano Scuriati
* Titolo: Mico È Tornato Coi Baffi
* Pagine: 130
* Editore: 2011 Edizioni Bietti srl
* ISBN: 978 88 8248 242 8

...lettura consigliata.

Conclusione:Breve ma intenso romanzo in cui è bello perdersi

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Published by Caiomario - in Libri

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