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12 luglio 2012 4 12 /07 /luglio /2012 11:42

 

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RITRATTO DEL ROMAGNOLO SANGUIGNO CHE MORI' CON L'ANTICO COMPAGNO DI UN TEMPO, FU AMICO DI LENIN E DI MUSSOLINI 

Il libro "Il comunista in camicia nera" di Arrigo Petacco è un'occasione per conoscere la vita di Nicolino Bombacci il cui nome probabilmente sarebbe caduto nel dimenticatoio se non fosse stato giustiziato a Dongo il 28 aprile 1945. 
Con il consueto stile giornalistico che inviata alla lettura, Petacco delinea un ritratto di Bombacci antico compagno socialista di Mussolini e che rappresentava l'anima sociale del fascismo, quella forse più aderente ai valori originari che coincidevano con quelli della storia personale di Mussolini. 

Si ignora il motivo per cui Bombacci da comunista approdò al fascismo in un momento in cui era ormai morente, il 25 aprile 1945 decise di aggregarsi alla colonna di auto che partì dalla prefettura di Milano, salì sulla stessa vettura di Mussolini e giustificò la sua decisione con una frase diventata celebre "Dove va lui, vado io". 
Spirito lucido dall'umorismo salace e dalla battuta pronta, vestito in giacca e pantaloni a righe, in quell'occasione Bombacci ricordò che lui di fughe era esperto, rievocando un'altra situazione estrema vissuta con Lenin quando osservava le truppe di Judenic che bombardavano Pietroburgo: "Le cannonate facevano tremare i vetri, e la situazione era quasi la stessa di questa. Ma ora è peggio". 

Questo è il tragico epilogo a cui volle andare incontro Bombacci, ma chi era Bombacci? 
Per capire il personaggio bisogna andare ai tempi della sinistra socialista ( quella da cui si originò il Partito Comunista Italiano), nei giorni della disfatta di Caporetto e della resistenza sul Piave, si verifica la presa di potere in Russia da parte dei bolscevichi capeggiati da Lenin
Angelica Balabanoff accorse a Mosca per diventare uno delle più strette collaboratrici di Lenin, assumendo la segreteria della III Internazionale
Nello stesso periodo, Bombacci venne arrestato e condannato insieme a Lizzari, in quel momento ricopriva la carica di vicesegretario del PSI, l'accusa era quella di attività sovversiva e disfattismo, un'accusa molto simile a quella che oggi va molto di moda e che si usa definire di "sentimento anti italiano". 

Il 15 gennaio 1921 si aprì il congresso socialista a Livorno che vedeva da una parte i riformisti come Filippo Turati, Claudio Treves, Giuseppe Emanuele Modigliani e dall'altra parte la corrente dei comunisti rivoluzionari capeggiati da Nicolino Bombacci e Antonio Gramsci, questa è la realtà storica, purtroppo il nome di Bombacci colpito dalla "damnatio memoriae" che accompagna tutti gli eretici è stato spesso omesso dalle storie ufficiali che riguardano il Partito Comunista Italiano e questo solo per un motivo, la sua adesione alla RSI. 
Ma insieme a Gramsci,Togliatti, Longo,Terracini, Camilla Ravera, Vidali c'era lui, il comunista intrasigente e visionario, filorusso al punto da lavorare per l'ambasciata russa in Italia. 

L'ADESIONE ALLA RSI 

Uno dei documenti più importanti che venne redatto durante il breve periodo della RSI fu il cosiddetto "Manifesto di Verona" che contiene 18 punti sui quali Bombacci rivendicò la paternità, il contenuto sociale di quel documento è innegabile. 
Un documento socialista e massimalista sul quale è riconoscibile l'impronta di Bombacci : oltre al riconoscimento dei diritti civili più importanti e dell'indipendenza della magistratura, il lavoro diventava il soggetto più importante dell'economia, lavoro che doveva essere sottratto allo sfruttamento sistematico del capitale. 

LA COGESTIONE (L'IDEA DI NICOLINO BOMBACCI CHE NESSUN INDUSTRIALE ITALIANO ATTUALE VORREBBE MAI APPLICARE) 

Recentemente da più parti si è parlato della cogestione nelle aziende e della partecipazione degli utili nelle aziende, la Confindustria ha immediatamente espresso la sua contrarietà ribadendo che la gestione delle aziende spetta solo alla proprietà, a quanto pare l'idea della cogestione proposta da Bombacci era così rivoluzionaria che ancora oggi si ha paura di questa soluzione che consentirebbe di realizzare la vera rsponsabilità nel lavoro. 

***Secondo "LA CARTA DEL LAVORO", gli operai debbono essere immessi nella responsabilità della gestione delle aziende (cogestione) e partecipare agli utili, è il punto cardine della socializzazione che sottrae il lavoro allo sfruttamento delle forze produttive. 
In agricoltura le terre debbono essere redistribuite se i proprietari non le utilizzano. 
TUTTI AVRANNO DIRITTO ALLA CASA ED AL LAVORO E AL TRATTAMENTO PENSIONISTICO. 

Queste erano le idee di Nicolino Bombacci che in quei giorni tragici correva da una parte all'altra a tenere comizi per illustrare le sue idee agli operai, un bolscevico che seguì l'antico compagno socialista e che prima di cadere sotto la granaiuola di proiettili sparati da oltre 500 partigiani avrebbe gridato: "Viva Mussolini, Viva il Socialismo". 

Senza dubbio dalla vita di Bombacci di cui Petacco fa un ritratto aderente alla realtà storica emergono tanti di quegli episodi sconosciuti che permettono di vedere,oggi, il rivoluzionario romagnolo come un uomo dalle idee avanzatissime al punto che in molte aziende si applicano i principi della cogestione ( ma non nelle aziende italiane) in quanto solo nella responsabilità il lavoro può crescere, solo nella responsabilità l'economia di una nazione può competere. 

***Con Pomigliano nasce l'esperimento di "serbizzare l'Italia", molti lavoratori per conservare il posto di lavoro hanno accettato le condizioni imposte da Marchionne, alcuni sindacati hanno parlato di modernizzazione dell'Italia, troppi politici hanno applaudito all'iniziativa senza precedenti........Bombacci avrebbe proposto la socializzazione, la terza via oltre il fascismo e oltre il comunismo..... 

Il sistema della cogestione nelle aziende è oggi applicato in Germania, un tentativo ben riuscito di democrazia economica che a quanto pare i sindacati italiani ignorano..e poi parlano dei diritti dei lavoratori! 


Arrigo Petacco, Il comunista in camicia nera. Nicola Bombacci fra Lenin e Mussolini, Milano, Mondadori, 1996

 Hanno paura delle idee di Bombacci, ma le idee non possono essere uccise dai plotoni di esecuzione.

 

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Published by Caiomario - in Storia

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