TABUCCHI, LA LETTERATURA E IL CINEMA
"Piazza d'Italia - Favola popolare in tre tempi, un epilogo e un'appendice" è il primo romanzo dello scrittore pisano Antonio Tabucchi che -secondo il giudizio dei critici della letteratura- può essere considerato il più importante romanziere del periodo che va dalla prima metà degli anni Settanta all'inizio dell'anno Ottanta.
E' questo un giudizio che condivido senza riserve avendo letto altri scritti di Tabucchi oltre a Piazza d'Italia come. ad esempio, la raccolta di novelle "Piccoli equivoci senza importanza".
Nello stile dei racconti di Tabucchi si riconosce l'influenza della letteratura portoghese e in particolare di Pessoa e di Pires, ma si tratta di un'influenza per affinità in quanto il narratore pisano, già traduttore di Pessoa, ha uno stile originale frutto di diverse eccellenti contaminazioni quali, ad esempio, quelle degli autori inglesi come Stevenson piuttosto che Kipling o Conrad; anche il cinema d'autore ha influito sulla sua formazione e in particolare spiccano su tutti i nomi di Hitchcock e Curtiz.
Se nella formazione di Tabucchi vi sono state influenze "pesanti", gli esiti per quanto concerne la produzione letteraria non potevano essere che eccellenti e "Piazza d'Italia" è senza dubbio uno dei romanzi più notevoli della nostra letteratura contemporanea.
PIAZZA D'ITALIA L''EPOPEA DI TRE GENERAZIONI DI RIBELLI
Il periodo che vede lo svolgersi delle vicende di tre generazioni di appartenenti alla stessa famiglia va dall'unità d'Italia alla fine della seconda guerra mondiale, un periodo di circa ottant'anni in cui sono avvenuti dei formidabili cambiamenti storici e politici. Siamo in un villaggio della Toscana dove vi abitano dei personaggi insofferenti verso qualsiasi forma di costrizione e verso qualsiasi regola. Il loro ribellismo sembra essere iscritto nel loro codice genetico, è istintivo e si manifesta sin dall'età più giovane. Garibaldo, Quarto e Volturno sono personaggi letterari, ma la loro figura e i tratti caratteriali sono verosimili e sono quelli di un certo ribellismo tipico di quelli genti toscane che sono passate attraverso gli ideali dell'anarchia, del socialismo massimalista e persino del fascismo più estremo.
Persino Don Milvio, il prete del paese è un anarchico libero che dimostra la sua insofferenza verso qualsiasi tipo di dogma, una sorta di libero pensatore sognatore che costruisce una macchina idraulica dell'uguaglianza e decide, poi, di vivere all'interno di una buca confidando il suo segreto a Zelmira, un altro personaggio indimenticabile che dà anima al racconto.
Il momento in cui il romanzo assume dei contorni tra il tragico e il grottesco è quando Garibaldo muore dopo essere stato colpito da una pallottola nella piazza del villaggio e muore così come aveva vissuto protestando, ma la sua protesta finale è rivolta al governo di una Repubblica appena nata e già contestata.
Sintetica ed efficace la scena descritta e la frase finale di Garibaldo pronunciata prima dell'epilogo finale "E ora vorrebbero comprarci per quattro lire......ma la morte non si compra".
LA LEGGE DEL MENGA (titolo realmente presente nel libro) ANALOGIE CON IL PRESENTE, IL CETTOLAQUALUNQUE DESCRITTO DA TABUCCHI
Nella piazza principale del paese viene innalzato un tricolore, per quattro giorni un altoparlante suona l'inno d'Italia prima del comizio che verrà tenuto dalla Democrazia Cristiana. Ecco la frase chiave : "Hai capito chi viene a parlare? E' il partito che comanda l'Italia. Ci sarà lavoro per tutti, stanno per aprire una fabbrica sullo stradone delle bonifiche". Parla il politico di tre generazioni fa, ringrazia il paese che definisce "laborioso e timoroso di Dio", poi cita l'industriale che deve aprire la fabbrica e invita tutti a ringraziarlo e a considerarlo un benefattore e poi promette che tutti avranno il lavoro e ci sarà il benessere per tutti.
La risposta di Garibaldo non si fa attendere e richiama la .......famosa legge del menga.
Dice Tabucchi che il paese di Garibaldo è un paese che fatica a trovare la democrazia ed è ancora così in molte aree del paese dove le istituzioni sono viste o come una vacca da mungere o come qualcosa di estraneo alla comunità.
La figura di Garibaldo che aveva sempre in mente di difendere i diritti dei lavoratori appare quindi sempre attuale e non cessa di essere provocatoria proprio per gli interrogativi che ci si pone in una situazione in cui il tema del lavoro e dei diritti è più attuale che mai. Sarebbe interessante quando si parla di coscienza nazionale fare riferimento a questo libro di Tabucchi che più di ogni altro ci fa comprendere da dove veniamo e perché siamo così. Ma temo che anche in questo caso valga la legge del menga.
Cosa è più apprezzabile di questo libro? Verrebbe da rispondere, tutto, ma quello che più abbiamo apprezzato di Tabucchi è lo stile e il ritmo: lo scrittore pisano ama le frasi brevi, le frequenti inserzioni. le sequenze dei racconti non sono mai lunghe, ogni due o tre pagine cambia lo scenario, quindi il ritmo del romanzo è sempre sull'andante con brio, i titoli messi all'inizio di ogni sequenza sono poi un capolavoro di sintesi.
Ne citiamo qualcuno: "Sperare è gratis", "Uno, due gran gran", "Un impero sui francobolli", "Conta più la causa della fidanzata", "Il Vangelo secondo Don Milvio".
La narrazione avviene in tre tempi: l'autore anticipa nell'inizio del libro l'epilogo, non vi sono mai momenti morti in nessuna parte del racconto, anche l'elemento politico e morale è uno degli elementi pregevoli del romanzo, forse è proprio la circolarità delle cose che ritornano ciò che fa di questo romanzo un racconto vivo dove il realismo si mischia alla favola.