Storia di una lumaca che scoprì l'importanza di essere lenta
Luis Sepùlveda
Lo scrittore cileno Luis Sepùlveda con la sua "Storia di una lumaca che scoprì l'importanza di essere lenta" ancora una volta ci regala una bella fiaba dove protagonista è un animale quasi a voler spronare il lettore a ricordare con la metafora della lentezza uno stile di vita da eleggere in netta contrapposizione a quello di una società sempre lanciata a forte velocità verso obiettivi di cui spesso si fatica a comprendere l'utilità e la concretezza.
Se la fiaba e la parabola ci aiutano a fissare nelle memoria una storia non possiamo però non tenerci legati al nostro presente, Pascal spiegò bene che la nostra inclinazione verso l'anticipazione dell'avvenire dipende dal fatto che è come se "volessimo affrettare il suo corso troppo lento; ovvero rievochiamo il passato come per arrestare la sua veloce fuga; a tal segno imprudenti che sempre andiamo errando in un tempo che non ci appartiene e non pensiamo mai a quello che è solo nostro; e così stolti, da tenere fissa di continuo la nostra mente ad un tempo che non esiste, mentre lasciamo che trascorra senza riflettere il solo che esiste davvero".
Diceva La Rochefoucauld che "La filosofia ha un facile trionfo sui mali passati e futuri, ma quelli presenti trionfano su di lei" ed anche la lentezza, aggiungiamo noi, è per chi se la può permettere a meno che non ci si lasci vivere senza avere alcun senso di responsabilità verso sè stessi e gli altri.
L'inazione e l'ignavia fanno parte delle società purulente che nell'immobilismo e nella corruzione sono destinate a tramontare. Tuttavia solo creandosi uno spazio quotidiano in cui poter riflettere è possibile apprezzare ciò che ci circonda e preparare un piano d'azione in una vita dove tutto scorre e dove si rischia di essere continuamente travolti.