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5 aprile 2014 6 05 /04 /aprile /2014 09:33

 

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IL LIBRO DELLA PROVOCAZIONE 

Tutti i libri di Friedrich Nietzsche rappresentano una sfida sulla quale i lettori di tutte le genrazioni si sono dovuti misurare perchè a differenza dei filosofi sistematici che proponevano un'interpretazione alternativa della realtà, Nietzsche si è sempre proposto di delineare i contorni di quella "filosofia dell'avvenire" di cui si sentiva il profeta, il libro infatti reca come sottotitolo "Preludio di una filosofia dell'avvenire" ed è un dissertare prima di tutto sul pregiudizio dei filosofi. 

Il libro scritto nel 1885 reca una prefazione dello stesso Nietzsche in cui si pone come obiettivo quello di smascherare la filosofia che aveva la pretesa di svelare la verità, in primis quella dei filosofi dogmatici che il Nostro paragona all'astrologia per le sue pretese di vaticinio e per la quale si sono spesi "lavoro, danaro, sagacia, pazienza", ma è anche una critica verso quell'oppressione "ecclesiastico cristiana" che Nietzsche riteneva una delle cause principali dell'imbrigliamento dello spirito dell'uomo che aveva necessita di liberarsi da quella condizione penosa in cui era stata gettata. 
Nell'ordine, ritiene responsabili di questa situazione che definisce la " pena dello spirito ": il gesuitismo e l'illuminismo democratico e proponendosi di vegliare perchè l'uomo europeo possa ritrovare quella libertà che sembrava compromessa prima di tutto da quei prgiudizi dei filosofi che con le loro teorie hanno sedotto le menti umane e soggiogato il loro spirito. 

***Nel capitolo primo, intitolato "Dei pregiudizi dei filosofi", il Nostro individua nei filosofi metafisici coloro i quali hanno alimentato la voglia di verità proponendo una spiegazione della verità che lui definisce un "guazzabuglio di delirio e bramosia", la credenza dei metafisici definita anche "credenza nell'antitesi dei valori" e che Nietzsche inquadra come apprezzamenti pregiudiziali. 
Nietzsche detestava la filosofia dei dogmatici e dei metafisici perchè li riteneva responsabili del più grande inganno perpetrato alle spalle dello spirito umano, Nietzsche è stato il filosofo del "forse" e il suo probabilismo è sicuramente un atteggiamento moderno alieno da qualsiasi certezza definitiva e poco incline a dare risposte certe e definitive. 

Lo stimolo a perseguire con tenacia questa strada di liberazione, nasce dal fatto che nessun sistema filosofico avrebbe mai sfiorato veramente il problema della "veracità" e i metafisici sono ancora peggiori perchè li ritiene dei disonesti peggiori anche dei mistici che vengono definiti come dei babbei perchè parlano di ispirazione. 

KANT E LA SUA TARTUFERIA 

Kant è il primo bersaglio di questa critica al quale rimprovera una "tartuferia altrettanto rigida (rispetto a quella dei metafisici) quanto morigerata" e la colpa principale di Kant è la sua disonestà perche attraverso la dialettica adesca e seduce proponendo quell'idea di imperativo categorico che è una raffinata malizia di "vecchi moralisti e predicatori di morale". 

SPINOZA E LA SUA CORAZZA 

Altro bersaglio della critica di Nietzsche è Baruch Spinoza che aveva mascherato la sua filosofia attraverso la forma matematica e lo scopo principale di Spinoza era l'intimidazione volta a scoraggiare chiunque avesse voluto gettare lo sguardo su quella che lui definisce la "Pallade Atena". 

LA GRANDE FILOSOFIA COME AUTOCONFESSIONE 

Nietzsche dopo aver dichiarato di avere capito che cosa era stata la cosiddetta grande filosofia e cioè un'autoconfessione del suo autore, si domanda quale sia il padre della filosofia e disconoscendo l'istinto della conoscenza come matrice originaria dalla quale si sono dispiegati tutti i ragionamenti filosofici, ma piuttosto ritenendo che un altro istinto umano sia all'origine del filosofare, un istinto che si è servito della conoscenza in quanto ogni istinto umano è "bramoso di dominio". 
Ecco perchè Nietzsche parla della filosofia come autoconfessione del suo autore, ritiene che nel filosofo non c'è nulla d'impersonale e che la sua filosofia non sia altro che una testimonianza di quello che lui è. 

PLATONE E LA SUA MESSINSCENA 

Altro bersaglio di questa critica è Platone e qui Nietzsche guarda con ammirazione il "velenoso scherzo" che Epicuro commise ai danni di Platone e dei Platonici definendoli "Dionisyo-kolakes" cioè commedianti e sembra condividere la critica del "vecchio maestro di Samo" che mal vedeva la messinscena messa su da Platone e i suoi discepoli. 

"SCHOPENHAUER CI DETTE AD INTENDERE........." 

Altro bersaglio di Nietzsche è il suo antico ispiratore, Schopenhauer che ha fatto solo una cosa, ha portato alle estreme conseguenze "il pregiudizio del volgo", il volere di cui parla Schopenhauer è qualcosa di molto più complicato e sarebbe opportuno essere meno filosofici nel definirlo e qui Nietzsche da una sua definizione di volere: 

*In ogni volere c'è una molteplicità di sensazioni tra cui quella muscolare che vorrebbe avvicinare o allontanare qualche cosa 

*Il volere è un atto del pensiero che comanda 

*Il volere è una passione, la passione del comando 

IL VECCHIO FILOLOGO 

Definendosi un vecchio filologo che vuole scoprire le bucce di queste cattive arti interpretative, Nietzsche ritiene che questo modo di fare folosofia non sia altro che un voler andare incontro agli "istinti democratici dell'anima moderna" e invita gli spiriti liberi a lasciarsi alle spalle la vecchia morale, di calpestarla e infine di schiacciarla rigettando tutti quei filosofi che lui ritiene solo degli avventurieri temerari. 

***Nel capitolo intitolato "Lo spirito libero" Nietzsche spiega che cosa sia la vera libertà dello spirito (non inteso in senso metafisico) che non può essere inficiata da quel desiderio di vendetta che avevano per sempio Spinoza e Giordano Bruno. 
Tutto ciò che comprime lo spirito è nemico della libertà come lo è stato l'atteggiamento di quei filosofi che si sono atteggiati a martiri portando alle estreme conseguenze la balordaggine della loro ipocrita indignazione morale. 
Prima di tutto lo spirito libero è quello di una nuova razza di filosofi che non volgiono andare d'accordo con tutti dicendo come stanno veramente le cose e qui Nietzsche speiga questo concetto con una straordinaria efficacia lirica: 

"...i fatti devono stare come stanno e sono sempre stati: le cose grandi sono riservate ai grandi, gli abissi ai profondi, le finezze e i brividi ai sottili, e per esprimerci sinteticamente con una sola parola, ai rari le cose rare" ( Friedrich Nietzsche, Al di là del bene e del male, Adhelphi, 1977, p. 48) 

Lo spirito libero è lo spirito curioso, indagatore della realtà fino alla crudeltà, è uno spirito sovrabbondante di "libero volere", esente da ogni pregiudizio, lo spirito libero è quello dei nuovi filosofi che tali saranno proprio perchè saranno "curiosi fino al vizio".......... 

***Il capitolo terzo intitolato "L'essere religioso" è forse il più provocatorio e quello che non può lasciare il lettore indifferente e segue quel principio di essere "indagatori fino alla crudeltà" di cui Nietzsche parlava nel capitolo precedente. 
L'essere religioso si è manifestato con una nevrosi religiosa che ha imposto tre pericolose "prescrizioni dietetiche": 
 

  • la solitudine 
  • il digiuno 
  • l'astinenza sessuale 


sino a che tale religione prescriverà queste assurdità, essa sarà foriera di superstizioni e dinanzi a questa mascherata che vuole comprimere la vita l'unica soluzione è andarsene altrove. 

C'è differenza tra la superstizione che comprime la vita e i sensi e la religiosità dei Greci che invece furono sempre pieni di gratitudine nei confronti della divinità, i Greci amavano la vita e non avevano paura di essa, il cristianesimo e ancora di più il cattolicesimo sono invece responsabili di aver compresso i sensi parlando solo di sacrificio e ravvisa in questo atteggiamento una sorta di crudeltà che non solo provoca sottomissione ma anche dolore, non amore ma odio della vita, non amore dei sensi ma odio nei confronti del sesso visto come qualcosa di sporco. 
La vera fede non è l'obbligo ma la libertà dalla fede che Nietzsche definisce "quella semistoica e sorridente noncuranza per la serietà della fede". 

****SENTENZE ED INTERMEZZI 

In questa parte ritroviamo il gusto di Nietzsche per l'aforisma, lo scritto breve, interessanti alcune sentenze brevi che riguardano la donna, ne riportiamo un paio e le commentiamo: 

* " Proprio le donne, sullo sfondo di tutta la loro personale vanità, hanno pur sempre un loro impersonale disprezzo - verso "la donna" - ". 

* "La donna impara a odiare nella misura in cui disimpara ad affascinare " 

* "Le stesse passioni nell'uomo e nella donna hanno un " tempo diverso" : perciò uomo e donna non cessano di fraintendersi " 

" Indagatori fino alla crudeltà ", così venivano invitati ad essere gli spiriti liberi e Nietzsche applica a se stesso immediatamente questo precetto, c'è una sorta di cinico piacere nel mettere a nudo i comportamenti che volenti o nolenti racchiudono una verità ed è innegabile che sui tempi diversi dell'uomo e della donna ci sono studi di psicologia, fisiologia, di sessuologia...tutti venuti dopo Nietzsche. 

***Altro capitolo di grande interesse è quello intitolato "Per la storia naturale della morale" dove Nietzsche spiega l'origine della morale e spiegando come, da quando è esistita l'umanità c'è sempre stata una grande massa di uomini che hanno obbedito a un piccolo numero di individui. 
Proprio questo fatto, questa situazione fisiologica e naturale è all'origine della morale che è stata sempre uno strumento per dominare gli uomini e per assoggetarli a quella logica dell'armento che è tipica di tutti i sottomessi. 
Il bene comune è diventato un bene morale che ha creato artificiosamente leggi e prescrizioni e che ha sempre avuto come fine quello di comandare il gregge che si è sempre illuso di vivere nell'uguaglianza la più grande calunnia che sia mai stata perpetrata ai danni dell'umanità. 
E' proprio la "morale dell'armento" quella che Nietzsche colpisce e sferza con parole che pesano e che vengono rivolte anche ai complici di questo stato di cose: i "melensi filosofastri" e i zelatori della fratellanza" 

La parte finale del libro intitolata "Che cos'è aristocratico" è uno sfogo ma è anche un voler confessare la propria condizione di solitudine e di iniziato del dio Dioniso, che non è più il dio del'ebrezza ma il genio del cuore che "fa ammutolire ogni voce troppo sonora", cosa significa questo? Significa che Nietzsche fa un elogio del silenzio e della predisposizione alla contemplazione dell'infinito che lui chiama la profondità del cielo. 

****Poetico e struggente l'epodo finale intitolato "Al di là dei monti", versi di intenso lirismo che ci rivelano l'animo più profondo di Nietzsche. 


L'edizione in mio possesso dell'opera è la seguente: 

F.Nietzsche, Al di là del bene e del male, Adelphi, 1977 

E' ancora l'edizione migliore e contiene una pregevole introduzione di Giorgio Colli, lo studioso che con Mazzino Montanari, ha curato l'edizione italiana delle opere di Friedrich Nietzsche. 


Dopo la sua lettura nulla sarà come prima..............

 

Articolo di proprietà dell'autore, già pubblicata altrove.

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Published by Caiomario - in Filosofi: Nietzsche Friedrich

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