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14 luglio 2018 6 14 /07 /luglio /2018 12:29

Sino al 1492 esistevano in America delle genti chiamate genericamente Amerindie (aztechi, maya, toltechi etc.) che costituivano il patrimonio umano e culturale di quelle terre. Sappiamo come le cose sono andate dopo quella data, da quel momento è iniziato il più straordinario processo di assimilazione, conversione e distruzione delle differenze che la storia dell'umanità abbia  mai conosciuto. Eppure la storia sembra che non abbia insegnato nulla, ci consideriamo ancora la culla della civiltà e crocevia delle culture, eppure abbiamo distrutto riti antichi, lingue e le radici di quel che rimane di una mescolanza che ha adottato da tempo l'ideologia dei conquistadores. All'epoca gli europei andavano in terre lontane per conquistare, oggi vi è una parte di europei che presa da un afflato di buon sentimento conquista e attrae non poveri ma persone che spesso provengono da aree cittadine dove non ci sono guerre e che vengono in Europa con il miraggio di ottenere solo vantaggi con poco sforzo. Ma non è così, ecco l'inganno, un inganno che farebbe sfigurare Cortès e i suoi conquistadores, è iniziato da tempo un processo di assimilazione subdolo che sta svuotando le terre africane. In nome di una supposta eguaglianza si vogliono globalizzare i comportamenti e quindi i valori. 

Uno straordinario antropologo, Tzevatan Todorov, ha scritto un libro intitolato "La conquista dell'America", questo libro è ancora la migliore narrazione che spiega come gli europei con l'intento di "comprendere" hanno determinato la distruzione quelle culture. Un altro aspetto - scrive Todorov- riguarda l'egualitarismo del cristianesimo che si basa su questo presupposto: «poiché Dio è il Dio di tutti, così tutti sono figli di Dio, senza differenze fra popoli e individui», (1) il cristianesimo -annota sempre Todorov- non lotta contro le ineguaglianze ma le legittima ritenendole giuste dinanzi all'unità di Cristo. Ovviamente occorre precisare che quando parliamo di cristianesimo ci dobbiamo riferire al sentimento religioso così come era vissuto dagli spagnoli. Oggi i nuovi conquistadores sono stati sostituiti da imbarcaderi che non hanno un minimo di cognizione di causa su cosa sia l'alterità, l'altro è uno di noi che più ci  assomiglia più assimila la nostra ideologia e più colma il senso di rimorso (tipicamente etnocentrico) per quello che gli europei, prima gli spagnoli e poi gli inglesi, hanno fatto in modo sistematico per secoli: estirpare, distruggere e assimilare. Todorov introduce il capitolo intitolato "Comprendere, prendere e distruggere" (2) osservando che Cortès comprende meglio la realtà atzeca più di quanto sia in grado di fare Menteczuma con quella spagnola. Tuttavia nonostante questa comprensione niente impedisce che si avvii una sistematica distruzione della civiltà azteca. Il primo elemento la comprensione è il presupposto della distruzione per cui sembra che sia proprio questa predisposizione degli spagnoli a capire le civiltà messicane ciò che determina la loro distruzione. 

Ecco affermarsi un nuovo colonialismo, quello della conquista delle menti che agisce in nome dell'eguaglianza. Un razzismo subdolo con l'alibi del "tutti uguali" in nome della fraternità universale.  I poveri, quelli veri, sono rimasti in Africa ma a quanto pare il rimorso dei sostenitori del nuovo etnocentrismo  scatta solo quando all'orizzonte si vedono gli imbarcaderi....poi tutti con lo smartphone simbolo delle nuove catene che ci rendono tutti eguali. Possiamo dedurre da tutto ciò che quando non si riconoscono le simmetriche differenze che naturalmente esistono vengono meno tutte le ragioni che rendono compatibile la coesistenza. La coesistenza è una lealtà verso il rispetto delle differenze, l'assimilazione è una forma coattiva e violenta fatta passare per integrazione. Ma se rinuncio alla mia storia e alle mie radici non sono integrato ma sono conquistato. La virtù del rispetto è non solo non fare del male ma anche fare del bene e quando un individuo viene solleticato a rinunciare a se stesso lo si getta nella disperazione illusoria dell'utopia. Cosa ha a che fare la libertà con questo progetto ideologico che combatte le identità? Questa idea manipolata della libertà è diventata la serva dei sostenitori del mondialismo ad oltranza che riconosce solo un'eguaglianza: quella dei detentori del capitale senza confini. Noi possiamo incontrare gli altri popoli a partire dalla nostra cultura questo non ci impedisce di incontrare gli altri, questo non significa chiudersi e rifiutare gli altri. Abbracciare senza rinnegare e fare in modo che ognuno abbia la sua patria questo è rispetto per l'alterità. Non importa ciò che si afferma come principio, il principio si deve concretizzare in comportamenti adeguati e la diversità è un valore.

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(1) Tzevatan Todorov, La conquista dell'America, Torino, 2014 p.130.

(2) Ibidem, p, 155.  

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Published by Caiomario - in Antropologia Culturale

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