PREMESSA AD USO DEI LETTORI
L'unica edizione italiana che è improntata su principi critici e scientifici è quella condotta sul testo critico stabilito da Giorgio Colli e Mazzino Montinari, qualsiasi altra edizione non può che tenere in conto quella che dalla comunità filosofica è ritenuta la più rigorosa in assoluto e che si basa sui manoscritti di Nietzsche conservati nell'Archivio Goethe-Schiller di Weimar e che raccolgie i fondi dell'ex Archivio Nietzsche..
Il criterio di redazione del libro ha tenuto in considerazione i seguenti punti:
- Successione dei manoscritti secondo la loro presumibile successione cronologica
- Numerazione apposta dallo stesso Nietzsche
- Numerazione archivistica in assenza dei precedenti punti
i curatori dell'opera, Colli e Montinari, hanno seguito un criterio storico e filologico che nella edizione tedesca è costituita di note e rimandi apposte nelle singole pagine dei manoscritti.
Pertanto chi volesse avvicinarsi all'opera deve tenere in considerazione questa premessa che è propedeutica ad una lettura del testo nella edizione italiana che ha cercato di essere aderente ai testi originali, escludendo aggiunte quali appunti personali esterni al testo, abbozzi e lettere personali.
LA "GAIA SCIENZA"
La redazione di quest'opera che Nietzsche, come era solito, scrisse su quaderni giunti a noi nella stesura originale si inquadra nel periodo cosiddetto della "guarigione"; la vita di Nietzsche è stata contrassegnata dall'alternarsi di brevissimi periodi di buona salute a lunghissimi periodi di malanni fisici, soprattutto devastanti emicranie che hanno inciso non poco nel creare quel pessimismo di fondo che permea molte delel sue opere.
La vita di Nietzsche è stata definita da Massimo Fini come una vita essenzialmente interiore e quindi un'interpretazione psicologica dei suoi scritti è quasi d'obbligo per chi volesse comprendere il pensiero di un filosofo che affermò:"il prodotto del filosofo è innanzitutto la sua vita"
Pensare quindi alle opere di Nietzsche è prima di tutto ripensare alla sua vita che era una vita in cui il pensare di sè era la sua prima attività, un pensare di sè tra redazione di quaderni, letture, libri e soprattutto un rinchiudersi in se stesso lontano dalla vita reale.
Tutti questi fatti hanno contribuito in maniera determminante a creare quelle contraddizioni che ancora oggi fanno discutere, l'uomo Nietzsche teorizzò la volontà di potenza ma che in realtà era un uomo gentile, mite e alieno da qualsiasi aggressività..
Per chi avesse letto le precedenti opere di Nietzsche, si rimane immediatamente colpiti dallo stile nuovo del'opera dove viene abbandonato ogni pessimismo ed è lo stesso Nietzsche che parlando della lettura delle sue vecchie opere dice che era rimasto colpito dal suo fanatismo e da quell'entusiaismo della cattiveria che in questa fase ritiene completamente negativo.
L'idea dominante dell'opera è che nessuna conoscenza può dirsi completa senza una completa accettazione ed espansione degli istinti vitali a differenza di quanto sostenevano Platone e tutti gli altri filosofi.
Il modo di scrivere di Nietzsche anche in quest'opera può lasciare perplesso chi non è abituato al suo stile dove il frammento, lo scritto breve, le scorrerie intellettuali prevalgono rispetto ad uno scritto organico.
IL PECCATO QUALE SENTIRE DEGLI SCHIAVI
Nonostante quindi l'assenza di organicità dello scritto , possiamo individuare un tema di fondo che è la vita e la sua amplificazione all'ennesima potenza, per fare questo Nietzsche esamina l'origine del peccato che è un sentimento del cristianesimo mutuato dall'ebraismo. Il crisitianesimo aveva per Nietzshe un solo obiettivo, quello di ebraizzare il mondo e ricorda il detto "Solo se ti penti, Dio ti usa misericordia", questo detto che è anche una norma è un qualcosa di cui i Greci avrebbero riso perchè avrebbero risposto "Questo è un sentire di schiavi", un 'idea di Dio come di un essere vendicativo eè per Nietzsche inconcepibile perchè questa idea è quella che porta al pentimento, alla rinuncia ad "essere contriti, avviliti" fino a "rotolarsi nella povere".
Questa idea secondo Nietzsche nasce dal fatto che ogni comportamento umano è fatto in relazioni alle possibili conseguenze soprannaturali per l'uomo e non tiene assolutamente in considerazione la naturalità dell'uomo.
I Greci dice Nietzsche, invece cercarono di dare dignità a tutto ciò che era naturale e non disprezzavano l'uomo in se stesso e questo nel cristianesimo ha avuto il suo massimo teorico in Saulo di Tarso che desiderava l'annientamento completo delle passioni.
Esiste tra le due visioni di concepire l'uomo una contrapposizione, da una parte il cristianesimo che è una variante dell'ebraismo che condanna ogni passione e dall'altra la visione classica dei Greci che hanno invece amato le passioni, le hanno idealizzate, "rese auree divinizzate".
Quindi se Dio voleva essere un un oggetto d'amore doveva prima di tutto, secondo Nietzsche, rinunciare ad essere giudice in quanto un giudice non può essere mai oggetto d'amore.
Un Dio che ama gli uomini a condizione che essi lo amino e che minaccia la condanna eterna se non viene amato non può essere oggetto d'amore, l'uomo crede quindi non perchè ama, ma perchè ha paura della condanna eterna, è un amore condizionato non libero, è un amore interessato.
Tutta l'opera è percorsa da divagazioni su argomenti più disparati, da aforismi che sono perle di arguzia tipo il seguente:
«L'invidioso. È un individuo -cui non si deve augurare dei bambini : sarebbe invidioso di loro perchè non può più essere bambino»
La presenza di aforismi tra un discorso più articolato ed un altro è una caratteristica di Nietzsche che era solito fissare brevi pensieri apparentemente messi lì, in realtà da un esame più attento di quelli contenuti ne "La gaia scienza" si nota che tutti gli aforismi trattano di qualcosa che ha a che fare cin ciò che comprime l'espansione della vita, per esempio come il seguente aforisma:
"L'istinto si proprietà -prolungamento dell'istinto di nutrizione e di caccia. Anche l'istinto di conoscenza è un superiore istinto di proprietà"
L'istinto senza mediazione è per eccellenza il modo di manifestarsi delle pulsioni vitali che è la parte vera dell'uomo, quella egoisitica e non una finzione ed è proprio per questo motivo che ha avuto l'opposizione di capi di partito, di filosofi, di uomini politici da fondatori di religione che avevano come fine ultimo quello di controllare l'uomo per dominarlo.
Così coloro che esaltano gli istituti di beneficenza lo fanno solo per il proprio tornaconto, per la propria utilità.
Per quanto possano sembrare eccessive tali affermazioni, Nietzsche con il suo stile non fa altro che riprendere l'idea hobbesiana della nascita della società che è da rintracciare esclusivamente dall'idea di utilità, gli uomini si uniscono perchè gli conviene, tuttavia questa è anche una contraddizione dalla quale Nietzsche non riesce ad uscire, perchè se l'uomo si unisce ad altri per utilità, questo lo fa anche per un istinto egoistico di sopravvivenza.
Ma in realtà questo non è l'intento di Nietzsche che vuole prima di tutto demolire ogni finalismo che è sempre una giustificazione, un'argomentazione negativa che sta in ogni spiegazione sull'origine della vita. un errore che non riesce tuttavia ad eliminare quella circolarità della vita per cui tutto ritorna.
Grazie della lettura