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1 aprile 2014 2 01 /04 /aprile /2014 04:25

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Fonte immagine: http://www.flickr.com/photos/7398356@N02/1535668093 (album di Vince the photographer)

I DUE EVENTI DOCUMENTATI NELL'OPERA 


*28 DICEMBRE 1908: MORIRONO 80 MILA PERSONE 

Non c'è più nessuno che possa ricordare la giornata del 28 dicembre 1908 quando la città di Messina venne colpita contemporaneamente da un terremoto e da un maremoto dagli effetti devastanti. I superstiti dell'epoca in grado di raccontare quel tragico evento sono tutti morti , ma rimangono le foto, i documenti, i resconti che permettono di ricostruire con precisione quello che accadde.
Vi furono 80 mila morti, un numero enorme paragonato a quello dei deceduti nel sisma che ha colpito l'Aquila il 6 aprile del 2009.
Le cronache raccontano che onde altissime e violentissime si levarono colpendo e travolgendo uomi e cose che si trovavano lungo le coste siciliane e calabre lungo la direzione dell'epicentro. L'epicentro del sisma -hanno accertato i vulcanologi- si verificò a 20 chilometri dalla costa siciliana e l'impatto fu enorme, ancora oggi, nononostante siano trascorsi 104 anni dall'epoca è possibile vedere i devastanti effetti del sisma.

14-15 GENNAIO 1968: TERREMOTO DEL BELICE 

Il sisma nella nottata tra il 14 e il 15 gennaio colpì le valli del Belice, Carboi e Jato, una ferita profonda attraversò questa parte dimenticata d'Italia. i morti furono 370 ma migliaia di persone hanno vissuto per decenni come degli accampati, ancora oggi è possibile vedere i superstiti che vivono in baracche fatiscenti.


Sono stati fatti centinaia di convegni per evitare di commettere gli errori del passato e in particolare quelli legati alla ricostruzione della Valle del Belice, ma non è servito a niente almeno per quanto riguarda gli eventi più recenti che hanno colpito l'Italia. Paghiamo ancora l'accisa sulla benzina per il terremoto del Belice del 1968.

LA STRUTTURA E LO SCOPO DELL'OPERA 

L'opera dall'alto valore documentario, si pone come obiettivo non solo di testimoniare gli effetti nefasti dei terremoti avvenuti a Messina (1908) e nel Belice (1968), ma anche di essere un utilissimo strumento per quell'opera di ricostruzione sempre programmata ma mai avvenuta completamente nelle aree colpite.
Nel primo volume vengono esaminati in modo dettagliato gli effetti del terremoto e come è avvenuta l'opera di ricostruzione delle aree su cui si sono abbattuti i sismi.
Il ricco corredo fotografico presente nel secondo volume permette di vedere gli effetti del sisma. Si tratta di una serie di fotografie scattate subito dopo il sisma dal professor Antonio Salinas, cattedratico e archeologo di chiara fama, numismatico di grande esperienza e amante dell'arte fotografica.
Al professor Salinas si deve anche il recupero di importanti opere d'arte, recupero che avvenne anche grazie alla sua grande esperienza sul campo come archeologo.
La cosa più impressionante è vedere nelle foto sul terremoto di Messina cumuli di persone adagiate per terra, persone che morirono non solo per il crollo dei fabbricati ma anche per i numerosi incendi che scoppiarono in tutta la città.
I primi soccorsi a Messina arrivarono dal mare grazie alla Marina Regia che diede un primo conforto però del tutto inadeguato davanti alla gravità della distruzione che colpì ogni cosa.
La stessa Marina Regia ebbe difficoltà a sbarcare a Messina visti i danni ingentissimi riportati nella zona del porto. In piazza Annunziata a Messina si vede un cumulo di macerie impressionante, rimase in piedi solo la statua di Don Giovanni d'Austria.
La documentazione fotografrica sul Belice è recente, ma l'effetto è impressionante perché gli effetti sulle cose furono altrettanto catastrofici come quelli di Messina, si tratta di foto che conservano tutto il senso di precarietà e di drammaticità legate al momento in cui vennero scattate; si tratta di una documentazione eccezionale perché venne acquisita subito dopo il verificarsi dell'evento.




Per quante volte dovremo ripetere sempre le stesse cose, per quanto tempo ancora Mario Tozzi dovrà ricordare che se non si costruisce con criteri anti-sismici, la gente continuerà a morire non per i terremoti ma per i fabbricati che cadono?

Ecco l'impressionabile sequenza:

  •  Messina 1908 
  • Belice 1968
  • Friuli 1976
  • Irpinia 1980
  • Umbria 1997
  • L'Aquila 2009
  •  Emilia 2012


I cittadini sanno che non si costruisce secondo le norme anti-sismiche perché la mappa delle zone sismiche non include zone che sono tali?

Possiamo capire Messina 1908 ma non possiamo giustificare l'inerzia di un paese che piange i suoi morti e non fa nulla per prevenire gli effetti devastanti di un sisma. La tecnologia c'è, dipende solo dai cittadini obbligare le istituzioni a prendere le opportune misure per evitare che vi siano tanti morti.
Non è tollerabile morire sotto un capannone industriale come un castello di carte, il perchè lo stabilirà la magistratura, sta di fatto che quei capannoni sono crollati come un cartone.
Non possiamo più tollerarlo. Dovremo imparare dal Giappone , pensate che l'aeroporto di Osaka resiste ad un sisma di 7,5 gradi della scala Richter.
È necessario mettere in sicurezza il territorio se no si ripeteranno sempre le stesse cose, non servono le parole di incoraggiamento serve costruire come si deve.
Si può capire quello che accadde nel 1908 a Messina, ma non quello che succede oggi. Nel secondo millennio abbiamo istituti di metereologia e geodinamica che sono in grado di stabilire con assoluta precisione quale zona è sismica e quale no.

I terremoti di Messina e del Belice dovrebbero insegnare.

Consigliamo la lettura dell'opera per il valore che ricopre anche per le future generazioni, è un'opera che dovrebbe essere consultata e letta in tutte le scuole di ogni ordine e grado e non solo relegata ad un uso professionale, i documenti sono utili quando aiutano l'uomo a non commettere i medesimi errori.

Oggi nè Messina nè Reggio Calabria sono pronte ad affrontare un sisma della medesima intensità esattamente come 104 anni fa eppure poco è stato fatto da allora sul fronte della prevenzione in ambito edilizio.

Anche questa volta ci siamo fatti trovare impreparati, rimangono i pianti....poi la gente dimentica e si rincomincia come prima.
Il 29 maggio 2012 c'è stato un altro terremoto in Emilia, quali prevenzioni sono state fatte? La fatalità spesso evocata non c'entra niente, è solo un alibi per coprire inefficenze e complicità; in un paese in cui i condoni vedono come primi entusiasti sostenitori i cittadini, non c'è da stupirsi se poi accadono tragedie i cui costi vanno a cadere su tutta la società, compresa quella che ha sempre rispettato le regole.

Un terremoto del 6° grado della scala Richter non dovrebbe causare vittime. Le fabbriche purtroppo non sono in sicurezza, non basta quindi costruire con del materiale di buona qualità, bisogna costruire con criteri anti-sismici, il che è tutt'altra cosa. Ci dicono però che questo costa, ma tacciono sul fatto che i costi per le varie ricostruzioni sono di gran lunga superiori rispetto a quelli che si sarebbero affrontati per mettere in sicurezza i territori.


"La furia di Poseidon: Messina 1908 e dintorni­ 1908 e 1968: i grandi terremoti di Sicilia" è stato pubblicato da "Silvana Editore" nel 2009, "Silvana editore" è una casa editrice specializzata nella pubblicazione di saggi fotografici, libri d'arte, opere di architettura, fotografia, cinema e teatro.

Il restauro non avverrà mai, sono passati 104 anni dal terremoto di Messina.

 

 

Non abbiamo imparato nulla - La furia di Poseidon: Messina 1908 e dintorni­ - 1908 e 1968: i grandi terremoti di Sicilia Libri

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Published by Caiomario - in Libri
1 aprile 2014 2 01 /04 /aprile /2014 04:18

QUALCHE CHIARIMENTO IN MERITO, COME VA INTESA LA DENOMINAZIONE "NUOVA VERSIONE UFFICIALE". 

Il Fondatore del Cristianesimo muore senza lasciare scritti, quando fu scritto il primo Vangelo? Probabilmente nel 70 d.C., 30 anni dopo la morte di Gesù. 
Passata la prima generazione, la comunità giudeo-cristiana sentì l'esigenza lasciare qualcosa di scritto, da qui le differenze tra i vari Vangeli, Marco, ad esempio, rispetto a Luca, pur attingendo dalla stessa fonte, fa delle aggiunte. 


A titolo di esempio prendiamo in considerazione una preghiera comunissima come il "Padre Nostro": 

  • Nel Pater Noster le petizioni di Matteo sono 7, in Luca 5, l'aggiunta quindi viene dopo, è importante sapere che il testo breve è quello più vicino all'originale, tra gli evangelisti, Matteo è quello che aggiunge. 


Vediamo le differenze tra le due versioni: 

  • In Luca l'incipit del Pater Noster è : "Padre che sei nei cieli sia santificato il tuo nome venga il tuo regno..............". 


  •  In Matteo l'inizio del Pater Noster è invece il seguente: " Padre Nostro che sei nei cieli sia santificato il tuo nome venga il tuo Regno............". 


e ancora: 

  • Luca: "Dacci oggi il nostro pane quotidiano/ Rimetti a noi i nostri debiti/ come noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori/ Non ci indurre in tentazione........". 


  • Matteo: "Sia fatta la tua volontà/ come in cielo anche in terra/ Dacci oggi il nostro pane quotidiano/ Rimetti a noi i nostri debiti/ come noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori/ Non ci indurre in tentazione/ Liberaci dal male". 


E' solo un esempio di come le differenze tra i Vangeli sinottici non siano immediatamente rilevabili da chi si limita semplicemente alla lettura e non ne confronta i testi. 

Perché allora c'è l'esigenza di pubblicare una nuova versione dei Vangeli? 
I testi originali dei Vangeli non presentano la forma che siamo abituati a conoscere e il testo su cui le edizioni attuali partono è la "Vulgata" di San Girolamo scritta nel 380 d.C. quando ebbe l'incarico di fare una revisione della "Vetus latina" (la cosiddetta "Itala"). 
Ma è solo con la scoperta dei manoscritti avvenuta a partire dalla Rivoluzione francese che si afferma la critica testuale. 
Spesso, infatti, in molti codici vi erano molte varianti dovuti ad errori di trascrizione o correzioni volontarie. 
Gli errori di trascrizione consistono in un testo senza stacchi e interpunzione, mentre le correzioni volontarie sono quelle del copista per rendere il testo più chiaro per lui. 
L'obiettivo della critica testuale è quello di ricostruire il testo originale con fedeltà vale a dire come è uscito dalla penna dell'autore. 

Dal 1700 in poi venne preferito come criterio di scelta dei testi la cosiddetta "Lectio difficilior" ( tra un codice di difficile interpretazione e uno più chiaro è da preferire quello più difficile perché si suppone che il redattore abbia voluto semplificare un testo più complesso e quindi autentico). 
In base a questi presupposti due grandi studiosi: Mest Adams per i protestanti e Merk per i cattolici, hanno fatto un'opera di critica testuale. 

In base a quanto abbiamo esposto la definizione di "Nuovissima versione ufficiale" non va intesa come versione riveduta e corretta dei sinottici, in quanto tale denominazione è praticamente invariata da circa 50 anni. Si tratta, infatti, della famosa "Bibbia del centenario" la cui edizione venne curata da Don Alberione per le Edizioni Paoline e riproposta nel 1984 con la denominazione "Nuovissima versione". 

PERCHE' L'ESIGENZA DI FARE UNA NUOVA VERSIONE 

Consideriamo lo stato attuale della ricerca: le posizioni più accreditate sono quelle dei critici tedeschi, i Vangeli constano di molte pericopi, cioè di sezioni che non sono frutto dell'autore. Il Vangelo di Marco, in particolare, consta di tante pericopi, di racconti di miracoli, di controversie con i giudei. 
Chi ha creato queste pericopi? Molti sono concordi nell'affermare che queste pericopi sono frutto dell'elaborazione delle prime comunità giudeo-cristiane. 
Quanto è accaduto in letteratura nel caso della questione omerica dove si ritiene che l'Iliade e l'Odissea siano il frutto dell'opera dello stesso popolo greco così nel Vangelo è la comunità che ha bisogno di mettere per iscritto: quando Marco scrive nel 70 d.C, Gesù è morto da 40 anni, può uno ricordare "de verbo" parola per parola quello che è stato detto? 
Probabilmente qualcosa è stato appuntato, ma quello che è nelle pericopi è già patrimonio della comunità quindi nessuno oggi pensa che siano "Ipsissimo Verba Domini (le stesse parole del Signore)", ma siano il frutto della elaborazione della comunità che sentiva la necessità di mettere per iscritto i fatti della storicità sotto una prospettiva di chiara impronta teologica. 
Quello che è accaduto prima dell'8 aprile del 30 si chiama il Gesù storico, ma il Gesù pre-pasquale che cosa ha fatto, che cosa ha veramente detto? Tutto quello che viene dopo e che viene messo per iscritto è il Cristo della fede. 
Nei Vangeli non abbiamo, infatti, il Gesù storico ma il Cristo della fede, certamente qualcosa i suoi discepoli hanno appuntato ma oralmente, poi abbiamo uno scritto che ha un'importanza fondamentale perchè è venuto prima degli altri. 
Il primo scritto dal punto di vista cronologico è una lettera di Paolo del 5 d.C.: la "Prima lettera ai Tessalocinesi". 
L'argomento è quindi molto più complesso di quanto comunemente si possa pensare e non può essere liquidato con superficialità. 

Una delle edizioni più popolari è stata in ambito cattolico "La Nuovissima versione della Bibbia dai testi originali", è lecito chiedersi se vi può essere ancora la necessità di pubblicare una "Nuova versione ufficiale"? Quali sono poi le differenze rispetto al testo contenuto ne "La Bibbia di Gerusalemme"?

Dal punto di vista della sostanzialità dello scritto non è presente alcuna "revisione", nè poteva essere diversamente rispetto all'impostazione teologica scaturita dopo il Concilio Vaticano II, mentre la novità consiste nel taglio del testo adatto per una rapida consultazione rispetto a quello del libro maggiore che contiene anche gli scritti dell'Antico Testamento. 
Questa edizione ad uso dei ragazzi è una "estrazione" del testo maggiore, ma ha il pregio di avere un costo contenuto (viene venduta ad un prezzo inferiore ai 2,00 euro), è comunque inadeguata per chi voglia approfondire il testo scritto dal punto di vista esegetico. 
Nel corso degli  anni  sono state pubblicate diverse edizioni della "Nuova versione ufficiale", l'unica differenza tra una edizione ed un'altra è la copertina, mentre il testo scritto è rimasto invariato. 
Merita senz'altro apprezzamento il fatto che prima di ogni ciclo di parabole si trovi un breve riassunto che ne spiega il contenuto. 

 

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Album di Caiomario


Chi vuole avere un testo più completo può acquistare la "Bibbia nuovissima versione dai testi originali" pubblicata per le Edizioni Paoline, dove si trova il medesimo testo arricchito da numerose note che ne agevolano la lettura. 
Pregevole ed interessante è la parte introduttiva scritta da Pietro Rossano già Vescovo ausiliare di Roma per la pastorale della cultura e Rettore Magnifico della Pontificia Università Lateranense. 

Chi vuole invece approfondire la parta esegetica può fare riferimento alla versione con traduzione interlineare a condizione che almeno si conosca il greco e il latino, crediamo che accontentarsi delle versioni già tradotte esponga i più deboli alla passiva accettazione di interpretazioni alquanto discutibili (da qualunque parte provengano) che favoriscono il fideismo.




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Album di Caiomario

La Nuovissima versione della Bibbia dai testi originali, questa versione venne pubblicata in 48 fascicoli tra il 1967 e il 1980, nel gennaio del 1983 venne pubblicata in un solo volume. 

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Published by Caiomario - in Teologia e scienze religiose
1 aprile 2014 2 01 /04 /aprile /2014 04:07

 

 

 

 

 

 

 

 

 

LA CONCEZIONE DELL'ORDINAMENTO SOCIALE PRIMA DELLA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE

 

L'attenzione verso l'ordinamento sociale che deve essere sottoposto a una valutazione basata sui principi della giustizia è un fatto relativamente recente e assai poco noto.

Se andiamo ad esaminare come la stratificazione sociale con le sue differenze veniva considerata durante  l'antichità e durante il medioevo possiamo notare che la cultura di quelle epoche riteneva l'ordine costituito come un qualcosa voluto da Dio; non si metteva in discussione l'ordinamento sociale in quanto veniva considerato come l'ordinamento medio naturale come se questo facesse parte del processo operativo di Dio, il principio a cui tutto si informava si potrebbe riassumere nell'espressione:  "così deve essere e così è".

 

Se prendiamo in considerazione il pensiero dominante nel XVI secolo - quello che viene chiamato il "secolo d'oro della teologia morale" e che ha visto operare teologi di grande spessore intellettuale come  il Molina e  il Suarez - possiamo constatare che l'ordinamento sociale non veniva messo in discussione in quanto si riteneva che entrasse nel progetto di Dio perciò questa realtà non costituiva l'oggetto di riflessione propriamente normativa.

 

Approfondendo, poi, questo aspetto, si può constatare che per secoli i filosofi e i teologi si erano limitati a verificare se le leggi corrispondessero o no alla rappresentazione dei valori dominanti della società senza mai metterla in discussione.

Emblematico è il caso della disputa sorta tra De Burghera e  Bartolomé de Las Casas quando vennero scoperte le Americhe e che   rivelò due atteggiamenti diversi:  il primo sosteneva che quella era la condizione dei nativi e che bisognava  prendere atto della loro inferiorità intellettuale, il secondo invece, riconoscendo la  loro diversità, riteneva che dovevano essere trattati come esseri umani riconoscendo i loro diritti.

Forte, pertanto di un vastissimo sostegno alla tesi del De Burghera, si affermò l'idea in ambito teologico che dovesse essere accettata quella realtà: Dio aveva stabilito quell'ordinamento e non lo si poteva mettere in discussione.

 

Nel XVI secolo si mirava a stabilire quello che era l'ordinamento esistente non a cambiarlo, tutto doveva essere accettato così come era e ogni tentativo di mettere in discussione la realtà era considerato un'offesa nei confronti di Dio.

L'ordinamento sociale veniva considerato come facente parte dell'ordine naturale delle cose, vi era una concezione stabile del diritto e della società e questa stabilità è una caratteristica del pensiero e della cultura dell'umanità che si protrae sino ad epoca recente perciò l'ordine delle cose dal momento che appariva naturale, non mutava e se mutava ciò avveniva senza che ciò venisse avvertito in quanto l'idea di fondo era quella della stabilita.

I principi erano immutabili e non potevano essere messi in discussione essendo dei valori fondamentali e tutto ciò rimase esattamente uguale per secoli fino a quando non si verificarono dei fattori esterni alla riflessione teologica, questi fattori esterni sono: la rivoluzione industriale e la globalizzazione.

 

IL PASSAGGIO ALLA SOCIETÀ STATICA

 

Con la rivoluzione industriale si dissolve ll'ordinamento sociale così come si era mantenuto per secoli, si passa da una società statica e una società dinamica dove ai vecchi processi di produzione subentrano nuovi processi razionalmente progettati; la ricerca scientifica ebbe un forte impulso, è il momento in cui nasce la tecnologia orientata al servizio di una sempre maggiore produttività.

L'industrializzazione ha cambiato il modo stesso di intendere l'economia che da economia di sussistenza si trasforma in economia di crescita indefinita.

Insieme all'economia cambia anche il modo di rapportarsi alla realtà, cambia la cultura e la mentalità delle persone, una nuova energia si diffonde e si apre una nuova civiltà per l'umanità.

 

L'ATTEGGIAMENTO DELLA CHIESA

 

La rivoluzione industriale pone la Chiesa e riflessione teologica dinanzi ad un fenomeno completamente nuovo che non tocca solo l'economia ma anche la vita delle persone. Con la Rerum Novarum (1891) la Chiesa prende posizione sullo sfruttamento degli operai e si sveglia da quel torpore che l'aveva caratterizzata per secoli.

Mario Cipolla, uno degli studiosi più autorevoli della ricoluzione industriale ha scritto:

 

"gli storici hanno spesso usato e abusato del termine rivoluzione per significare un mutamento radicale ma nessuna rivoluzione è stata così drammaticamente rivoluzionaria come la rivoluzione industriale, salvo forse la rivoluzione neolitica, ambedue cambiarono per così dire, il corso della storia, ciascuna creando una discontinutà nel processo storico".

 

Questa affermazione è importante  perchè ci dice che la rivoluzione industriale ha creato una separazione netta con il passato e se pensiamo ai tempi in cui  si è attuato questo processo possiamo constare che tutto è avvenuto in un periodo relativamente breve mentre altre rivoluzioni si sono attuate nel corso di millenni. Ci troviamo davanti ad un processo che nel giro di tre generazioni ha provocato una irreversibile doscontinuità con il passato che ha coinvolto l'intera esistenza delle persone e il loro sistema di valori.

 

 

 

Tratto dal libro  "Lineamenti  per una teologia morale e religiosa" scritto da Paolo Aramu; il libro è disponibile nella versione completa  in formato cartaceo. Il libro costa 10 euro,  per riceverlo scrivere nella voce "Contatti" presente su questo blog.

 

 

 

 

 

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Published by Caiomario - in Teologia e scienze religiose
31 marzo 2014 1 31 /03 /marzo /2014 18:29

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Pinocchio è ancora attuale? 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Fonte immagine:http://www.flickr.com/photos/12111034@N03/1916013835 (album di mstefano80)

 

 

 

 

 

 

PINOCCHIO PUÒ DEFINIRSI ANCORA ATTUALE? 

All'unanimità quando si parla di Pinocchio o meglio de "Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino" se ne sottolinea la grandezza e se ne rimarca la fortuna che sembra non avere mai conosciuto pause da quando uscì a puntate nel 1880 su "Il Giornale dei bambini", una fortuna che può definirsi giusta e ininterrotta; giusta perché al di là degli intenti che hanno animato il progetto dello scrittore fiorentino il libro ha fascino, ininterrotta perché l'onda di entusiasmo, seppur con alterne vicende, si è sempre tenuta alta tra almeno 6 generazioni che si sono succedute nel tempo. 
Da lettori assidui del libro continuiamo ad apprezzarne l'intento didascalico del suo autore che scrisse un libro di "morale" più ad uso dei bambini che degli adulti, adulti che una volta diventati adulti ne hanno raccolto l'eredità morale condividendola con i loro figli. Questo è il punto nodale che dovrebbe rendere Pinocchio un libro da mettere nella lista dei libri irrinunciabili, eppure negli ultimi anni la generazione di quelli che con Pinocchio sono cresciuti, sembra averlo messo da parte a favore di storie che "favolisti" di professione sfornano a ritmo continuo e di cui si fatica anche a ricordare i titoli. 

La differenza che passa tra "Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino" e i racconti brevi odierni che comunque meritano in taluni casi una debita valorizzazione sta -a nostro parere- nel bagaglio stilistico di Collodi che con arguzia si è fatto beffe di ogni possibile senso logico con la storia di un burattino che si è fatto ragazzino. Difficile è invece interpretare libri destinati alla prima infanzia che abbiano altrettanto carisma e credibilità, le cui trame non sono spesso all'altezza delle aspettative. Aggiungiamo che leggendo molte delle storie seriali destinate ai bambini abbiamo rilevato una scontata ripetitività che finiscono col dare una sensazione di incompletezza che i lettori (ma sarebbe meglio dire i piccoli ascoltatori) non sono in grado di cogliere. Come è possibile proporre ai bambini delle storie popolate da eterogenee e bizzarre presenze dimenticando che l'equilibrio tra fiaba e realtà è il modo di migliore per riuscire ad arrivare nel cuore di grandi e piccini? Eppure con eccessiva ostinazione dopo avere accantonato Pinocchio molti genitori continuano a proporre ai piccoli ascoltatori/lettori libretti privi di suggestioni originali che si susseguono stancamente dando origine a fenomeni editoriali che nel futuro difficilmente saranno in grado di lasciare un segno. 



Una rappresentazione onesta e verace di Pinocchio non può comunque prescindere da una lettura appassionata ed entusiastica, speriamo sempre che quando si parla di Pinocchio lo si faccia prima con gli occhi di un bambino e poi con quelli dell'adulto. Non c'è dubbio che il burattino Pinocchio è un personaggio improbabile e frutto della fantasia, ma il trucco di Lorenzini/Collodi rimane un capolavoro inimitabile e tutte le attività parallele sono costruite intorno a questa immediatezza originaria, intelligentissima e mai banale. 

Non è nostro intento in questo spazio ripetere una storia che presumiamo molti conoscano in grandi linee, ma non possiamo esimerci da alcuni riferimenti che meritano la giusta considerazione e più che su pezzi del racconto mi piace soffermarmi sui personaggi del racconto. 

LA MORALE DELLA VITA 

Ci sono momenti in cui ci si sente come Pinocchio solo che non abbiamo vicino il conforto di una Fata turchina, anzi i nostri compagni di viaggio assomigliano più a dei pelandroni immarcescibili come Lucignolo che ci distraggono e ci fanno deviare dalla retta via. Chi sono i Lucignoli del secondo millennio? I ladri del tempo, ossia tutti coloro che rubano il nostro tempo facendoci impantanare nelle sabbie mobili dell'inconsistente; ammetto che può sembrare piacevole e al tempo stesso rilassante perdere tempo ma il rischio di finire in un virtuale "paese dei balocchi" è sempre altissimo. L'elenco è lunghissimo e comprende anche la rete dove si gira per ore senza combinare nulla, ma nell'elenco dei Lucignoli includo anche i tanti imbonitori televisivi che fanno perdere tempo e non fanno guadagnare nulla tanto meno sul piano morale. 

Un convincente esempio di ladro della speranza è rappresentato da Mangiafuoco, il manipolatore per eccellenza, colui il quale illude e seduce, promette e non mantiene, epico trascinante pronto ad esplodere con la sua voce che rimbomba nelle orecchie. Il lettore odierno non faticherà a trovare vicino a lui un seduttore come Mangiafuoco e un fremito di rabbia, emotivamente prevedibile, lo coglierà quando ripensa alla sua ingenuità che lo ha fatto cadere più volte nella trappola tesagli. 

Il repertorio è lunghissimo e la nostra riflessione non vuole essere esaustiva ma qualche scampolo di riferimento può essere utile al lettore odierno e non possaimo non citare quella straordinaria coppia di imbroglioni che è rappresentata dal "Gatto e la Volpe", un "premiato sodalizio" che si riproduce nella vita come la gramigna e che infesta ogni realtà. O si è tremendamente ingenui o stupidi per dare retta a una coppia scomoda come quella del Gatto e la Volpe, eppure molti sono incapaci di prendere le distanze da promesse ormai superate e di intraprendere un personale percorso senza farsi influenzare e senza cadere nelle trappole. A differenza del tremendo Mangiafuoco, i due malandrini non usano mai l'aggressività ma circuiscono con delicatezza e continuità facendo cadere nella trappola l'ingenuo malcapitato che da gonzo adolescenziale è pronto a berle tutte. Attenzione al Gatto e la Volpe, sono vitali ed attivi più che mai. 

IL GRILLO PARLANTE 

Se il libro di Pinocchio fosse stato pubblicato oggi qualcuno ne avrebbe messo in discussione la sua sincera prospettiva e probabilmente ne avrebbe malevolmente ridimensionato la grandezza, eppure Collodi racconta il comportamento umano e non può a lui essere minimamente rimproverato il fatto che la storia della vita continua a ripetersi sempre eguale a se stessa. 
La nostra coscienza (il Grillo parlante) ci avverte ed è sempre pronto a consigliarci nel migliore dei modi, eppure imperterriti spesso cadiamo nell'errore. A noi comunque resta sempre la scelta finale di ogni atto ma ricordiamoci che purtroppo non ci sarà al nostro una fatina pronta a rimediare ai nostri errori e alle nostre bugie. 


AUSPICIO  

Le riflessioni presenti in questo articolo scaturiscono da una frequentazione ripetuta del libro di Carlo Collodi, auspichiamo che, dopo averne colto l'essenza, si rilegga il libro e lo si proponga ai bambini del secondo millennio, libro che rimane attualissimo per tutti e in particolare per coloro che vivono nella realtà italiana dove ci saranno sempre un "Gatto e la Volpe" pronti a fare credere che sotterrando delle monete nel "Campo dei miracoli", queste si moltiplicheranno. 
Il paese degli Acchiappacitrulli purtroppo non riesce a sottrarsi dal suo torpore atavico, ci vuole un Grillo parlante che tocchi le coscienze addormentate dei più. 


AVVERTENZA: Il libro scritto da Carlo Collodi molti non lo hanno letto, ne hanno un vago ricordo e parlano del Pinocchio di Disney, il geniale Walt, sempre originalissimo, quella volta rielaborò la storia del maestro fiorentino e a lui si ispirò; senza togliere nulla alla bellezza artistica del cartone animato, teniamo però i due piani distinti e non aggiungiamo confusione a confusione. 


La morale esiste ma il moralismo è roba da Gatto e la Volpe...

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Published by Caiomario - in Letteratura
31 marzo 2014 1 31 /03 /marzo /2014 11:44

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Senofane di Colofone è vissuto tra la seconda metà del VI secolo a.C e la metà del V; secondo gli storici dopo che la sua città venne conquistata dai Persiani viaggiò per tutta la Grecia e probabilmente arrivò anche a Siracusa, mentre è certa la sua presenza a Elea (Velia) colonia greca che si trova nell'attuale Basilicata.

Compose le seguenti opere:


  • La Fondazione di Colofone
  • La colonizzazione di Elea
  • Sulla Natura 
  • diverse elegie e una raccolta di silli (scherni e motti mordaci).

 

LA CRITICA ALL'ANTROPOMORFISMO DELLA MITOLOGIA GRECA


Ciò che contraddistingue il pensiero di Senofane di Colofone è la critica alla religione greca e in particolare agli dei dell'Olimpo rappresentati dagli uomini a propria immagine e somiglianza (antropomorfismo). Scrisse Senofane:

" I mortali pensano che gli dèi abbiano avuto una nascita, che portino delle vesti, che abbiano una voce e una figura come loro".

Con sarcasmo Senofane poi osserva che "i buoi, i cavalli, i leoni fossero in grado di disegnare, raffigurerebbero gli dèi come cavalli, buoi e leoni, tanto è vero che gli etiopi dicono che i loro dei sono camusi e neri"

I bersagli della sua critica sono Omero ed Esiodo a cui contrapponeva l'idea di un divino concepito come unico ed immobile, capace di realizzare ogni cosa con la forza della sua mente.

Secondo gli storici della filosofia proprio a Senofane è da attibuire la prima definizione dell'onnipotenza divina anche se non è possibile stabilire se questo Dio fosse pensato fuori dal mondo o identificato con esso.

 

"La divinità esercita il suo dominio sulle cose senza sforzo, e col solo pensiero realizza tutto" (Senofane).

 

 


 


 


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Published by Caiomario - in Filosofi: Senofane
31 marzo 2014 1 31 /03 /marzo /2014 03:40

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

"La democrazia primitiva, caratterizzata da progetti costituzionali pieni di speranza e che per noi giunge fino all'epoca di Lincoln,  Bismarck e Gladstone, deve fare quest'esperienza; la democrazia successiva - che per noi è quella del parlamentarismo maturo- prende le mosse da essa. Da allora, verità e fatti si sono separati definitivamente nella forma dell'ideale di un partito da un lato, della cassa del partito dell'altra.

Il parlamentare genuino si sente, in virtù del denaro, svincolato dalla dipendenza che è contenuta nella concezione ingenua che l'elettore ha dell'eletto".

 

(Oswald Splengler)

 

IL PENSIERO

 

  Oswald Splenger (1880-1936), è stato un filosofo tedesco noto soprattutto per la sua opera più celebre "Il Tramonto dell'Occidente" dove viene affrontato il tema della decadenza dell'Occidente. Secondo Splengler ogni civiltà rappresenta qualcosa di unico e di irripetibile che nasce, si sviluppa e scompare senza che vi sia una finalità. L'umanità in quanto tale o deve essere intesa nella sua accezione zoologica oppure è  un non senso logico.

Splengler era convinto sostenitore della tesi sulla storia espressa da Nietzsche che, secondo lui,  era l'unico ad avere individuato la legge che ne regola il movimento: ogni civiltà nel momento in cui entra in crisi rovescia tutti i valori in quanto il criterio in base al quale si determinano i valori è un qualcosa che riguarda quella determinata civiltà e che come tale non può essere condivisa da altre civiltà che si susseguono nel tempo.

La concezione relativistica e storicistica di Splengler afferma l'unicità di ogni civiltà e la sua irriducibile incomunicabilità con altre culture in cui si sviluppano valori diversi e spesso contrapposti a quelli condivisi e convissuti da una società in un determinato periodo storico.

 

LE OPERE PRINCIPALI

 

  • Il tramonto dell'Occidente, 1918-1922;
  • Prussianesimo e socialismo, 1912;
  • L'uomo e la tecnica, 1931;
  • Anni decisivi, 1933.

 

 

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Published by Caiomario - in Filosofi: Splengler Oswald
30 marzo 2014 7 30 /03 /marzo /2014 16:52

 

 

 

 

 

 

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Fonte immagine: http://www.flickr.com/photos/26897027@N00/20255179

 

 

Ecco ch'un'altra volta, o valle inferna,

o fiume alpestre, o ruinati sassi,

o spirti ignudi di virtute e cassi,

ndrete il pianto e la mia doglia eterna.

Ogni monte udirammi, ogni caverna,

ovunqu'io arresti, ovunque io muova i passi;

chè Fortuna che mai salda non stassi,

cresce ognora il mio male, ognor l'eterna.

Deh, mentre ch'io mi lagno e giorno e notte,

o fere, o sassi, o orride ruine,

o selve incolte, o solitarie grotte,

ulule, e voi del mal nostro indovine,

piangete meco a voci alte interrotte

il mio più d'altro miserando fine.

 

 

 

 

 

 

La storia di Isabella Di Morra è la storia di una donna che ancora oggi commuove e tocca la coscienza del lettore, la poetessa lucana ebbe una vita brevissima, morì a soli 26 anni (1520-1546) dopo avere vissuto segregata nel castello di Favale prigioniera dei fratelli che cercavano di impedirle qualsiasi contatto con l'esterno.

Nonostante fosse costretta alla "prigionia" ebbe una corrispondenza con il poeta spagnolo don Diego Sandoval de Castro, fu proprio a causa di  questa relazione che i fratelli rivolsero tutta la loro rabbia nei confronti di Isabella uccidendola.

Passano i secoli e la storia di questa ragazza sembra un fatto di altri tempi, eppure in molte culture contemporanee l'idea che la donna sia un oggetto di possesso resiste, non ci soffermeremo su questo aspetto che pur merita considerazione, oltre alla pietà umana nei confronti delle vittime, sovviene un moto di reazione non certo benigno nei confronti di tutti coloro che provocano sofferenza e morte, anche se ciò mette in moto un circolo vizioso di violenza che solo la Giustizia può spezzare.

 

Ciò su cui invece ci soffermeremo riguarda  la parte letteraria, abbiamo scelto questa splendida poesia che è uno sfogo drammatico messo in versi; uno sfogo che è anche un funesto  presagio di sventure ("ulule, e voi del mal nostro indovine, piangete meco a voci alte interrotte il mio più d'altro miserando fine").

 

Di questa giovane donna ci rimangono i versi che paiono un fuoco imperituro per le nostre coscienze.

 

Per approfondire la figura di Isabella Di Morra può interessarti:

 

http://www.letteraturaalfemminile.it/isabellamorra.htm (link)

 


 

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Published by Caiomario - in Poesia
29 marzo 2014 6 29 /03 /marzo /2014 16:57

 

 

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Fonte immagine: http://www.flickr.com/photos/28484296@N03/3106637981 (Album di Bryluen)

 

 

 

 

I monaci benedettini sono da molti secoli impegnati nella conservazione di un preziosissimo patrimonio culturale e in particolare di quello libraio. Grazie al lavoro silenzioso di straordinari e capacissimi monaci, abilissimi nell'arte del restauro possiamo conoscere libri, codici e manoscritti il cui contenuto andrebbe inesorabilmente perso se non vi fosse stata in passato l'attività di recupero e di copiatura dei monaci.

Un'attività che è stata non solo esclusiva dei benedettini ma anche di altri ordini quali i cluniacensi, i cistercensi, i camaldolesi, i vallombrosani che si sono prodigati per sottrarre al deperimento dovuto alla polvere, all'umidità, ai microrganismi libri di inestimabile valore di cui spesso si ha una sola copia.

 

Uno dei centri più importanti  al livello mondiale in cui vengono "salvati" i libri è l'Abbazia di Paglia che si trova in provincia di Padova "ai piedi dei Colli Euganei", l'Abbazia è stata fondata nel 1080 e divenne nel 1124 un feudo di Federico II.

Nel laboratorio dell'Abbazia il restauro dei libri avviene  sia attraverso  un meticoloso lavoro manuale sia impiegando sofisticati e moderni macchinari che servono per eliminare muffe e batteri  entrambi tra i  nemici più insidiosi dei libri.

 

Com'è da tradizione i monaci dell'Abbazia di Paglia seguono la regola che prevede la sveglia alle 5 a cui segue la lettura della  Lectio Divina, alle ore 7 i monaci si riuniscono nel refettorio. Dopo avere declamato le Lodi e avere assistito alle Messa conventuale, alle ore 9 inizia il lavoro che viene sospeso alle 12,15, dopo la pausa dedicata al pasto il lavoro continua sino alle 18.

La giornata continua con la celebrazione del Vespro e della Lectio Divina segue la cena e infine  la preghiera prima del riposo notturno, la Compieta. Poi la regola impone che venga seguito il silenzio.

 

 

 

 

Per maggiori approfondimenti sull'attività dell'Abbazia di Praglia, si consulti:

 

http://www.praglia.it/wordpress/ link

 

 

 

 

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Published by Caiomario - in Libri
28 marzo 2014 5 28 /03 /marzo /2014 07:44

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Potrebbe apparire azzardato definire Full metal jacket il miglior film di guerra di tutti i tempi? Forse è un'esagerazione ma è sicuramente uno dei migliori film di ogni tempo contro la guerra. 
È il film che ha rivelato il genio di Stanley Kubrick e che ha denunciato come la guerra e in particolare la guerra nel Vietnam, fu un'avventura delirante e un paradosso inconcepibile per un paese che aveva dato un tributo pesantissimo in nome della libertà nel secondo conflitto mondiale. 

Bisogna dire che lo specifico filmico di Kubrick può essere definito un capolavoro perchè viene riversato tutto lo specifico di amante dell'immagine e della fotografia che il grande regista statunitense padroneggiava con maestria: normalmente il regista fa il regista e ha al suo fianco un direttore della fotografia, Kubrick ne poteva fare a meno perchè il suo modo di concepire le scene di qualsiasi film era quello di scattare delle istantanee che avrebbero potuto vivere anche al di là della trama e dello svolgimento del film stesso. 

Bisognerebbe su questo film aprire un discorso a parte sui vari tipi di inquadratura che Kubrick impiegò e sui vari movimenti di macchina che hanno dato a tutto il film un'ambientazione scenografica veramente straordianaria: sono stati valorizzati i primi piani senza perdere di vista le riprese più ampie che hanno adattato le scene agli ambienti in cui si svolge il film. 

Il film è diviso in due parti: la prima parte racconta gli inizi della carriera militare del soldato Jocker a cui ha prestato il volto uno straordinario Matthew Modine. La seconda parte si sposta nel Vietnam dove il soldato Jocker fa una sorta di reporter di guerra per l'esercito. 

PRIMA PARTE 

La prima metà della pellicola narra il periodo di addestramento delle reclute del corpo dei marines con due personaggi Jocker e Palla di Lardo Vincent D'Onofrio molestati e tormentati dal sergente Hartman. 
Tutto l'addestramento è una carrellata di vessazioni e di umiliazioni ( il richiamo ad "Arancia meccanica" è inevitabile) con prove fisiche faticose ed inutili che hanno il solo scopo di piegare qualsiasi capacità di resistenza. 
E in particolare le attenzioni che sarebbe poco definire sadiche di Hartman si rivolgono a Palla di Lardo il quale subisce continuamente le angherie diventando una vittima sacrificale che alla fine dell'addestramento, prima di partire dalla base, ucciderà il suo carnefice prima di suicidarsi davanti agli occhi di Jocker. 


 

Già la prima parte della pellicola è un film nel film: i contenuti del livello della narrazione si intersecano seguendo una successione cronologica in crescendo, l'intreccio degli eventi non subisce tagli nè inversioni, Kubrick è straordinario nel presentare i tempi in relazione alle singole sequenze, è un film che parla di uomini, di giovani, di militari che vengono sottratti al loro mestiere di fare il soldato e che non vivono dignitosamente; i personaggi le loro caratteristiche psicologiche e morali vengono messe a nudo coinvolgendo lo spettatore in una reazione emotiva che inevitabilmente non può essere neutrale. 
Sentimenti, rapporti reciproci, comportamenti emergono in tutta la loro crudezza provocando indignazione e disgusto per l'assurdità e l'inutilità che invece di forgiare un carattere fanno emergere il peggio che c'è nel fondo dell'animo umano. 

SECONDA PARTE 

Lo svolgimento dei fatti si sposta nel Vietnam dove Joker viene inviato per fare il cinereporter di guerra, assunto l'incarico, viene inviato in prima linea e Jocker (Kubrick) suo malgrado vede la guerra nella sua illogicità di mattanza preordinata: i suoi amici vengono mandati a morire in una missione del tutto inutile in cui si vede l'insensibilità dei vertici militari nel considerare la vita dei propri soldati come la risorsa più importante...morire per scelte deliberatamente sbagliate. 

LA GUERRA DI OGGI: ARMIAMOCI E PARTITE

 
Si potrebbero ripetere le solite argomentazioni sull'inutilità della guerra che è presente con costanza in tutta la trama del film ma Kubrick credo abbia voluto anche denunciare l'incompetenza dei militari a condurre una guerra in cui non si privilegia il gruppo, la differenza che passa tra il modo di fare la guerra alla maniera degli antichi e quella moderna è che i condottieri dell'antichità andavano in guerra con i loro soldati, Cesare andò in Gallia e combattè personalmente in prima linea, Alessandro Magno era il primo a marciare, Napoleone presiedeva personalmente le campagne di guerra...erano condottieri che avevano un concetto di guerra dove era inconcepibile pensare di mandare le proprie truppe al massacro abbandonandole a se stesse. 

Cos'è la guerra odierna invece? Abbiamo dei politici che sempre prendono decisioni per gli altri e dove gli altri vanno a morire senza nessun coinvolgimento o rischio da parte loro, non c'è GLORIA non c'è ONORE ma solo cinismo e vigliaccheria, non ci può essere assoluzione per coloro i quali "comandanti in capo" dicono agli altri di andare in guerra e di morire in guerra. 


E' un film che non ha redenzione ma solo amarezza e il sergente Hartman è sempre lì in agguato ovunque......... 

...Fino a quando non si ha voglia di tornare a casa avendo una debole e residua speranza come nel film.....sulle note di Mickey Mouse Club......... 

DVD o VHS, non ha importanza quello che conta è  vedere il film

 
Negli anni si sono succedute diverse versioni dove cambiano solo i contenuti extra, i trailers cinematografici presenti in quelli disponibili in commercio sono poco interessanti...........quello che conta è il film..da vedere in vhs, in dvd a noleggio o come ognuno desidera...

Conclusione:...Oggi li chiamano effetti collaterali...per giustificarsi della mattanza.

 

 

 

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Fonte immagine: http://www.flickr.com/photos/58355651@N00/273294661 (album di timurblog) Protected by Copyscape Plagiarism Scanner

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Published by Caiomario - in Z. Cinema
27 marzo 2014 4 27 /03 /marzo /2014 08:15

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Fonte immagine: http://www.flickr.com/photos/16099840@N05/2719671868

 

 

 

Decimo Giulio Giovenale, poeta romano vissuto nell'età dei Flavi scrisse un impietoso ritratto di Messalina, moglie dell'imperatore Claudio (10 a.C - 54 d.C.), descritta come una ninfomane avvezza a frequentare bordelli solo per passione del sesso.

Giovenale, come è noto, scrisse una satira (la sesta) che è un campionario di misoginia che, quanto ai toni crudi e violenti, ritroviamo  in tempi più recenti  in un'opera di  Arthur Schopenahuer intitolata "Discorso sulle donne".

 

"Ancora ardente del prurito del sesso, stanca eppure ancora

insoddisfatta, rincasava con occhi pesti, sudicia del fumo della

lucerna, e portava nel letto imperiale il fetore del bordello".

 

 

 

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Fonte: http://www.flickr.com/photos/41523983@N08/12990755044

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