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14 maggio 2013 2 14 /05 /maggio /2013 06:24

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UNA LUNGA SCIA DI FORMICHE E CICALE, I FORMICHIERI NON GRADISCONO 

"Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano. Anno 2002" è un volumetto scritto da Gino Vignali e Michele Mozzati e rappresenta la versione aggiornata di "Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano" pubblicato per le edizioni Einaudi nel 1991. Sulla scia del clamoroso successo del numero uno, i due autori hanno scritto altri libri dando orgine a una lunga serie di volumetti in cui protagoniste sono le formiche, a partire dal 2003 le protagoniste diventano le cicale. 

L'edizione del 2002 è stata pubblicata per la prima volta da "Baldini & Castoldi" nel 2001 e successivamente da "Mondolibri" nel 2002, consta di 143 pagine o 144 o 146 a seconda dell'edizione. 

Gli "aforismi" mordaci sono esattamente 540 tra cui numerose battute, stroncature e frasi "mozze" di altri autori "formiche" che in poche parole sintetizzano il loro pensiero (e anche la loro stizza), ecco qualche esempio: 

  • "Non ho mai avuto problemi con l'alcol, almeno fino a quando non cominciava a scarseggiare". (Tom Wait). 

 

  •  "La TV è il cesso degli occhi" (Oliviero Toscani) 


ecc, ecc, ecc..... 

Tra le numerose formiche presenti nell'antologia menzioniamo a titolo esemplificativo i seguenti: Aldo Busi, Luciana Littizzetto, Giobe Covatta, Giorgio Gaber, Mel Gibson,Totò, Tom Wait etc 

La battuta che più ci è piaciuta tra le 540? È difficile sceglierne una, ma quella che spiega il consenso politico dato a Silvio Berlusconi a partire dal 1994 è quella pronunciata da Giorgio Gaber che disse:

"Non temo Berlusconi in sé ma Berlusconi in me"....è o non è strarodinario questa aforisma di Gaber?

 

Una frase che spiega meglio di 1000 pagine di analisi politica il fenomeno de consenso a Silvio Berlusconi. 

MA I FORMICHIERI SI SONO INCAZZANO DAVVERO 

E' vero e, sebbene non ci sia un vero concept, nel senso di una storia che si svolge con un inizio e una fine, il libro ha quella dimensione tutta teatrale, mordace e velenosa delle battute che non si dimenticano. 
Esprimo un parere a titolo personale, ovviamente. Penso semplicemente che questo volumetto come tutti quelli della serie compresi i libretti sulle "cicale", rappresenti il modo migliore per affrontare in modo ironico una realtà come quella italiana che è ormai una farsa di detti e contraddetti. 
Forse l'unico modo per evitare di "un fegato grosso così", è leggere un volumetto come questo; ci sono tanti modi per affrontare il dramma italiano, serve anche questo, serve anche ridicolizzare e mettere alla berlina con poche battute una società colpita dall'apocalisse della politica. 
I nostri incuranti delle critiche indignate dei "censori moralisti" da cui vennero colpiti nella prima edizione di "Anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano", hanno continuato, nel corso degli anni, a curare delle bellissime antologie improntate sullo stesso stile regalandoci una "compilation" di aforismi da incorniciare e mostrando una grande carica di energia, di humor, di passione e di visceralità anche in questa edizione datata 2001 (2002 nel libro). 

E poi dicono che i comici sono solo comici: loro -i comici- ci fanno sorridere e ridere dei guitti della politica che ormai non hanno più niente da dire, loro i comici in una battuta mozzano teste e stroncano i presuntuosi e gli stupidi. 
Gino & Michele amano spesso ricordare che le formiche sono degli animaletti ostinati e cocciuti che non tengono in conto i consigli degli altri e proseguono diritti nella loro strada anche quando i fatti gli danno contro. E' meglio essere testardo come un asino o come le formiche di Gino & Michele? Ognuno scelga il suo tipo di testardaggine, personalmente preferisco le seconde. 


Vi sentite più formiche che qualche volta si incazzano o più cicale che portano dietro di sè un'ondata di qualunquismo difficile da scrollarsi dalle spalle? Oppure vi sentite formichieri che si indignano? 

Noi ci sentiamo formiche e come disse Oreste Del Buono nella prefazione dell'Opera Ominia di "Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano": 

"L'istinto a fare il Bastian Contrario, per fortuna, è ancora abbastanza diffuso". 

Alla maniera di Gino & Michele ecco un nostro aforisma da formica: 

"La fervida creatività umana porta a inventare cose straordinarie, la mediocrità di certi umani porta a inventare solo banalità". 





Antologia mordace per fare arrabbiare i formichieri

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Published by Caiomario - in Libri
6 aprile 2013 6 06 /04 /aprile /2013 16:33

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PREMESSA 

Se andiamo a leggere una definizione della depressione possiamo constatare che si usano dei termini medici che spiegano il fenomeno dal punto di vista patologico, ma cos'è davvero la depressione dal punto di vista di chi la subisce? Formulo questa mia personale definizione: "È una caduta rovinosa in un orrido senza fondo dal quale è difficile uscire senza l'aiuto di qualcuno". 

Nel 2011 è stato presentato a Cannes "Melancholia" un film che ha fatto discutere e che una volta visto non può lasciare indifferente lo spettatore, non ho fatto in tempo a vederlo quando venne proiettato nelle sale cinematografiche e ho deciso di acquistare il DVD e di vedere il film cercando di non tenere in considerazione le critiche negative (e in parte demolitrici) che secondo me generano equivoci e non aiutano a comprendere chi viene colpito dalla depressione. 

Una parziale risposta alla domanda che ho posto inizialmente la si può trovare nelle protagoniste del film: Justine e Claire, due sorelle che reagiscono al male in modo diverso. Prima di parlare del film vorrei però esprimere il mio apprezzamento per le due attrici che ho trovato perfettamente credibili nel ruolo interpretato: sia Charlotte Gainsbourg che Kirsten Durst si sono talmente immedesimate nella parte che è difficile per lo spettatore distinguere se si tratta di finzione cinematografica o di realtà. 
In particolare mi è piaciuta la bella Kirsten Durst a cui è stato attribuito un premio meritatissimo: la Palma d'ora a Cannes 2011 per la migliore interpretazione femminile. 
Le riflessioni che seguono sono personalissime e pertanto non necessariamente condivisibili. 

IL FILM 

Nel film possiamo distinguere nettamente due parti, la prima per quanto interessante l'ho trovata troppo lunga:  Justine arriva con il suo neo sposo al ricevimento del matrimonio organizzato da Claire; questo è il momento problematico in cui incomincia la malinconia che sembra scattare così all'improvviso nonostante Justine si prodighi in sorrisi dietro i quali si intravvede una malcelata forzatura, ma da cosa nasce questo senso di disagio di Justine? Si possono fare solo delle supposizioni, in quanto nel film vi è una fenomenologia della "Melancholia" che non può essere ridotta a una sorta di malessere esistenziale ma è qualcosa che va al di là della circoscritta sfera del privato. 
Man mano che scorrono le immagini si avverte questo senso di distruzione, un cul de sac nel quale Justine si sta ficcando senza riuscire a reagire. 

La seconda parte è quella che più mi è piaciuta, lo spettatore vede il contrasto dei sentimenti attraverso gli occhi di Claire, la situazione si fa angosciante, una sensazione di opprimente costrizione pervade ogni ambito, splendido il prologo e suggestiva la musica, la scelta di accompagnare le sequenze con il preludio del "Tristano ed Isotta" di Richard Wagner contribuisce a trascinare lo spettatore all'interno di un'atmosferica onirica che ho trovato bellissima per quanto inquietante. 
Posso dire che la disperazione contagia, forse da questo punto di vista il rischio di uscire contaminati dalla "Melancholia" esiste ma ho cercato di concentrarmi sul modo in cui le due protagoniste affrontano il destino a cui in un modo o nell'altro sono assoggettate e dal quale non si possono sottrarre. 

Il regista Lars Von Trier ha saputo rappresentare la malinconia come una potente forza che tutto coinvolge e attrae a se, quasi fosse una sirena omerica dalla quale è impossibile fuggire, la domanda che mi sono fatto forse non può avere una risposta: basta la razionalità per combattere le forze oscure con le quali lottiamo? Si può con la sola forza della ragione sconfiggere una volta per tutte la malinconia o la ragione è solo una cura compassionevole che seda lo stato di disperazione nel quale poi si rischia di sprofondare in modo ancora più drammatico? 

Ecco il doppio: la malinconia appare da una parte una forza che attrae e dall'altra parte un potente fenomeno che conduce a una sorte di pace che stordisce e impedisce ogni reazione. 

Bisogna stare attenti a non farsi attrarre dal personaggio di Justine che con il suo nichilismo condivide il dissolvimento di un mondo che sembra marcio e senza via d'uscita, è più facile invece condividere la voglia di mettere ordine di Claire che con la sua razionalità si dimostra alla fine più irrazionale della sorella. 
Non c'è dubbio che dal punto di vista del malinconico la distruzione dell'umanità come evento catartico è una tentazione facile in cui cadere soprattutto dopo che tutti i tentativi di redenzione sono falliti. 

Il tema per quanto sia complesso è presentato dal regista danese in modo fruibile dallo spettatore, la stessa scenografia a tratti compassata non presenta i tratti catastrofici di una certo modo di fare film in cui l'elemento terrorizzante è spettacolo. 

Nel film non c'è moralismo e forse neppure una morale, ecco perché ho accennato nelle righe precedenti alla trama come ad una fenomenologia, sembra che il regista indichi solo una strada per affrontare la depressione: attendere che tutto finisca e che si verifichi una sorta di apocalisse del mondo dove tutto viene purificato. 

CONCLUSIONE 

Nonostante il film possa provocare delle discussioni e dei giudizi divergenti è -secondo me- lungi dal poter essere definito un'opera di grande pregio, è vero che la storia è coinvolgente ma mi è parso che i dialoghi siano improntati su una prevedibile banalità. Il nichilismo della visione di Lars Von Trier è sicuramente un modo poco terapeutico per affrontare la depressione, ma c'è anche un fondo di verità in questa fenomenologia, ci sono dei precedenti illustri, basti solo pensare alla relazione esistente tra la depressione di Nietzsche e la sua visione nichilistica dell'esistente. 
Di contro il film si contraddistingue per una scenografia davvero splendida, accompagnata da una musica coinvolgente e perché no dalla magnifica interpretazione degli attori. 

Al di là del mio personalissimo giudizio ne consiglio la visione, il film è bello e sicuramente scaturiranno delle riflessioni non solo sulla pellicola ma anche e soprattutto sulla depressione, un male oscuro che può uccidere e che -pensate- in Italia non viene riconosciuta come malattia perché non si vede e quando viene diagnosticata può portare ad esiti drammatici...ma è ormai troppo tardi. 


CURIOSITÀ 

* Kirsten Dust è stata premiata a Cannes 2011 con la Palma d'oro; 
* La scenografia è stata premiata a Berlino nell'ambito degli Oscar europei EFA 2011; 
* Il film ha avuto sette nomination agli Oscar. 


INFORMAZIONI SUL DVD  

* Titolo: Melancholia; 

* Regista: Lars Von Trier; 

* Produzione: Rai Cinema S.p.A; 

* Durata: 130 minuti; 

* Cast degli attori: Kirsten Dunst  -  Cameron Spurr  -  Jesper Christensen  -  Christian Geisnæs  -  Gary Whitaker  -  Claire Miller  -  Charlotta Miller  -  Deborah Fronko  -  James Cagnard  -  John Hurt  -  Udo Kier  -  Stellan Skarsgard  -  Charlotte Rampling  -  Brady Corbet -  Charlotte Gainsbourg  -  Alexander Skarsgard  -  Kiefer Sutherland  -  Storm Acheche Sahlstrom; 

* Lingue E Audio Italiano Dolby Digital 5.1 - Originale Dolby Digital 2.0; 

* Tipo disco DVD 9 - Singolo lato, doppio strato - Formato 16:9 - 1.85:1; 
  
* Sottotitoli Italiano; 

* ISBN-13 8032807039909; 

* Reperibilità: nei negozi di elettronica, iper e in rete; 

* Prezzo: dipende dal venditore ( non prendere in considerazione le offerte che superano i 9 euro). 
  

NOTA 

***I dati che ho elencato presenti sotto la voce "Informazioni sul DVD" sono reperibili in rete, solo per completezza dell'articolo le ho riportate, tuttavia preciso ancora una volta che per me ciò che conta è il contenuto del film e le riflessioni personali che ne scaturiscono.*** 





RIFLESSIONE EXTRA SULL'OPPORTUNITÀ DI ACQUISTARE UN DVD 

Da qualche tempo non vado al cinema, i prezzi sono troppo elevati, il costo del biglietto nelle sale cinematografiche della mia zona è intorno ai 7 euro, considerando che di solito andiamo in due il conto finale si avvicina ai 15 euro; non metto nel computo gli eventuali inevitabili extra che alla fine della fiera fanno salire ulteriormente la spesa. 
Eppure quando ero ragazzo andavo tutte le domeniche al cinematografo, ricordo che in via Andrea Doria a Roma, c'era un cinema che proiettava le seconde visioni e il prezzo del biglietto non superava le 700 lire. Mi chiedo perché non esistano più (almeno dalle mie parti) le sale cinematografiche che proiettano i film di seconda visione. Da qui la mia decisione di acquistare i DVD, dopo qualche tempo che sono stati messi sul mercato. 
Pensate che il DVD di Melancholia l'ho pagato solo 8 euro e il film a casa mia lo abbiamo visto in 4; aggiungo poi che nella mia zona sono in contatto con una serie di amici con i quali ci scambiamo i DVD, in questo modo abbiamo la possibilità, con una dotazione personale di 5 o 6 film recenti, di poter guardare almeno una ventina di film ad un costo irrisorio. Andare al cinema è bello ma costa troppo e la necessità aguzza l'ingegno., auspico quindi che anche chi ha letto questo mio scritto promuova nella sua zona l'iniziativa da noi intrapresa, la stessa cosa può essere applicata per i libri. 


**Forse guarire definitivamente dalla depressione è impossibile, uno dei tanti antidoti può essere quello di lavorare sull'emozione seguendo il motto sempre valido di Pierre Jacques Étienne visconte di Cambronne e......... prendere con più leggerezza la vita!*** 

SALIERI E LEOPARDI DUE DEPRESSI FAMOSI 

**Uno dei malinconici più famosi fu il compositore Antonio Salieri.....era anche invidioso, un mix pericoloso che trovò sfogo nella musica e su......Mozart. 
Da annoverare nel lungo elenco dei depressi anche Giacomo Leopardi che invece, nel disagio infinito, trovò la forza per scrivere delle poesie immortali**

Conclusione: Il flemmatico a differenza del melanconico sa aspettare, diventarlo è questione di esercizio

 

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Published by Caiomario - in Z. Cinema
6 aprile 2013 6 06 /04 /aprile /2013 06:18

Il dramma che si è consumato a Civitanova Marche dove tre persone si sono suicidate non è frutto della crisi, ha i suoi mandanti politici che hanno deliberatamente ignorato lo stato di indigenza in cui versano ormai larghi strati della popolazione

La questione degli esodati rimane irrisolta e il numero dei senza lavoro ultracinquantenni che non hanno alcuna possibilità di rientrare nel posto del lavoro cresce ogni giorno di più, i provvedimenti del governo Monti approvati dalla maggioranza dello strano inciucio che ha tenuto in scacco l'Italia per 12 mesi,  sono la causa di tanta disperazione inascoltata; quando la pressione fiscale raggiunge il 52% un paese subisce una rapina continua che lo impoverisce e che toglie qualsiasi speranza ai più deboli.

Se imporre sacrifici (agli altri) significa fare morire le persone, è meglio una volta per tutte togliersi dalla mente che questa classe politica possa governare. Hanno fallito, non sono in grado di dare soluzioni sostenibili, non meritano neppure la parola!

 

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/cronaca/2013/04/05/Crisi-marito-moglie-suicidi-nelle-Marche_8504103.html


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Published by Caiomario - in Società
5 aprile 2013 5 05 /04 /aprile /2013 16:32

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La poesia spagnola ha vissuto in momento di rigoglioso rinnovamento in quel periodo che agli inizi del XX secolo vide dei giganti della letteratura disseminare con le loro opere il campo della cultura dando nuova linfa a un mondo che aveva sofferto di un inspiegabile isolamento che non ha fatto registrare, salvo rarissime eccezioni, nomi di grande spessore.

Ed è proprio in questo periodo che non solo nella penisola iberica ma in tutto il mondo di lingua spagnola ( compreso il Sud America) fioriscono nuove esperienze non solo nel campo della letteratura ma anche in quello delle arti figurative e della musica.

Autori come Pablo Neruda, Garcia Lorca, Gabriela Mistral sono solo alcuni di quelli che più hanno contribuito a questo straordinario rinnovamento e tra questi non possiamo non ricordare:Antonio Machado.

ANTONIO MACHADO

Un poeta che pur inquadrandosi nell'atmosfera di un manieristico decadentismo, proprio della cultura spagnola, ha saputo, dare una fisionomia particolare alla sua produzione poetica che sta sempre in bilico tra l'anelito metafisico e il simbolismo post romantico.

Al pubblico italiano le opere di Machado sono sconosciute semplicemente perchè la nostra cultura letteraria è spesso stretta nella celebrazione delle proprie glorie letterarie, dimenticando che ogni epoca e, il Novecento in particolare, ha prodotto i suoi grandi autori che non possono essere relegati nell'ambito esclusivamente nazionale.

Un esempio di lirica di Machado:

Il limone sospende...

Il limone sospende in abbandono
un ramo scolorito e polveroso
sopra l'incanto della fonte pura,
e là sul fondo sogna
l'oro dei frutti...
Sera così chiara,
quasi in primavera;
mite sera di marzo,
che reca il soffio del vicino aprile;
io solo nella corte silenziosa
cerco un'antica e candida illusione
sul muro bianco muove qualche ombra,
qualche ricordo, sulla balaustra
della fonte assopito, o dentro l'aria
un vagare di tunica leggera.
Nell'orizzonte della sera fluttua
quest'aroma d'assenza,
che all'anima splendente dice: mai,
e dice al cuore: spera.
Quest'aroma rievoca i fantasmi
delle fragranze vergini e defunte.
Si ti ricordo, sera lieta e chiara,
quasi di primavera;
o senza fiori! quando a me
recavi ul buon profumo della menta
e del grato basilico,
che mia madre serbava nei suoi vasi.
Tu mi vedesti immergere le pure
mani nell'acqua calma,
per raggiungere i frutti incantati,
che sognano nel letto della fonte....
Sì, ti ricordo, sera lieta e chiara
quasi di primavera.

 

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      Fonte immagine:http://www.flickr.com/photos/54072130@N08/7072306203 (album di Books 18)

 

 

COMMENTO

 


Non c'è miglior modo di parlare di un poeta che leggere e commentare una sua poesia e questa poesia -a nostro parere-  rende bene l'idea di lirica che aveva Machado il quale riesce a fare un magnifico tratteggio di questo angolo di paesaggio sospendendolo tra aspirazioni metafisiche e immagini che riaffiorano nei ricordi.
Ma in questo ricordare vediamo emergere anche l'amarezza dell'illusione per un passato compromesso dal tempo che non può essere più recuperato.
Le sensazioni sembrano ombre, gli oggetti paiono delle nature morte quasi irreali, così come le fragranze che diventano fantasmi, i profumi evocati (la menta, il basilico) sono assenti come assente è la madre di cui rimane solo il ricordo.
Il cuore si illude, il ricordo non fa ritornare niente del passato.

Un'opera molto bella dai versi bellissimi e di rara intensità lirica che poniamo all'attenzione di tutti gli spiriti gentili che amano la poesia.

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Published by Caiomario - in Poesia
5 aprile 2013 5 05 /04 /aprile /2013 04:30

 

 

 

 

 

 

 

Una improbabile classifica degli uomini sardi più importanti degli ultimi due secoli dovrebbe affiancare Emilio Lussu ad Antonio Gramsci, Francesco Cocco Ortu, Enrico Berlinguer, Francesco Cossiga e Antonio Segni. 
Emilio Lussu è stato non solo una delle figure più importanti dell'antifascismo , ma fu anche leader del Partito Sardo d'Azione, i cui aderenti, vennero definiti dall'avvocato Ferruccio Sorcinelli, editore de "L'Unione Sarda" "Rossomori". (1) 
Per inquadrare meglio la figura di Lussu, è necessario che il lettore sappia chi erano i sardisti negli anni venti del Novecento, capendo il clima sociale, politico e storico di quel periodo, è più agevole comprendere anche l'origine delle opere di Lussu e la sua attività di uomo politico. 
I sardisti erano per la maggior parte degli ex combattenti sardi che avevano partecipato alla Prima guerra mondiale, in quel periodo in cui le differenze tra le varie forze politiche tendevano a stemperarsi nelle spinte propulsive di provenienza ideologica che diedero origine al Fascismo, si pose il problema della scelta di campo dei sardisti.

 
Da una parte vi erano i cosiddetti "fusionisti", così chiamati perchè volevano la fusione con il Partito Fascista e dall'altra parte coloro che, come Emilio Lussu, si opponevano a questa linea, prevedendo le conseguenze di una scelta di campo di cui lo stesso Lussu intravedeva, sin dagli anni Venti, gli sviluppi nefasti che gli eventi storici succedutisi poi confermeranno. 
Anche dopo la Marcia su Roma, Lussu confermerà nelle elezioni del 1924, la sua scelta politica, nonostante molti sardisti fossero passati nelle file del fascismo, il politico sardo con coerenza si pose a capo dei sardisti dell'opposizione e questa scelta fu solo l'inizio delle violenze che subì, prima dagli attivisti fascisti (2) e successivamente dalla polizia politica che ieri come oggi è sempre ligia a servire il potente di turno. 
Non bisogna dimenticare che un altro esponente dell'antifascismo come Antonio Gramsci quando rientrò in Italia venne condannato a vent'anni di carcere da parte del Tribunale speciale per la difesa dello Stato, morirà nel 1937 per "reati" d'opinione. 

LA CATENA 

In questo quadro di forti tensioni viene concepito il libro "La catena", scritto quando Lussu riuscì a scappare da Lipari dove era stato confinato; è un libro che analizza lucidamente quella situazione storica a partire dalle circostanze che portarono all'istituzione del Tribunale speciale per la difesa dello stato Fascista, si noti come lo stesso Lussu introdurrà una specifica che di per sè è indicativa di come quel Tribunale, ammantato di un apparente legittimità, era in realtà uno strumento al totale servizio del Regime e il cui compito principale era quello di reprimere qualsiasi forma di opposizione. 
Lussu sin dal primo capitolo intitolato "Come fu preparato l'ambiente per le leggi eccezionali" dimostra di avere lo spirito dello storico che ricostruisce, analizza, cuce fatti ed episodi che permettono di andare oltre l'apologetica antifascista di quegli anni spesso volutamente distratta nel ricostruire le circostanze che portarono allo Stato Totalitario di cui Mussolini stesso, rivendicò con orgoglio da sempre la paternità. 
Lo stile del libro risente senza dubbio del clima in cui venne concepito, ma non poteva essere diversamente, tuttavia credo che debba essere affrontato con una chiave di lettura scevra da qualsiasi pregiudizio in quanto lo scritto rappresenta una testimonianza diretta di chi quei fatti li visse in prima persona ed è in questo modo che ho affrontato la lettura apprendendo anche particolari che è difficile trovare nei manuali di storia. 
E' particolarmente interessante la parte che tratta dell'ammonizione e del confino e di quali erano i reati di cui venivano accusati i confinati. 
Nella logica repressiva dello Stato fascista, il confino era uno degli strumenti utilizzati per combattere gli oppositori, ma non il solo: era infatti insieme al carcere e al manicomio uno degli strumenti che avrebbero dovuto annientare fiscamente e moralmente gli oppositori, in particolare il manicomio si rivelò come uno degli strumenti più micidiali per eliminare anche la credibilità di un oppositore. 

Se infatti il confino lasciava intatte le facoltà mentali e critiche degli oppositori come Lussu e Gramsci, il manicomio, come nel caso di Ilsa Dalser, (3) fu utilizzato come una sorta di "damnatio memoriae" per uccidere lo spirito di coloro i quali dovevano essere fatti passare per "pazzi" in modo che ogni affermazione veniva destituita di credibilità al punto che lo stesso internato finiva col diventare pazzo veramente e nel peggiore dei casi era costretto a scegliere la via liberatrice del suicidio come sola e unica possibilità di fuga. 
Dell'istituzione del confino anche lo Stato Repubblicano si è servito seppur utilizzando altri nomi, tuttavia questa pratica è stata riservata soprattutto per i mafiosi che lo hanno utilizzato per radicarsi in un territorio che spesso non conosceva il fenomeno mafioso. 
Il confino di cui parla Lussu fu politico e bisogna anche ricordare che fu utilizzato non solo per colpire gli avversari politici, ma anche come strumento di correzione per quei funzionari pubblici che si erano macchiati di qualche reato o di quegli esponenti fascisti che avevano commesso dei reati comuni o che in qualche modo avevano violato le regole dell'ordine fascista. 

Lussu descrive anche il soggiorno a Lipari che come luogo di confino (4) aveva per lo meno il vantaggio di rendere meno dura la detenzione anche se non bisogna dimenticare i confinati erano seguiti discretamente dalle forze di polizia agevolate in questo compito dal fatto che all'epoca le possibilità di comunicare con l'esterno erano pressochè nulle; è pur vero che dai luoghi di confine filtravano delle notizie, ma queste spesso era frammentarie e comunque solo la fuga del confinato poteva essere l'occasione per fare conoscere ciò che accadeva, ed è proprio dalla fuga di Lussu da Lipari che siamo venuti a conoscenza di fatti e circostanze che probabilmente non si sarebbero mai conosciute nei particolari. 
Molte storie di internamento e di confino rimangono sconosciute. 
I luoghi di confino erano ben diversi da quello che diventeranno successivamente, la bellissima Lipari era un luogo inospitale, infestato da zanzare e i cui rifornimenti di acqua provenivano da Messina attraverso una nave cisterna, la vita dei confinati e degli agenti di polizia non era certo tra le migliori, ma è pur vero che molti risucirono a scappare, oltre a Lussu anche i fratelli Rosselli e Nitti furono confinati a Lipari e dopo essere evasi, si rifugiarono in Francia. 

Concludendo: è un bel libro che abbiamo trovato interessante non solo perchè rappresenta una testimonianza diretta di quel periodo storico, ma anche perchè consente di conoscere meglio un personaggio come Emilio Lussu che, oltre ad essere stato un uomo politico, fu autore anche di numerosi libri contraddistinguendosi per un rigore morale di cui oggi avremo bisogno al di là delle contrapposizioni ideologiche e delle fedi politiche. 

Si consiglia l'edizione pubblicata da Baldini Castoldi Dalai, il prezzo di copertina è di euro 14,50, oltrechè in libreria è reperibile anche online. 

NOTE

(1) Si consiglia la lettura del libro "Il cavaliere di Rossomori" di Giuseppe Fiori, una delle più belle ed interessanti biografie scritte su Emilio Lussu. 
(2) Nel 1925 il suo studio di Cagliari venne devastato dai fascisti. 
(3) Isa Dalser, ebbe una storia importante con Mussolini, dalla loro relazione nacque un figlio Benito Albino, la scomparsa di entrambi avvenne in circostanze misteriose; si segnala il bel film di Marco Bellocchio intitolato "Vincere" nel quale si ricostruisce la drammatica storia della Dalser, internata in un manicomio e fatta passare per pazza perchè rappresentava un pericolo per la figura del Duce. 
(4) Il confino di polizia era un provvedimento amministrativo, oltre a Lipari altri luoghi di confino erano Ventotene, Favignana, Ponza, Tremiti, Ustica, Lampedusa.

 

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Published by Caiomario - in Storia
1 aprile 2013 1 01 /04 /aprile /2013 20:14

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PREMESSA 

Quando si parla di antisemitismo bisogna sempre pesare le parole in quanto il rischio incombente è quello di esprimere un'idea e di non riuscire a fare arrivare il messaggio in modo corretto, cercheremo pertanto di essere chiari in modo che non si creino equivoci e polemiche fuorvianti. 


Prima di parlare del libro vorremmo precisare un concetto: la Storia si concretizza nel tempo umano e in questo tempo le forme di governo degli Stati possono essere legittimate dal consenso da parte dei popoli che le condividono, non è però mai esistita una forma di governo completamente imposta, in ogni regime c'è una parte della popolazione che ne consente l'esistenza stessa; paradossalmente, a differenza di quanto si possa pensare, le forme di dittatura moderne hanno sempre goduto di un consenso amplissimo tra la popolazione e senza tale approvazione non vi sarebbero stati i vari Hitler, Lenin, Mao, Mussolini e Stalin ecc, ecc. 
Non si tratta di una constatazione banale in quanto nell'immaginario collettivo tutto ciò che è costrizione è necessariamente legato alla dittatura quale forma di governo, mentre tutto ciò che richiama la parola libertà è legato alla democrazia. In realtà il discorso è molto più complesso almeno per chi non fa lo storico di professione, il rischio, infatti, di diventare politicamente non corretti quando si fanno certe precisazioni c'è, ma dato che ci troviamo a doverci confrontare con un immaginario collettivo che pensa che nella Storia certi eventi si possano manifestare all'improvviso , è bene fare gli opportuni distinguo. 
Il regime nazionalsocialista non può essere visto come un'improvvisa calata degli Hyksos in quanto trovò un fertile terreno su cui svilupparsi ed affermarsi grazie anche alla diffusione di teorie antisemite che andavano in giro per l'Europa da almeno 2000 anni. È bene ricordarlo. 



I VOLENTEROSI CARNEFICI DI HITLER, TANTI SENZA VOLTO CHE SONO TORNATI NELL'ANONIMATO DOPO LA CADUTA DEL TERZO REICH 



La lettura del libro è sicuramente impegnativa, il rimando alle fonti documentali necessita di un ulteriore approfondimento da parte del lettore che si trova a dover affrontare un testo articolato non scevro da continue precisazioni, tuttavia la preoccupazione di sottolineare determinati concetti da parte dell'autore non deve essere scambiata per un eccesso di meticolosità; Goldhagen non sostiene la casualità degli eventi ma vuole con forza trasmettere un concetto: lo sterminio degli ebrei voluto da Hitler era il frutto di un piano preordinato che non si sarebbe mai potuto verificare senza la complicità di una buona parte del popolo tedesco. 

 
Tuttavia manca -a nostro parere- una vera analisi storica sulle cause che portarono l'ideologia nazionalsocialista ad affermarsi in Germania, l'equazione nazionalsocialismo=antisemitismo non spiega ogni cosa e non è sufficiente per comprendere la svolta autoritaria della Germania degli anni '30; inoltre la chiave di lettura che l'autore fa su molti fatti e che allude ad un preesistente programma studiato a tavolino, può essere fuorviante e non permette di colmare quello spazio bianco che va dalla fine della prima guerra mondiale all'avvento di Hitler. 
La Storia non procede con nessun piano preordinato e le cause e le concause che determinano un evento avvengono all'insegna dell'imprevisto. Che il Terzo Reich fosse un regime organizzatissimo è noto, ma che ogni cosa fosse il frutto della pianificazione è poco credibile perché seguendo questo ragionamento e portandolo alle estreme conseguenze l'impostazione di Goldhagen, anche la sconfitta di Hitler dovrebbe essere il frutto di un evento pianificato. 
Ma questa sarebbe stata la chiave di lettura di Hegel ossia di un filosofo, lo storico invece deve sempre indagare e rivedere le sue posizioni per cercare di avvicinarsi alla verità a costo di ribaltare completamente le analisi precedenti, lo storico non deve compiacere ma deve ricostruire gli eventi. 

RIFLETTENDO SUL TESTO 


Quel che invece è interessante nell'impostazione dell'autore è la lettura dello sterminio come l'opera di un formicaio dove ognuno svolgeva il suo compito: c'era il delatore e segnalatore di ebrei che poteva essere semplicemente il tranquillo salumiere di una bottega tedesca, l'esecutore materiale dei rastrellamenti che nella vita civile era stato un impiegato, oppure il ferroviere che conduceva il treno carico di ebrei fino ai campi di concentramento, c'era il professore universitario che controllava gli atenei ecc, ecc. Ma quel che più colpisce nell'analisi di Goldhagen è il fatto che delle centinaia di migliaia di esecutori materiali delle esecuzioni degli ebrei, pochissimi in realtà sono usciti fuori dall'anonimato dopo la guerra, anzi molti di loro sono rientrati nei ranghi della vita ordinaria come se nulla fosse accaduto. Questo è il punto che dovrebbe fare riflettere quando si parla di volenterosi carnefici, è innegabile che non si sarebbe potuto attuare il piano che prevedeva la "Soluzione finale" degli ebrei se non ci fossero state centinaia di migliaia di persone che nel III Reich condividevano il piano di Hitler. 
Il discorso a questo punto si fa molto delicato e senza scomodare Vico con la sua teoria della storia come un susseguirsi di "corsi e ricorsi" c'è da domandarsi fino a che punto le generazioni che seguono questo o quell'evento, siano da considerarsi responsabili di quanto è accaduto nel passato. 
C'è un momento in cui bisogna staccare nettamente le colpe dei padri da quelle dei figli e non è possibile fare ricadere su questi ultimi le responsabilità delle generazioni passate, se passasse il concetto che ognuno è responsabile per tutto ciò che è accaduto prima, gli italiani del Ventunesimo secolo dovrebbero rispondere anche sul piano del risarcimento di quello che fecero i Romani nei confronti dei Galli e seguendo questa logica la Francia attuale potrebbe chiedere ad un inconsapevole cittadino italiano degli anni 2000 di rispondere di quanto fece Caio Giulio Cesare. 
L'esempio potrebbe sembrare paradossale in quanto si riferisce ad un arco temporale dilatato nel tempo, ma la logica seguita da Goldhagen potrebbe portare a queste estreme conseguenze. 

Sul piano della ricognizione storica va all'autore il merito di non avere circoscritto l'antisemitismo alla sola Germania hitleriana ma di avere individuato meticolosamente come l'antisemitismo abbia diversi ceppi d'origine, non ultimo quello religioso -aggiungo io- e seppur con gli opportuni distinguo l'odio nei confronti dei "giudii" fu coltivato da sempre in Europa. Chiedersi allora perché nella nazione dei filosofi, dei musicisti, dei glottologi, degli archeologi e degli scienziati questo odio sia diventato un freddo piano che avrebbe dovuto portare alla soluzione finale della questione ebraica, è più che lecito. Le risposte ci sono e Goldhagel le dà puntualizzando in modo forse pedante sul piano della fruibilità della lettura, ma il compito di uno storico non è quello di un narratore che deve sedurre i lettori. 


CONCLUSIONE 

Laddove nella storia alla ferocia segue la pietà, è un atto di crudeltà infierire sugli sconfitti, nell'Eneide si narra del mite Enea che uccide Turno e lo fa preso da un'ira che non trova sazietà se non nella morte dell'avversario, così fece Achille nei confronti di Ettore, ma Achille non fece scempio del cadavere dell'eroe troiano, lo consegnò a Priamo, suo padre in un estremo atto di pietas. 

Riflettiamo tutti sulla ferocia della guerra e come l'uomo possa arrivare a compiere atti sconvolgenti che la ragione non sarà mai in grado di comprendere fino in fondo. 


POST SCRIPTUM: Non riportiamo le discussioni che sono scaturite dopo la pubblicazione del libro in quanto sarebbe necessario scrivere un libro che parli solo delle tesi storiche contrapposte a quella dell'autore, è interessante però notare che a distanza di quasi settant'anni dalla caduta del III Reich, non è possibile affrontare con serenità l'argomento. Forse sarà possibile farlo quando l'ultimo dei protagonisti sarà scomparso.

 

 

 

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Published by Caiomario - in Storia
1 aprile 2013 1 01 /04 /aprile /2013 07:56

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Il PROFILO DEL MINISTRO DI MUSSOLINI, TRA CULTURA E INTRANSIGENZA POLITICA

Probabilmente non è stato facile per Arrigo Petacco scrivere la biografia di Alessandro Pavolini, un personaggio che pur subendo  la damnatio memoriae non è esente dal fascino che caratterizza gli uomini dalla personalità complessa che hanno fatto la storia.
Ogni studioso che ha parlato di Pavolini ne ha sempre evidenziato la differenza rispetto agli altri uomini del regime, soprattutto del "primo regime" che vide un coacervo di anime confluire nel fascismo.
Diversi storici hanno detto che lell'uomo Pavolini  erano presenti due anime: da una parte l'uomo di cultura, l'intellettuale plurilaureato che inventò il "Maggio Musicale", dall'altra parte il segretario del Pfr e il comandante delle famigerate Brigate Nere.

.
In realtà la dicotomia tra l'uomo di cultura, l'intellettuale e il comandante intransigente delle Brigate Nere, è solo apparente; Pavolini fu un uomo intelligentissimo:  cultore di arte e di letteratura, iscritto contemporaneamente a due facoltà universitarie ( Legge e Scienze Sociali), a 26 anni è federale a Firenze e inventa quella straordinaria manifestazione culturale che si chiama "Maggio Musicale" e che è passata indenne tra l'inevitabile livore che colpisce chi è sconfitto.
Oltre ad aver creato il "Maggio Musicale, Pavolini inventò la mostra dell'artigianato a Ponte Vecchio, organizzò per primo la Fiera del Libro, si prodigò per fare rivivere la partita di calcio in costume e poi fu un instancabile organizzatore di convegni culturali con intellettuali del calibro di Papini, Soffici, Bargellini, Ojetti.

Fondò un giornale "Il Bargello" organo della federazione fiorentina che vide tra le sue firme molti esponenti del cosiddetto fascismo di sinistra e al quale collaborarono Ottone Rosai e Indro Montanelli ( uno che non fu mai destrorso a differenza di quanto si possa pensare ma che nell'anima continuò ad essere un eretico molto vicino alle posizioni dell fascismo di sinistra), era il periodo in cui insieme a Pavolini c'era sia Vasco Pratolini che Elio Vittorini che troveremo alla fine della guerra tra le file antifasciste ma è bene ricordarlo il loro antifascismo era nei confronti del fascismo regime e anche loro, come Montanelli provenivano da quella stagione fiorentina ricca di sollecitazioni e feconda sul piano culturale.
Come ricorda Petacco, Pavolini realizzò i Littoriali a Firenze che furono una palestra straordinaria di confronto tra intellettuali anche critici nei confronti del fascismo.

IL GRANDE MALINTESO

Numerosi espoenenti di destra hanno liquidato troppo velocemente come voltagabbana molti degli intellettuali che nel dopoguerra si trovarono in posizioni diverse aderendo al Partito Comunista, giova però ricordare che i giovani fascisti di sinistra volevano che il fascismo approfondisse le proprie radici popolari, per loro il popolo era sinonimo di cultura, di energia, di umanità, rivendicavano l'anima socialista del fascismo e rigettavano una visione elitaria quale era quella propugnata dall'ala gentiliana del regime.
Pavolini era tra questi giovanotti tra cui ricordiamo oltre a Elio Vittorini e Vasco Pratolini, Berto Ricci, Dino Garrone, Romano Bilenchi, questi erano gli amici di Alessandro Pavolini.
Scrittore giovanissimo nel 1927 pubblicò il suo primo libro "Giro d'Italia" e quando divento Ministro del "Minculpop" ebbe occasione di dimostrare sensibilità, cultura e grande intelligenza, comprendendo che le becere prescrizioni emanate contro film e musica non italiane erano assurde e per quanto fu nelle sua possibilità incoraggiò la visione di film americani compreso l'ascolto della musica jazz.

Amante del cinema, a Pavolini devono molto Rossellini, De Sica e Visconti che pur fascisti non erano e che da lui furono incoraggiati agli esordi.

Ma esiste anche il Pavolini comandante delle Brigate Nere che ordinò la fucilazione dei suoi uomini, rei di tradimento e che praticò la rappresaglia ma erano i tempi duri e feroci della guerra, gli americani forse non hanno applicato la stessa logica in Iraq e non fanno la stessa cosa in Afghanistan?.
Senza dubbio quelle furono le esigenze del momento e Pavolini si fece carico di quello che oggi ha scatenato tutto il livore possibile.

Non possiamo dimenticare gli orrori della guerra civile di cui Pavolni fu uno dei protagonisti ma la sua figura ricorda molto quella dei capitani di ventura tipo Erasmo da Narni detto il Gattamelata; alla fine della sua parabola, Pavolini aveva capito che combattere, nonostante la sconfitta imminente, era un salvare l'onore e questa lucida consapevolezza gli fece esclamare come ricorda Petacco: "Alla fine di questa avventura mi aspetta il plotone di esecuzione".

La sera del 25 aprile 1945, 5000 fascisti ( uomini e donne) si riunirono a Milano con l'intento di marciare per la Valtellina per l'ultima grande battaglia prima del massacro finale, bloccati dai partigiani i capi del fascismo restarono isolati dalle forze che stavano confluendo in Valtellina, prima di essere catturato Pavolini tentò l'ultimo disperato tentativo di resistere, passeranno solo 24 ore, verrà fucilato a Dongo insieme agli altri gerarchi, un fimato sbiadito dell'epoca lo ritrae con un impermeabile bianco mentre va incontro al suo destino.

Un Che Guevara in camicia nera che trovò la morte a Dongo insieme a Nicolino Bombacci, uno dei fondatori del Partito Comunista Italiano.
Dal mucchio di uomini fucilati si alzò Alessandro Pavolini, forse si dice nel tentativo di fare l'ultimo saluto romano prima che una raffica di mitra lo abbattesse definitivamente.



Un altro bel libro di Petacco in cui quanto esposto precedentemente viene sviluppato con dovizia di particolari, interessanti le informazioni biografiche, le relazioni, le amicizie e gli aneddoti, un ritratto quello fatto da Petacco che pur senza indulgenza ne riconosce la coerenza fino in fondo.

 

Si consiglia la lettura di  "Pavolini, l'ultima raffica di Salò" sempre scritto da Arrigo Petacco.

 

Per la figura di Pavolini si veda anche:

http://alessandropavolini.blogspot.it/

 



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Published by Caiomario - in Storia
1 aprile 2013 1 01 /04 /aprile /2013 04:28

Qualche anno fa ci fu un'interessante proposta editoriale da parte del Centro di diffusione Libraria che aveva messo in commercio dei libri finemente rilegati con impressioni in oro, dei bei libri da esporre che fanno ancora bella mostra di sè nella mia biblioteca, molti titoli di narrativa che in parte ho letto e che in parte ho consultato avendoli letti in altre edizioni.

Tra questi titoli ho scelto un libro che ultimamente ho letto "I racconti di Belkin" di Aleksandr Puskin, scrittore russo vissuto nella prima metà dell'Ottocento e che è ritenuto l'iniziatore della grande narrativa russa.
Avendo letto quasi tutto Cechov, temevo di imbattermi ancora una volta in trame complesse che avrebbero messo a dura prova la mia attenzione e la mia pazienza di lettore, poi mi sono dovuto ricredere perchè Puskin è diretto, immediato e chi legge un suo racconto si trova dentro una storia, nel suo cuore e non può fare a meno di partecipare agli avvenimenti  che il grande scrittore russo sa trasmettere, evitando disgressioni inutili e fuorvianti.

Questa è una capacità che pochi scrittori hanno e se dovessimo fare un paragone con uno scrittore italiano, quello che più si avvicina per immediatezza e facilità nel raccontare è senza dubbio Giovanni Verga, entrambi sono stati dei novellieri perchè hanno privilegiato il racconto breve rispetto alla stesura di testi prolissi dalle trame complesse.

"I racconti di Belkin" sono un capolavoro in cui sono presenti diverse varianti che il genere letterario e in particolare narrativo offre, sono  composti da cinque racconti:"Il colpo di pistola"," La tormenta", "La signorina contadina", "Il fabbricante di bare"," Maestro delle poste"; ogni novella ha una tipologia narrativa differente dove si trova l'intreccio psicologico, l'enigma, la storia d'amore, il grottesco e una sorta di realismo umanitario che per la sua capacità di commuovere il lettore, è un esempio di letteratura universale e senza tempo di straordinario impatto emotivo.

Una delle novelle che più mi è piaciuta è "La tormenta" dove si racconta una storia in cui avviene di tutto: il matrimonio segreto, lo scambio di persona, il riconoscimento  finale, il lieto fine.

NON RIPORTO LA TRAMA ma invito alla lettura del testo condividendo con chi mi legge diversi punti:

-Prima di tutto c'è da dire che ogni opera porta le tracce della corrente culturale da cui proviene e da cui è stata influenzata, Puskin ha la capacità di raccontare la storia di coloro i quali sono senza diritti, gli umili, quelli che sono comparse nella storia e che non diverranno mai protagonisti, se Verga costruì i suoi racconti entro i canoni di quel realismo di provenienza ottocentesca e in particoalre francese, Puskin rientra in quel genere  letterario in cui ben si equilibrano il "tempo della storia" in cui il racconto è incasellato e il "tempo del racconto".
Questa capacità di equilibrare i tempi narrativi fa si che il lettore non si stanchi, le connessioni cronologiche rispettano i tempi logici di causalità.

*SI IMPARANO SEMPRE NUOVE COSE: Leggere un romanzo è sempre l'occasione per imparare nuove cose, nel caso della lettura de "I racconti di Belkin" ho appreso tantissimi termini, per esempio "verste" è un'unità di lunghezza russa usata per misurare la lunghezza ( l'equivalente del miglio), "samovar" è una teiera per conservare a lungo l'acqua del tè sempre bollente ( esisteva molto prima dei termos moderni che oggi utilizziamo!), "ulano" è un cavaliere armato di lancia di origine polacca etc, etc,.......l'elenco sarebbe lunghissimo ma è interessante  vedere come si possa sfruttare l'occasione della lettura per arricchire il proprio linguaggio e per allacciare i contenuti ad alcuni riferimenti al contesto storico in cui sono ambientate le vicende.
Sono numerosi infatti gli indizi sparsi nel testo che favoriscono  la lettura attiva e partecipata e che spinge il lettore a comprendere in quale clima storico sono ambientate le novelle; ad esempio nelle righe iniziali de "La tormenta" Puskin scrive:

"Alla fine del 1811, nell'epoca per noi memorabile..........."

nove parole che rimandano al periodo in cui i russi  opposero una tenace resistenza all'invasione di Napoleone, questo mi ha stimolato a riprendere i libri di storia e a ripercorrere a ritroso quei tragici avvenimenti della campagna di Russia in cui l'armata francese venne decimata prima dalla fame e poi dal freddo....cosi è stato quando ho voluto approfondire la storia degli ussari...l'elenco anche qui è lunghissimo!!




Un bel libro da leggere con lieve attenzione o anche con impegnativo approfondimento...a ognuno la scelta!!!

"Non si poteva dire ch'ella civettasse con lui,ma il poeta, notando il suo contegno, avrebbe detto:

 Se amor non è, che è dunque?............." ( da  "La tormenta")

Puskin? Si e no....è Puskin che cita in italiano Petrarca!!!

Non è straordinario constatare che  uno dei più grandi scrittori russi del 1830 citi  un italiano che molti italiani non conoscono se non di nome?

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Published by Caiomario - in Libri
30 marzo 2013 6 30 /03 /marzo /2013 18:48

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BUSI NON SCRIVE PER VENDERE MA VENDE, TRASGRESSIVO E POETICO HA ATTRAVERSATO GLI ULTIMI DECENNI SENZA ALCUN COMPROMESSO 


Aldo Busi è un narratore di razza, leggere un suo libro è come intraprendere un viaggio non solo fatto di parole che sa assemblare come l'artigiano che crea un'opera unica mai uguale a se stessa, ma anche scoprire persone, odori, sensazioni. La sua verve polemica che molti conoscono in celeberimmi duelli televisivi si stempera trasformandosi in poesia anche quando si tratta di narrare storie aspre che alzano il velo su quell'universo infinito che è l'affettività, oggi pesantemente condizionata da un mondo in continuo cambiamento. 

"CAZZI E CANGURI: POCHISSIMI I CANGURI" QUANDO LA SCRITTURA INTERPRETA E COMUNICA LA VITA 

Quando nel 1994 uscì "Cazzi e canguri: pochissimi i canguri" (questo il titolo completo) vi fu il solito can can polemico degli ignoranti istituzionali, ciò che dava fastidio era la parola "cazzi" messa lì, come uno schiaffo al passo di corsa di memoria futurista, a quanto pare c'è sempre chi ha paura che la vita venga scandagliata mettendone a nudo paure, contraddizioni e assurdità. 
L'importante è però farsi catturare dal fascino della parola e dal movimento della narrazione che Busi come pochi sa rendere sinuosa, sono moltissimi i passi del libro che risultano ipnotici al lettore e credo che una versione da audiolibro con la voce di Busi amplificherebbe ancor più la cadenza implacabile del racconto. 
C'è un episodio raccontato nel libro (vero o verosimile? date le note presenti nelle premesse propendo per la prima interpretazione) che è semplicemente bellissimo, in puro stile Busi: da un fatto ordinario come può essere quello di trovare la propria auto danneggiata, l'autore scopre l'umanità di un giovane che con lealtà e correttezza mette un avviso sul parabrezza dichiarando di essere il responsabile dell'accaduto; questo ragazzo educato e riservato gli ricorda se stesso quando era giovane, la sequenza del racconto è esemplare a partire dall'antefatto che sfocia nell'incontro con chi ha provocato i danni alla propria vettura, la lieve grazia con cui commenta l'episodio è un assaggio d'autore che oltre al paradosso sa soffermarsi su particolari che passano inosservati nella nostra quotidianità. 
La commozione non è solo un'umana manifestazione del comportamento umano, diventa emozione e rivela rapporti tra gli uomini: il riserbo del giovane che Busi avverte nel colloquio telefonico con il giovane a cui vuole regalare dei pattini per ringraziarlo della sua "lealtà e della sua innocenza antica", diventa un ricordo che si tramuta in nostalgia, incertezza e forse rimpianto per quei "rari pensieri della gioventù" che sembra accomunarli entrambi. 

VIAGGIO IN AUSTRALIA : UN VIAGGIO INTERIORE DA PERCORRERE INSIEME 

Il libro più che un racconto su un improbabile viaggio in Australia è un probabilissimo e perciò vero viaggio nella mente che si allontana dai luoghi comuni; per scriverlo Busi ha attinto dalla sua anima romantica ma anche dall'immaginario della sessualità gay. Trovo difficile (e me ne scuso) commentare senza essere reticente ma credo che questo dipenda dal fatto che sia difficile raccontare l'ineffabilità delle sensazioni che provano gli altri e in particolare quelle che solo Busi riesce a narrare in modo così diretto e chiaro da non lasciare spazio ad equivoci. 
Quando Busi racconta anche particolari scabrosi e condivide con noi qualcosa di intimo e personale viene la voglia di immergersi proprio nel modo di esporre il racconto che dimostra una grande intelligenza che pagina dopo pagina arriva a gradini più alti. 
Andiamo al di là delle pruriginose riflessioni sul membro maschile che riguardano un ranger australiano e andiamo a vedere che cosa Busi vuole mettere alla berlina: prima di tutto l'ipocrisia dell'allusione a cui risponde con un linguaggio osceno e poi con una narrazione così personale e provocatoria nei confronti della quale è impossibile rimanere insensibili. 
Devo citare un passo del libro che ritengo più eloquente di molte parole: "La storia della civiltà é la storia dell'ipocrisia che, rarefacendosi nell'unica possibile versione della verità, dà luogo a una convenzione fra le parti". Una massima da incorniciare. 

Il viaggio in Australia più che un viaggio fisico è un'avventura intellettuale, poco importa alla fine se il maschio etero provi disgusto per quanto viene dichiarato in modo così esplicito da non lasciare dubbi, varrebbe la pena citare a tal proposito quanto dichiarato da Busi sul modo di pensare di molti gay, ma non voglio togliere al lettore la curiosità di scoprirlo, basta dire che Busi prende le distanze in modo netto dai gay quando deve parlarci (non dice certi gay ma parla proprio di tutti i gay) il cui vizio è di non avere autonomia di pensiero. 
Busi non appartiene a nessuna lobby gay ed è chiaro poi su altro punto quando dice di non aver voglia di rivedere un altro uomo se manca la grazia, l'intelligenza e l'amore verso la poesia. 
Dalle riflessioni di Busi si potrebbe desumere che l'astinenza sessuale possa essere l'unica strada per non farsi corrompere, può darsi che sia così, sta di fatto che il rimedio all'ipocrisia non può ammettere compromessi se mancano le condizioni per un rapporto autentico e questo va oltre la sessualità etero od omo che sia. 
Parlare in modo esatto (per usare un'espressione di Busi) è l'unico rimedio alla deriva ipocrita che tutto altera, questo è in definitiva uno degli insegnamenti del libro. 

BILANCIO 

In conclusione un lettore non di parte come me, non può che raccomandare la lettura del libro, un libro scritto benissimo, mai banale, spesso commovente e talvolta divertente. 

Dello stesso autore consiglio in particolare la lettura dei seguenti libri (sono solo alcuni dei numerosi che ha scritto): 

* "L'amore è una budella gentile" (assolutamente da non perdere). 

* "Bisogna avere i coglioni per prenderlo nel culo", leggetelo e capirete perché noi italiani siamo così (una parte di italiani? Sì, ma sono molti). 

* "Manuale della perfetta Mamma (con qualche contrazione per il Papà)" ...libro che crea scompiglio, ma la vita è questo. 

....e tantissimi altri. 


SCHEDA DEL LIBRO 

Autore: Busi Aldo; 
Editore: Mondadori: 
Genere: Narrativa Italiana; 
Collana: Oscar scrittori del Novecento; 
Anno: 1994 (1^ edizione) la prima edizione è stata pubblicata dall'editore Frassinelli; 
EAN: 9788804501060; 
Pagine 172 ; 
Prezzo copertina: Euro 7,40. 

Citazioni

* "Per me, un uomo vero è colui che ha saputo purificarsi dalla cultura dell'odio e, quindi,della guerra, colui che non ha bisogno di dare identità a un nemico per ritrovare la propria". (Aldo Busi) 

* "Non potendo distruggere gli uomini direttamente, che di essa si sono nutriti fino a elevarla a sistema esemplare nei secoli e millenni, grazie agli uomini sta distruggendo il pianeta per distruggerli indirettamente, ipocritamente, tutti." (Aldo Busi)

 Busi non delude mai, seduce, provoca, infastidisce, gioca con la parola

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Published by Caiomario - in Libri
21 marzo 2013 4 21 /03 /marzo /2013 14:57

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PREMESSA

L'AUTORE, NONOSTANTE IL TITOLO DEL LIBRO POSSA FARE PENSARE ERRONEAMENTE IL CONTRARIO, AFFRONTA IL TEMA DEL SESSO IN MODO PRATICO PONENDOSI COME OBIETTIVO QUELLO DI SFATARE MOLTI LUOGHI COMUNI RADICATI NELLA VULGATA POPOLARE (maschile e femminile). 

Jacopo Fo è un autore originale che scrive in modo diretto esprimendosi senza mezzi termini con un linguaggio crudo e ironico, dice quello che molti di noi avrebbero voluto sentire non una volta, ma tantissime volte e, piaccia o non piaccia, l'autore sa parlare della sessualità ponendo delle domande e dando delle risposte pratiche ed utili, quelle che forse avremo voluto sentirci dire da una persona saggia capace di riflettere senza usare scorciatoie verbali equivoche. 
Quando si parla di sesso c'è troppa reticenza (ammettiamolo) eppure se siamo arrivati al 2013 dopo un percorso di migliaia di anni vuol dire che noi contemporanei (cosa che avrebbero potuto affermare tra di loro anche le generazioni dei secoli passati) siamo il risultato di un'attività sessuale che si è ripetuta trilioni di miliardi di volte; per piacere o per riproduzione (??) il sesso muove il mondo. La vita si basa sulla copula, e sulla copula hanno riflettuto filosofi, letterati, psicologi e scienziati in genere, ma solo gli artisti delle arte figurative sono riusciti a sublimarla andando al di là dell'atto meramente riproduttivo ed istintivo. 
Gli antichi Romani che avevano uno spiccato senso del pratico, erano soliti decorare le pareti di luoghi pubblici come i lupanari e le terme con esplicite scene sessuali; andate, ad esempio, a Pompei e potrete constatare de visu come attraverso la pittura anticipassero il godimento fisico con quello mentale. 


IL LIBRO: UN MANUALE SULLA SESSUALITÀ CHE SMONTA MOLTI LUOGHI COMUNI 

Nella banalità c'è la verità, eppure non esiste argomento più "autocensurato" del sesso: o se ne parla in modo sbagliato o non se ne parla per niente. 
Jacopo Fo nel suo libro intitolato "La scopata galattica. Sesso e zen" non vuole assurgere ad un ruolo che non ha, quello del sessuologo, del resto se si vuole leggere un libro di sessuologia si possono trovare migliaia di titoli che affrontano l'argomento e lo fanno in modo a volte serio e spesso serioso, quindi se vi accingete alla lettura del libro preparatevi pure ad accettare termini ed espressioni non politicamente corrette, insomma parlare di sesso lo si può fare in tutti i modi, ma la gente normale non parla come un terapeuta. 


LA SCOPATA GALATTICA, LA PAURA DI ESSERE GIUDICATI 

Qualcuno si chiederà il perché di un titolo così provocatorio  "La scopata galattica. Sesso e zen", intanto come potete notare dopo la scopata galattica c'è un punto e poi seguono due parole congiunte da una copula": sesso e zen. La scopata galattica è quella che coinvolge tutti da sempre o quella che ognuno sogna di fare almeno una volta? Leggete il libro per pervenire alla giusta interpretazione. 

Ma ora rischio di diventare serioso e questo lo vorrei proprio evitare in quanto una recensione ingessata non va incontro allo spirito del libro e non farebbe arrivare il giusto messaggio. 


Qual'è la paura che hanno gli uomini quando si accingono ad avere un rapporto sessuale? La mancata erezione e più c'è paura meno affluisce il sangue nel membro, Jacopo Fo usa un'espressione molto efficace per descrivere questa situazione: "costipazione muscolare" a cui si può rimediare con un metodo che francamente non avevo mai sentito prima. Lo volete conoscere? Leggete il libro, non entro nei particolari descritti nel libro ma può darsi che funzioni, non mi sembra comunque una buotade narrativa e se lo è mi sembra riferita molto bene a partire dalla posologia. 
Ma esiste l'ansia di prestazione e la voglia di dimostrare e di mostrarsi che Jacopo Fo affronta dispensando un consiglio che è posto in modo ironico ma che non è poi così lontano da quello che molti pensano. Di cosa si tratta? Leggete il libro, non posso citare il passo testuale in questo contesto. 

IL DISCORSO SI FA SERIO 

Il discorso ad un certo punto si fa serio, pensare di trovarsi davanti ad un manuale del sesso è sbagliato, Fo affronta il problema dell'emozione quale componente essenziale dell'innamoramento, possiamo anche dire (se volete sentirlo dire) che innamoramento ed emozione vanno di pari passo ed il sesso conseguente all'innamoramento è il massimo dell'empatia. La parte divulgativa merita una riflessione ulteriore: nessun uomo che va con una prostituta può dirsi pienamente soddisfatto, manca la parte emotiva di coinvolgimento reciproco, manca la totale libertà di abbandonarsi senza pudore, il gusto dell'amore è il gusto di vivere un'emozione. 
Il fatto che molti adolescenti desiderino essere dei superdotati va nell'ordine delle cose, ma quando questo desiderio è quello di molti maschi adulti diventa un problema culturale che rimanda a un malinteso senso di essere soddisfacenti. SI TRATTA DI UN MITO che non corrisponde alla realtà e che un detto popolare liquida con la massima: "Ciò che importante è che sia duro e che duri". 


DUE MODI DI AFFRONTARE IL SESSO 

Attenzione l'argomento è serio: l'uomo pensa il sesso in maniera diversa dalla donna, è un dato di fatto che non può essere messo in discussione, Fo osserva che l'uomo ama il sesso quantitativo mentre la donna preferisce quello qualitativo, la fantasia più fervida nel raccontare e nell'illustrare sembrerebbe quindi appannaggio dei maschi, ma siamo sicuri che sia proprio così? tempo fa l'editore Bompiani ha pubblicato una serie di libretti sull'erotismo scritti da autrici femminili; una delle più note è Emmanuelle Arsan che ha scritto libri famosissimi come: Emmanuelle, I Figli di Emmanuelle, L'Antivergine ed Erosfera. 

Jacopo Fo vuole demolire molto luoghi comuni, ma perché allora non riscoprire la lentezza nei rapporti sessuali? Forse perché abbiamo paura che qualcuno ci possa aggredire come sarebbe potuto accadere agli uomini primitivi? Forse questa è la ragione dell'eiaculazione precoce. Ecco a tal proposito cosa scrive l'autore: 

"Milioni di anni fa, i nostri antenati vivevano nella giungla e copulavano alla pecorina, quindi avevano le spalle un po' scoperte. Quelli che ci mettevano troppo tempo...arrivavano le tigri con denti a sciabola e se li mangiavano. 
Anche dietro agli eiaculatori precoci arrivavano le tigri e se li mangiavano. 
Però loro avevano già finito, Così,di generazione in generazione,i tempi di copula si sono sempre più accorciati perché i lentoni non avevano discendenza" (p. 21). 

Eppure nel regno animale c'è chi ci batte, racconta Fo che gli oranghi ci mettono solo 7 secondi e "le oranghe non si lamentano perché sono eiaculatrici precoci anche loro" (scrive proprio così); non avevo mai riflettuto sull'argomento e non conoscevo certi dettagli tratti dall'etologia! 



CONCLUSIONE 

Il libro di Jacopo Fo ha un titolo accattivante e le tematiche affrontate sulla sessualità potrebbero anche infastidire qualche moralista e censore (allora non leggete il libro), ma se impariamo a sdrammatizzare sull'argomento sesso, ci rendiamo conto che presto o tardi certe domande ce le poniamo.....poi ci sono gli psicologi, i terapeuti del sesso, gli psicopedagogisti.....quanta gente parla di sesso!! 
Mi sono divertito a leggere questo libro, l'approccio di Fo potrà anche fare ridere o sorridere ma siamo sicuri che le nostre convinzioni in maniera sessuale non siano spesso dominate dall'ambiguità e dalla irrazionalità? Se lo volete scoprire, leggete il libro....vi divertirete moltissimo. 

SCHEDA DEL LIBRO 

* Autore: Jacopo Fo; 
* La scopata galattica. Sesso e zen; 
* Editore: Nuovi Mondi Media; 
* Pagine: 213, 
* Anno di pubblicazione: 1999; 
* ISBN-13 9788887554021; 
* Prezzo di copertina: euro 10,00. 



**Jacopo Fo ha scritto numerosi libri, consiglio di abbinare alla lettura di questo quella di un altro famosissimo e fortunato libro, il cui titolo è "Lo zen e l'arte di scopare".** 


12 Marzo: Giornata Mondiale contro la Cyber-Censura...............è auspicabile che lo sia tutti i giorni dell'anno o no?

Conclusione: Un manuale che si rivela indispensabile per superare i luoghi comuni..

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  • Elogio Della Donna Erotica. Racconto Pornografico - Tinto Brass
    46 PAGINE DI APPASSIONATO TRIBUTO AD UNA DONNA EROTICA: NINFA Non vi è traccia nella letteratura di opere esplicative in cui un regista spiega le sue scelte filmiche, per questo motivo "Elogio Della Donna Erotica. Racconto Pornografico" scritto da Tinto...
  • Favole - Jean de La Fontaine
    Come leggere le favole di La Fontaine Tra le note presenti in molte edizioni de "Le Favole" di La Fontaine, troviamo due raccomandazioni che dovrebbero indicare la tipologia di lettori: la prima consiglia la narrazione del libro ai bambini di quattro...
  • La scoperta dell'alfabeto - Luigi Malerba
    TRA LIEVE IRONIA E IMPEGNO MORALE Luigi Malerba nato a Berceto ( Parma ) nel 1927 , sceneggiatore, giornalista ha partecipato al Gruppo 63 e fa parte di quel movimento intellettuale che è stato definito della Neoavanguardia, partito da posizioni sperimentaliste...
  • La Certosa di Parma - Stendhal
    Ambientato in un Italia ottocentesca in parte fantastica, in parte reale, le avventure di Fabrizio del Dongo si snodano in una serie di incontri e peripezie al termine dei quali si trova il luogo ... ECCO L'ITALIA CHE TROVÒ MARIE-HENRY STENDHAL QUANDO...
  • Il nuovo etnocentrismo in nome della lotta al razzismo
    Sino al 1492 esistevano in America delle genti chiamate genericamente Amerindie (aztechi, maya, toltechi etc.) che costituivano il patrimonio umano e culturale di quelle terre. Sappiamo come le cose sono andate dopo quella data, da quel momento è iniziato...
  • Il ritratto di Dorian Gray - Oscar Wilde
    Letteratura, cinema e teatro, un ritratto che non invecchia. Il ritratto di Dorian Gray è un classico della letteratura, almeno così viene definito e ogni volta che si deve usare questa espressione bisognerebbe farlo con una certa riluttanza perché c'è...
  • Filosofi: Bruno Giordano
    VITA, OPERE Giordano Bruno (Nola, 1548-1600), entrò a diciotto anni a far parte dell'Ordine dei Domenicani nei confronti del quale mostrò insofferenza per la disciplina e per l'indirizzo culturale. Nel 1576 abbandonò l'Ordine perché sospettato di posizioni...
  • Poco o niente. Eravamo poveri. Torneremo poveri - Giampaolo Pansa
    Pansa ha la capacità di saper leggere la realtà e non semplicemente di interpretarla, la sua "narrazione" suscita stupore ed è sempre spiazzante e al di là del fatto che i suoi libri riescano a raggiungere i primi posti delle classifiche dei libri più...

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