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1 settembre 2012 6 01 /09 /settembre /2012 07:50

La sottoelencata descrizione in lingua spagnola/aragonese è la fedele

trascrizione, con relativa traduzione, di quanto inciso in una lapide all'ingresso

di Via Canelles ( seconda casa a sinistra salendo dal Bastione di S.Remy)

nel quartiere di Castello in Cagliari -

 

 

 

 

PARA PERPETUA NOTA DE INFAMIA DE QUE ' FUERON

TRAYDORES A RE SILVESTRO SENOR DON JAIME ARTAL DE

CASTELVI QUE FUE MARQUES DE CEA, DONA FRANCESCA

CETRILLA QUE FUE MARQUESA DE SETE FUENTES, DON

ANTONIO ERUNDO, DON SILVESTRE AYMERICH, DON FRANCESCO

CAO, DON PORTOGLIES Y DON CAVINO CARBONI

COMO DE CRIMEN PARA LESA MAGESTAD POR

HOMICIDAS DEL MARQUES DI CAMARASSA V.re DE CERDENA,

FUERON CONDENADOS A MUERTE PERDIDAS DE E DES

HONORES DEMOLIDAS SUS CASA CONSERVANDO EN SU RUINA

ETERNA IGNOMINIA DE SU NEFANDA MEMORIA Y POR SER EN

ESTRESITIO LA CASA DE DONDE SE COMETIO DELICTO TAM

ATROZ A VEYNTE YUN DE ANO MIL SEISCIENTOS Y

OCHO EPITAPHIO.

 

TRADUZIONE

 

 

PER NOTA DI IN QUANTO FURONO

TRADITORI A RE - DON GIOVANNI ARTAL DI CASTELVÌ

CHE FU MARCHESE DI CEA, DONNA FRANCESCA CETRILLA CHE FU

MARCHESA DI FUENTES, DON ANTONIO ERUNDO, DON

SILVESTRE AYMERICH, DON FRANCESCO CAO, DON FRANCESCO

PORTOGUES E DON CAVINO CARBONI IN QUANTO COLPEVOLI

DEL CRIMINE DI LESA MAESTÀ PER L'OMICIDIO DEL MARCHESE

DI CAMARASSÀ VICE RE DI SARDEGNA, FURONO CONDANNATI A

MORTE CON LA PERDITA DEI BENI E DEI TITOLI, DEMOLITA LA

LORO CASA CONSERVANDO SULLE ROVINE ETERNA IGNOMINIA E

NEFANDA MEMORIA E PER ESSERE STATA IN QUESTO SITO LA

CASA DA DOVE SI COMMISE DELITTO TANTO ATROCE IL VENTI

GIUGNO DELL'ANNO MILLESEICENTOSESSANTA, A VISTA SI ERIGE

QUESTO EPITAFFIO.

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Published by Caiomario - in Storia
31 agosto 2012 5 31 /08 /agosto /2012 12:07

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Ciao lavoratore,

Caro lavoratore senza nome che lavori per 1000 euro al mese, ho sempre pensato che tu sia un eroe, un eroe silenzioso che nonostante tutto contribuisce alla ricchezza di questo paese pur essendo l'ultimo nella scala sociale.

Sei un operaio turnista che ogni giorno fa ricca l'azienda in cui lavori e la nazione in cui abiti, tutti i giorni in silenzio vai avanti, nonostante tutto!
Nonostante i soldi siano sempre di meno e tu che non sei un'economista fai economia , ti dicono che non c'è crisi e devi consumare, nonostante ti dicano che se perdi il posto di lavoro, lo stato del welfare ti proteggerà e ti darà 750 euro netti per 12 mesi.

Nonostante l'ottimismo che ti fa credere quello che non c'è, vai avanti e cerchi di non portare a casa quello che vivi tutti i giorni in fabbrica, nei cantieri, nelle cave, in mezzo alla strada quando ogni sicurezza nel lavoro è ignorata e se tu lo ricordi ti minacciano di licenziarti.

E allora umiliato vai avanti, zitto, tacendo e soffrendo per tua moglie e i tuoi figli, per il mutuo che devi pagare, per le bollette che implacabili arrivano a fine mese, per i costi improvvisi e non preventivati.

Eppure ogni giorno ti dicono che va bene e te lo hanno detto anche i sindacati quando hanno approvato il nuovo contratto che prevede la flessibilità e che può consentire all'azienda di diminuire il tuo stipendio del 20% se c'è crisi, ma si sa saranno in tanti a dire che sono in crisi e tu continuerai a fare le stesse cose per 800 euro al mese.

E si sono anche messi d'accordo che gli eventuali aumenti a scadenza del contratto non dovranno contenere i costi dell'energia, perchè si sa quando vai al lavoro quella benzina non incide sul tuo salario.

Poi un giorno ti hanno detto che la tua azienda chiudeva e ti sei domandato perchè,
non erano in crisi, il fatturato cresceva, gli utili erano alle stelle, ma l'Amministratore aveva deciso che era poco economico produrre in Italia e che era meglio produrre in Messico dove la manodopera costa di meno.

E allora hai incominciato a vedere il mondo crollare adosso, hai visto tua moglie, i tuoi figli, il mutuo della casa, le bollette e ti sei chiesto perchè.

Eppure ti dicono che tutto va bene, che non ti devi preoccupare, che devi essere ottimista e tu ti chiedi perchè.

Decidi allora di salire sopra un tetto per attirare l'attenzione, ma non succede niente, decidi di manifestare, di farti sentire e giù manganellate, colpi al viso che ti vengono inferti non da un pazzo ma da chi deve rispettare degli ordini, il tuo volto è tumefatto, sanguinante ma sei solo un operaio, tu non conti niente, puoi urlare e sbraitare ma non conti niente sei l'utimo della scala sociale.

Lavori con le mani come nostro Signore che era un falegname, ma con le mani ti hanno zittito e umiliato, non dovevi alzare la voce, la fabbrica si farà all'estero, nonostante l'azienda sia stata mantenuta con i soldi pubblici, nonostante abbia preso e poco dato.

Ciao lavoratore, ti aspettano per farti pagare il conto che loro non vogliono pagare ma tu non mollare.


QUANDO MUORE UN OPERAIO poesia di Enrico Cerquiglini

Quando muore un operaio non muore nessuno
apre il telegiornale la strage e la commozione del Presidente del Consiglio.
Quando muore un operaio pochi sempre meno
ricordano che sotto la tuta c'era carne di uomo
carne non pregiata non curata spesso non quotata
Quando muore un operaio meglio cambiare canale
guardare una partita di calcio un thriller americano
almeno lì muoiono dando spettacolo e si vede tutto.
Quando muore un operaio lascia figli che vedranno
sul comodino la foto del padre e madri tre volte
martirizzate e genitori che appassiranno di lavoro.
Quando muore un operaio non c'è lutto nazionale
non c'è politico che non pianga e non mostri indignazione
scatarrando propositi e promettendo resurrezioni.
Quando muore un operaio si assume un altro
al suo posto lieto di avere un lavoro dopo il funerale
e le condoglianze di rito per la morte di un marito
di un figlio di un parente di un padre di un amico.
Quando muore un operaio qualcuno ride felice
tanto a morire sono loro e sono miliardi senza nome
e lavorano e comprano e continuano a non capire
e a morire e a lasciare vedove e posti vaganti

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Published by Caiomario - in Società
31 agosto 2012 5 31 /08 /agosto /2012 10:41

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Paul Eluard è dalla critica riconosciuto come il maggior poeta francese tra le due guerre. 
Fu uno dei poeti più impegnati politicamente e divenne popolare per la sua celebre poesia "Libertè" pubblicata nel 1942, ma oltre a questa celeberrima poesia Eluard scrisse dei bellissimi versi d'amore, altrettanto affascinanti per il linguaggio usato che è quello più universale e più facilmente comprensibile a tutti. 

Infatti se Libertà è una poesia dalle forti implicazioni ideologiche al punto che venne più volte ripresa come emblema della lotta contro tutte le repressioni, la raccolta di poesie d'amore è priva di qualsiasi connotato ideologico. 

Proprio in queste liriche il poeta francese libera integralmente la propria personalità, manifestando gli aspetti più profondi dell'animo che sono quelli di ognuno dove il sentimento si incontra con la passione dando al lettore stesso dei suggerimenti e provocando delle sensazioni che sembrano essere proprio quelle che il lettore sente. 

Ma per comprendere il linguaggio di Paul Eluard non c'è cosa migliore che leggere una di queste liriche, ne scegliamo una -a nostro parere- tra le più belle:

"L'innamorata

"Mi sta dritta sulle palpebre 
E i suoi capelli sono nei miei 
Di queste mie mani ha la forma 
Di questi mie occhi ha il colore, 
Dentro l'ombra mia s'affonda 
Come un sasso in cielo 

Tiene gli occhi sempre aperti 
Nè mi lascia mai dormire 
I suoi sogni in piena luce 
Fanno evaporare i soli 
E io rido, piango e rido 
Parlo e non so che dire" 

Un esempio di poesia d'amore dove il poeta non si abbandona ad una visione idilliaca nè tantomeno a una stilizzazione letteraria ma tratteggia un quadro vivo, quasi buttato lì, poco elaborato dove l'amata provoca passione e turbamento, sentimenti universali senza tempo che si ripetono ogni qual volta nasce un amore.

 

SCHEDA DEL LIBRO

 

  • Titolo: Ultime Poesie d'amore
  • Autore: Paul Eluard
  • Editore: Passigli
  • Collana: Passigli poesia
  • Anno di pubblicazione: 2001
  • Pagine: 237
  • Prezzo di copertina: euro 14,00

 


Ultime poesie d'amore. Testo francese a fronte

 

 

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Published by Caiomario - in Poesia
31 agosto 2012 5 31 /08 /agosto /2012 09:25

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Italo-Svevo.jpg

 

Album di Caiomario

 

 

"Le prime sigarette ch'io fumai non esistono più in commercio

Così incomincia la "Coscienza di Zeno", il romanzo capolavoro di Italo Svevo dove il protagonista Zeno Cosini, dietro consiglio del proprio psicanalista, tiene un diario al fine di trovare quell'equilibrio psichico compromesso da fatti accadutigli nel corso della sua esistenza. 
Proprio partendo da questa "prescrizione", Zeno fa l'analisi del suo vizio del fumo: come iniziò a fumare, come la proibizione e il divieto di fumare trasformò questa pratica occasionale in vero e proprio vizio e come soprattutto nel lungo corso della sua vita il proposito di smettere di fumare rimase solo tale. 

"Del piacere e del vizio di fumare"è una raccolta di diversi racconti in cui Svevo affronta il vizio del fumo che è diventato per lui emblematico della sua impossibilità e incapacità di vincere le proprie debolezze, i propri vizi e le proprie inclinazioni. 


Svevo parla di "ridda delle ultime sigarette" dove ogni sigaretta è un ripetersi costante del medesimo pensiero, ogni volta esce fuori prepotente di fumare l'ultima sigaretta. 
Ogni fumatore conosce queste contorsioni psicologiche dove spesso tutto si dimostra vano, Svevo scrive: 

"L'atteggiamento non è possibile di averlo che quando si deve rinnovare il proposito. Eppoi il tempo, per me, non è quella cosa, impensabile che non si arresta mai. Da me, solo da me ritorna." 

E' l'uomo che ogni si volta si ripropone qualcosa che come un rito ha i suoi tempi e le sue risposte e dove sembra che vi sia un sottile piacere psicologico verso tutto ciò che rinnova un proposito che non troverà mai seguito. 

Quella di Svevo/Zeno verso il fumo fu una vera e propria ossessione che trattò non solo ne" La Coscienza di Zeno", ma anche nel racconto "Il mio ozio" dove ritorna costante l'idea del fumo come terapia: 

"In questo sforzo di rinunziare alla cena mi fu di grande utilità il fumo col quale, per la prima volta in mia vita, mi riconciliai anche in teoria

 

Oppure nel capitolo terzo de "La Coscienza di Zeno" intitolato "Il fumo":

 

"Tutto ciò giaceva nella mia coscienza a portata di mano. Risorge solo ora perché non sapevo che prima che potesse avere un'importanza. Ecco che ho registrata l'origine della sozza abitudine e (chissa?) forse ne sono già guarito. Perciò, per provare, accendo l'ultima sigaretta e forse la getterò via subito, disgustato"

 

 

 


L'opera permette al lettore di conoscere  il punto di vista di Svevo sul fumo, un tema  che lo scrittore triestino seppe affrontare con un'ironia finissima, spesso con punte di ineguagliabile umorismo dove tragico e grottesco si intrecciano parlando delle debolezze umane e dell'incapacità dell'uomo di vincerle. 

 

SCHEDA DEL LIBRO

 

  • Titolo: Del piacere e del vizio di fumare
  • Autore: Italo Svevo
  • Editore: Passigli
  • Collana: Le occasioni
  • Anno di pubblicazione: 2009
  • Pagine: 141
  • Prezzo di copertina: 8,50

 

Del piacere e del vizio di fumare

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Published by Caiomario - in Letteratura
31 agosto 2012 5 31 /08 /agosto /2012 03:28

article marketing turismo

 

 

Cappuccetto Rosso A Manhattan

 

 

 

TRA I VARI CAPPUCCETTO.......SIAMO FINITI A MANHATTAN 

Può una fiaba come Cappuccetto rosso essere rivisitata in chiave moderna senza rischiare un confronto impari con quella originale scritta dai fratelli Grimm o quella ancora più nota scritta da Charles Perrault ? Me lo sono chiesto quando ho avuto il primo approccio con un libro che ho comprato non per me, ma per mia figlia e che alla fine ho letto spinto dalla curiosità più per il titolo particolare e per l'insolita lunghezza del testo. 
Del resto chi almeno una volta non ha sentito o letto quel famoso inizio: "C'era una volta una ragazzina...."? (Fratelli Grimm) oppure l'altro, ancora più noto, "C'era una volta in un villaggio una bambina" (Charles Perrault)? 
Jacob e Wilhelm Grimm scrivevano "fiabe per i bambini e per le famiglie", così si chiama il loro libro nel quale è contenuta anche la fiaba di Cappuccetto Rosso, quindi, come il lettore dei Grimm, anche un adulto di oggi può leggere una favola moderna con lo spirito critico di un lettore maturo e persino lo stesso Perrault scrisse il suo Cappuccetto Rosso esclusivamente per gli adulti e con un intento ben preciso: quello moralistico. 
Molti di noi conoscono la versione scritta da Charles Perrault, straordinario scrittore di favole e personaggio di corte che visse a Versailles al tempo di Luigi XIV ed è proprio quella versione che ho tenuto presente durante la lettura di "Cappuccetto Rosso a Manahattan" di Carmen Martin Gaite. 

LE DIFFERENZE TRA LA FAVOLE DELLA TRADIZIONE E LA VERSIONE MODERNA 

Intanto nella favola scritta da Carmen Martin Gaite cambia completamente l'ambientazione, non c'è il bosco ma Manhattan, per il resto: il lupo è un uomo, un certo Edgar Woolf, la nonna è un ex cantante di musica hall e Cappuccetto Rosso è una bambina lentigginosa che abita a Brooklyn assieme ai suoi genitori. 
Altra differenza che risalta immediatamente agli occhi è la lunghezza dei tre racconti: i fratelli tedeschi elaborarono una favola breve, Charles Perrault scrisse una fiaba brevissima seguendo la tradizione degli antichi favolisti quali Esopo e Fedro, mentre l'autrice spagnola ha scritto un vero e proprio romanzo. 

TRAMA IN BREVE E RELATIVE OSSERVAZIONI 

Scriveva Charles Perrault: (le bimbe) " Han torto di ascoltare persone non fidate, perché c'è sempre il Lupo che se le può mangiare", ma chi è il Lupo del romanzo di Carmen Martin Gaite? E' un pasticciere di nome Edgar Woolf (lupo in lingua inglese), un uomo gentile ed affabile che possiede una pasticceria molto famosa (nella fantasia letteraria) a Manhattan dal nome invitante: "The sweet Woolf" ossia "Il dolce lupo". Ma il signor Woolf è un lupo di nome e di fatto? Lo vediamo dopo. 

Sara (Cappuccetto Rosso) spesso gira (da sola) per le strade di Manhattan, una situazione sicuramente inverosimile, ma ci sta tutta è una favola e Manhattan è il bosco, in questo caso l'analogia è corretta; ci sono molti meno pericoli in un bosco vero che a Manhattan almeno per quanto riguarda i bambini che vagano da soli. 
Ad un certo punto la piccola Sara, incontra una vecchietta, tale Miss Lunatic (notare il nome), chi è la vecchia signora? Una sorta di fata buona ma con l'aspetto di una strega che vive a Manhattan all'interno della Statua della Libertà, conduce una vita da barbona, è vestita con degli abiti laceri e indossa un cappellaccio che le nasconde il volto. 
Miss Lunatic è strana ma non è cattiva anzi è una dispensatrice di soluzioni, una sorta di Diogene in gonnella che indica varie strade da seguire e lascia le persone libere poi di scegliere. 
Ed è esattamente quello che fa quando incontra Sara/Cappuccetto Rosso: le insegna a non temere la Libertà ma soprattutto le fornisce un suggerimento saggio: "devi trovare la strada da sola". 

Sara non va dalla nonnina a portarle una focaccia con un vasetto di burro, ama divagare con la fantasia, creare parole strane, vivere insomma la libertà prima di tutto con la fantasia. 
E' la seconda parte del libro quella più didattica e più appassionante: Sara esce da sola ed incontra in una radura di Central Park Edgar Woolf; Sara si trova davanti alla realtà che nasconde insidie e pericoli mentre il vecchio pasticciere, grazie all'amabile conversazione intrattenuta con Sara, riesce a scoprire i valori della vita e i buoni sentimenti. 

SUL LUPO 

Edgard Woolf è un lupo di (cog)nome ma non di fatto, insomma non ha niente a che fare con il lupo malvagio della favola di Perrault. Il pasticciere gentile non mangia bambini e nonne ma fette di torta di cui è goloso. Sara nel cestino porta infatti una fetta di torta alle fragole che manda letteralmente in estasi il vecchio Edgard che vuole conoscere il segreto della ricetta perché da qualche tempo la torta di fragole che vende nella sua pasticceria non trova un riscontro favorevole da parte dei suoi clienti. 
Ad un certo punto davanti all'innocenza della bambina Woolf si commuove e incomincia a piangere e ripensa a miss Lunatic che, il giorno prima, gli aveva "parlato del potere del meraviglioso". 

Riportiamo  testualmente la frase detta da miss Lunatic a Edgard Woolf, merita di essere letta:

"La gente che ha paura del meraviglioso si trova continuamente in strade senza uscita. Mister Woolf" gli aveva detto. "Nulla potrà scoprire chi pretende di negare l'inesplicabile. La realtà è un pozzo di enigmi. E se non ci crede, lo chieda ai saggi". 

Un bellissimo racconto da leggere con la mente dell'adulto che non deve dimenticare il potere straordinario del meraviglioso.

 "E nel dir così il perfido Lupo si avventò sulla povera Cappuccetto Rosso e se la mangiò" (Perrault)

 

SCHEDA DEL LIBRO

 

  • Titolo: Cappuccetto Rosso a Manhattan
  • Autore: Carmen Martin Gaite
  • Editore: Salani Editore SpA
  • Anno di pubblicazione: 2011
  • Pagine: 154
  • Prezzo di copertina: Euro 13,00
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Published by Caiomario - in Libri
30 agosto 2012 4 30 /08 /agosto /2012 10:23

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Le hanno inventate tutte per abilitare all'insegnamento: la SISS (Scuola di Specializzazione all' Insegnamento Secondario), il TFA (Tirocinio Formatico Attivo) con un solo obiettivo: sfoltire il numero sempre maggiore degli aspiranti all'insegnamento.

Ma ancora una volta chi paga per questa situazione sono gli studenti e le famiglie, nei giorni scorsi l'ex ministro dell'istruzione Giuseppe Fioroni è intervenuto sul pasticciaccio delle domande sbagliate presenti nei quiz di preselezione all'ammissione ai TFA,  le prove sono state tenute nel mese di luglio, sono state spese risorse economiche ingenti e chi  ci ha guadagnato sono stati gli Atenei.

Ai quiz preselettivi avrebbero partecipato circa 150 mila persone, una massa ingente di persone che in gran parte non entrerà mai nel mondo della scuola; la critica che Fioroni e altri 27 esponenti della cultura accademica italiana si sono posti è tardiva ma è importante: quale ruolo possono avere questi test per quanto riguarda la didattica se non premiano il merito ma la fortuna? Chi supera i test sarà un buon insegnante oppure una persona abile a superare dei quiz, in altre parole chi supera i test per l'esame di guida sarà un buon guidatore?

Abbiamo avuto in Italia fior di insegnanti che hanno formato intere generazioni e fino a qualche anno fa non esistevano i corsi abilitanti, ora abbiamo i corsi abilitanti ma abbiamo una scuola incapace di formare gli studenti e nella quale cresce il numero di coloro che  la abbandonano per sempre. Dall'altro lato non vi è stata nessuna verifica sul grado di conoscenza e di capacità didattica degli insegnanti.

Da quest'anno le scuole magistrali saranno a numero chiuso, un argine tradivo per risolvere il problema alla fonte, è inutile sfornare migliaia di diplomati che andranno solo ad aumentare il numero dei senza lavoro. A quando il numero chiuso in certe facoltà che hanno prodotto migliaia di disoccupati che non troveranno mai un impiego nella scuola? A chi giova invitare ad iscriversi a corsi universitari che costano alle famiglie e che illudono le giovani generazioni su possibilità che non esistono? 

La vera selezione sta nei risultati che si ottengono all'università esame dopo esame, fare studiare un giovane per 4 o 5 anni (ammesso che non vada mai fuori corso), imporgli poi un anno di frequenza ad un corso abilitante e non dargli nessuna prospettiva occupazionale è spreco di risorse pubbliche ed è devastante sul piano individuale. Perchè allora non inserire nel piano di studi universitario il corso abilitante? La scuola italiana rischia di diventare solo la meta di chi sogna di lavorare 18 ore alla settimana per 9 mesi all'anno, ma così non si avranno mai dei buoni insegnanti, ma solo dei dipendenti pubblici, ecco uno dei motivi per cui è in aumento l'abbandono scolastico;  sono sempre di meno gli insegnanti che sanno fare didattica, sono invece sempre più numerosi coloro i quali non sanno insegnare anche se hanno superato dei quiz nozionistici. Ma per questo ci sono le trasmissioni televisive con i quiz a premio, diventare insegnante è un'altra cosa.

Rivedere il sistema di accesso all'insegnamento è necessario per costruire la società del futuro, indire un maxi concorso mostro non risolverà il problema della qualità della scuola italiana. Avremo bisogno di rispetto verso chi ha studiato e si è formato con passione pensando che così avrebbe contribuito a realizzare una società migliore, ne avremo bisogno e ne avrebbero bisogno tutti coloro che credono nel ruolo insostituibile della scuola.

 

IMGP6212.JPG

Album di Caiomario

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Published by Caiomario - in Società
29 agosto 2012 3 29 /08 /agosto /2012 16:49

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Fonte immagine: http://www.flickr.com/photos/32452814@N00/2057355894

Album di Capitan Giona

 

 

IN BREVE SULL'INQUINAMENTO DETERMINATO DALLE MATERIE FOSSILI

Che il carbone produca residui tossici e sia altamente inquinante è un fatto scientificamente acclarato così come è inquinante il petrolio; quando il carbone viene bruciato si libera monossido d'azoto e proprio per questo motivo le principali economie avanzate del mondo hanno da tempo ridotto l'uso del carbone per produrre energia in quanto il costo ambientale a livello locale sarebbe talmente elevato che non converrebbe utilizzarlo anche quando, dal punto di vista economico, possa risultare conveniente. Tuttavia chi emette in grandi quantità anidride carbonica come ad esempio la Cina il maggior produttore di carbone a livello mondiale, finisce per inquinare tutto il pianeta. Un inquinamento che anche i paesi virtuosi dal punto di vista delle emissioni inquinanti finiscono per pagarne il prezzo.

Eppure, nonostante si stava provata una relazione diretta tra l'emissione di sostanze inquinanti e il cosidetto "effetto serra" , si continua ad estrarre  carbone perchè il bisogno di energia elettrica nel mondo è continuamente in crescita. In Italia ci vogliono convincere che il carbone depurato dall'anidride carbonica inquina di meno, ma inquina come inquinano tutte le materie prime di origine fossile. Attualmente l'unica possibilità di produrre energia elettrica in modo meno inquinante è quello di utilizzare gas naturale che produce il 50 per cento in meno di anidride carbonica rispetto al carbone e al petrolio.

IL FUTURO DELLE MINIERE 

Basterebbero queste sommarie considerazioni per capire che le miniere di carbone sono un residuo di una cultura industriale trapassata che non aveva alcuna coscienza ambientale nè tanto meno alcun rispetto per la salute delle persone. Le miniere di carbone non possono avere futuro, forse sarebbe meglio che tutti coloro che strepitano per mantenerle in attività rimanessero con i piedi per terra, produrre carbone in Italia oltre tutto è antieconomico: una tonnellata di carbone cinese costa 35 dollari, quello estratto in Italia 84. Anche volendone utilizzare in modeste quantità non converrebbe utilizzarlo.

Il futuro è nelle energie rinnovabili, che si invitino i minatori  ad usicire dalle viscere della terra e che li si faccia respirare a pieni polmoni. Si possono impegare migliaia di persone nel settore dell'energia alternativa, in Germania lo hanno fatto, in Italia siamo ancora a livello di mentalità protoindustriale.

 

Sui presunti danni alla salute causati dalla centrale alimentata a carbone che si trova a a Vado Ligure vedi: http://www.beppegrillo.it/2012/08/pdmenoelle_a_carbone.htm

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Published by Caiomario - in Società
28 agosto 2012 2 28 /08 /agosto /2012 18:50

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Facendo un parallelo tra il romanzo -forse il più noto- di Isac Asimov, "Io, robot"  e la sua trasposizione cinematografica  che porta lo stesso titolo, bisogna fare un plauso al regista Alex Proyas  che in 115 minuti è riuscito a rispettare all'80% la trama del romanzo. Un bravo al regista, seppur con qualche riserva, ma anche alla efficace interpretazione di Will Smith che ricopre il ruolo del protagonista di nome Del Spooner, un investigatore che da solo lotta contro ogni tipo di circostanza avversa avendo come avversari  sia la polizia di cui egli stesso fa parte che i robot. La lotta viene intrapresa da Spooner per perseguire un solo obiettivo: salvare se stesso e l'umanità dalla distruzione assoluta.

La vicenda del film si apre con un antefatto: un omicidio di cui la polizia sospetta che il responsabile del delitto sia un robot. Un'ipotesi in netto contrasto con la prima legge della robotica elaborata da Isac Asimov, legge che stabilisce che nessun robot può recare danno ad un essere umano nè che un suo mancato intervento possa recargli nocumento. Lo svolgimento del film da questo momento in poi  è un vero e proprio concentrato d'azione che inchioda lo spettatore allo schermo grazie anche agli effetti  speciali che rendono spettacolari le scene che i maghi della cinematografia sono riusciti a rendere veloci e integrate con la trama narrativa. Insomma nessuna forzatura fuori luogo anche quando bisogna rappresentare tutto ciò che va al di là dell'esperienza umana.

Se un merito può essere ascritto al film, al di là della struttura scenica ad effetto, è quello di aver riproposto un argomento complesso: il rapporto dell'uomo con le macchine evolute da lui stesso create. Tuttavia, sarebbe meglio non scadere in un intellettualismo di maniera che potrebbe fare passare in secondo piano la parte spettacolare del film che comunque - è bene ricordarlo- segue abbastanza fedelmente il romanzo di Asimov, arricchendolo con tutta una serie di particolari che nello scritto non rendono al meglio.

Nonostante diverse stroncature davvero eccessive sul film, "Io, Robot" è un film da vedere, un film che contiene tutte le componenti tipiche della cinematografia fantascientifica, esattamente quella che il pubblico appassionato del genere si aspetta.

 
SCHEDA FILMICA

  • Titolo: Io, robot
  • Attori: Will Smith, James Cromwell, Bruce Greenwood, Bridget Moynahan, Alan Tudyk
  • Anno: 2004
  • Regia: Alex Proyas
  • Edizione in DVD: 20th Century Fox
  • Lingua: Inglese e Italiano
  • Sottotitoli: Inglese e Italiano
  • durata: 1 ora e 50 minuti

 

 

Io, Robot (SE) (2 Dvd)

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Published by Caiomario - in Z. Cinema
28 agosto 2012 2 28 /08 /agosto /2012 17:36

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Se nell'immaginario del lettore esiste uno scambio tra immagini cinematografiche e lettura di un testo, rimane indelebile nella nostra memoria una delle scene più celebri del romanzo: la tormenta di neve che colpisce il convoglio ferroviario su cui Anna Karenina sta viaggiando. Ma se la Rai in bianco e nero trasmetteva Tolstoj pensando che "non fummo fatti per vivere come bestie", oggi è difficile che le nuove generazioni si accostino di propria iniziativa alla lettura quello che è senza dubbio uno dei più grandi capolavori della letteratura mondiale. 

E sempre ricorrendo a quel ricordo in bianco e nero per noi Anna Karenina ha il volto della bellissima Lea Massari che la interpretò in modo magnifico, diretta da quello straordinario regista che fu Sergio Bolchi. 

Crediamo che si faccia un torto a Lev Tolstoj definire "Anna Karenina" un romanzo d'amore, ma al centro del racconto vi è la storia d'amore fra Anna Karénina e il conte Vrònskij e, sullo sfondo, le storie d'amore di due altre coppie: quella di Kitti e Lévin e quella di Dolly e Stephàn Oblònskij; sotto questo profilo Anna Karenina è il romanzo di donne che amano degli uomini e di uomini che vivono quell'amore con un'intensità che diventa quella di ogni tempo al punto che tutte le storie narrate assurgono ad emblema dell'amore che anima ogni rapporto tra un uomo e una donna, ovunque e sempre. 

L'8 marzo era la festa della donna, nessuno ha citato Anna Karénina eppure Anna è la quintessenza della donna, di una donna che va incontro ad un destino tragico a cui fa da contraltare la storia di Kitty che, invece, alla fine riesce a trovare una strada che dia senso ad un'esistenza che, almeno nella parte iniziale, presentava dei caratteri comuni a quella di Anna. 

Anna sotto un certo punto di vista è scandalosa (e scandalo questo romanzo ne creò molto) perché è una donna sposata che conosce un uomo, il conte Vrònskij e se ne innamora; è durante un ballo che scocca la scintilla, ed è proprio in quell'occasione che si incominciano ad insinuare tutta una serie si complicità che saranno l'inizio di una storia tormentata dall'esito tragico e commovente. 

Anna Karénina è un simbolo di molte donne perché come molte di loro vive una vita matrimoniale insoddisfacente, il marito è un esponente della burocrazia zarista, freddo e cinico, è esattamente il contrario del conte Vrònskij ed Anna quando se ne innamora non ha remore a lasciare la vita piatta matrimoniale provocando uno scandalo dalle inimmaginabili conseguenze. 
Cos'è quindi la molla che fa scattare quella decisione che potremmo con molta superficialità definire improvvida"? L'insoddisfazione. 
Ma anche la storia tra Anna e il conte Vrònskij non può essere serena, entrambi si rendono conto che la loro non può continuare ad essere una relazione clandestina fino a quando l'esito della storia è drammatica: Anna la donna che ha amato decide di farla finita e si getta sotto un treno. 

ANNA L'ADULTERA 

Lev Tolstoj è un gigante della letteratura e un campione dell'indagine psicologica, ci presenta all'inizio una donna serena che vive la vita matrimoniale con apparente serenità; ha un uomo importante che sembra stimare, ha un figlio, fa parte di una classe agiata, ma non ha l'amore. Non ha quell'amore fatto di un turbinio di sentimenti e di sensazioni fisiche che solo una relazione intensa può dare. 
Quando decide di vivere l'adulterio, sembra quasi subirlo, prova vergogna, inquietudine, vorrebbe vivere la propria femminilità libera senza remore ma sono propri i freni sociali che la bloccano. 
Qual'è la morale? Forse che fuori dal matrimonio c'è solo vergogna e rimorso? Se si legge la biografia di Tolstoij non sembra che questo sia lo spirito che anima il romanzo, Tolstoj abbandonò la famiglia dopo che contrasti insanabili con la moglie lo avevano profondamente lacerato. La sua decisione non fu però dovuta all'inizio di un'altra relazione e, per quel che ne sappiamo, pagò anche lui a caro prezzo la sua scelta finendo col vivere solo, povero e ignorato da tutti. 


LA MORTE DI ANNA 

E' un "pezzo" di letteratura straordinaria, Tolstoj con la capacità descrittiva dei grandi scrittori riesce a condensare in poche righe tutto quello che passava nella mente di Anna prima di prendere la tragica decisione, vale la pena riportare un brano di quel celebre episodio e leggerlo: 

"Ed esattamente nel momento in cui il tratto di mezzo fra le ruote giunse alla sua altezza, ella gettò indietro il sacchetto rosso e con un movimento leggero, come preparandosi ad alzarsi subito, si lasciò cadere in ginocchio. Ed in quell'attimo stesso inorridì di quel che faceva. "Dove sono? che faccio? perché?" Voleva sollevarsi, piegarsi indietro, ma qualcosa di enorme, d'inesorabile le dette una spinta nel capo e la trascinò per la schiena......e si spense per sempre". 



* Tra le varie edizioni presenti in commercio consigliamo quella curata e tradotta da Leone Ginzburg e più volte edita da Einaudi. E' la migliore.

 

Un grande libro che sta tra i fuori quota...guarda dall'alto quelli che alcuni chiamano romanzi.

 

 

 

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Published by Caiomario - in Letteratura
27 agosto 2012 1 27 /08 /agosto /2012 06:48

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Il parlamentare del Pd  Francesco Boccia ha dichiarato al Tgcom24«Grillo fa quello che hanno fatto i più grandi populisti . È un milionario in pantofole che, dall'alto della sua villa, dà ordini a persone che oggi non credono nella capacità della politica di risolvere i problemi di ogni giorno. Su questo al politica deve interrogarsi. Grillo istiga all'odio e soffia sul fuoco del conflitto sociale, utilizzando persone spesso inconsapevoli».

È vero Grillo è miliardario (non è una colpa esserlo, anche De Benedetti vicino al Pd lo è), ma lo è diventato con il suo lavoro e soprattutto paga le tasse, la casta dei politici a cui Boccia appartiene prende invece la pensione (lo chiamano vitalizio perchè si vergognano di chiamarlo per quello che è realmente) dopo cinque anni. Loro, i parlamentari (tutti d'accordo)  si difendono dicendo che hanno aumentato l'età a cui avranno diritto a percepire il vitalizio, ma non cambiano gli anni di "presenza parlamentare" (una legislatura). Di contro hanno aumentato l'età pensionabile a chi ha già alle spalle decine di anni di lavoro, spesso duro. Grillo non prende denaro pubblico per il MoVimento5 Stelle, i partiti come il Pd sì.

Grillo isitiga all'odio? È la casta dei politici che  con la sua inerzia istiga a diventare bonzi e a morire bruciati davanti a Montecitorio perché a 54 anni non si trova più lavoro. Pensano di risolvere tutto con un concorso per la scuola per ridare slancio all'economia? Ma per le centinaia di migliaia di lavoratori in mobilità e senza alcuna prospettiva se non quella della disperazione e della miseria cosa fanno questi politici nominati? Che coraggio a parlare di istigazione all'odio, onorevole Boccia, provi a vivere lei con 780 euro di cassa integrazione fino a che c'è e poi provi a sopravvivere con niente. Qualche motivo di essere incazzata la gente lo avrà, non crede?

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