SE FOSSI TRASFORMATO IN UN INSETTO COME IL SIGNOR SAMSA
Cosa fareste se foste trasformati in un insetto dopo una metamorfosi notturna? E quale insetto vorreste essere? Una mosca, una zanzara o una blatta? Io nessuno dei tre, sono insetti troppo fastidiosi che rischiano continuamente di essere sterminati dall'uomo, io vorrei essere una coccinella, è abbastanza rispettata, dicono che porti fortuna, sarà ma comunque è difficile che venga schiacciata, l'uomo si sa è superstizioso.
Ma il protagonista del romanzo di Kafka, Gregor Samsa, non poteva scegliere il tipo di insetto in cui sarebbe stato trasformato e per di più leggendo la descrizione della metamorfosi, è difficile capire di che insetto si tratti, potrebbe essere un coleottero dato che Kafka parla di numerose gambe "pietosamente esili" e di "una schiena dura come una corazza", ma non gli dà volutamente un nome.
Al lettore poco importa di conoscere questo particolare e una volta tolta da sé l'insana fantasia di essere trasformato in un insetto, lo stesso lettore finisce col provare tutta la sua più profonda repulsione per la crudelissima metamorfosi di Gregor Samsa da uomo ad insetto.
Un insetto però non ha le preoccupazioni di noi umani o per lo meno non è preso dalle faccende che ogni giorno preoccupano la maggior parte degli individui e questo il signor Samsa lo sa, ecco perché alla fine accetta con un certo piacere il suo nuovo immutabile destino.
MEGLIO INSETTO CHE ESSERE UMANO
Mi sono sempre domandato per quale motivo il signor Gregor Samsa non provi ribrezzo per essere stato trasformato in un insetto suo malgrado. È forse la parte più cerebrale del romanzo, capire se Kafka elimini qualsiasi reazione di Samsa o se questo espediente di finzione narrativa serva per mettere sul medesimo piano il reale e l'assurdo.
Ma ogni dubbio viene fugato quando ci si rende conto che Kafka non sta raccontando una situazione di incubo (la paura di essere trasformato in un insetto) ma una situazione verosimile (almeno nel romanzo): l'uomo Gregor Samsa è proprio un insetto.
FRUGANDO NEI MEANDRI DELLA PSICHE UMANA
Provo una certa affinità con il signor Gregor Samsa specialmente quando ragiona sull'ansia generata dal rapporto tempo-lavoro; Gregor fa il commesso viaggiatore, un lavoro che non viene più svolto secondo le modalità di una volta e che non è da confondere con quello dell'agente o del rappresentate di commercio; il commesso viaggiatore di una volta era un lavoratore autonomo che agiva per conto di un'azienda e che girava esclusivamente con mezzi pubblici (treno e bus) per recarsi dai potenziali clienti. Questa figura ha continuato ad esistere sino a tutti gli anni '50 e i primi anni '60.
Gregor Samsa prova insofferenza per il suo lavoro che definisce faticoso, caratterizzato da levatacce alle cinque del mattino che lo portavano in giro tutti i santi giorni.
Ecco allora che il signor Gregor da insetto pensa a quel lavoro faticoso con un certo disgusto, ai pasti cattivi e irregolari e "ai rapporti con il prossimo che cambiano di continuo" e "che non diventano mai cordiali e duraturi". Meglio insetto che commesso viaggiatore.
Da insetto, invece, Gregor si può godere quello che gli piace di più: la sua stanza che assomiglia a una tana in cui trovare riparo e il tempo dedicato al sonno e al riposo; da insetto poi può ignorare quell'oggetto che implacabilmente segna il tempo che scorre: la sveglia.
Ho sempre pensato che non esista cosa più fastidiosa della sveglia che trilla la mattina, solitamente non la uso, ma non so perché se ho un appuntamento la detesto, esattamente come il signor Gregor Samsa.
L'ASSEDIO DI SAMSA, IL PADRE COMANDA
Quando Samsa subisce la metamorfosi da uomo ad insetto, i suoi familiari lo sottopongono ad un assedio perché non esce dalla sua camera, tentano di farlo uscire chiamandolo e pregandolo di uscire ma niente da fare, la sua camera rifugio si trasformerà nella sua prigione, ma una prigione che paradossalmente è l'unica a garantirgli la libertà che si realizza nella più perfetta solitudine.
Il padre quando scopre che è Gregor è diventato un insetto, lo chiude nella sua stanza, anche il padre subisce una metamorfosi, tutti i familiari cambiano, ma il padre, nonostante l'odio nei confronti del figlio, appare a Gregor come una divinità che alla fine lo condannerà.
IL TERZO CAPITOLO
Non anticipo niente sul contenuto del terzo ed ultimo capitolo del libro e, suggerisco di lasciare perdere qualsiasi sunto e di leggere direttamente il testo; mi limito a fare alcune considerazioni sul ruolo dell'uomo/insetto. Sono pochissimi gli scrittori che come Kafka riescono solo con le parole a descrivere in modo così puntuale determinate situazioni e che riescono a provocare emozioni fortissime.
Con il terzo capitolo, infatti, il lettore si rende conto di avere a che fare con un racconto dove le porte, i muri, i mobili e le chiavi riempiono ogni spazio al punto che Gregor l'uomo/insetto vive la sua condizione di sepolto vivo in attesa della morte proprio come un insetto che sta chiuso in una scatoletta. In definitiva il signor Gregor attraversa una strada lastricata di tormenti facendosi carico di tutte le miserie dei suoi familiari, il suo calvario finirà con la metamorfosi delle metamorfosi: la morte
La metamorfosi è un romanzo dove la suspence domina dall'inizio alla fine, Kafka scrive con un ritmo serrato adatto al gusto del lettore moderno, l'ossessività che caratterizza lo scritto è simile a quella che può emergere nella visione cinematografica; opera splendida di uno dei più grandi autori della letteratura mondiale di tutti i tempi.
LA METAMORFOSI SECONDO ALBERTO BEVILACQUA (EDIZIONI LATERZA)
Il racconto è brevissimo, si può leggere in un paio di giorni, ma ulteriore motivo di interesse per la lettura del libro edito da Laterza, sono le stimolanti riflessioni di Alberto Bevilacqua che presenta il libro facendo riferimento -tra le altre cose- al Vangelo.
Mettere in parallelo il calvario di Cristo con quello di Gregor Samsa potrebbe sembrare una forzatura, ma il confronto originale tra le due "morti" permette di intendere in modo compiuto il significato della vittima sacrificale che paga per le colpe degli altri. Non vi è nulla di sacro nella volontà di Gregor Samsa ma anche lui come il Cristo attende la sua trasfigurazione.
L'accostamento tra il racconto e le fiabe potrebbe sembrare ardito, ma lo scrittore boemo usa lo schema del genere favolistico salvo poi virare nel finale del libro verso un esito drammatico e senza ritorno, una conclusione senza speranza e che non ha niente di lieto e che, forse, non ha nessuna pretesa di insegnamento morale (come nelle fiabe).
Lettura consigliata in ogni periodo dell'anno.
Fonte immagine: http://farm3.static.flickr.com/2421/3586406010_5bd64c3250.jpg
Da Album di Center for Jewish History, NYC.