"La figlia del reverendo" (titolo originale A Clergyman's Daughter) è un romanzo di George Orwell scritto nel 1935. La narrazione del romanzo è incentrata sulla storia di una giovane donna di nome Dorothy Hare, figlia del reverendo Charles, un pastore anglicano che dirige la parrocchia di St.Athelstan nel Suffolk, a Knype Hill. Tra padre e figlia vi è una distanza caratteriale evidente: Dorothy è una ragazza che agisce con impegno e serietà, non dà nell'occhio e il suo aspetto fisico è trascurabile, il reverendo Charles ha invece un carattere dispotico, è un accentratore, è fiero e si trova a combattere contro i pregiudizi della gente a partire dai suoi parrocchiani.
Il reverendo è oberato dai debiti e per fare fronte ai suoi obblighi, si adatta a svolgere una molteplicità di lavori che gli creano un continuo stato di delusione, inoltre intorno a lui crescono tutta una serie di discorsi malevoli e inopportuni alimentati da un carattere che non accetta compromessi e che non gli permette di mettersi sullo stesso livello delle persone tutto sommato semplici e ignoranti che vivono nel piccolo centro agricolo di Knipe Hill.
Dorothy è una ragazza remissiva che per tutta la vita è sempre stata ligia agli ordini del padre, il suo tempo è impegnato a tenere in ordine la casa, si dedica poi all'attività caritatevole e alla preghiera. Inoltre, quando Dorothy sente di aver commesso qualche cosa di sbagliato si autoaffligge colpendo le proprie mani con un grosso spillo per espiare atteaverso il dolore.
Un giorno accade un episodio che cambierà per sempre la sua vita: viene insidiata da un uomo, il signor Warburton, presa dal terrore perde i sensi e e la memoria. Non ricorda il suo nome, dove abita e perde persino la fede in Dio, una fede incrollabile vissuta più per abitudine che per spontanea adesione.
Per Dorothy è l'inizio di una vita di vagabondaggio che si trascina nelle zone malfamate e lorde di sporcizia di Londra, la ragazza entra in contatto con un mondo fatto di disperati e di emarginati, vivendo nella più assoluta miseria conosce la fame e il freddo e per sopravvivere si si umilia fino al punto di chiedere l'elemosina.
Si adatterà a lavorare come raccoglitrice di luppolo, dormirà con altri compagni di lavoro e si renderà conto, vivendo questa terribile esperienza, com'è la realtà dei poveri e dei disperati fino al giorno in cui recupererà la memoria persa, ma non riuscirà a riconquistare la sua profonda fede in Dio. Infine Dorothy dopo aver recuperato il suo equilibrio interiore decide di tornare a Knipe Hill dove vi vivrà per sempre.
La figlia del reverendo forse non si può ascrivere tra i capolavori di ogni tempo ma conserva intatta la sua attualità, i poveri non sono diminuti e sono molti coloro i quali da un momento ad un altro possono trovarsi nella situazione di vivere con gli ultimi degli ultimi. L'emarginazione non è sempre una condizione voluta e spesso non c'è un autore come Orwell che perlomeno gli dà dignità letteraria; la povertà è qualcosa di terribile che dimostra come la nostra società sia in realtà dominata dall'egosimo e dalla carità pelosa. Leggere il libro permette poi di fare un viaggio nel degrado materiale e umano, condizioni queste per molti sono solo delle parole vuote di significato e in particolare per chi parla a sproposito di sviluppo e di crescita solo in termini di consumi. Purtroppo quando ci sono molti che consumano inutilmente, ci sono tanti che vivono di privazioni, sarebbe bene che questo fatto venisse tenuto in considerazione da coloro i quali parlano di favorire i consumi al oltranza non preoccupandosi di coloro i quali vengono esclusi dai consumi essenziali per vivere.