RACCONTI DEL TERRORE, RACCONTI DELL'INCONSCIO
"Aspettami là! Non mancherò
di raggiungerti in quella valle cupa"
Esequie in morte della moglie,
HENRY KING, Vescovo di Chichester
La lettura dei racconti del terrore di Edgar Allan Poe ci introduce all'interno di un labirinto immaginario dal quale è impossibile uscire, appena ci si immerge nella lettura delle storie, ci si sente avviluppati da un morboso desiderio di andare avanti dalla prima all'ultima riga.
Poe è stato il più straordinario affabulatore di racconti orrifici, un visionario in grado di entrare in un universo delirante che alberga all'interno della psiche umana e che non è immediatamente rilevabile se non con un processo di scarnificazione che fa venire alla luce ciò che si cela all'interno di quella parte dell'io che più crea sofferenza: la paura della morte.
Tutti i racconti del terrore sono un dialogo della follia con la morte, un dialogo che l'uomo ha sempre cercato e che nella letteratura ha trovato la sublimazione della paura; il riferimento più antico è rintracciabile in Omero dove si narra la discesa di Ulisse nell'Ade, luogo in cui incontra le anime dei defunti, un luogo di infinita tristezza che rappresenta la desolazione infinita che circonda la morte vista come condizione in cui il corpo si dissolve ma in cui permane la coscienza e l'individualità dell'anima.
LA DISCESA NELL'ADE, OMERO E POE
Vale la pena ricordare il famoso episodio in cui Ulisse, disceso nell'Ade, incontra l'ombra di Achille e durante il colloquio gli dice:
"...quando eri vivo rendevamo onori come agli dei, ed ora che sei qui hai grande potere sui morti: perciò non crucciarti di essere morto, o Achille"
allora Achille gli da una risposta terribile:
"On no non lodarmi la morte, glorioso Odisseo; vorrei contadino essere servo d'un altro, presso un uomo sia pure senza fortuna,che molto non abbia per vivere,sì piuttosto che essere il re di tutti i morti,sfiniti così come sono" (Odissea Libro XI)
Nella morte, questo è il messaggio di Omero, non c'è conforto nè sollievo ma solo disperazione, quest'idea della morte è il collegamento tra il modo in cui era concepita la morte dai greci e come la pensava Poe.
IL MECCANISMO NARRATIVO DEI RACCONTI
Come in Omero vi è un collegamento tra il reale e il mondo
ultraterreno, così in Poe si sviluppa e si dispiega questo meccanismo: l'inizio di ogni racconto parte dall'ordinario, dalla vita di tutti i giorni con i suoi meccanismi quotidiani e ripetitivi poi riga dopo riga ci si trova immersi in un ritmo incalzante dove si confondono i due piani, quello della vita reale e quello dell'inconscio, la morte diventa il reale, si scopre così che le vie dell'inconscio imboccano diverse destinazioni: l'uomo scopre di essere mutevole, sente di essere esposto a forze oscure e di esserne influenzato e questa consapevolezza lo fagocita completamente sino a fargli perdere la ragione.
Il bene diventa male e la via della riflessione è incapace di dare delle spiegazioni razionali e convincenti, la bravura di Poe è proprio questa riesce a fare scattare nel lettore un processo di indentificazione per cui la similitudine del racconto con quello che ognuno è e sarà porta a vedere, ad esempio, nel fantasma di questo o quel personaggio tutti i fantasmi delle persone care a ciascuno, il lettore stesso è persuaso che la comunicazione tra chi vive e chi è morto è possibile, la vita quindi porta un'impronta divina, duratura e ogni azione assume così un valore sovrapersonale, l'ultraterreno trova così un suo riconoscimento, la morte stessa incombe istante dopo istante e nessuno può sfuggire al suo destino, il richiamo a Omero è ancora illuminante,
Ettore congedandosi da Andromaca prima della battaglia finale dice:
"Non rattristarti troppo il cuore:nessuno mi farà scendere nell'Ade contro la volontà del fato. Poichè nessuno, vile o valoroso che fosse, è mai sfuggito, dappoichè nacque, al proprio destino".
Così in Poe nessuno sfugge al proprio destino, il lettore stesso è vittima di questa perfidia del fato, viene catturato dal racconto, il racconto si impossessa del lettore che non riesce a reagire e che ha solo una strada obbligata: terminare il racconto.
RACCONTI FUORI DAL TEMPO
E' questa una delle caratteristiche più evidenti dei "Racconti del terrore", Poe colloca le vicende in una dimensione atemporale e se proviamo a riflettere sui temi trattati da Poe, ci si affaccia subito alla mente la parola "inconscio", il concetto di inconscio è relativamente moderno, si pensi ad esempio all'accezione junghiana ma già nella cultura classica troviamo una sovrapposizione di mito e realtà, si tratta quindi di una consapevolezza umana che rappresenta un bisogno stesso dell'uomo.
Così Poe va oltre la dimensione temporale scegliendo di raccogliere i racconti in cinque gruppi tematici:
- Vendetta e assassinio
- Immaginario
- Morte
- Mistero
- Terrore
Ci troviamo dinanzi a racconti dove il filo conduttore è unico, ogni racconto idealmente si riallaccia al precedente perchè in ogni racconto troviamo l'ipotesi più orrifica che da sempre attanaglia l'uomo, solo che ad accompagnarci in questo viaggio nell'immaginario non c'è Tiresia ( la guida di Ulisse nell'Ade9 ma Edgar Allan Poe.
CREDETE NEGLI SPIRITI?
Si è ormai verificato che numerose erano le conoscenze di Poe sull'esoterismo e sull'occulto e sicuramente il fascino che queste "discipline" ebbero sul suo modo di narrare varrebbe la pena di essere approfondito, resta il fatto che Poe procede ad esplorare i meandri oscuri dello spirito attraverso un metodi investigativo applicato alla narrazione per quanto non pervenga ad una dimostrazione matematica di quanto lui stesso crdesse.
I racconti di Poe non sono certamente un trattato sistematico ma sistematico è il suo modo di procedere nelllo scandagliare l'animo umano, pertanto dinanzi alla domanda "credete negli spiriti?" si ha un certo timore nel rispondere negando con assoluta certezza.
I "Racconti del Terrore" non nascono come opera organica ma costituiscono una raccolta di storie pubblicate a più riprese, una traduzione di racconti anonima apparve nel 1858, a Torino, sotto il titolo di "Storie orribili", sarà poi la critica letteraria ad assemblare queste storie dividendole per aree tematiche, anche se è possibile individuare una sequenza narrativa cronologica a cui lo stesso Poe si attenne.
In ogni racconto vigono delle regole narrative ben definite: ogni tentativo di liberarsi dai morti è vano, gli spettri appaiono e comunicano con i vivi e talvolta cercano di condizionarne la volontà ma anche tutto ciò che è arcano per i vivi come la Morte.............l'ultimo racconto intitolato "Il pozzo e il pendolo" non è altro che l'attesa per un appuntamento certo di cui non conosciamo nè ora nè giorno.
**** " Vacillai all'indietro verso il tavolo - la mia mano cadde su un calice annerito e incrinato - e la consapevolezza dell'intera terribile verità, mi balenò improvvisamente nell'anima"...........L'APPUNTAMENTO (con la morte)