L'UOMO COME FINE
Segnalo un Moravia per molti sconosciuto, il fine saggista che con acume rarissimo affronta un tema che solo lo scrittore poteva affrontare con tanta capacità di approfondimento.
I migliori psicologi, in assoluto, sono i romanzieri, non chi svolge di professione il mestiere dello psicologo, ma chi riesce a sondare le profondità dell'animo umano e a scrivere su di esso, del resto nessuno psicologo potrebbe raggiungere le profondità di un Tolstoj per esempio, e Moravia appartiene a questa speciale cerchia di scrutatori dell'animo umano e delle vicende che si svolgono nel mondo.
Nel saggio vengono affrontati diversi argomenti ma il tema di fondo è: ci sono due maniere di tracciare una strada.
A quale strada, Moravia si riferisce?
L'autore immagina di essere un conquistatore venuto d'oltre oceano a cui è stato assegnato dal suo governo una vasta proprietà, una contrada.
Prima di prendere possesso di questa proprietà decide di tracciarvi una strada, la contrada è divisa in fondi rustici messi a coltura, è attraversata da un fiume ed è disseminata da numerose cascine.
All'interno di questi poderi si trovano delle chiese e delle cappelle dedicate, come era in uso nelle zone campagne, a diversi santi locali.
Tutta la contrada è disseminata da numerose costruzioni che stanno a testimoniare la presenza dell'uomo e delle sue fatiche: mulini, frantoi, pozzi; inoltre al suo interno è possibile anche ammirare le vestigia del passato, ci sono "ruderi di grande antichità" che "testimoniano il passaggio di altre civiltà e conquiste".
ALLORA PERCHE' TRACCIARE UNA STRADA? La ragione è semplice, il nuovo conquistare dice io sono il proprietario, ho idee nuove e sono convinto che questa strada possa essere di utilità per tutti.
Non ci sono altre motivazioni, ce ne potrebbero essere altre mille ma il nuovo proprietario taglia corto, dice "Io voglio tracciare la strada e basta".
Vi sono due modi per tracciare la strada:
- la prima consiste nel rispettare i confini dei poderi e ne non toccare nulla di quello che si trova nel suo interno: le chiesette, i cascinali, i pozzi, i mulini, le officine.
-la seconda è invece quella più drastica, si costruisce la strada e basta, eliminando tutto quello che si troverà lungo il cammino, abbattendo cappelle, riempiendo i pozzi, demolendo le cascine, i frantoi, le officine e per raggiungere più velocemente questo risultato, sarà necessario impiegare delle mine che faranno saltare ogni cosa.
Il proprietario fa una considerazione che sembra sinistra per la sua attualità:
"Io non sono tenuto a fare l'una o l'altra strada: Ho la legge dalla mia parte, ossia un decreto del mio governo la cui esecuzione a sua volta è garantita dalla forza".
La prima strada è quella che richiede fatica, molta fatica, costruire senza distruggere è molto impegnativo, ma a forza di studiare le soluzioni migliori l'esito sarà stupefacente, perchè l'oggetto della modifica sarà amato sempre di più, si modificherà senza distruggere, certo la strada non sarà dritta, sarà tortuosa, piena di curve, di salite e di discese, di deviazioni ma alla fine il vero fine sarà il rispetto della contrada.
La seconda strada è quella più devastante dal punto di vista degli effetti e non sarà neanche necessario recarvicisi, basterà tracciare una riga sulla carta topografica, due rette parallele; basterà chiamare gli ingegneri, i geometri, gli operai, fare intervenire i mezzi per spianare, demolire, impartire ordini e fare affluire i fondi per acquistare tutti i materiali necessari.
La ragione sembra trionfare ma cosa accadrà dopo un pò? Incominceranno gli espropri, i contadini protesteranno, si opporranno, interverrà la polizia, ci saranno i primi morti, altri periranno per degli infortuni sul lavoro, magari quando salta una mina.
Fatte intervenire le forze politiche e il governo non rimarrà che definire come criminali gli operai che si sono opposti al progetto e i tecnici che non sono riusciti a prevenire gli incidenti.
I contadini saranno criminali anche perchè oltre ad opporsi hanno cominciato ad avanzare delle scuse come quelle relative alla rivolta seguita alla demolizione della cappella che secondo loro era dovuta solo ed esclusivamente al fatto che doveva essere rispettata la funzione religiosa in cui si trovavano i fedeli.
Quale la soluzione per stroncare queste rivolte?
Fare intervenire i propri "giannizzeri" e poi corrompere un terzo della popolazione facendo delle promesse, un terzo sterminarla e un altro terzo renderla innnocua instupidendola, cioè non facendole capire più nulla, confondendola, ponendole dei dubbi.
Quali sono le differenze tra i due modi di tracciare una strada per quanto riguarda il risultato finale?
- Nel primo caso il fine del progetto sarà l'uomo e non la strada.
- Nel secondo pur di tracciare la strada si vincerà ogni resistenza, non considerando assolutamente l'uomo, la persona.
Questo è il diilemma tra due posizioni: quella di chi non vuole considerare gli esseri umani come materia priva di qualsiasi valore e chi li vede come persone al centro di ogni progetto.
Con stile nitido e chiaro, Moravia pone un problema attualissimo: possiamo noi in nome del tecnicismo e del progresso distruggere i valori veri, possiamo in nome della politica distruggere la memoria, l'ambiente con opere faraoniche che non migliorano la vita ma che distruggono storia, sentimenti e cultura?
La ragione di questo comportamento. di questa cultura tutta italiana è da rintracciare nel "machiavellismo" che come tutti gli ismi è una degenerazione di un'idea che si distacca per intenti e contenuti dal pensiero originario; la volgarizzazione di Machiavelli e la sua cattiva interpretazione hanno stravolto completamente i rapporti sociali, il rispetto delle regole, dimenticando l'uomo e il cittadino.
Cambiare le regole del gioco in corsa è un altro machiavellismo che sempre in nome della ragione non rispetta più niente e spesso la classe politica assomiglia al proprietario del fondo che, davanti alle difficoltà che si frappongono ai suoi obiettivi sceglie di: corrompere, sterminare (anche la morte civile e la damnatio memoriae è una forma di assassinio) e instupidire....
E' vero che Moravia dedicò la maggior parte delle sue energie alla narrativa ma la vasta produzione saggistica, di cui il libro è una rappresentativa raccolta è un esempio di commistione tra il racconto, la parabola e la riflessione: ne esce fuori una scrittura fluida, mai pesante e greve nei toni che appassiona e coinvolge demistificando senza lasciare l'amarezza dell'impotenza.
Questa demistificazione dell'inautenticità è la stessa che ritroviamo sia nei romanzi che nelle opere teatrali, non bisogna dimenticare che Moravia venne accusato di presenzialismo per il fatto che era sempre ovunque, in realtà questi saggi dimostrano la grande vesatilità dell'intellettuale che con passione seppe affrontare i temi civili sena alcun velleitarimo ma avendo un solo scopo: quello di scuotere dalla pigrizia una mentalità che nel giro di pochi anni si sarebbe diffusa come una metastasi in tutta la cultura italiana.
Nel libro troviamo anche dei saggi molto interessanti oltre che su Machiavelli anche sul Manzoni con una chiave di lettura originale ed interessante, il miglior Moravia saggista che parla senza sfumature andando diritto al suo scopo.
Un libro sempre attuale consigliatissimo!!!
E' l'uomo che conta, non costruire a discapito dell'uomo.