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6 luglio 2012 5 06 /07 /luglio /2012 07:26

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L'UOMO COME FINE 

Segnalo un Moravia per molti sconosciuto, il fine saggista che con acume rarissimo affronta un tema che solo lo scrittore poteva affrontare con tanta capacità di approfondimento. 
I migliori psicologi, in assoluto, sono i romanzieri, non chi svolge di professione il mestiere dello psicologo, ma chi riesce a sondare le profondità dell'animo umano e a scrivere su di esso, del resto nessuno psicologo potrebbe raggiungere le profondità di un Tolstoj per esempio, e Moravia appartiene a questa speciale cerchia di scrutatori dell'animo umano e delle vicende che si svolgono nel mondo. 

Nel saggio vengono affrontati diversi argomenti ma il tema di fondo è: ci sono due maniere di tracciare una strada. 

A quale strada, Moravia si riferisce? 

L'autore immagina di essere un conquistatore venuto d'oltre oceano a cui è stato assegnato dal suo governo una vasta proprietà, una contrada. 
Prima di prendere possesso di questa proprietà decide di tracciarvi una strada, la contrada è divisa in fondi rustici messi a coltura, è attraversata da un fiume ed è disseminata da numerose cascine. 
All'interno di questi poderi si trovano delle chiese e delle cappelle dedicate, come era in uso nelle zone campagne, a diversi santi locali. 
Tutta la contrada è disseminata da numerose costruzioni che stanno a testimoniare la presenza dell'uomo e delle sue fatiche: mulini, frantoi, pozzi; inoltre al suo interno è possibile anche ammirare le vestigia del passato, ci sono "ruderi di grande antichità" che "testimoniano il passaggio di altre civiltà e conquiste". 

ALLORA PERCHE' TRACCIARE UNA STRADA? La ragione è semplice, il nuovo conquistare dice io sono il proprietario, ho idee nuove e sono convinto che questa strada possa essere di utilità per tutti. 
Non ci sono altre motivazioni, ce ne potrebbero essere altre mille ma il nuovo proprietario taglia corto, dice "Io voglio tracciare la strada e basta". 

Vi sono due modi per tracciare la strada: 

- la prima consiste nel rispettare i confini dei poderi e ne non toccare nulla di quello che si trova nel suo interno: le chiesette, i cascinali, i pozzi, i mulini, le officine. 

-la seconda è invece quella più drastica, si costruisce la strada e basta, eliminando tutto quello che si troverà lungo il cammino, abbattendo cappelle, riempiendo i pozzi, demolendo le cascine, i frantoi, le officine e per raggiungere più velocemente questo risultato, sarà necessario impiegare delle mine che faranno saltare ogni cosa. 

 Il proprietario fa una considerazione che sembra sinistra per la sua attualità: 

"Io non sono tenuto a fare l'una o l'altra strada: Ho la legge dalla mia parte, ossia un decreto del mio governo la cui esecuzione a sua volta è garantita dalla forza". 

La prima strada è quella che richiede fatica, molta fatica, costruire senza distruggere è molto impegnativo, ma a forza di studiare le soluzioni migliori l'esito sarà stupefacente, perchè l'oggetto della modifica sarà amato sempre di più, si modificherà senza distruggere, certo la strada non sarà dritta, sarà tortuosa, piena di curve, di salite e di discese, di deviazioni ma alla fine il vero fine sarà il rispetto della contrada. 

La seconda strada è quella più devastante dal punto di vista degli effetti e non sarà neanche necessario recarvicisi, basterà tracciare una riga sulla carta topografica, due rette parallele; basterà chiamare gli ingegneri, i geometri, gli operai, fare intervenire i mezzi per spianare, demolire, impartire ordini e fare affluire i fondi per acquistare tutti i materiali necessari. 
La ragione sembra trionfare ma cosa accadrà dopo un pò? Incominceranno gli espropri, i contadini protesteranno, si opporranno, interverrà la polizia, ci saranno i primi morti, altri periranno per degli infortuni sul lavoro, magari quando salta una mina. 
Fatte intervenire le forze politiche e il governo non rimarrà che definire come criminali gli operai che si sono opposti al progetto e i tecnici che non sono riusciti a prevenire gli incidenti. 

I contadini saranno criminali anche perchè oltre ad opporsi hanno cominciato ad avanzare delle scuse come quelle relative alla rivolta seguita alla demolizione della cappella che secondo loro era dovuta solo ed esclusivamente al fatto che doveva essere rispettata la funzione religiosa in cui si trovavano i fedeli. 

Quale la soluzione per stroncare queste rivolte? 

Fare intervenire i propri "giannizzeri" e poi corrompere un terzo della popolazione facendo delle promesse, un terzo sterminarla e un altro terzo renderla innnocua instupidendola, cioè non facendole capire più nulla, confondendola, ponendole dei dubbi. 

Quali sono le differenze tra i due modi di tracciare una strada per quanto riguarda il risultato finale? 

  • Nel primo caso il fine del progetto sarà l'uomo e non la strada. 
  • Nel secondo pur di tracciare la strada si vincerà ogni resistenza, non considerando assolutamente l'uomo, la persona. 


Questo è il diilemma tra due posizioni: quella di chi non vuole considerare gli esseri umani come materia priva di qualsiasi valore e chi li vede come persone al centro di ogni progetto. 



Con stile nitido e chiaro, Moravia pone un problema attualissimo: possiamo noi in nome del tecnicismo e del progresso distruggere i valori veri, possiamo in nome della politica distruggere la memoria, l'ambiente con opere faraoniche che non migliorano la vita ma che distruggono storia, sentimenti e cultura? 

La ragione di questo comportamento. di questa cultura tutta italiana è da rintracciare nel "machiavellismo" che come tutti gli ismi è una degenerazione di un'idea che si distacca per intenti e contenuti dal pensiero originario; la volgarizzazione di Machiavelli e la sua cattiva interpretazione hanno stravolto completamente i rapporti sociali, il rispetto delle regole, dimenticando l'uomo e il cittadino. 
Cambiare le regole del gioco in corsa è un altro machiavellismo che sempre in nome della ragione non rispetta più niente e spesso la classe politica assomiglia al proprietario del fondo che, davanti alle difficoltà che si frappongono ai suoi obiettivi sceglie di: corrompere, sterminare (anche la morte civile e la damnatio memoriae è una forma di assassinio) e instupidire.... 


E' vero che Moravia dedicò la maggior parte delle sue energie alla narrativa ma la vasta produzione saggistica, di cui il libro è una rappresentativa raccolta è un esempio di commistione tra il racconto, la parabola e la riflessione: ne esce fuori una scrittura fluida, mai pesante e greve nei toni che appassiona e coinvolge demistificando senza lasciare l'amarezza dell'impotenza. 

Questa demistificazione dell'inautenticità è la stessa che ritroviamo sia nei romanzi che nelle opere teatrali, non bisogna dimenticare che Moravia venne accusato di presenzialismo per il fatto che era sempre ovunque, in realtà questi saggi dimostrano la grande vesatilità dell'intellettuale che con passione seppe affrontare i temi civili sena alcun velleitarimo ma avendo un solo scopo: quello di scuotere dalla pigrizia una mentalità che nel giro di pochi anni si sarebbe diffusa come una metastasi in tutta la cultura italiana. 

Nel libro troviamo anche dei saggi molto interessanti oltre che su Machiavelli anche sul Manzoni con una chiave di lettura originale ed interessante, il miglior Moravia saggista che parla senza sfumature andando diritto al suo scopo. 

Un libro sempre attuale consigliatissimo!!!

 E' l'uomo che conta, non costruire a discapito dell'uomo.


 

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Published by Caiomario - in Libri
5 luglio 2012 4 05 /07 /luglio /2012 08:34

"Ombre rosse"  è stato un film western che ha inaugurato un genere e che è stato preso come modello da molti registi che videro in John Ford il punto di riferimento delle loro opere cinematografiche. 
A partire dagli anni '60 incomincia però una vera e propria rivoluzione copernicana per quanto riguarda il genere western e una pietra miliare fu senza dubbio, il bellissimo film di Arthur Penn

"PICCOLO GRANDE UOMO" 

la trama del film è avvincente, racconta la storia di Jack Crabb che da centenario ricorda i momenti più importanti della sua lunghissima vita. 
Inizia con la sua infanzia quando viene ritrovato e adottato da un guerriero cheyenne Ombra Silenziosa, Jack e sua sorella Carolina sono gli unici ad essersi salvato da un assalto a una carovana che era stato perpetrato dagli indiani Ponys. 

Jack cresce tra gli indiani, "il popolo degli uomini" ( come i Cheyenne si autodefiniscono) e finisce con il prendere tutte le abitudini, le usanze, i costumi, un bambino che come dirà lo stesso Jack invece di giocare agli indiani viveva come un indiano. 

Jack sarà chiamato dai Cheyenne "Piccolo grande uomo" e dimostrerà un coraggioso eccezionale in battaglia, guadagnandosi la stima di tutti i membri della tribù dai quali imparerà magistrali lezioni di vita. 

Successivamente Jack sarà adottato dal reverendo Giona Pendrake e andrà in giro a vendere un elisir sfruttando la credulità altrui. 
Prenderà moglie, diventerà un pistolero e persa la moglie durante un attacco di indiani appartenenti ad una tribù differente da quella che la aveva adottato, ritornerà dai suoi antichi fratelli per ricercarla. 

A questo punto chiederà di venire arruolato nell'esercito americano, comandato dal generale Custer, ma letteralmente disgustato per i frequenti massacri di indiani inermi ritorna tra i Cheyenne e sposa Raggio di Luna e vivrà secondo gli usi degli Cheyenne. 

Quando la soldataglia di Custer sterminerà la sua famiglia, sognerà solo la rivalsa che arriverà in occasione della battaglia di Littel Big Horn quandO Custer sarà sconfitto in una delle rovinose battaglie subite dall'esercito americano: è il 25 giugno 1876. 

COMMENTO 

La cosa che più è interessante, almeno come prima considerazione, non è tanto la storia del protagonista quanto un diverso modo di concepire il tema western e questo lo dobbiamo sicuramente alla straordinaria interpretazione di Dustin Hoffmann che riesce a dare una caratterizzazione del personaggio unica e indimenticabile: ubriacone, a volte milllantatore e fanfarone al punto che si vanta di poter fare cose impossibili. 
Tutti i personaggi offrono una chiave di lettura ironica: la signora Pendrake è ancora una volta l'immancabile prostituta che tra ipocrisia e virtù non riesce, una volta diventata vedova, a stare lontana dal suo antico mestiere a cui ritornerà con altrettanta doppiezza di intenti. 

Ma il personaggio che ne viene fuori completamente dissacrato è il generale Custer che appare per quello che storicamente fu: un improvvisatore attento solo alla propria vanagloria, un eroe costruito ad uso e consumo dei posteri che oggi molto probabilmente sarebbe considerato un "criminale di guerra". 


Tutto l'impianto del film ribalta completamente lo stilema stereotipato del genere western: si passa dal concetto dell'indiano barbaro, aggressore e puntualmente sconfitto alla figura dell'indiano che è si vittima ma nello stesso tempo sogna la rivincita, dell'indiano che non si arrende e combatte. 
E' una storia che in maniera rovesciata tratteggia la rappresentazione scenica caratterizzata da una forte tensione morale tale da commuovere, ma anche di divertire, gli spettatori e da provocare un'inevitabile simpatia proprio per il contenuto narrativo del racconto . 
Lo spettatore si trova così coinvolto in un'insolita percezione della realtà anche per le imprevedibili forme espressive dei protagonisti al punto che non è impossibile immedesimarsi con il personaggio di Jack Crabb che è nel contempo voce narrante ma è anche la storia stessa che viene svolta nel suo ordine logico-temporale. 

E' evidente che il film ha un alto significato allusivo e simbolico che emerge nell'analisi del racconto, la stessa unità narrativa del racconto passa in secondo piano perchè sono le singole sequenze che acquistano importanza formando un episodio spesso a sè stante: il "popolo degli uomini" è l'altra parte dell'umanità, quella infantile ma anche non corrotta, che appare innocente senza scadere nel manierismo... 

Le stesse scene come l'assalto alla diligenza è profondamente diversa da quella di Ombre rosse, i bianchi non appaiono come le vittime ma per quello che furono in realtà, l'ironia non scade mai nell'imitazione scherzosa , non diventa mai parodia. 

Davanti a tanti film spazzatura..questo è un film che non può mancare a coloro che amano la cinematografia.

Piccolo-grande-uomo.jpg


 

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Published by Caiomario - in Z. Cinema
5 luglio 2012 4 05 /07 /luglio /2012 04:39

Il-pensiero-anarchico-dal-Settecento-al-Novecento---Giampie.jpg

 

 

Per chi fosse interessato alla storia delle idee politiche segnalo un libro di: 

Giampietro N. Berti intitolato Il pensiero anarchico dal Settecento al Novecento 

un tomo di 1030 pagine che analizza dal punto di vista storico e ideologico il movimento dell'anarchismo partendo da una rassegna di carattere filologico dal punto di vista della definizione generale per passare poi alla nascita e al primo sviluppo dell'anarchismo e alla sua evoluzione storica. 

E' interessante come il termine "anarchia" sia stato soggetto a diverse interpretazioni e come nel tempo questo termine abbia assunto dei significati dai contenuti differenti relativamente al punto di vista dal quale è stato osservato. 
Questa puntualizzazione è necessaria soprattutto quando si assiste un distacco tra quello che è il suo significato primo dal significato che ha assunto nella vulgata del linguaggio comune. 

Il termine ha un preciso significato e deriva dal greco e significa senza governo, dal punto di vista filologico quindi il significato è ben lontato da quello assunto nel linguaggio comune per cui anarchia sarebbe eguale a caos, anzi una società senza governo è una società che non ha bisogno di governo perchè si governa da sola. 
Tale significato in realtà indica un affrancamento da qualsiasi forma di potere sia di carattere ideologico che politico, è inevitabile che a questo affrancamento si accompagni un'ansia di libertà da cui anche la definizione dell'anarchismo come libertarismo. 

L'opera è divisa in quattro parti: 

  • Nella prima parte sono passati in rassegna i più importanti dell'anarchismo: Proudhon,Bakunin, Stirner e Kroptokin; è interessante vedere non solo le differenze tra questi pensatori anarchici ma anche il diverso modo di intendere l'anarchia: da una parte abbiamo chi come Stirner propone un'anarchia di tipo individualistico, dall'altra un Proudhon che prospetta un anarchismo comunistico. Tali differenze che poi ebbero altri esiti in campo ideologico sono molto importanti per capire buona parte del pensiero politico del Novecento: basti pensare al pensiero di Max Stirner che basa il suo concetto di anarchia esclusivamente e solamente sul'individualismo dove la forza e l'egoismo erano le uniche cose che contavano per raggiungere l'affermazione assoluta dell'individuo. Di contro Bakunin pur essendo critico nei confronti del marxismo prospetta una sorta di anarchismo di tipo collettivistico dove vengono proposti il collettivismo del lavoro e dei mezzi di produzione. 
  • La seconda parte analizza i rapporti tra marxismo e anarchismo, rapporti che presto arrivarono ad un inevitabile scontro in quanto il totalitarismo comunista di Marx era in antitesi con l'idea libertaria dell'anarchismo e con il rifiuto di ogni forma di autoritarismo e di repressione. 
  • La terza parte è particolarmente interessante perchè analizza il pluralismo del pensiero anarchico e le diverse forme che ha assunto nella storia del pensiero, pensiamo ad esempio a Lev Tolstoj che poggiava il suo anarchismo su due valori: l'amore e la non violenza, una sorta di anarchismo cristiano ben diverso da quello proposto da Bakunin. L'anarchismo di Tolstoj è interessante anche dal punto di vista pedagogico perchè prospetta la possibilità di dare una libera educazione ai bambini e in senso più generale all'uomo quale essere vivente inserito in una società. 
  • La quarta parte è forse la più stimolante perchè vengono prese in esame quelle concezioni che comunque hanno attinto dal calderone dell'anarchismo per elaborare teorie che poi hanno preso un'altra strada ma in cui è possibile rintracciare le radici proprio nei diversi filoni in cui l'anarchismo si è sviluppato. 


Nota 

Il linguaggio politico è ambiguo e facilmente si creano degli equivoci concettuali che nascono da una scarsa conoscenza anche filologica dei termini, capire il linguaggio economico, politico, ideologico significa capire per poter interpretare meglio. 
Quel che manca spesso nelle scuole è la possibilità di approfondire, i programmi scolatici spesso non solo non forniscono gli strumenti concettuali per stimolare la ricerca ma spesso creano le condizioni perchè dei giovani si avvicino a delle ideologie senza alcuna possibilità di discernimento. 
Una scelta consapevole nasce anche dalla lettura di opere come queste, poi ognuno potrà fornire la propria interpretazione e chiave di lettura, mettendo dei punti fermi che nascono solo dalla conoscenza. 

Un'opera importante per capire, per approfondire e potersi orientare, un momento di riflessione che aiuta a togliere di mezzo molti equivoci nati intorno al termine anarchia.

 

 

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Published by Caiomario - in Libri
4 luglio 2012 3 04 /07 /luglio /2012 06:26

 

 

kundera-milan-lidentita.jpgL'identità è un romanzo imperniato su una situazione al limite del paradosso che si crea quando in una coppia entrambi cominciano a temere sulla loro identità vivendo una situazione in cui il reale si confonde con l'irreale, tra ciò che si pensa nella propria intima coscienza e le proprie riflessioni personali. 

Diversi sono i temi trattati nel romanzo che come testo argomentativo ben si presta alla riflessione e tra questi il tema dell'amicizia è uno degli argomenti più importanti affrontati all'interno del rapporto di coppia tra Jean-Marc e la moglie Chantal. 

L'AMICIZIA "È INDISPENSABILE ....PER IL BUON FUNZIONAMENTO DELLA MEMORIA" 

 
Così dice Jean Marc parlando con la moglie Chantal quando ricorda di aver fatto visita in ospedale a un suo carissimo amico fraterno che si trova gravemente malato. 
Il primo punto che Jean- Marc tiene fermo è il seguente: i ricordi fanno parte della persona e ne salvaguardano l'integrità aiutando ciascuno a sentirsi pienamente uomo. 

Ma l'uomo cambia lungo il percorso della vita, cambiano le convinzioni e i valori e quello che si credeva assoluto diventa con il tempo un'altra cosa: da ragazzo Jean-Marc credeva nell'amicizia come valore supremo, come un valore vincolate più forte di qualsiasi altra cosa, più forte anche della religione e dell'idea di patria; ma ad un certo punto questo sentimento fortissimo che poteva valere per Achille e Patroclo o per i moschettieri di Dumas viene soffocato dal pessimismoi al punto che più dell'amicizia, per Jean-Marc, conta la verità. 
Il dialogo tra Jean-Marc e Chantal è un dialogo in cui predomina il cinismo tanto che Chantal definirà l'amicizia una romanticheria, una cosa di altri tempi persino inutile in tempi moderni dove è necessario guardarsi continuamente alle spalle assediati da nemici nei confronti dei quali gli amici possono fare ben poco. 

Il punto in cui il dialogo raggiunge il massimo del cinismo e dell'indifferenza è quando Jean-Marc pensando al mutato significato dell'amicizia, finisce col pensare che l'amicizia può essere al massimo un patto di cortesia: "un contratto basato sullo scambio di riguardi", l'amicizia è ridotta quindi a una frequentazione in cui gli amici quando ti trovi in difficoltà non prendono posizione, evitando in questo modo qualsiasi frizione ed evitando di pregiudicare un rapporto dove è meglio essere discreti e ignorare qualsiasi situazione che potrebe creare contrapposizione. 

In questo dialogo si rivela l'identità di entrambi: sembra che le riserve di Chantal vengano immediatamente contraddette dalle affermazioni che lei stessa fa un momento dopo, a cui fanno da contrappeso i pensieri di Jean Marc che appare disilluso, cinico e pessimista fino a sfiorare il patologico. 

Entrambi i protagonisti non hanno mai una posizione chiara , stanno nell'equivoco e generano confusione, i fraintendimenti diventano così l'effetto di una crisi d'identità in cui entrambi vivono il loro doppio, istante dopo istante e dove il rapporto d'amore diventa un rapporto di complicità nel senso più deleterio del termine. 

Eppure se si pensa che cosa possa diventare un rapporto di coppia con il tempo,si scoprono tanti lati che fanno pensare seriamente che cosa sia necessario mantenere e che cosa rappresenti una degenerazione del rapporto stesso. 
Leggendo i dialoghi tra Jean-Marc e Chantal sembra di ritrovare fatti e personaggi della cronaca dei nostri giorni dove le situazioni possono essere verosimili almeno per ciò che concerne le cause scatenanti che possono portare a una crisi di identità e a che cosa possa condurre vivere una vita a due dimensioni dove l'esterno, l'altro da noi, è qualcosa di pericoloso da combattere perchè può mettere in discussione la nostra sicurezza. 

Ricordate la storia di Olindo e Rosa? 

Consiglio il libro, bello, profondo e scorrevole, Kundera scrive bene ed arrivare fino in fondo è piacevole!

Concludendo possiamo dire che quando l'identità personale e di coppia entra in crisi si vive una realtà doppia


 

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Published by Caiomario - in Libri
3 luglio 2012 2 03 /07 /luglio /2012 11:12

 

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"Novecento" è forse l'opera che più rappresenta lo stile narrativo di Alessandro Baricco, stile che ha tutte le caratteristiche della lingua parlata e dove l'autore è nel contempo attore e testimone del protagonista che viene accompagnato in questa sorta di copione teatrale dove lo stesso autore assume vesti e ruoli differenti. 

L'originalità dell'opera consiste principalmente nella sua inclassificabilità, è difficile, infatti, ricondurla ad un genere letterario specifico perchè se da una parte ci troviamo dinanzi ad un racconto, dall'altra parte abbiamo a che fare con un monologo che potrebbe essere benissimo utilizzato per una rappresentazione teatrale. 

Probabilmente a questa unicità hanno contribuito anche gli interessi extraletterari di Baricco che si occupa come critico, di musica classica e di opera e questo lo fa così bene che non ci sarebbe da stupirsi se un domani il Nostro intrapredesse la carriera del regista teatrale e del direttore di qualche teatro. 

Proprio la capacità di raccontare con un linguaggio quotidiano "cose difficili" fa di Baricco uno dei migliori autori post moderni, capace di trasmettere sensazioni senza scadere nel'intellettualismo di facciata. 

Questa caratteristica, è del resto, confessata dallo stesso Baricco che scrive: " Ho scritto questo testo per un attore ..e un regista" e in questo non celato intento esce fuori un'opera originale per trama che approderà nel grande schermo, con il film " La leggenda del pianista sull'oceano" di Giuseppe Tornatore. 

 

La storia è quella di un pianista nato e cresciuto su un transatlantico che navigava tra l'Europa e l'America, storia ambientata agli inizi del Novecento quando i piroscafi solcavano l'oceano Atlantico, stracarichi di emigranti che andavano in America per cercare fortuna sfuggendo ad una miseria atavica che li avrebbe relegati ad una vita senza speranza. 

Danny Boodman T.D. Novecento questo è il nome del "più grande pianista del mondo", viene abbandonato ancora in fasce in questo piroscafo e crescendo in questo ambiente inconsueto, rivela una straordinaria capacità come musicista. 
Tutto questo va avanti per molti anni fino a quando non si decide di affondare il Virginian con una forte carica di esplosivo, è solo a questo punto che terminerà l'esistenza di Novecento che si rifiuterà di scendere dalla nave e salterà insieme ad essa, terrorizzato di scendere a terra e di trovarsi dinanzi a un mondo immenso, misterioso e per lui sconosciuto. 

Un finale drammatico e angosciante con sullo sfondo il fascino misterioso della musica e che farà esclamare al narratore: 

"Se fai il marinaio allora è diverso, il mare è il tuo posto, ci puoi stare fino a schiattare, e va bene così. Ma uno che suona la tormba.... Se suoni la tromba sul mare sei uno straniero, e lo sarai sempre.."

 

 

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Published by Caiomario - in Libri
2 luglio 2012 1 02 /07 /luglio /2012 08:14

 

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Sposarsi è sempre stato impegnativo ma oggi lo è ancora di più non solo per gli adempimenti burocratici ma anche perché l'impegno economico è notevole, ecco allora un elenco delle cose più importanti da fare in modo da preparare al meglio e senza stress il matrimonio:

 

  1. Casa: scegliere di acquistare una casa o prenderla in affitto comporta delle scelte differenti. È bene conoscere in anticipo quali possono essere le proprie esigenze e anche le proprie aspettative. Se si decide di acquistare una casa valgono le regole di sempre: verificare lo stato d'uso se è usata a partire dalle condizioni dei muri, degli infissi, dal tipo di riscaldamento (autonomo e centralizzato), delle dimensioni del condominio e dai servizi igienici. Se invece si decide di prendere una casa in affitto, è bene non spendere grandi cifre per l'arredamento essendo una casa a tempo, il minimo indispensabile può essere la scelta giusta per non gravare sui futuri traslochi.
  2. Arredo e complementi: Pensarci almeno un anno prima è cosa saggia indipendentemente dal fatto che la casa sia di proprietà o di affitto. Scegliere l'arredamento richiede tempo e una certa dose di buon gusto anche se si opta verso un arredamento economico. Per quanto riguarda le case in affitto è meglio indirizzarsi verso le soluzioni proposte dall'Ikea, ad esempio, evitando di acquistare cucine complete che male si adattarebbero agli ambienti di una futura abitazione. In ogni caso vivere da accampati non piace a nessuno ma non è nenache saggio spendere dei soldi per mobili che nella maggior parte dei casi vanno bene solo per quei determinati spazi. Se invece avete acquistato una casa e non avete grandi disponibilità economiche incominciate con due arredamenti: la cucina e la camera da letto matrimoniale, poi viene il resto. Con il tempo arrederete la vostra casa con dei mobili che rimarranno con voi parecchi anni.
  3. Sposarsi in Chiesa o in Municipio: Se decidete di sposarvi in Chiesa dovete incontrare il parroco almeno un anno prima, oggi per sposarsi è necessario frequentare dei corsi di preparazione al matrimonio. Per quanto riguarda il Muncipio la parte organizzativa è meno impegnativa e in ogni caso potete risparmiare parecchio sulle spese di cerimonia.
  4. Rinfresco o pranzo: Non c'è una ricetta valida per tutti, dipende dalla disponbilità economica di ciascuno ma se decidete di optare per il pranzo bisogna che abbiate le idee chiare sul luogo in cui si dovrà svolgere, sul menù e sui costi, Almeno 6 mesi prima contattate il proprietario del ristorante e chiedete una propsota chiara in modo da non avere soprese. Se invece decidete di fare un rinfresco, potete organizzarlo in modo elegante e gradevole senza che ciò pregiudichi il gradimento degli invitati. Per certi rinfreschi si possono spendere cifre superiori a quell che servirebbero per un pranzo o una cena, dipende da come viene organizzato e dove. Oggi vi sono degli eccellenti servizi catering che organizzano dei rinfreschi per matrimoni in ville padronali: dedicate del tempo a valutare anche questa opzione.
  5. Viaggio di nozze: le possibilità sono infinite non c'è che l'imbarazzo della scelta, è meglio affidarsi ad un'agenzia affidabile che sta sulla piazza da tempo, utilizzare intenet può essere un'ottima alternativa ma bisogna stare molto attenti alle offerte low cost, nella quasi totalità dei casi bisogna prendere quello che passa il convento e prenderlo al volo. Insomma le offerte low cost non sono adatte per una luna di miele non perché costano poco ma per i tempi che richiedono decisioni immediate.
  6. Abiti: Contattate i negozi che vendono abiti da cerimonia, pensateci almeno 6 mesi prima, se poi dovete fare un abito su misura considerate che ci vuole tempo per confezionarlo.
  7. Foto e filmini: Rivolgetevi ad un professionista e chiedete un preventivo scritto, chiedete prima se vi consegnerà anche i file delle foto, non tutti lo fanno.
  8. Liste nozze: Inserite quello che vi piace e che vi può servire, rammentate che la lista di nozze deve pervenire per tempo agli ospiti, in alternativa la busta con i soldi è la soluzione ideale, deciderete voi cosa e dove acquistare.
  9. Addobbi e parrucchiere: Scegliete il fioraio e fatevi mostrare tutte le soluzioni d'addobbo: dalla casa, al ristorante, al luogo in cui deciderete di sposarvi e infine non dimenticate di visionare diverse proposte di bouquet. 

 

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Published by Caiomario - in Libri
1 luglio 2012 7 01 /07 /luglio /2012 07:52

Nel vasto panorama editoriale delle riviste di informatica,"Computer Idea" è una pubblicazione che ha resistito negli anni mantenendo una linea che è risultata vincente e che si può riassumere nel sottotitolo in cui c'è scritto: 

SEMPLICE, PRATICO, TUTTO IN ITALIANO 

Cadenza di uscita quindicinale, prezzo di vendita ad 1,60 euro, 82 pagine, facile consultazione, la rivista della "Acacia Edizioni" è un valido aiuto per tutti coloro che vogliono migliorare le prestazioni del proprio computer e migliorarsi come utilizzatori. 

CONTENUTI 

-Alla terza pagina troviamo lo spazio riservato all' editoriale del numero. E' una rubrica generalista e positivamente polemica che affronta degli argomenti che interessano gli utilizzatori della rete, per esempio nell'ultimo numero è presente un bell'articolo di Andrea Maselli che affronta l'argomento del file sharing. 

  • Lettere/Dite la Vostra: E' una rubrica che mette in contatto lettori e redazione in cui è possibile esprimere la propria opinione e confrontarsi con gli altri lettori. 

 

  • News: Una rubrica a cura di Lorenzo Cavalca dove si trovano tutte le notizie che riguardano le novità nel campo di internet, dell'hardware e del settore multimediale. 

Oltre alle notizie tecniche che riguardano un prodotto, è indicato il prezzo di vendita, il sito del produttore e del distributore. 

  • In prova: Una rubrica essenziale per chi volesse saperne di più su un prodotto, vengono indicati tutti i risultati che riguardano la funzionalità di un prodotto e del suo utilizzo, i vantaggi e gli svantaggi rilevati, elementi, questi utilissimi per chi si voglia orientare prima di prendere una decisione e procedere ad un acquisto. 


La rubrica mette in prova non solo prodotti hardware ma anche software, ogni articolo è di facile lettura e il taglio didattico consente a tutti i lettori di affrontare agevolmente gli argomenti affrontati. 

  • Domande & Risposte: Se si ha qualche problema con il proprio computer o non si riesce a far funzionare un determinato programma è possibile contattare la redazione scrivendo via email, fax o posta ordinaria e ponendo un quesito, per esempio nell'ultimo numero ho trovato risposta ad un quesito che riguarda la lettura del supporto DivX. 

Domande comuni e risposte pratiche, un aiuto veramente prezioso. 

  • Sezione audio e video: Passo dopo passo viene spiegato come procedere in una determinata operazione, il tutto è corredato da una riproduzione in sequenza delle varie schermate, per esempio nel n.262 è presente un articolo ( veramente interessante) su come procedere per masterizzare un video su Blu-ray, trucchi e suggerimenti che aiutano il neofita ma anche l'utilizzatore esperto ma non professionale. 

 

  • Informazioni riguardanti applicazioni e utility reperibili in rete 

 

  • L'inserto centrale ( da staccare e consevare) intitolato "Passo a passo", presenta diversi esercizi che suggeriscono come utilizzare ed installare delle applicazioni, esistono tre gradi di difficoltà che sono così divise: 

 

  1. Difficoltà 1 per i neofiti 
  2. Difficoltà 2 per chi usa il computer da un pò di tempo 
  3. Difficoltà 3 per un utente esperto ed appassionato 

 

  • News/Social Network: E' una rubrica molto interessante che tratta le novità sulla gestione delle applicazioni e affronta il mondo dei portali delle community, utile per chi non voglia essere un utilizzatore passivo. 

 

  • Tempo libero 1: Per gli appassionati dei giochi PC una miniera di informazioni che fornisce utili indicazioni sul genere, il produttore, i requisiti di sistema, il prezzo e dove reperire un determinato gioco. 

 

  • Tempo libero 2: Ricca ed ampia la rubrica che segnala le novità editoriali di manualetti, racconti e romanzi che riguardano il mondo della rete, una parte culturale che non trascura la letteratura di settore. 


Un giudizio positivo per una rivista utile ed economica.

 

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Published by Caiomario - in Libri
24 giugno 2012 7 24 /06 /giugno /2012 09:32

L'INVENTORE DEL SOSPETTO 

Machiavelli è noto soprattutto per Il Principe, un'opera sicuramente tra i più noti e importanti nella cultura moderna ma anche poco compreso ed utilizzato in modo distorto non considerando che il concetto di politica del Machiavelli era quello di un uomo del '500. E' pur vero che Machiavelli può essere considerato l'inventore del sospetto e della trama politica in questo si può dire modernissimo e precursore del modo di governare le moderne democrazie e in particolare quella italiana 
Se il titolo di maestro del sopetto spetta a qualcuno questo è certamente Machiavelli che teorizzò la netta separazione tra politica e religione, ma soprattutto sostenne il ricorso a mezzi anche spregiudicati pur di raggiungere un fine. 
In questo senso le democrazie moderne possono dirsi pienamente machiavelliche. 

DELL'ARTE DELLA GUERRA 

 
"Dell'arte della guerra" composto fra il 1519 e il 1520 è un'opera del Machiavelli che si collega ai "Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio" e al "Discorso dell'ordinare lo stato di Firenze alle armi" (1506). 
Machiavelli (vedi sotto) si occupò di cose militari anche in "Discorso delle cose fiorentine dopo la morte di Lorenzo" (1520) e in "Relazione di una visita fatta per fortificare Firenze" (1526). 

Le tesi di fondo espresse nell'opera possono essere sintetizzate nei seguenti punti: 

* La questione militare non è un fatto tecnico ma politico 
* Non si possono coinvolgere i cittadini nelle cose militari se non esiste una forte tensione etica dello stato 
* Solo le truppe costituite da cittadini di uno stato possono dare affidabilità 
* Le truppe mercenarie non sono in grado di garantire sicurezza e tendono all'insurbodinazione 
* Lo stato ben amministrato deve basarsi su "armi proprie". 




MACHIAVELLI SOSTENITORE DELLE MILIZIE POPOLARI 

Machiavelli si è occupato più volte di "cose militari" nel "Principe" e precedentemente negli anni 1505-1511 che risalgono al periodo dei cosiddetti "scritti politici" affrontò le questioni dell'ordinamento delle milizie. Machiavelli si interessò personalmente della problematica militare in quanto nelle sue intenzioni vi era l'esigenza di dare alla Repubblica Fiorentina una forza miliatare capace di difenderla. L'obiettivo era principalmente di evitare che i fiorentini facessero ricorso alle truppe mercenarie poco affidabili e pronte a passare alla parte avversa per soldi. 
Machiavelli si fece quindi teorizzatore dell'idea che solo dotandosi di una milizia cittadina la Repubblica poteva difendersi, tale teoria può essere sintetizzata in quello che lo stesso Machiavelli espresse in modo così chiaro: 
"senza avere armi proprie nessun principato è securo, anzi è tutto obbligato alla fortuna". 
Il compito del principe è quindi quello di non stare in ozio nei periodi di pace e di prepararsi in modo accorto ai periodi di avversità in modo da potervi resistere per evitare di farsi trovare impreparati. 
La polemica contro le truppe mercenarie "al soldo" ha accompagnato tutta l'opera del Mchiavelli secondo il quale l'assenza di un esercito proprio èil motivo principale della debolezza degli stati, dimostrazione che Machiavelli diede sempre importanza alla questione militare ritenendola un punto essenziale per avere l'indipendenza e non subire alcuna influenza da parte degli altri stati. 

L'ANGOLO PERSONALE 
macchiavelli.jpg
Machiavelli appare modernissimo nelle sue tesi andando oltre il concetto di esercito quale milizia personale del principe, in questo senso l'esercito da lui prospettato è un esercito nazionale, dopo aver constatato che la nobiltà medievale viveva un'epoca di decadenza, Machiavelli ne prospetta un superamento. 
Un secondo aspetto a mio parere interessante è la funzione politica dello scritto, particolarmente appassionante è il discorso che Machiavelli rivolge ai giovani perché mettano fine alla inettitudine dei principi. 
Machiavelli per sostenere la sua tesi si richiama al concetto dello Stato che avevano i Romani e i Greci, entrambi -scrive ne "Dell'arte della guerra"- "facevano e facevano fare tutte quelle cose che da mesi sono ragionate e che il loro studio era preparare il corpo a' disagi e lo animo a non temere i pericoli". 

Credo che lo stesso concetto possa essere applicato alla nostra classe dirigente che spesso dice agli altri di fare quello che non lei non fa; Machiavelli scrive a tal proposito: "Cesare, Alessandro Magno e tutti quegli uomini e principi eccellenti , erano i primi tra' combattiori" spiegando che costoro quando andavano a combattere lo facevano andando armati a piedi e che se perdevano volevano perdere la vita. L'identificazione tra la propria vita e quella dello Stato era totale. 
Machiavelli condanna la mollezza dei principi e il loro amore per il lusso e per l'ozio e proprio in questo vizio e in questa assenza di prospetive vedeva l'inizio della decadenza italiana. 
In questo senso Machiavelli è attualissimo, le sue analisi sono lucidissime e il suo appello ai giovani è una manifestazione di ottimismo dove la forza morale e il senso dello Stato prevale sugli interessi della casta. 



Ne consiglio la lettura, la nostra crisi politica e morale viene da lontano, Machiavelli fu un precursore della critica alle abitudini tutte italiane che ci portiamo dietro da oltre 500 anni.

Conclusione: E Messer Niccolò vide per primo i vizi delle genti italiane...

 

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Published by Caiomario - in Libri
19 giugno 2012 2 19 /06 /giugno /2012 04:44

LETTO EX POST 

Per quanto il titolo di "Piccolo Cesare" richiami più la celeberrima pellicola cinematografica il cui protagonista fu l'impareggiabile Edward G.Robinson, Giorgio Bocca ha voluto riferirsi a un Cesare piccolo e piccolo non nel senso dell'età anagrafica quanto a velleitarismo che appare tale se confrontato a quello di Gaio Giulio Cesare. 
Ma Bocca che è stato un efficace scrittore che si serviva delle tecniche giornalistiche con grande maestria ha giocato sull'equivoco e Piccolo Cesare richiama anche al malaffare descritto nel romanzo di Burnett. 
Non vi è nessun ponte che leghi, quanto ad argomentazione le tre opere (il libro scritto da Giorgio Bocca, quello scritto da W.R. Burnett e la pellicola cinematografica sulla Chicago degli anni '30) eppure esiste un filo conduttore che nell'allusione e nell'esplicito fa di questo libro un documento storico mosso in parte dal pregiudizio ma anche da un rigore profetico che letto ex post non può che fare esclamare "lo aveva detto". 
Se si parla di livore probabilmente Bocca non avrebbe apprezzato anche se lui uomo di parte e partigiano fino all'ultimo giorno spesso dimostrò livore, ma quanto al pre-giudizio riguardo al contenuto del libro, è probabile che Bocca avrebbe dato il suo consenso; perché non vi è pagina del libro che nel suo pre-giudizio non affronti vicende i cui esiti politici, sociali ed economici sono ben lungi dall'essersi compiuti. 

Il problema tutto italiano circa l'uso della democrazia è stato ben analizzato da Bocca che davanti al fenomeno Silvio Berlusconi aveva già nel 2002 analizzato come il consenso si possa generare attraverso forme indotte e come la democrazia possa essere un termine ambiguo sul quale si possa dire tutto e che possa significare mille cose. 
Bocca era anche un politologo ma non ha mai avanzato tesi dottrinarie circa il significato della democrazia, tuttavia quando evidenziava nei suo scritti i mali della democrazia italiana, indicava anche la strada su quello che non doveva essere democrazia. 


GIORNALISMO D'INCHIESTA 

Certificare i fatti accaduti è facile, lo fanno gli storici, analizzare i fenomeni mentre si stanno verificano e preconizzarne i possibili sviluppi richiede invece una grande capacità di intuito. Allora vi è da domandarsi come mai abbiamo dovuto aspettare ben 10 anni dalla pubblicazione del libro per vedere cosa è accaduto intorno all'ospedale milanese fondato da Don Verzè? Bocca nel libro racconta quello che già in parte si sapeva, ma le prime inchieste sui fondi destinati al San Raffaele sono partite anni dopo. 

Se quindi il giornalismo d'inchiesta è ciò che anima "Piccolo Cesare" non trattasi di livore come qualche nemico di Bocca ha avanzato più di una volta volendo liquidare il contenuto del libro perché a corto di validi di argomenti da opporre all'ex partigiano, quanto di un pre-giudizio su fatti di cui già si conosceva in parte il malaffare che era a loro legato. 
Sorge allora spontanea una domanda perché è accaduto questo, al di là delle responsabilità penali? La risposta la si trova nel libro: il berlusconismo, ossia il consenso intorno a Berlusconi ha di fatto impedito che su determinati fatti si facesse luce prima che si compiessero le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. 

Non è ancora finito del tutto quello che vediamo essere un movimento non di pensiero ma di pancia che ha disatteso tutte le aspettative. Ma Giorgio Bocca, insieme ad un plotone piuttosto cospicuo di grandi vecchi tra cui vanno annoverati Indro Montanelli e Enzo Biagi, aveva visto bene fin dal 1994. Nessuno si può tirare fuori da queste responsabilità neanche quella parte del paese che rivendica una sua specialità (Nord) rispetto ad un'altra (Sud) come stanno ad attestare le inchieste giudiziarie sui grandi e piccoli corruttori che hanno invaso tutto l'occupabile. 


Consiglio la lettura del libro alle nuove generazioni, le vecchie di solito chiudono un occhio e tirano a campare. 

Libro scritto da un Grande Vecchio che ha descritto un Piccolo Cesare che di Gaio Giulio Cesare non aveva niente ma che ricordava piuttosto Caesar Enrico Bandello.

Profetico, drammatico se lo si legge a distanza di 10 anni


 

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Published by Caiomario - in Libri
5 giugno 2012 2 05 /06 /giugno /2012 18:12

 

cotto-e-mangiato.jpg

 

 

 

PREGI DEL RICETTARIO

  • Il ricettario è presentato in modo semplice e ogni singola ricetta è spiegata in modo tale che le sequenze siano replicabili.
  • La presenza di una rubrica permette di verificare i tempi di esecuzione della ricetta per quanto riguarda il tempo di preparazione.
  • Niente si spreca: la possbilità di recuperare ciò che avanza in cucina è un'ottimo suggerimento soprattutto quando questo si traduce nella possibilità di risparmiare.
  • Numero delle ricette: sono 243, un ventaglio di possibilità gastronomiche che permette di soddisfare gusto, fantasia e soddisfazione.
  • Vicino a diverse ricette sono presenti degli utilissimi consigli che permettono di preparare delle facili e replicabili varianti. 
  • Suddivisione del libro in categorie: ricette da effettuare per la famiglia, per gli amci o per una cena (o pranzo) in due.
  • Presenza di ricette classiche.
  • Proposte adatte a chi ha poco tempo da dedicare alla cucina ma non vuole rinunciare alla fantasia e al gusto

 

 

 

DIFETTI DEL RICETTARIO

 

  • Presenza di poche foto;

 

 

 

Cotto e mangiato è edito da Antonio Vallardi Editore e viene venduto a euro 14,90.

 

Per maggiori informazioni si consiglia di consultare il seguente link:

 

http://www.vallardi.it/catalogo/scheda/cotto-e-mangiato.html

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