Fulvio Papi, uno dei più importanti studiosi della storia del pensiero filosofico ha osservato che "la filosofia in Nietzsche può essere letta come una risposta distruttiva alla civiltà intellettuale dell'epoca positivista",(1) definire pertanto Friedrich Nietzsche un moralista, nel senso che tale termine ha nell'accezione corrente, significa non averne compreso il pensiero. Nietzsche mise, infatti, in discussione tutti i cosiddetti valori oggettivi e la morale dominante, insieme alla verità, al progesso e alla scienza che venivano visti come una parte negativa e reattiva alla volontà di potenza.
L'obiettivo di Nietzsche fu quello di individuare un'alternativa ai "valori" decadenti esaltati dal Positivismo e il nucleo essenziale dell'interpretazione della vita come realizzazione che dipende dall'affermazione sono da rintracciare nei suoi studi sulla filosofia greca e in particolare sulla critica al modo in cui gli accademici del tempo trattavano la cultura classica ridotta a pura curiosità. La prima opera filosofica di Nietzsche è "La nascita della tragedia dallo spirito della musica, ovvero: grecità e pessimismo", opera pubblicata nel 1872 che costituisce una vera e propria analisi del tutto inedita e originale sul pensiero greco, un'opera che rappresenta anche una critica alla cultura occidentale e il cui obiettivo è un rinnovamento profondo della filosofia tradizionale che passa attraverso la trasmutazione dei valori fino ad allora ritenuti fondanti.
Per comprendere quindi i temi salienti della filosofia di Nietzsche, bisogna partire proprio da "La nascita della tragedia", un 'opera che venne accolta freddamente dal mondo accademico coevo al filosofo tedesco, mondo accademico che non poteva accettare l'accusa di essere il responsabile di un'interpetazione fuorviante della grecità. Nietzsche, infatti, sosteneva ne "La nascita della tragedia" che l'idea che noi moderni abbiamo della Grecia antica è del tutto erronea e che questo dipende dal fatto che gli storiografi avevano da sempre trasmesso l'immagine di una cultura greca incentrata sull'idea del bello e della razionalità, mentre in realtà questo sistema di valori era quello dell'Atene del V secolo. L'attacco che Nietzsche rivolge a questa interpretazione falsa e fuorviante data dagli storiografi a partire dai Padri della Chiesa è appassionato e polemico e ha un solo intento: dimostrare che il vero spirito greco non è quello delle forme perfette riconducibili al periodo classico e per fare questo Nietzsche si prefigge di spiegare le origini e le peculiarità della tragedia attica.
Nelle prime pagine de "La nascita della tragedia" si trova un riferimento a Sileno, il fauno precettore di Dioniso che affermava che per l'uomo sarebbe meglio non essere mai venuto al mondo, ma che una volta nato sarebbe stato meglio morire presto. Una citazione da cui si dipana poi tutta l'impostazione della originale teoria di Nietzsche, teoria che non ha alcun punto di contatto con le interpretazioni fino ad allora date sul pensiero greco. Ne "La nascita della tragedia" troviamo tutte le "figure" presenti nelle opere filosofiche successive in cui il "paradosso", la contrapposizione trovano la loro spiegazione nella metafora di Apollo e Dioniso. Lo spirito greco quindi -secondo il filosofo tedesco- trae le origini nella contrapposizione di due principi opposti: il dionisiaco quale espressione massima dell'ebbrezza e dell'istintività e l'apollineo definito "il mondo perfetto dell'intuizione".
Dioniso rappresenta il caos, l'ebbrezza, lo smembramento e il distacco dall'unità originaria ma anche la definitiva liberazione dalla propria individualità e la riunione con la natura. Dioniso è la divinità che non ha limite che produce lacerazione e dolore, il dio che crea e distrugge e nel contempo pietrifica, la divinità che si manifesta nella danza e nella musica.; Apollo è la figura che invece esige compiutezza e misura, il dio delle forme razionali che si materializzano nella scultura e nell'architettura.
La nascita della tragedia viene definita da Nietzsche come l'unità originaria dove Apollo e Dioniso erano paradossalmente la ragione stessa di un equilibrio che, seppur precario, non poteva esistere senza la presenza di entrambi. Tuttavia in questo equilibrio necessario delineato da Nietzsche, la figura di Dioniso assume un ruolo centrale: la tragedia nasce grazie alla liberazione delle pulsioni vitali ed istintive messe in atto da Dioniso che non potrebbe arrivare a manifestarle senza Apollo, indispensabile per dare forma all'istinto ma assolutamente mancante di creatività.
Apollo rappresenta la chiarezza, la forma, la misura e come scrive Walter F.Otto :"Apollo rifiuta tutto ciò che è troppo intimo, l'attaccamento alle cose, la visione poco netta e così pure le complicazioni psichiche, il rapimento mistico e il sogno estetico" (2)
Quel che è importante comprendere è che per Nietzsche Apollo non ha senso senza Dioniso e viceversa Dioniso non può manifestarsi in forma compiuta senza Apollo, la tragedia attica è il momento in cui Apollo parla la lingua di Dioniso, è la fase del rapimento estatico che, grazie all'elemento musicale, è sogno e incantesimo. Ma se Nietzsche delinea in modo puntuale la nascita della tragedia individua anche il responsabile della sua morte: Euripide che eliminando la musica dalla tragedia ne ha decretato la sua fine, una tragedia senza l'elemento dionisiaco per eccellenza perde la sua stessa ragione d'essere. È Euripide colui il quale inaugura la stagione dell'ottimismo e della razionalità, un siffatto uomo non può comprendere la "gaya scienza" ed è ostile al pessimismo della tragedia e al senso di sofferenza che aveva il greco delle origini. Colui il quale però ha eliminato qualsiasi possibilità di rinascita della tragedia è Socrate che fa irruzione nel palcoscenico dove veniva rappresentata la tragedia per cacciare qualsiasi elemento irrazionale, per relegare il tragico nel cimitero delle cose morte; dalle sue idee troverà ispirazione Platone considerato da Nietzsche l'inziatore del romanzo nel quale si mescola dramma e tensione emotiva, lirica e prosa. E con il razionalismo socratico e le idee di Platone nascerà una cultura debole che condizionerà per sempre il pensiero occidentale.
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Nietzsche sembra ipotizzare l'idea della rinascita della tragedia in epoca moderna ed invidua nella musica di Wagner, nella filosofia di Kant e di Schopenauer gli elementi che pemettono alla grecità di risorgere, ma questa ipotesi sarà abbandonata quando si verificò il definitivo distacco da Wagner. La Grecia antica per il filosofo tedesco ha sempre rappresentato il vertice di ogni civiltà e il tentativo di annientarla nasceva solo dall'invidia e dal risentimento di chi ne avvertiva l'incolmabile distanza e superiorità.
(1) Filosofie e Società, Bologna, Zanichelli, 1979, p. 338.
(2) F.W. Otto, Gli dèi della Grecia, Milano, Il Saggiatore, 1968, p.99.