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13 giugno 2014 5 13 /06 /giugno /2014 19:48

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ARISTOTELE

 

Aristotele dopo avere distinto i diversi modi in cui viene distinta la sostanza, sofferma la sua attenzione sull'essenza facendo alcune precisazioni che definisce di carattere dialettico e osservando «che l'essenza di ciascuna cosa è ciò che si afferma essere di per sé». L'essenza di singolo individuo che è musico non si identifica, ad esempio, con il  suo essere-musico in quanto non è che uno è musico solo per il semplice fatto di esistere. L'essenza di questo individuo -insegna Aristotele- è cio che egli è di per sé.

  1. Hanno essenza solo le cose che sono enunciate per mezzo di una definizione ossia quando l'enuciazione o il nome stanno a significare la cosa stessa ma solo quando l'enuciazione ha per oggetto qualcosa di primario, ossia quando la cosa viene enuciata senza che vi sia bisogno di ulteriori specificazioni.
  2. Il termine definzione viene utilizzato in una molteplicità di accezioni come il termine essenza.
  3. Essenza compende tanto la definzione che ciascuna delle categorie che qualificano la cosa, se ad esempio ci si domanda che cosa è la qualità, anche la qualità viene considerata come essenza ma non in senso assoluto ma in senso dialettico allo stesso modo in cui i filosofi parlando del non-essere dicono che il non-essere è.
  4. L'essenza della qualità e della quantità sono quindi delle categorie che in via secondaria qualificano la cosa ma l'essenza della cosa nella sua accezione principale è solo ciò che appartiene in senso assoluto alla sostanza.

 

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Fonte immagine: https://www.flickr.com/photos/45409431@N00/4084432934

 
 
 
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Published by Caiomario - in Filosofi: Aristotele
13 giugno 2014 5 13 /06 /giugno /2014 05:58

 

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ARISTOTELE

 

Aristotele afferma che il termine «essere» indica non solo l'essenza o l'oggetto determinato ma anche la qualità, la quantità o ciascuna delle altre categorie. Aristotele pur distinguendo una pluralità di accezioni del termine sostanza chiarisce che l'accezione fondamentale è quella di «essenza dell'oggetto» in altre parole sostanza indica l'essere di una cosa senza alcun riferimento qualitativo. Tutti gli attributi esistono in riferimento alla sostanza di un oggetto particolare, mentre la sostanza esiste di per sè a prescindere dalla loro identificazione. L'essenza  spiega Aristotele esiste separata dalle altre determinazioni che possiamo conoscere solo quando conosciamo l'essenza della qualità e della quantità.

Il termine sostanza si usa in quattro accezioni che riguardano:

  1. l' essenza
  2. l'universale
  3. il genere
  4. il sostrato

 

Spiega Aristotele che «Sostrato è ciò di cui sono predicati le altre cose, mentre esso stesso non è mai predicato», il primo sostrato viene identificato con la materia, il secondo con la forma e il terzo col composto di entrambe, ad esempio in una statua di bronzo che rappresenta una determinata figura, la materia è il bronzo, la forma è la figura rappresentata e il composto di entrambe è la statua. Aristotele è consapevole del fatto che limitare la sostanza alla sola materia non solo non spiega niente ma rappresenta anche una contraddizione in quanto sopprimendo tutte le determinazioni di un oggetto non rimane altro che la materia ma sostenere che la materia è sostanza non è ammissibile in quanto proprietà fondamentali della sostanza sembra -osserva con cautela Aristotele- che siano l'individualità e la separabilità.  Il sostrato ultimo non è pertanto una cosa individuale nè le sue determinazioni che gli appartengono accidentalmente ma la sostanza come essenza.

 

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Fonte immagine: https://www.flickr.com/photos/45409431@N00/4084432934

 

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Published by Caiomario - in Filosofi: Aristotele
13 giugno 2014 5 13 /06 /giugno /2014 04:44

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ARISTOTELE

 

Aristotele partendo da una radicale critica delle Idee di Platone (vedi Aristotele: la critica a Parmenide e a Platone ) ritiene che se si vuole dare una spiegazione della natura nella sua reatà bisogna cercare i principi del suo essere e del suo divenire. al suo interno e non fuori di essa. Per Aristotele la centralità sta nel concreto, il «questo ente qui». Lo studio della natura o del concreto si può realizzare attraverso tre gradi del filosofare:

  1. Il primo  riguarda il concreto naturale ossia la realtà delle cose in movimento appartenenti all'esperienza sensibile, è questo l'ambito della physica o philosophia naturalis.
  2. Il secondo concerne l'aspetto quantitativo del concreto naturale, l'ambito disciplinare che si interessa della quantità e dell'estensione della realtà è quello della matematica.
  3. Lo studio del concreto naturale può essere preso in considerazione solo come ente in quanto tale, l'oggetto della filosofia prima o teologia è il principio o essenza delle cose. Se la fisica studia la materia dell'esperienza sensibile la metafisica si occupa dello studio della forma che dà valore alle cose del mondo sensibile.

 

La filosofia prima è quindi uno dei tre gradi della filosofia teoretica ma è anche il più importante in quanto si interessa dell'essenza delle cose. Il termine greco per indicare l'essenza delle cose è οὐσία, termine cbe è stato tradotto in latino con la parola substantia. Aristotele pur partendo da una critica radicale di Platone introduce nuovamente un concetto, quello di essenza che per il suo carattere universale ricorda proprio l'Idea platonica. Allora qual'è la differenza tra la sostanza aristotelica e l'Idea di Platone? Per Platone l'Idea è separata dalla realtà delle cose mentre per Aristotele l'essenza è inerente alla realtà mobile e si attua in esse. La metafisica è quindi la scienza dell'ente in quanto tale, ciò non significa che lo studio della natura passi in secondo piano, anzi l'oggetto e il punto di partenza del sapere è sempre la natura concreta ma il vertice della conoscenza riguarda ciò che va oltre la fisica studiando la natura oltre il suo essere natura per individuare la forma che anima le cose.

 

Articoli correlati:

Aristotele: il significato di sostanza come sostrato

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Published by Caiomario - in Filosofi: Aristotele
12 giugno 2014 4 12 /06 /giugno /2014 07:01

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ARISTOTELE

 

Nella filosofia di Aristotele riveste una fondamentale importanza la concezione generale della realtà o metafisica il cui significato è quello di filosofia prima ossia  di filosofia fondamentale in quanto fornisce i principi basilari di una dottrina filosofica. Aristotele utilizza al posto del termine metafisica quello di teologia per indicare la realtà che sta oltre la natura delle cose sensibili e che riguarda la sfera del mondo divino. Il significato ambivalente del termine metafisica  è pertanto da intendersi in senso onnicomprensivo in quanto include tanto la fisica che la teologia.

La natura, il divenire e l'essere

Aristotele riprende e sviluppa le teorie precedenti sulla natura espresse dai filosofi naturalisti precedenti e a lui contemporanei, il problema fondamentale della dottrina filosfica di Aristotele è quello di fornire una spiegazione della natura, nella quale coglie il principio del divenire (o del movimento) delle cose. La fisica del movimento è quindi essenzialmente una spiegazione delle leggi che regolano il divenire e il compito del fisico non è quello di porre il problema se esista il movimento oppure no. Aristotele critica la posizione di Parmenide che avevo interpretato in modo univoco tanto l'essere che il non-essere, a questa conclusione giunse anche Platone che fece una distinzione tra non-essere assoluto o nulla assoluto e il non-essere relativo o diverso. Aristotele pur condividendo la distinzione di Platone introduce una ulteriore specifica sostenendo che l'essere si dice in molti modi e che pertanto il diverso non è altro che uno dei tanti modi dell'essere (molteplicità dei significati), ciascuna cosa quindi è a suo modo; l'essere per Aristotele non è quindi una realtà assoluta ma un concetto universale che non deve essere separato dalle cose che  hanno in sè il principio che le fa essere in quel determinato modo. Aristotele rigetta la teoria di Platone del mondo delle Idee separato dalle cose sensibili, questa teoria non fornisce una spiegazione del divenire della natura, l'errore di Platone è quello di avere creato una duplice realtà delle cose stesse, un'operazione che secondo Aristotele è superflua in quanto stacca l'essenza o forma dalla cosa, essenza che non esisterebbe se non vi fosse la cosa stessa.Se non vi fosse il cavallo -insegna Aristotele- non vi sarebbe l'idea di cavallinità.

Oltre all'aspetto descritto, Aristotele ritorna su un altro punto contradditorio di cui lo stesso Platone era ben consapevole e che riguarda l'argomento della terza idea, in base al quale se si fa corrispondere ai singoli uomini l'idea di umanità bisognerebbe ammettere anche una terza idea ( da qui denominata idea del terzo uomo) che comprenda entrambe; siffatto modo di procedere finirebbe col generare un processo senza fine che riporterebbe la problematica al punto di partenza rendendola insolubile. Aristotele quindi arriva alla conclusione che bisogna liberarsi tanto dell'essere uno e immobile di Parmenide quanto delle Idee di Platone partendo dalla vera realtà ossia dal concreto della natura.

 

Fonte immagine: https://www.flickr.com/photos/9361468@N05/5189907935

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