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24 aprile 2014 4 24 /04 /aprile /2014 15:26

JEREMY BENTHAM


 

Jeremy Bentham è stato uno dei massimi esponenti della filosofia utilitarista inglese, una corrente del positivismo nella quale si trovano dei precedenti dottrinari nel pensiero di Bacone, Locke e Smith; fu proprio Bentham a impiegare per primo il termine utilitarismo per indicare un orientamento del pensiero in cui l'utilità  è ritenuta nel contempo la causa e il fine ultimo di ogni azione umana.

Il motore primo che governa l'agire umano è sempre l'utilità, sia che si tratti di conseguire una virtù o respingere un vizio, di osservare un dovere o  di combattere l'arbitrio l'uomo agisce sempre motivato dal vantaggio che può ottenere.

 

Bentham dà la seguente definzione di utilità:

 

"Per utilità si deve intendere quella proprietà in qualunque oggetto che lo rende atto a produrre beneficio, vantaggio, piacere, bene o felicità, ovvero (il che significa la stessa cosa) a prevenire che avvenga danno, pena, male o infelicità alla persona o all'ente di cui si considera l'interesse: se questo ente è la comunità in generale, si tratta della felicità della comunità; se è un particolare individuo (si tratta) della felicità di questo individuo".

 

L'idea di utilità espressa da Bentham è in stretta relazione con l'azione morale che deve essere sempre inquadrata per gli effetti che essa produce: l'uomo è spinto ad agire per conseguire la felicità e il piacere e per respingere l'infelicità e il dolore.

Tuttavia l'azione morale non va giudicata in termini di principi generali ma sempre in relazione agli effetti che produce, un'azione morale è sempre buona solo se procura la felicità al maggior numero di persone, è cattiva se va nella direzione opposta.

Il singolo individuo poi se agisce per conseguire un'utilità pratica potrà godere dei vantaggi che ne derivano, mentre se andrà contro al principio dell'utilità pratica ne patirà le conseguenze negative; la somma del piacere dei singoli individui porta alla felicità di tutti.

Una concezione aritmetica del piacere come quella espressa da Bentham appare troppo schematica in quanto spesso il conseguimento del  proprio piacere non tiene affatto conto della felicità degli altri, tuttavia lo stesso Bentham, probabilmente consapevole di questo limite, afferma che il compito dello Stato è la realizzazione del massimalismo etico. 

Lo Stato e le leggi devono avere un solo scopo: procurare la massima felicità al maggior numero di persone in quanto felicità e dolore devono costituire "il centro dell'indagine del moralista e del legislatore: il principio dell'utilità subordina ad essi ogni cosa".  

 

PENA E PIACERE È CIÒ CHE CIASCUNO SENTE COME TALE: IL CONTADINO COME IL SIGNORE, L'IGNORANTE COME IL FILOSOFO

 

Il concetto di utilità espresso da Bentham non può generare alcun equivoco  in quanto lo stesso Bentham sentì l'esigenza di dare al "termine utilità un senso chiaro e preciso" in modo  che tale termine fosse sempre identico e non mutasse ogni qual volta lo si utilizzasse.

Evitando di fare delle riflessioni astratte Bentham sentì l'esigenza di esprimere in modo chiaro il concetto di dolore e piacere in modo che fosse comprensibile a tutti, dal contadino al signore, dall'ignorante al filosofo:

 

«Per gli individui che seguono il principio di utilità, la virtù non è un bene che in rapporto ai piacere, la virtù non è un bene che in rapporto ai piaceri che ne derivano. il vizio non è un male che in rapporto alle pene che genera. Il bene morale è tale solo in base alla sua capacità di produrre beni fisici, e il male morale per la sua tendenza a causare mali fisici; ma quando io dico   «fisici » intendo le gioie e i dolori dell'anima, quanto le sofferenze e i piaceri del senso».

 

Le virtù di per sè non sono buone o cattive, anzi Bentham utilizzando l'espressione "arido catalogo delle virtù"  sgombera il campo dal  sospetto che vi possa essere da parte sua un intento di tipo moralistico: le virtù devono essere sempre valutate in base alla logica della utilità che «consiste nel partire dal calcolo e dal raffronto delle pene e dei piaceri attraverso tutte le operazioni del giudizio, senza farvi entrare alcuna idea ».

 

 

 

 

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Published by Caiomario - in Filosofi: Bentham Jeremy

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