LE COLPE DI FRA TOMMASO
La stesura de La città del Sole è stata datata tra il 1602 e il 1603, fate attenzione a queste due date perché siamo in un periodo sul quale "forse" si potrebbero trovare se non dico delle giustificazioni almeno delle buone ragioni per comprendere il modo in cui veniva concepita la giustizia all'epoca; del resto nel senso comune dell'epoca fare discorsi contro la tortura e la pena di morte era incomprensibile ai più visto che questa era la condotta di tutti i sistemi politici che quanto a durezza delle carceri si assomigliavano tutti.
Che colpa aveva commesso Tommaso per finire in galera? Oggi si direbbe che aveva commesso dei reati di opinione e proprio il fatto di avere espresso tesi pericolose per il potere politico ed ecclesiastico, lo portò ad essere rinchiuso in carcere dove subì tremende torture e dove - ricorda Giulio Ferroni - "si finse addirittura pazzo per sfuggire alla pena di morte".
C'è qualcosa di diverso oggi? No, chi non dà fastidio è libero di parlare quanto vuole ma chi magari rivela fatti e circostanze pericolosi per chi detiene il potere sarà sicuramente delegittimato con tutti i mezzi disponibili e su di lui opererà una vera e propria demolizione sistematica di aspetti anche privati ed intimi pur di raggiungere lo scopo.
Ai tempi di Tommaso non era diverso da oggi e il pensiero non era libero di agire nel mondo, non importava che tesi pericolose venissero espresse nei libri o che rimanessero un puro esercizio del pensiero, quel che contava era impedire che le idee si diffondessero e la "damnatio memoriae" era solo la conseguenza di una persecuzione che incominciava quando il "reo" era ancora in vita.
IL MONDO CHE NON C'È
Ogni qualvolta si leggono delle riflessioni utopiche come quelle presenti ne "La città del sole" è facile che si obietti (trovo tra l'altro questa obiezione molto superficiale) che ci dobbiamo occupare del mondo esistente e non di quello che dovrebbe essere. Un'obiezione che apparentemente sembra inattaccabile se non fosse per il fatto che Campanella come del resto Tommaso Moro con la sua "Utopia", ricorrono ad un escamotage per criticare proprio l'esistente. Si ritiene necessaria questa precisazione nel rispetto di un progetto concreto e completo che al di là della forma espressa esprime la necessità di un mondo ordinato e che non può essere interpretato come la farneticazione di un pensatore che parla di un paradiso terrestre immaginario.
IL COMUNISMO, VIZIO DEI FILOSOFI
Quando si parla di comunismo la maggior parte delle persone pensa alle forme di governo che si sono succedute a partire dalle dottrine filosofiche ed economiche di Karl Marx e di Friedrich Engels, niente di più sbagliato perché la prima proposta di tipo comunistico risale addirittura a Platone e si è ripetuta più volte in forme diverse nella storia del pensiero.
Campanella promuove e prospetta una sorta di comunismo dove nella piramide del potere si trova al vertice un Principe Sacerdote che si rivolge al Sole, apparente bizzarria a parte, il Sole potrebbe essere anche un contratto come una Costituzione che, quale Legge delle leggi, regola l'attività di una comunità, di una nazione, di un popolo.
Solo così possiamo attualizzare quanto è stato espresso da Campanella visto che il pericolo di una visione prospettica in cui al vertice si trova una figura che tutto sa e che non può sbagliare sembra più ricordare le derive nordcoreane dei Grandi Leader attorno ai quali si è sviluppato un culto delle personalità per noi oggi inconcepibile.
L'opera espressa sotto forma di dialogo poetico è un capolavoro di sensibilità letteraria di grande eccellenza, vi darò solo qualche cenno per non togliere a chi vuole leggerla la curiosità di affrontare la lettura di pagine che non sono per niente ostiche anche per chi è digiuno di cose filosofiche.
TABROBANA
Tabrobana è il nome di fantasia della città del sole che nel XVI secolo era identificabile con l'isola di Ceylon, questa città sta sopra un colle circondato da un'ampia campagna e si divide in sette gironi, per accedervi vi sono quattro porte dislocate in quattro punti strategici per la città; la ragione della presenza dei cerchi concentrici è dovuta a ragioni puramente difensive per cui se -dice Campanella- si espugna il primo girone bisogna passare al secondo e così via fino al settimo.
L'autore spiega nel dettaglio l'architettura e la toponomastica della città ideale, al centro della città vi è il capo supremo, il Metafisico, un capo sia spirituale che temporale che si consulta con il Sole, quale divinità suprema. Attorno a lui vi sono tre "principi collaterali": Potestà, Amore e Sapienza.
1. Chi è il Potestà? Si chiama Pon e si occupa di faccende militari, di guerrieri, soldati, munizioni, fortificazioni ed espugnazioni.
2. Sin è il nome della Sapienza? Dipendono da Sin tutte le scienze e tutte le figure delle arti liberali e meccaniche, sotto di Sin si trovano delle figure rappresentative di altrettante scienze ed arti denominate "offiziali":
* l'Astrologo;
* il Comosgrafo;
* il Geometra;
* il Loico;
* il Rettorico;
* il Grammatico;
* il Medico;
* il Fisico;
* il Politico;
* il Morale
3. Mor, l'Amore che ha come compito quello di unire maschi e femmine per perpetuare le generazioni, si occupa anche dell'educazione, delle medicine e delle erbe curative, di raccogliere i frutti e di tutto ciò che ha a che fare con il vitto, i vestiti e il coito.
Le attività a cui si dedica di Mor appaiono davvero curiose ma rispondono, nella logica dell'argomentazione di Campanella, all'istinto della sopravvivenza; per Campanella tutto ciò che ha che fare con la vita rientra nella sfera dell'Amore. Una forzatura? Forse come lo è l'idea non nuova riconducibile a Platone del comunismo delle donne che sarebbe meglio definire della disponibilità delle donne messe in comune con l'obiettivo di non generare dei figli che si occupino dell'amor proprio ma di quello comune, così come in comune sono le cucine e le dispense delle cose guardate a vista da un vecchio e da una vecchia che hanno il compito di sorvegliare la proprietà comune e di percuotere tutti coloro che si avvicinano con l'intento di rubarle.
In questa città ideale vivono tutti assieme: Mosè, Ositi, Giove, Mercurio, Maometto, in un luogo separato Gesù Cristo con i Dodici Apostoli e poi c'è il gruppo degli antichi con Cesare, Alessandro , Pirro e tutti gli altri. insomma la compagnia non è di quella che fa certo annoiare!!
CHIAVE DI LETTURA
L'opera vera e propria nella versione tipografica in mio possesso consta di sole 49 pagine escludendo il resto.
Ricollegandomi a quanto ho scritto all'inizio sorge spontanea una domanda, ma un filosofo che ha scritto come un'opera come "La città del Sole" poteva essere così pericoloso da essere incarcerato, torturato e rischiare la pena capitale? Apparentemente no leggendo l'opera con gli occhi di oggi.
Ma dovete pensare che Campanella quando scrisse "La città del Sole" era già in carcere perché prospettava una sorta di religione universale che era vista come blasfemia dalla cattolicissima Spagna. Per queste sue posizioni si fece ben 27 anni di carcere.
La Città del Sole è più di un dialogo poetico dominato dalla fantasia, è prima di tutto la rivendicazione della forza della ragione umana quale forza propulsiva per cambiare il mondo, in effetti una rivendicazione di questo tipo rappresentava un pericolo per il cattolicesimo romano per il quale tutto dipende da Dio. L'eterno senso di colpa porta al pessimismo mentre la fiducia nelle possibilità della ragione è una manifestazione di ottimismo e questo fu un errore imperdonabile per Tommaso Campanella che si trovò contro quella che nel '600 era la nazione che difendeva anche con le armi l'ortodossia cattolica: la Spagna.
CURIOSITÀ
Tra le tante cose curiose presenti ne La città del Sole ve ne riporto una che riguarda le prescrizioni o se vogliamo le abitudini degli abitanti che hanno superato i cinquant'anni:
"Usano assai l'odori: la mattina, quando si levano, si pettinano e lavano con acqua fresca tutti, poi masticano maiorana e petrosino o menta, e se la frecano nelle mani e li vecchi usano l'incenso". 1)
Abbiamo appreso da Campanella un particolare che è qualcosa di più di una semplice nota curiosa e che riguarda la pulizia mattutina, all'epoca infatti l'unico modo per profumarsi la bocca era quella di ricorrere a piante aromatiche o che aiutavano a neutralizzare il cattivo odore tra queste un posto particolare lo avevano maggiorana, il prezzemolo e la menta.......problema che a quanto pare interessava anche i solari abitanti di Taprobana.
1) La città del sole. Questione quarta sull'ottima repubblica. Prefazione di Giulio Ferroni. Milano, RCS Quotidiani, 2011, 8vo brossura editoriale, pp. 116 (I classici del pensiero libero, 38; supplemento a Sette Corriere della Sera). p. 39