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16 giugno 2018 6 16 /06 /giugno /2018 14:51
Locke: il valore del sapere

Se Locke è stato il primo filosofo ad affrontare il problema dell'origine delle idee ammettendo l'esistenza di una realtà esterna a noi, ma con le idee l'uomo cosa conosce? Locke, come è noto, riteneva che la nostra facoltà conoscitiva si innescasse da due sorgenti: la sensazione e la riflessione (Si veda Locke il significato di idea e l'origine delle idee) e che da queste due fonti avesse inizio il processo conoscitivo. Tuttavia le idee non permettono di conoscere la realtà esterna all'uomo ma con l'idea si conosce solo l'idea, problema ideogenetico viene affrontato da Locke in opposizione all'innatismo propugnato da Descartes ma per quanto riguarda il valore dell'idea egli non si distacca dall'atmosfera culturale dell'epoca fortemente impregnata di cartesianismo. Il problema della aderenza di un'idea con la realtà rappresentata venne affrontato da Locke introducendo una distinzione tra conoscenza immediata e conoscenza dimostrativa o in altre parole tra intuizione e dimostrazione, si tratta di due forme di conoscenza che avvengono con processo diverso: nel primo caso l'uomo intuisce immediatamente la validità di una determinata affermazione, ad esempio, se si dice che 3+2=5, mentre nel secondo caso il processo è più complesso in quanto il giudizio finale è il risultato mediato di più idee. La certezza del nostro io è una conoscenza immediata che avviene per intuizione mentre l'esistenza di Dio deve avvenire attraverso una dimostrazione. L'uomo conosce l'io intuitivamente e questa presa di coscienza ci permette di cogliere il complesso delle attività legate all'io; per quanto riguarda l'esistenza di Dio invece utilizza la seguente argomentazione: se esiste una realtà contingente e finita, per la legge della causalità deve esistere una realtà eterna. Analogo ragionamento viene utilizzato per dimostrare l'esistenza della realtà esterna. Le cose, egli teorizza, vengono conosciute attraverso una conoscenza per sensazione e sempre in base legge della causalità si può affermare che le idee non possono esistere di per sé ma necessitano di una sorgente esterna che consenta il nostro atto del conoscere. 

Con la  sensazione noi non siamo in grado di cogliere l'essenza delle cose, cioè cosa siano le cose, ma solo di constatarne l'esistenza. Noi possiamo essere certi di alcune proprietà delle cose come le proprietà primarie (estensione, solidità, forma, numero) mentre altre proprietà (colore, suono, sapore, calore) possono essere colte sul momento per sensazione. Il ragionamento di Locke arriva alla conclusione che l'uomo non può conoscere l'essenza reale delle cose, noi diamo alle cose dei nomi ma questi nomi costituiscono un'apparenza (essenza nominale) che rende inafferrabile  il senso della realtà. All'uomo non rimane quindi che assumere un atteggiamento agnostico ammettendo la propria incapacità a cogliere l'essenza della realtà.

Il ragionamento utilizzato da Locke può lasciare perplessi dal punto di vista logico in quanto il ricorso alla legge della causalità in realtà non spiega nulla, egli vi ricorre senza chiarire il funzionamento di questo principio. Il nesso di causalità tra cose e idee, a suo parere, può essere colto  solo nel momento in cui avviene la conoscenza per sensazioni e non dopo, un ulteriore distinguo che complica ancora di più la comprensione del suo ragionamento. Sulla inconoscibilità dell'essenza del reale egli invece arriva a constatare l'impotenza dell'uomo che può spiegare come le cose avvengono ma non il perché. Non possiamo non constatare che su questo punto Locke ha ragione: le  scienze della natura infatti fanno dei continui progressi dal punto di vista conoscitivo, la somma delle conoscenze progredisce ad una tale velocità che noi siamo in grado di  intervenire su problematiche che per molto tempo apparivano senza soluzione (si pensi solamente ai progressi nel campo della medicina) ma nonostante le conoscenze siano cresciute l'uomo non è in grado e non sarà mai in grado di cogliere l'essenza della realtà. 

Solo Dio, afferma Locke, conosce l'essenza delle cose e solo Dio è in grado di dire cosa sia il pensiero e la materia, sulle questioni di carattere metafisico è meglio quindi sospendere ogni giudizio ed evitare polemiche che non solo non portano da nessuna parte ma sono foriere di divisioni e conflitti. Le facoltà conoscitive devono essere quindi impiegate non per affrontare questioni irrisolvibili come quelle derivanti dalla metafisica ma per risolvere i problemi di natura pratica. La conoscenza in definitiva per Locke deve essere funzionale alla soddisfazione dei bisogni e per risolvere questioni di carattere pratico.

 

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Published by Caiomario - in Filosofi: Locke John
16 giugno 2018 6 16 /06 /giugno /2018 08:49

Nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu - John Locke -

Saggio sull'intelletto umano

Locke: il significato di idea e l'origine delle  idee

Inquadrare la personalità di Locke significa comprendere le radici del suo pensiero; egli evita qualsiasi speculazione di tipo metafisico che voglia dare una spiegazione esaustiva dell'universo ed è un convinto assertore della necessità di effettuare, prima di ogni costruzione sistematica, un'accurata analisi delle nostre conoscenze.

Il problema gnoseologico: l'esigenza di Locke è  quindi quella di chiarire ciò che avviene nelle vicende umane e di comprendere quale fosse l'origine delle idee e della loro corrispondenza con la realtà; solo in un secondo momento, chiarito questo aspetto che egli ritiene fondamentale, é possibile occuparsi delle questioni etiche, pedagogiche, politiche e religiosi al fine di promuovere una società tollerante e tranquilla. Egli pensa infatti che una delle cause di divisione della società risieda nelle frequenti polemiche metafisiche e di carattere religioso che non solo dividono gli uomini ma sono causa di conflitti e di lotte cruente tra gli individui.  Locke è stato il primo filosofo ad essersi occupato del'origine delle idee, prima di lui nessuno aveva trattato il problema, sotto questo punto di vista la teoria da lui elaborata può definirsi moderna. Cartesio, ad esempio, aveva evitato di affrontare la questione sull'origine delle idee in quanto comprendeva l'anima nel pensiero e tutto il cartesianismo sosteneva la dottrina delle idee innate o congenite. 

Chiarimento sul termine idea: Locke utilizza il termine "idea" intendendo qualsiasi fatto di natura rappresentativa o qualunque rappresentazione della realtà a prescindere da dove si trovi, pertanto  questo termine  vuole dire senza fare distinzioni: concetto, immagine, fantasma, rappresentazione, percezione. Si comprende quindi che con il termine idea Locke è lontano dalla concezione  di Descartes per il quale idea era un concetto universale o da Platone il quale intendeva con questo termine un archetipo esistente in una realtà trascendente o da Agostino di Ippona che aveva concepito l'idea come un modello esistente nell'intelletto di Dio.

La ricerca di Locke richiedeva pertanto una riflessione sul modo in cui avevano origine le idee, è da tenere presente poi che la sua riflessione dal punto di vista espositivo tendeva a semplificare le problematiche proprio per evitare le difficoltà inerenti un settore (quello della conoscenza) che non poteva contare sull'apporto sperimentale ma si basava su intuizioni ed ipotesi. Oggi quando si parla di teoria della conoscenza si fa riferimento all'apprendimento come processo in grado di modificare il comportamento, mentre in  Locke possiamo distinguere due momenti della sua dottrina: il momento psicogenetico vale a dire relativo all'origine delle idee e il momento critico dove viene affrontato il valore del sapere nei confronti della realtà.

L'origine delle idee: all'inizio della sua riflessione Locke afferma con forza che non possono esistere idee congenite, la conoscenza ha quindi origine esclusivamente nell'esperienza, convinto assertore di questo presupposto, riprende e fa suo  principio della scolastica medioevale in base al quale "nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu". Con il termine intelletto Locke fa riferimento all'atto conoscitivo dell'uomo, qualsiasi tipo di conoscenza deriva dall'esperienza e si attua in due fasi: la prima fase è quella della passività in cui lo spirito umano riceve gli stimoli proveniente dall'esperienza, il secondo momento è quello dell'attività in cui l'uomo elabora questi dati rendendoli sempre più complessi. L'atto conoscitivo si sviluppa partendo dalle idee semplici, elaborandole poi in idee complesse e pervenendo poi alle idee generali.

  1. Idee semplici: sono quelle idee che non possono essere disaggregate in altre idee: idea di nero, di dolce, di amaro, di piacere, di dolore eccetera. Le idee semplici provengono dalla sensazione e dalla riflessione. Dalla sensazione provengono le idee delle cose o dei fatti che sono esterni all'uomo, dalla riflessione provengono invece le idee che si riferiscono a cose o fatti interni a noi. Le idee semplici fanno parte di quel momento in cui l'uomo riceve i dati provenienti dalla realtà esterna o interna, le impressioni ricevute poi vengono elaborate diventando idee complesse o generali. L'uomo in questa fase si trova in una fase di partenza in cui tutto viene recepito come nuovo, si tratta quindi di una fase in cui la conoscenza si forma a seguito di stimoli esterni (la sensazione) o interni (la riflessione.
  2.  Idee complesse:  gli stimoli provenienti dall'ambiente circostante e dalla riflessione vengono modificate ed elaborate attraverso un processo di aggregazione, discriminazione e relazione. Locke introduce la seguente distinzione: a) Idee di sostanze: si tratta di un'idea ricavata attraverso un processo di aggregazione di più idee semplici, ad esempio l'idea di "mare" si ricava attraverso la somma di idee semplici di grandezza (estensione), di colore, di salato,di bagnato eccetera. L'idea complessa di mare nella prospettiva delineata da Locke un sostrato (sub-stantia) che comprende più proprietà: b) idee di modi: si ottengono aggregando più idee semplici con lo scopo di avere non l'idea di una cosa ma un fatto, una forma o un'azione come possono essere, ed esempio, un quadrato, un ringraziamento, la corsa ecc; i modi non sono sostrati perché non si riferiscono a cose; c) idee di relazioni: si ottiene mettendo in relazione due idee semplici senza che questa attività dia origine ad una terza idea così come avviene per le idee di sostanze; sono idee di relazioni  le idee di effetto, causa, di origine, di minore, di maggiore, di eguaglianza eccetera.
  3. Idee generali: il processo di generalizzazione viene scaturito da quello di astrazione, attraverso l'attività di discriminazione l'atto conoscitivo separa le proprietà una dall'altra per arrivare a un'idea generale; idee generali sono, ad esempio, l'idea di estensione o quella di bianchezza. Locke utilizza l'espressione "idee generali" non per indicare delle idee universali ma delle immagini deboli di idee semplici o complesse di sostanza, modo o relazione.

 

Il linguaggio: Le idee vengono rappresentate attraverso il linguaggio, l'uomo dà un nome convenzionale a tutto ciò che vuole pensare e comunicare, il linguaggio è pertanto, secondo Locke, un'attività articolata ma nello stesso tempo arbitraria per cui i nomi vengono dati senza che l'uomo sia in grado di conoscerne l'autore ma nello stesso tempo l'origine dei nomi è esclusivamente umana, è l'uomo che denomina in questo o quel modo questa o quell'idea, viene negata quindi qualsiasi riferimento ad una natura od essenza intelligibile. Il linguaggio si forma per convenzione, in modo arbitrario per esigenze di tipo comunicativo, gli esseri umani chiamano con un nome una molteplicità di cose o fatti per potersi scambiare delle idee, il nome in definitiva è il segno esteriore e tangibile delle idee dalle più semplici alle più complesse.

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