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20 maggio 2014 2 20 /05 /maggio /2014 18:28

TOMMASO MORO

 

 

Spesso si dice e si sente questa espressione:
"È un'utopia" dove con tale espressione, si indica un disegno bello, fantastico ma inattuabile; tale termine viene usato anche come sinonimo di chimera, di miraggio, tant'è che si usa l'espressione: "È bello ma è un miraggio, è un utopia", potremmo continuare con innumerevoli esempi a riguardo, eppure non tutti sanno che il termine Utopia è stato coniato dall'umanista Tommaso Moro che nel trattato Utopia scritto nel 1516, delineò il modello di una società fondata su dei principi di tipo comunistico e sull'uguaglianza, si tratta quindi di una pura immaginazione e non è casuale la scelta del termine da parte di Moro che  significa LUOGO CHE NON ESISTE ( dal greco ου=non e τοπος=luogo).
Naturalmente visto così dal punto di vista del linguaggio comune, la parola utopia viene interpretata solo letteralmente, ma se indica un ideale che non si può raggiungere, può indicare anche un modello a cui tendere che serve anche per criticare una società esistente.
È chiaro quindi che l'uso strumentale del termine "utopia" deve essere inteso in senso lato e non può essere interpretato solo dal punto di vista etimologico perchè è l'aspirazione ideale che conta non tanto il modello proposto!!
L'Utopia è un trattato che presenta dei tratti assai singolare: il primo libro è improntato sotto l'aspetto dialogico, mentre il secondo ha i tratti di una narrazione dove prevale il genere saggistico.

Nel primo libro la voce narrante immagina di aver conosciuto ad Anversa un viaggiatore portoghese, tale Raffaele Itlodeo che gli racconta di aver viaggiato per molti anni nel Nuovo Mondo e di essere alla fine pervenuto in un paese che si chiama Utopia nel sarebbe vissuto per un lustro, a detta del viaggiatore portoghese la forma di organizzazione della società politica e civile sarebbe superiore a quella delle forme presenti nella civiltà europea.
È interessante vedere come l'esposizione non proceda come un racconto di fantasia ma come qualcosa di realmente esistente, operazione questa, consonsentita dalle scoperte geografiche del periodo per cui l'operazione sillogistica condotta da Moro è la seguente:

« le nuove scoperte sono vere-------Utopia è un luogo in cui vi sono state le nuove scoperte-------quindi Utopia è vera.»

È anche interessante sapere che il termine Utopia venne cambiato, probabilmente dallo stesso More, in Eu-topia che significa: εu=migliore     τóπος=luogo   Il luogo migliore.

COME E' ORGANIZZATA UTOPIA

  • Utopia è un'isola, la cui comunità venne fondata da Utopo che vi trovò una popolazione autoctona, il suo primo intento fu quello di innalzare il livello di civiltà di questa gente.
  • Vi sono cinquantaquattro città abitate da un numero variabile di persone che va dai sessantamila ai novantamila.
  • Le case di ogni abitante è circondata da un ampio giardino, le porte non si chiudono mai e ogni dieci anni ogni singolo nucelo familiare cambia residenza.
  • La civiltà è prevalentemente agricola, i terreni coltivabili circondano la città e gli abitanti sono nel contempo agricoltori ma lavorano a turno, ognuno si trasforma per un periodo in cittadino e in un altro in agricoltore.
  • Non esiste la proprietà privata.
  • Nucleo fondamentale della società è un nucleo base composto da trenta famiglie al cui vertice vi è un magistrato eletto annualmente, la carica è a tempo; i magistrati, poi, eleggono a voto segreto un governatore.
  • Il lavoro tra uomini e donne è paritario .
  • Gli obblighi del singolo consistono nel dare due anni di lavoro agricolo alla comunità
  • I vestiti vengono tessuti e confezionati in famiglia e sono eguali per tutti, l'unica differenza è quella tra maschi e femmine e tra celibi e coniugati
  • Le femmine si possono sposare dopo i dodici anni, i maschi dopo i sedici
  • Il matrimonio non viene mai sciolto, solo in caso di tradimento
  • Le ore di lavoro non possono essere superiori alle sei al giorno
  • Il tempo libero viene dedicato alle attività intellettuali, ad ascoltare conferenze, musica, ad attività ludiche
  • Il lavoro supefluo è bandito
  • Ogni cellula familiare riceve ciò di cui ha bisogno attraverso i vari mercati rionali
  • I malati sono curati con grande attenzione, quelli incurabili possono praticare l'eutanasia ma solo dietro autorizzazione dei magistrati
  • È vietato accumulare ricchezze, l'oro accumulato serve solo per un'eventuale guerra che deve essere rigorosamente difensiva

 

  • LE LEGGI SONO CHIARE, POCHE E COMPRENSIBILI PER TUTTI

 

  • Vige il pluralismo religioso.
  • I preti, uomini e donne, si possono sposare.
  • L' educazione è permanente ed è per tutti.
  • La vita è il bene principale dell'uomo e dunque è bandita la PENA DI MORTE


Molto interessante  è notare come il tema di fondo sia quello della felicità umana ed è questa una proiezione tipicamente umanistica che fu sì una stagione culturale italiana, ma che ben presto conquistò anche altri intellettuali dell'epoca come Tommaso Moro.

È stupefacente vedere che alcuni temi trattati da Moro sono così moderni e attuali che sembrano essere stati scritti da un contemporaneo, eppure si tratta di un'opera che ha quasi cinquecento anni: realismo e idealismo si mischiano dando origine a una visione di società in cui è presente l'impegno contro la degradazione e lo sfruttamento e prospettando una sorta di progetto comunistico del'organizzazione sociale. Da lì a poco ci saranno altre analisi e opere che parleranno dell'organizzazione dello stato, della sua forma completamenti nuovi rispetto ai principi sanciti dalla filosofia platonica e aristotelica:con Hobbes saranno messe le basi di un modo di concepire lo Stato dal punto di vista contrattualistico.
Se Tommaso Moro parlava di Utopia, Hobbes parlerà di Leviatano, una sorta di Moloch che presiede a tutto e che organizza ogni cosa: il popolo, per Hobbes, deve essere sottomesso al sovrano, lo Stato è dotato di un potere assoluto che vincola i sudditi in cambio della garanzia di mantenere la pace e la sicurezza.

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Published by Caiomario - in Filosofi: Moro Tommaso

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