Parlare di Baudelaire dopo che sono stati scritti fiumi di parole, potrebbe sembrare superfluo, eppure pochi sanno che la riproposizione editoriale de "I fiori del male", rappresenta una scelta dovuta al fatto che il libro non solo incontra il favore dei lettori, ma è ancora oggi uno dei best seller senza tempo che non ha bisogno, tra l'altro, di alcun battage pubblicitario.
Le generazioni passano ma il fascino del poeta parigino rimane intatto e sembra non essere scalfitto dal tempo, quasi che la sua opera rappresenti un'attrattiva ispiratrice per tutti coloro che, in un modo o nell'altro, vivono una situazione esistenziale di rivolta interiore che attraverso la poesia viene sublimata verso una forma di arte decadente senza tempo.
E' solo con Baudelaire che nasce la figura del "poeta maledetto", lacerato da tormenti interiori ed estraneo al mondo con il quale vige, sovente, la più completa incomunicabilità.
Questo essere altro da sè nella sua imperfezione e nella sua volgarità provoca quel disagio interiore che farà perseguire al poeta strade inesplorate che saranno percorse attraverso la distruzione fisica e morale e ricercando sensazioni morbose e raffinate.
I fiori del male potrebbero, quindi, essere rititolati anche come gusto del male perchè il gusto verso il morboso e la decadenza non sono altro che una reazione che il poeta ha verso un mondo impuro e indegno avverso alla purezza a cui lo stesso poeta anela.
L'autodistruzione va quindi intesa come liberazione dalla sofferenza della vita e questa via si realizza con l'arte, solo con l'arte; un arte che il pubblico comune non riesce a comprendere.
Il poeta stesso di questa incomprensione si nutre e nella sua solitudine ha bisogno di librarsi alto nel cielo come un albatro: e proprio in una famosissima poesia intitolata appunto "L'albatro", Baudelaire farà il paragone con questo uccello maestoso che appare tale fino a che vola alto nel cielo mentre quando cade nella tolda di una nave finisce coll'apparire goffo e impacciato tanto da essere fatto oggetto di beffa e di derisione da parte dei marinai.
Fatte queste premesse, "I fiori del male", si presentano come una raccolta di componimenti che non hanno una successione cronologica ma sono raggruppati per argomenti ed è proprio questa divisione che da alla raccolta una struttura unitaria che segue un percorso ben preciso dove ad un principio corrisponde una fine.
- La prima sezione "Spleen et Ideal" paragona il poeta ad un angelo decaduto in perenne tensione fra il mondo corrotto e l'anelito verso l'arte che innalza e tutto sublima.
- La seconda sezione "Tableaux parisiens" è una spiegazione del tentativo fallimentare di integrazione nella metropoli caratterizzata da un degrado che impedisce al poeta di raggiungere questo intento.
- Le altre quattro sezioni raccontano , attraverso il frammento lirico, come il poeta cerchi di raggiungere questo intento e quali mezzi utilizzi:
- il vino
- i piaceri fisici (I fiori del male)
- Satana a cui si rivolge dopo aver raggiunto l'abisso ed essersi ribellato a Dio (La rivolta)
- la ricerca della morte quale ultimo mezzo di evasione alla ricerca di qualcosa di nuovo.
Possiamo quindi comprendere la scelta anche del titolo, "I fiori del male":
il fiore rappresenta l'arte intesa come qualcosa di perfetto ma anche di caduco e di inutile, in questa sua caducità viene contrapposto al tumulto delle passioni simboleggiato dalla terra dal quale il fiore nasce.
Così come Il fiore (l'arte) si staglia verso il cielo sbocciando dalla terra e alzandosi verso il cielo, così l'arte nasce dalle sofferenze e dalle passioni e proprio nella sua inutilità , troviamo la sua assolutezza e la sua bellezza.
Potremmo anche non condividere la via indicata da Baudelaire, ma leggendo i versi delle sue liriche ci troviamo dinanzi a un linguaggio che potremmo paragonare alla musica per la sua ricchezza di analogie,di metafore e di simbolismi a cui, tutti gli altri poeti, in seguito, si ispireranno.
Una poesia che tocca le più alte vette della purezza artistica