UN ESEMPIO DI NARRATIVA MERIDIONALISTICA
Le opere di Ignazio Silone rientrano il quel filone letterario che viene definito della "narrativa meridionalistica" e che è appieno inserita, riflettendola, nella situazione drammaticamente in bilico tra abbandono e impegno intellettuale in cui versava il Sud Italia negli anni Trenta.
Tale precisazione introduttiva è necessaria perchè Silone sembra voler indicare non la strada del disimpegno e degli astratti furori ma quella dell'impegno politico e sociale, non solo scandalo e denuncia, quindi, ma anche impegno ideologico, un impegno che diventerà critico e che porterà Silone a rivedere le sue scelte di adesione partitica ed ideologica.
Tale percorso è ben evidente nel romanzo "Fontamara" ma anche nel secondo suo romanzo "Pane e Vino" composto intorno agli anni 1935-36 e che sarà completamente revisionato negli anni '50 per assumere il titolo definitivo di "Vino e pane".
Le problematiche poste da Silone in "Vino e pane" riflettono la situazione dell'intellettuale inserito nel mondo contadino e che da quel mondo proviene, Silone è stato spesso accusato di ingenuità ma le sue riflessioni se sono uno sprone verso l'impegno sociale, lo sono anche dal punto di vita della reazione individuale nei confronti delle tematiche di sempre tra cui quella della libertà come condizione esistenziale del singolo individuo.
A questo proposito è necessaria la citazione letteraria perchè riteniamo questo passo del romanzo di straordinaria attualità, scrive Silone:
"La libertà non è una cosa che si possa ricevere in regalo..Si può vivere anche in un paese di dittatura ed essere libero, a una semplice condizione, basta lottare contro la dittatura. L'uomo che pensa con la propria testa e conserva il suo cuore incorrotto è libero. Per contro, si può vivere nel paese più democratico della terra, ma se si è interiormente pigri, ottusi, servili, non si è liberi, malgrado l'assenza di ogni coercizione morale si è schiavi. Questo è il male, non bisogna implorare la propria libertà dagli altri. La libertà bisogna prendersela, ognuno la porzione che può" (Vino e pane, p.67)
La libertà non è quindi qualcosa che ci viene data dall'alto ma è una condizione esistenziale, colui che è pigro e aspetta che gli altri agiscano al suo posto non è un uomo libero perchè è succube delle decisioni degli altri, oltre a ciò il servilismo e l'ottusità si riproducono in qualsiasi sistema a prescindere dalle condizioni politiche esistenti.
L'impegno sociale quindi non può essere l'alibi per coprire la propria vigliaccheria che tende a vendere se stessi, vendendo gli altri anzi, l'impegno sociale, in questo caso, diventa solo un'azione illusoria che serve a giustificazione della propria ottusità.
Quanta attualità in queste parole!
C''è chi la libertà la invoca e che poi una volta che l'ha ottenuta, non fa altro che riprodurre gli stessi meccanismi presenti nella condizione di assenza libertà: la libertà è impegno corale ma è prima di tutto una condizione esistenziale!
Un altro aspetto presente nel romanzo è quello che riguarda la vocazione della Chiesa intesa come comunità ma anche come istituzione ai cui rappresentanti Silone ricorda la vera missione autenticamente cristiana.
E' questo un nodo irrisolto e se vogliamo ancora di grandissima attualità e che costituisce una delle ragioni dell'allontanamento da parte di molti che vedono nella Chiesa una struttura verticistica intenta solo a fare dichiarazioni e a cui manca la coerenza di comportamenti.
La Chiesa non può che non essere Chiesa di poveri, dei poveri materiali e dei poveri di fede che si sono allontanati perdendo ogni speranza, questa è una delle ragioni storiche per cui una parte del mondo cattolico aderì a posizioni ideologiche socialiste che nascevano da quest'ansia di giustizia sociale che molti videro tradita nell'incoerenza dei comportamenti del clero, spesso lontano da una visione autenticamente vangelica.
L'essere cristiani è quindi, prima di tutto, coerenza di comportamenti ed è un discorso analogo a quello della libertà, l'opera della Divina Provvidenza non si attua con il servilismo e l'ottusità nei confronti del potere, sia esso politico o ecclesiastico, ma attraverso l'impegno personale aderente e coerente alla missione evangelica.
Silone aveva avuto un'educazione religiosa in cui il ruolo della madre era stato fondamentale nella trasmissione dei racconti evangelici, nella maturità crebbe la convinzione che il Vangelo si debba realizzare nella carità, nella testimonianza, nella coerenza dei comportamenti, un Cristianesimo vissuto senza testimonianza è solo formalismo, culto esteriore, servilismo.
Figura centrale del libro è quella di Pietro Spina che sotto le false generalità di Don Paolo Spada vive la clandestinità travestito da prete e le tematiche descritte nelle righe precedenti rientrano in questa scelta di commistione di ruoli dove il falso prete finisce per ragionare come un vero sacerdote.
E' un bel romanzo, forse troppo snobbato dalla critica, in cui Silone fa autocritica, rivede le proprie scelte ideologiche e giustifica i propri sbagli ma è anche un accorato invito a non rinunciare alla libertà anche se apparentemente l'impegno del singolo sembra non portare risultati immediati ed emblematica sembra essere la seguente frase:
"In ogni dittatura..un solo uomo, anche un piccolo uomo qualsiasi, il quale continua a pensare con la propria testa, mette in pericolo l'ordine pubblico".
- Vino e pane, il vino offerto in sacrificio, simbolo di sacrificio nei riti del giudaismo antico, il vino simbolo del sangue di Cristo, il vino consustanziale, il pane corpo di Cristo, dono di Dio ed emblema della vita, vino e pane il pasto del Signore........
Prima di leggere l'ultimo best seller bisognerebbe scoprire le opere della nostra letteratura.......
Titolo: Vino e pane
Autore: Ignazio Silone
Editore: Mondadori
Collana: Oscar classici moderni
Pagine: 302
Anno di pubblicazione: 2001
Codice EAN: 9788804496045
- Prezzo di copertina: euro 9,50.