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Storia della filosofia, letteratura e recensioni librarie

Il castello dei destini incrociati - Italo Calvino

L'IMPORTANZA DELLE PAROLE, L'INUTILITA' DELLE PAROLE.......

Nelle mie scorribande presso gli spazi riservati ai libri, oggi mi sono dedicato alla più bella attività che un appassionato di libri possa svolgere, prendere un libro e sfogliarlo, sono stato attirato da un piccolo libro (nel senso di sottile) di Italo Calvino intitolato "Il castello dei destini incrociati" , dopo qualche ora avevo letto le 112 pagine del racconto, ho quasi divorato ogni pagina avendo una sensazione di soddisfazione per il fatto che non devo rendere il libro in bibilioteca ma lo posso riporre nella mia amata libreria, la prima fase è stata la lettura, la seconda che seguirà sarà quella della catalogazione delle frasi più importanti, metodo che uso per non dimenticare il contenuto di un libro.

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Prima di procedere con la recensione, anticipo il giudizio che solitamente si mette alla fine: un bellissimo racconto, una favola per adulti affascinante e altamente didattica, un'esperienza che arricchisce il lettore e lo porta su di un terreno inesplorato e ricco di implicazioni.
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Il racconto breve non inizia con il classico "c'era una volta.." ma l'incipit descrittivo è quello della migliore tradizione narrativa dei favolisiti.. "In mezzo" - scrive Calvino- "a un fitto bosco, un castello dava rifugio a quanti la notte aveva sorpreso in viaggio. cavalieri e dame, cortei reali e semplici viandanti".
Lo scenario è quello classico da bella addormentata nel bosco, un castello in mezzo al bosco che si apre in mezzo ad una radura, la voce narrante che racconta di questo castello e di quello che trova dentro, una moltitudine di persone che sembrano fare parte di una ricca corte, un tavolo imbandito e illuminato con dei ricchi candelieri.
Tutti i commensali appaiono ben vestiti e sono soprattutto belli, eppure la sensazione non è tra le migliori perchè quelò castello che in un primo momento appare come una corte, è in realtà una taverna come quella- dice Calvino che si vede presso i castelli "per dare da bere a soldati e cavalcanti".
Eppure quando tutti incominciano a mangiare la voce narrante rimane sorpreso da un fatto che lo colpisce particolarmente. nessuno dei commensali parla, si intendono con dei gesti, così per chiedere di passare il sale, ad esempio, un commensale si rivolge al vicino semplicmente facendo un cenno e cosa più incredibile neppure la voce narrante riesce a proferire parola, come in un incantesimo tutti coloro che hanno attraversato il bosco e sono arrivati nel castello, hanno perso l'uso della parola, sono diventati muti.

SE NON SI PARLA, COSA SI FA DOPO CENA?

La domanda può suonare equivoca come la risposta scontata ma la domanda può essere posta anche in questi termini: se manca l'uso della parola, la conversazione e la comunicazione diventano impossibili?
Ed effettivamente lo scenario che vien a crearsi è surreale, il mutismo amplifica i rumori come la masticazione e "gli schiocchi nel sorbire il vino", i commensali restano muti e si guardano nel viso a questo punto....

ESCONO I TAROCCHI.

Questo è il punto più interessante del libro perchè oltre alla parte scritta è presente a margine del libro una raffigurazione delle varie figure presenti nelle carte che aiutano il lettore guidandolo nel significato di ogni carta e incomincia così la STORIA DELL'INGANNO TRADITO con la figura del cavaliere misterioso che ha un incontro d'amore con una giovinetta nel bosco, la giovinetta è la dea Cibele che viene subito dopo abbandoanta dal giovane cavaliere.

Il racconto è avvincente perchè ogni volta che viene scoperta una carta inizia un nuovo episodio, una nuova storia come quella, per esempio, intitolata "La storia d'un ladro di sepolcri", storia che viene evocata dal quadrato di carte: Morte, Papa,Otto di denari, Due di Bastoni.

CALVINO ED ARIOSTO, IL MODERNO CHE INCONTRA L'ANTICO

E' questo il racconto più semiologico di Calvino, quello in cui la storia fantastica è ricca di segni e significati, la scrittura di Calvino come quella di Ariosto non è mai sprofondata nella realtà, i riferimenti diventano ramificati, complicati, le parole sono il mezzo per spingere lo sguardo oltre la prospettiva della parola scritta, del resto questa è una costante che troviamo in molti dei racconti di Calvino come ne "Le città invisibili" dove gli elementi naturali sono solo ciò che sono e la città stessa viene presentata come un luogo non affolllato di cose ma di segni.
Come la città, il gioco dei tarocchi tra commensali muti è un solo grande segno a cui sono legate delle sottosezioni semiologiche, ogni segno ha quindi una valenza simbolica che invita il lettore a capire e a comprendere per evitare quel conflitto dei interpretazioni di cui lo stesso Calvino non fu mai completamente indenne.


***I capitoli intitolati "Storia dell'Orlando pazzo per amore" e "Storia di Astolfo sulla luna" sono scritti ispirandosi a quell'altro grande semiologo ante litteram che fu Ludovio Ariosto che è stato il maestro dell'arte poetica in chiave combinatoria e giocosa.
L'Astolfo di Calvino va sulla luna ma è definito il "Cavaliere del Gratuito" perchè decide di andare sulla luna per cercare le ragioni del mondo gratuito e sulla luna chi incontra il poeta ( Ariosto? ) "intento ad interpolare nel suo ordito le rime delle ottave, le fila degli intrecci, le ragioni e le sragioni".

L'ars combinatoria delle parole crea storie ed è possibile quindi giocare con le parole facendo nascere un universo linguistico che non ha più contatto con la realtà, questo meccanismo presente in molti romanzi finisce col soppiantare la realtà mistificando persino i sentimenti.
Una posizione quella di Calvino che pur essendo vicino ai movimenti neoavangardistici, ci fa comprendere come il romanzo sia un prodotto artificiale che nasce in laboratorio e parla di questo non condannando questa scelta ma sposandola e invitando il lettore a "seguire solo il procedimento della scrittura, il testo nell'atto dello scriversi", il testo diventa metanarrativa, il lettore un interprete attivo pronto a cogliere le strutture del linguaggio per carpirne segni e significati.

Segnalo inoltre:

**** I. Calvino, Il romanzo come spettacolo, in Saggi 1945-1985, a cura di M. Barenghi, Mondadori, Milano, 1995

**** M.E. Cariani, La lettura di Ariosto e di Calvino: un 'esperienza didattica, "la ricerca" 15 dicembre 1984

I. Calvino, Il castello dei destini incrociati, Mondadori, Cles, 2010

ISBN 978-88-04-39027-05

Prezzo di copertina Euro 8,50

******Oggi letto, assimilato e recensito by caiomario

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