Esistono diversi autori della letteratura italiana che entrano nella nostra vita di tutti i giorni, sono talmente discreti che molti non se ne accorgono, autori che hanno influenzato il nostro modo di parlare e di pensare, talvolta alimentando i nostri vizi, la maggior parte delle volte però sferzando con l'arma dell'ironia i nostri limiti.
Achille Campanile come Cesare Zavattini, Ennio Flaiano e Leo Longanesi, appartiene a quella ristretta schiera di scrittori "specialissimi" che avevano il dono della sintesi e della capacità di condensare in una sola frase un pensiero anche complesso. Campanile (per fortuna) non proveniva dal mondo universitario e probabilmente i critici letterari hanno sempre avuto un certo timore a "divulgarlo" perché è facile trovare nelle sue opere frasi e concetti talmente sarcastici che potrebbero causare qualche "mal di pancia" a coloro che san tutto ma non sanno fare niente.
E' una fortuna che Achille Campanile non venga studiato a scuola, dedicargli un'ora di lezione sarebbe un'offesa al suo talento.
IL LIBRO
Il libro è stato pubblicato in Italia la prima volta dall'editore Treves nel 1931, oggi è edito da Rizzoli nella collana "Bur Best Seller", ecco la scheda:
- Autore: Achille Campanile
- Titolo In campagna è un'altra cosa
- Editore: RIZZOLI
- Anno di pubblicazione: 1999
- Collana: BUR BEST SELLER
- Pagine: 304
- Codice ISBN: 17680417
Il prezzo del volume oscilla tra i 7,20 a 9,20 euro.
L'ANGOLO PERSONALE
"In campagna è un'altra cosa" è un libro scritto da Achille Campanile che può essere letto velocemente, non è un libro affatto impegnativo ed invoglia chi si accosta ad esso a leggere tutto d'un fiato la lieve storia raccontata.
Basterebbe questo per consigliare questo libro come un esempio di letteratura d'evasione divertente; il libro che si contraddistingue per il suo carattere ironico e a tratti malinconico, è poco conosciuto, ma questo non è un metro di giudizio da utlizzare per misurarne il valore, anzi è un buon motivo per scoprirlo e gustarlo.
Il libro reca (in alcune edizioni tra parentesi) la frase "c'è più gusto", in altre la scritta si trova dopo due punti, non si tratta di un sottotitolo ma di un commento che anticipa il pensiero dell'autore sulla campagna; Achille Campanile, scrittore arguto e ironico amava il pensiero breve, sono famosissimi alcuni suoi aforismi che era solito declamare a mo' di epigrafe, anche "In campagna è un'altra cosa" si trova una miniera di "massime brevi" da incorniciare e già questo particolare aspetto rende il libro contemporaneo al di là della storia narrata.
Campanile (nel libro) a proposito della figura dello scrittore usa questa definizione: "Spettatore di se stesso, spesso l'unico spettatore" , un modo per descrivere anche se stesso con tono quasi compiaciuto anche se sembra però riferirsi a tutti coloro i quali scrivono non per professione ma per amore della scrittura.
Il tono canzonatorio dell'aforisma rivela quanto soggiace nella mente di ogni scrittore che vorrebbe scrivere perché gli altri lo leggano ma alla fine è solo spettatore di sé stesso. Ed è probabile che anche in quel "c'è più gusto" Campanile racconti una storia autobiografica.
Il tono da presa in giro è evidente anche nella scelta del nome del protagonista, tale Serenello, un ragazzino normalissimo ma dal nome improbabile (è come chiamare un maschietto Iolando oppure Luisello) che va a passare le vacanze in campagna a casa degli zii. Il clima che vive Serenello è quello di "viva la campagna abbasso la città" e non c'è cosa migliore che scoprire proprio in vacanza le prime pruriginose attrazioni; la situazione potrebbe essere quella vissuta da ognuno di noi nel periodo della primissima giovinezza, in quella fascia d'età che va dai 13 ai 15 anni. E se il primo amore fa sobbalzare il cuore, i pensieri di Serenello sono pur sempre tesi tra una vita adulta imitata e i pensieri di un ragazzino infantile che ha paura di notte di incontrare il "cucco" (cos'è il cucco? Scopritelo!)
A differenza delle letture lisce, Campanile riesce a spezzettare la trama in tanti piccoli episodi dove infila i suoi aforismi sempre divertenti, a volte caustici, spesso surreali. Il lessico utilizzato da Campanile è molto espressivo, vario a tratti umorale, infarcito di frasi entrate nel linguaggio comune tipo "chi non capisce la sua scrittura è asino per natura"; tutto il racconto si dispiega entro uno spazio temporale ben definito, quello delle vacanze estive, il tempo appare contratto e concentrato diventando l'emblema delle cose passeggere che passano velocemente senza neanche rendersene conto. L'intero racconto improntato su un ironico razionalismo non conosce momenti di stanca: gli episodi sempre nuovi sono rappresentativi della creatività del protagonista e della sua esuberanza.
La campagna di Campanile è un luogo fisico ben preciso ma nello stesso tempo rappresenta una trasfigurazione lirica seppur mediata dall'ironia e i quadretti di ogni racconto si collocano in un contesto di favola moderna. E proprio il tema della campagna come luogo dell'immaginario che rende il racconto di Campanile affascinante perché anticipa quella voglia di vita strapaesana che oggi più che una moda è diventata una necessità.
Libro consigliato come lettura vacanziera, il linguaggio di Achille Campanile vi conquisterà. Suggerisco anche di scoprire gli altri numerosi racconti scritti dall'autore romano che rimangono un fulgido esempio di comicità non volgare adatta a tutte le età e a tutte le categorie di lettori.
****Ora è stato ristabilito il doveroso tributo per questo libro di Achille Campanile......dedicato ai coltivatori memoria****
Achille Campanile ha la rarissima capacità di vedere dove gli altri non vedono.