Storia della filosofia, letteratura e recensioni librarie
Una improbabile classifica degli uomini sardi più importanti degli ultimi due secoli dovrebbe affiancare Emilio Lussu ad Antonio Gramsci, Francesco Cocco Ortu, Enrico Berlinguer, Francesco Cossiga e Antonio Segni.
Emilio Lussu è stato non solo una delle figure più importanti dell'antifascismo , ma fu anche leader del Partito Sardo d'Azione, i cui aderenti, vennero definiti dall'avvocato Ferruccio Sorcinelli, editore de "L'Unione Sarda" "Rossomori". (1)
Per inquadrare meglio la figura di Lussu, è necessario che il lettore sappia chi erano i sardisti negli anni venti del Novecento, capendo il clima sociale, politico e storico di quel periodo, è più agevole comprendere anche l'origine delle opere di Lussu e la sua attività di uomo politico.
I sardisti erano per la maggior parte degli ex combattenti sardi che avevano partecipato alla Prima guerra mondiale, in quel periodo in cui le differenze tra le varie forze politiche tendevano a stemperarsi nelle spinte propulsive di provenienza ideologica che diedero origine al Fascismo, si pose il problema della scelta di campo dei sardisti.
Da una parte vi erano i cosiddetti "fusionisti", così chiamati perchè volevano la fusione con il Partito Fascista e dall'altra parte coloro che, come Emilio Lussu, si opponevano a questa linea, prevedendo le conseguenze di una scelta di campo di cui lo stesso Lussu intravedeva, sin dagli anni Venti, gli sviluppi nefasti che gli eventi storici succedutisi poi confermeranno.
Anche dopo la Marcia su Roma, Lussu confermerà nelle elezioni del 1924, la sua scelta politica, nonostante molti sardisti fossero passati nelle file del fascismo, il politico sardo con coerenza si pose a capo dei sardisti dell'opposizione e questa scelta fu solo l'inizio delle violenze che subì, prima dagli attivisti fascisti (2) e successivamente dalla polizia politica che ieri come oggi è sempre ligia a servire il potente di turno.
Non bisogna dimenticare che un altro esponente dell'antifascismo come Antonio Gramsci quando rientrò in Italia venne condannato a vent'anni di carcere da parte del Tribunale speciale per la difesa dello Stato, morirà nel 1937 per "reati" d'opinione.
LA CATENA
In questo quadro di forti tensioni viene concepito il libro "La catena", scritto quando Lussu riuscì a scappare da Lipari dove era stato confinato; è un libro che analizza lucidamente quella situazione storica a partire dalle circostanze che portarono all'istituzione del Tribunale speciale per la difesa dello stato Fascista, si noti come lo stesso Lussu introdurrà una specifica che di per sè è indicativa di come quel Tribunale, ammantato di un apparente legittimità, era in realtà uno strumento al totale servizio del Regime e il cui compito principale era quello di reprimere qualsiasi forma di opposizione.
Lussu sin dal primo capitolo intitolato "Come fu preparato l'ambiente per le leggi eccezionali" dimostra di avere lo spirito dello storico che ricostruisce, analizza, cuce fatti ed episodi che permettono di andare oltre l'apologetica antifascista di quegli anni spesso volutamente distratta nel ricostruire le circostanze che portarono allo Stato Totalitario di cui Mussolini stesso, rivendicò con orgoglio da sempre la paternità.
Lo stile del libro risente senza dubbio del clima in cui venne concepito, ma non poteva essere diversamente, tuttavia credo che debba essere affrontato con una chiave di lettura scevra da qualsiasi pregiudizio in quanto lo scritto rappresenta una testimonianza diretta di chi quei fatti li visse in prima persona ed è in questo modo che ho affrontato la lettura apprendendo anche particolari che è difficile trovare nei manuali di storia.
E' particolarmente interessante la parte che tratta dell'ammonizione e del confino e di quali erano i reati di cui venivano accusati i confinati.
Nella logica repressiva dello Stato fascista, il confino era uno degli strumenti utilizzati per combattere gli oppositori, ma non il solo: era infatti insieme al carcere e al manicomio uno degli strumenti che avrebbero dovuto annientare fiscamente e moralmente gli oppositori, in particolare il manicomio si rivelò come uno degli strumenti più micidiali per eliminare anche la credibilità di un oppositore.
Se infatti il confino lasciava intatte le facoltà mentali e critiche degli oppositori come Lussu e Gramsci, il manicomio, come nel caso di Ilsa Dalser, (3) fu utilizzato come una sorta di "damnatio memoriae" per uccidere lo spirito di coloro i quali dovevano essere fatti passare per "pazzi" in modo che ogni affermazione veniva destituita di credibilità al punto che lo stesso internato finiva col diventare pazzo veramente e nel peggiore dei casi era costretto a scegliere la via liberatrice del suicidio come sola e unica possibilità di fuga.
Dell'istituzione del confino anche lo Stato Repubblicano si è servito seppur utilizzando altri nomi, tuttavia questa pratica è stata riservata soprattutto per i mafiosi che lo hanno utilizzato per radicarsi in un territorio che spesso non conosceva il fenomeno mafioso.
Il confino di cui parla Lussu fu politico e bisogna anche ricordare che fu utilizzato non solo per colpire gli avversari politici, ma anche come strumento di correzione per quei funzionari pubblici che si erano macchiati di qualche reato o di quegli esponenti fascisti che avevano commesso dei reati comuni o che in qualche modo avevano violato le regole dell'ordine fascista.
Lussu descrive anche il soggiorno a Lipari che come luogo di confino (4) aveva per lo meno il vantaggio di rendere meno dura la detenzione anche se non bisogna dimenticare i confinati erano seguiti discretamente dalle forze di polizia agevolate in questo compito dal fatto che all'epoca le possibilità di comunicare con l'esterno erano pressochè nulle; è pur vero che dai luoghi di confine filtravano delle notizie, ma queste spesso era frammentarie e comunque solo la fuga del confinato poteva essere l'occasione per fare conoscere ciò che accadeva, ed è proprio dalla fuga di Lussu da Lipari che siamo venuti a conoscenza di fatti e circostanze che probabilmente non si sarebbero mai conosciute nei particolari.
Molte storie di internamento e di confino rimangono sconosciute.
I luoghi di confino erano ben diversi da quello che diventeranno successivamente, la bellissima Lipari era un luogo inospitale, infestato da zanzare e i cui rifornimenti di acqua provenivano da Messina attraverso una nave cisterna, la vita dei confinati e degli agenti di polizia non era certo tra le migliori, ma è pur vero che molti risucirono a scappare, oltre a Lussu anche i fratelli Rosselli e Nitti furono confinati a Lipari e dopo essere evasi, si rifugiarono in Francia.
Concludendo: è un bel libro che abbiamo trovato interessante non solo perchè rappresenta una testimonianza diretta di quel periodo storico, ma anche perchè consente di conoscere meglio un personaggio come Emilio Lussu che, oltre ad essere stato un uomo politico, fu autore anche di numerosi libri contraddistinguendosi per un rigore morale di cui oggi avremo bisogno al di là delle contrapposizioni ideologiche e delle fedi politiche.
Si consiglia l'edizione pubblicata da Baldini Castoldi Dalai, il prezzo di copertina è di euro 14,50, oltrechè in libreria è reperibile anche online.
NOTE
(1) Si consiglia la lettura del libro "Il cavaliere di Rossomori" di Giuseppe Fiori, una delle più belle ed interessanti biografie scritte su Emilio Lussu.
(2) Nel 1925 il suo studio di Cagliari venne devastato dai fascisti.
(3) Isa Dalser, ebbe una storia importante con Mussolini, dalla loro relazione nacque un figlio Benito Albino, la scomparsa di entrambi avvenne in circostanze misteriose; si segnala il bel film di Marco Bellocchio intitolato "Vincere" nel quale si ricostruisce la drammatica storia della Dalser, internata in un manicomio e fatta passare per pazza perchè rappresentava un pericolo per la figura del Duce.
(4) Il confino di polizia era un provvedimento amministrativo, oltre a Lipari altri luoghi di confino erano Ventotene, Favignana, Ponza, Tremiti, Ustica, Lampedusa.