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Storia della filosofia, letteratura e recensioni librarie

La Leggenda del Morto Contento - Andrea Vitali

PREMESSA

Di Andrea Vitali mi piace la sua capacità di saper raccontare le cose comuni in modo non ordinario, "il suo punto di vista" assomiglia a quello di una telecamera messa su una piazza che riprende ogni cosa, anche le più minute. Raccontare una storia di una piccola comunità anche se romanzata conferendogli una discreta dose di epicità non è cosa facile. Qualche critico severo (che peraltro non ha scritto mai niente di rilevante) ha scritto che Vitali ha inaugurato la strada di un format e l'ha proseguita per gran parte della sua vicenda letteraria. C'è una certa dose di verità in questo, un po' come accade con Camilleri che con il suo Montalbano ha trovato la ricetta inossidabile per una fortuna letteraria che sembra non avere mai fine, Vitali ha anche lui la sua ricetta in cui l'ingrediente prevalente è  spesso la Bellagio degli anni Trenta con i suoi personaggi minori e i dialoghi comuni quelli che non fanno la grande Storia ma fanno parte dei valori condivisi e convissuti di una comunità e ne alimentano leggende, luoghi comuni, valori condivisi e convissuti, speranze e rancori, insomma tutto ciò che si ritrova in ogni comunità e che la rende tale.

IL MIO PUNTO DI VISTA SUL LIBRO

Nell'incipit del libro è riassunta il luogo e l'epoca storica dell'ambientazione del romanzo: siamo ancora a Bellagio, ma l'orologio del tempo va indietro di quasi cento anni rispetto ad altri racconti ambientati negli anni Trenta del Novecento: è il 1843.
 Vitali racconta la storia servendosi della penna come di un telescopio che guarda non dalla terra, ma dalla luna e si fa egli stesso luna, una luna che "stava lì a guardare i formicai del mondo".
Il romanzo prende le mosse da una storia sentita: "la leggenda del morto contento" e Vitali, probabilmente come molti abitanti di Bellagio, ha sentito innumerevoli volte questa storia al punto che ne ha sentito la necessità di toglierla dall'indeterminatezza del racconto orale per dargli una forma compiuta: quella scritta.
Ciò che è  confuso nell'immaginario collettivo prende forma,  i personaggi  e le vicende del romanzo diventano patrimonio di tutti i lettori:

  •  un sarto che nei suoi comportamenti rivela timidezza e che si figura con la fantasia di diventare un meteorologo;
  • una consorte lunatica e facilmente irritabile;
  • due giovanotti di famiglia agiata che muoiono in un naufragio;
  • un'autorità di polizia e giudiziaria dedita ai raggiri
  • ....e c'è la morte che aleggia ed è onnipresente e che viene su dall'acqua ferma del lago.


Il modo di raccontare queste vicende mi è piaciuto così come mi è piaciuta l'idea di partire da un paio di pantaloni che il sarto non riesce a trovare per dare inizio a una storia che assume tutti i contorni tragici della morte, dell'indeterminatezza e della paura.
Lugubre e con sentore di morte diffuso come devono essere tutti i romanzi noir che si rispettano, "La leggenda del morto contento"   ha questo ingrediente di fondo come elemento caratterizzante del genere ma -a mio parere- l'autore sa rompere lo schema precostituito e rende viva la storia con quel sottofondo di rumors presente in ogni comunità fatto di pettegolezzi e di malelingue.
Possiamo forse non gradire questo "bozzettismo" ma un racconto seppur romanzato non deve essere un  resoconto dell'autorità giudiziaria e nel linguaggio di Vitali anche ciò che è nero e lugubre diventa parte viva anche se il trapassato crea un turbamento nel lettore ed è quello che ci vuole per un romanzo "nero" che si rispetta. Rilevo dalla lettura del libro anche un interesse apprezzabile per la storia minore e per le tradizioni popolari di cui le leggende come i miti fanno parte integrante, il merito di Vitali è di aver saputo porre la leggenda del vivo-morto come elemento caratterizzante della comunità di Bellagio quasi come se avesse voluto dedicare un ossequioso omaggio agli antenati del paese lacustre. Una correlazione spazio-temporale che il lettore più accorto sicuramente rileverà e apprezzerà.

L'estate scorsa avevo letto "La figlia del podestà" e mi era piaciuto, lette alcune recensioni troppo severe  su "La leggenda del morto contento"  ho deciso - per spirito di bastian contrario- di leggerlo. Non ne sono rimasto affatto deluso pertanto ne consiglio la lettura.


SCHEDA DEL LIBRO

Titolo: La leggenda del morto contento
Autore: Andrea Vitali
Editore: Garzanti
Anno di pubblicazione: 2011
Pagine: 240

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