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Storia della filosofia, letteratura e recensioni librarie

Taccuino di Caporetto. Diario di guerra e prigionia - Carlo Emilio Gadda

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L'esperienza della guerra

Se c'è un periodo che ha influenzato particolarmente la personalità di Carlo Emilio Gadda, nato a Milano il 14 novembre 1893, questa è stata l'esperienza della prima guerra mondiale, un'esperienza che affrontò quando aveva solo 22 anni. Per comprendere l'opera di Gadda bisognerebbe distinguere quella che è il suo retroterra ideologico dalle vicende personali, ma entrambi gli aspetti si intersecano al punto che diventa difficile capire quanto le esperienze vissute abbiano influito sulla sua produzione letteraria. L'esperienza gaddiana della Grande Guerra, almeno all'inizio per quanto riguarda le motivazioni che lo convinsero ad arruolarsi volontario, erano le medesime di una generazione che credeva fermamente negli ideali patriottici, ma come è accaduto ad altri giovani che parteciparono alla prima guerra mondiale, l'esperienza della trincea prima e la disfatta di Caporetto poi, furono devastanti sul piano morale al punto che ne segnarono profondamente la personalità.

Ne è testimonianza "Taccuino di Caporetto. Diario di guerra e di prigionia", pubblicato solo nel 1955 e che non può considerarsi un'opera organica ma una raccolta di note e appunti scritti a mo' di diario, un'opera che ha un alto valore documentario in quanto è una testimonianza viva e reale del sentire di Gadda e di molte riflessioni  che, in seguito, saranno sviluppate sul piano letterario nelle opere della maturità.

Il diario comprende il periodo che va dal 1915 al 1919, periodo nel quale possiamo distinguere  le seguenti cinque fasi:

  • L'interventismo dominato dai valori patriottici risorgimentali;
  • La guerra con i primi dubbi;
  • La prigionia;
  • La morte del fratello Enrico;
  • La disfatta di Caporetto.

 

Il Gadda mitragliere sottotenente degli alpini che parte entusiasta per la guerra, alla fine rimarrà profondamente colpito per tutta la vita da quell'esperienza bestiale, la sua formazione illuministica prevalse sin da subito sulla parte emotiva e il suo giudizio sull'organizzazione militare che condusse alla disfatta di Caporetto, fu  di una condanna senza appello. Anche se Gadda fu assalito dalla desolazione e dalla amarezza, non si fece vincere dalla rassegnazione e la scrittura fu il modo di reagire alla depressione che lo colpì durante la prigionia. Il valore catartico della confidenza a se stesso fu una medicina che lo aiutò in parte ad accettare la morte del fratello Enrico, giovane aviere che condivise con lui un breve percorso di vita. La figura di Enrico si trasformerà nella mente di Carlo Emilio in un mito e l'amore da fratello carnale diventerà ammirazione verso il soldato coraggioso e tuttavia ne accrescerà in modo smisurato il senso di colpa e di prostrazione.

 

Se vi è materiale sul quale lavorare per comprendere l'opera gaddiana, il "Taccuino di Caporetto. Diario di guerra e di prigionia" è sicuramente una miniera di informazioni per comprendere come Gadda elaborò il concetto della sofferenza e come questo sentimento vissuto in modo incosciente diventerà l'elemento condizionante e caratterizzante della vita vissuta dallo scrittore milanese. Se il dolore lascia i segni che si rivelano nel tempo, la morte del fratello lascerà in Carlo Emilio un segno indelebile che si tradurrà poi in insofferenza verso tutti compresi i familiari e che lo porterà ad un isolamento che assumerà delle forme estreme fino a sfociare nella patologia i cui effetti sono tutti rintracciabili nell'intero corpus della sua opera letteraria. Emblematica è a tal proposito quanto espresse Gadda  con le seguenti parole che rivelano la sua fragilità psichica e la sua delusione:

 "Miserabile io credo soprattutto di essere per l'eccessiva, (congenita e continua) capacità del sentire, la quale implica uno incorreggibile squilibrio fra la realtà empirica e l'apprezzamento che il mio essere ne fa in relazione con le necessità della sua esistenza; implica la sufficienza nel comprendere ma l'insufficienza nell'agire, oltre che nel volere".

Gadda non si perdonerà mai di essersi schierato a favore dell'intervento e quando l'esperienza della guerra rivelò il cinismo, l'incompetenza e la rigidità dei comandi militari, il suo sentimento si trasformò in disprezzo. Se Gadda parte per la guerra impregnato di un'ideologia basata sui valori liberali risorgimentali, torna non credendo più in niente e la sua mente si trasformerà in un groviglio in cui anche la vita civile finisce per essere vista come una grande caserma dove le trincee e le solitudini si ripresentano e dove, al posto di ufficiali imbecilli, si trovano degli esecutori pronti ad obbedire a qualsiasi ordine.

La lettura del libro aiuta a comprendere come la guerra si presenti con un Giano bifronte dove il prima e il dopo sono sempre in contrapposizione, nessuno, anche il più entusiasta della guerra, dopo averla vissuta, sarà più come era prima. La voglia febbrile di menar le mani quando si scontra con il reale diventa  un rifiuto e  un disprezzo inquieto che contagia il lettore il quale condividerà la conclusione senza appello del rifuto della guerra quale espressione estrema della stupidità umana. Se questo aspetto universale vale per ogni guerra, resta la denuncia storica di Gadda nei confronti di quella classe dirigente che, in quelle circostanze, dimostrò la sua incapacità e la sua improvvisazione nel non saper affrontare con senso di dignità  un momento tragico finendo con lo scaricare il peso delle responsabilità sopra coloro che ne subirono le conseguenze. 

La storia si ripete, nonostante passino le generazioni, e la retorica delle ricorrenze è la prova provata che ci sarà sempre un Solone pronto ad usare il patriottismo per unire un popolo che è uso tirare fuori il tricolore solo quando gioca la nazionale di calcio.

Taccuino di Caporetto. Diario di guerra e di prigionia è un libro amaro dove la spietatezza nei confronti di se stesso non lascia scampo diventando a tratti struggente e penosa, il lettore non troverà mai pagine banali o artificiali ma uno stimolante "memento" per comprendere che la nostra cultura è il frutto di esperienze stratificate che determinano le nostre scelte attuali.




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Fonte immagine: http://www.flickr.com/photos/36281822@N08/5761178701

Diario di US Army Africa

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