"Morte a credito" è uno dei romanzi del Novecento letterario più discussi ma anche tra i più affascinanti e tra i più apprezzati. Potremo definire il romanzo un'illustrazione cruda e amara sui rapporti familiari che spesso non sono così idilliaci come la novella della sacra famiglia vorrebbe farci credere.
Proprio andando al di là della visione di maniera della famiglia tradizionale, ci si può predisporre a leggere questo romanzo con animo completamente sgombro da pregiudizi che finirebbero col precludere la serenità di giudizio del lettore.
TRAMA
Il medico Ferdinand, già in avanti con gli anni, ricorda i momenti salienti della sua vita. Nato nel 1892 in una casa vicina alla Senna (Louis-Ferdinand Céline nasce nel 1894), Ferdinand vi passa il periodo dell'infanzia insieme ai genitori e alla nonna materna.
La madre, per quanto abbia condizioni di salute molte precarie, manda avanti un negozio di merceria i cui guadagni servono per integrare il salario insufficente del padre che è impiegato delle poste.
La morte della nonna materna acuisce questa situazione di precarietà economica in quanto la vegliarda era proprietaria di uno stabile che garantiva un certa rendita e concorreva al reddito familiare.
Ferdinand è un un ragazzino ribelle e irresponsabile che crea diversi problemi ai genitori, ma nonostante ciò, la precaria situazione economica lo spinge a cercarsi un lavoro.
Dopo tutta una serie di improvvisi cambiamenti in negativo delle circostanze e dopo tutta una serie di vicende fortunose, Ferdinand perde due lavori in breve tempo e sarà solo l'intervento dello zio Edouard a salvare il giovane dalle ire paterne.
Grazie al suggerimento dello zio, Ferdinad viene mandato in un collegio a Rochester con la speranza, non troppo recondita, che la permanenza nell'istituto possa abituare il ragazzo a una condotta più disciplinata.
Anche questa esperienza si rivela fallimentare, il ragazzo rientra a Parigi ma i contrasti con i genitori lo allontanano ancora dalla famiglia, è sempre lo zio Edouard che interviene amorevolmente nei confronti del nipote che, dopo una violenta lite con il padre, lo raccomanda a uno scienziato che lo prende in simpatia, assumendolo come assistente e facendolo partecipe di stravaganti per quanto improbabili invenzioni tra cui un "Familisterio per una razza nuova" che, secondo le intenzioni dell'eccentrico scienziato, doveva essere una specie di centro educativo per i giovani strutturato come una comunità che con il tempo tradisce la sua vocazione iniziale diventando un centro in cui crescono dei delinquenti.
Il finale è amaro, lo scienziato afflitto per la sconfitta si suicida e Ferdinand decide, dopo essere andato dallo zio, di entrare volontariamente nell'esercito.
I PUNTI SALIENTI
- Il romanzo è in gran parte autobiografico, anche le date di nascita di Ferdinand (protagonista del romanzo) e di Louis Ferdinand ( Céline, autore del libro), quasi coincidono, il primo (il presonaggio di fantasia) è nato nel maggio 1892, l'altro ( l'autore) nel maggio del 1894.
- Il romanzo è il racconto delle difficoltà esistenti in un nucleo familiare tradizionale, il ruolo del pater familias è sostanzialmente quello di un padre incapace di educare il proprio figlio che vive un'adolescenza tormentata e border line.
- Il lettore si trova sommerso dalla verbosità descrittiva di Cèline che sembra non avere pietà per chi legge e che, suo malgrado, deve partecipare alle peggiori oscenità.
- I rapporti familiari si spostano dalla famiglia alla parte relazionale della socialità individuale in cui anche i rapporti delle donne sono caratterizzati dalla violenza e dalla depravazione, per quanto deprecabile il pervertimento dei sensi, il lettore non può fare a meno di partecipare, seppur disapprovando.
- Il male è il male assoluto, il male del mondo quasi dostoevskijanamente parlando è inevitabile ma nello stesso tempo come le " L'Idiota" l'uomo è positivamente buono, nonostante tutto.
- Céline rivela tutto il disprezzo verso un'umanità persa che non si può redimere e verso cui riversa il disprezzo e la derisione attraverso un linguaggio di una tale violenza che non può lasciare insensibili.
Sono pochi i romanzi che possono essere definiti capolavori, Morte a credito lo è.