"Tutte le poesie di Salvatore Quasimodo" è un'opera ponderosa di 656 pagine pubblicata dalla Casa Editrice Mondadori nel 2003; nel volume troviamo l'opera omnia di Quasimodo, a partire dalle prime poesie pubblicate, nel 1930, sulla rivista "Solaria", a seguire la raccolta "Acqua e terre" pubblicata nel 1930 e la raccolta "Oboe sommerso" pubblicata per la prima volta nel 1932 e poi tutte le altre.
La poesia di Salvatore Quasimodo può essere divisa schematicamente nelle segueti due fasi:
- Fase ermetica
- Fase dell'impegno neorealistico
Se la prima fase è caratterizzata da un impegno squisitamente poetico, a partire dal 1943 e dalla raccolta "Giorno dopo giorno", la poesia di Quasimodo diventa impegnata ideologicamente e politicamente ma questo non snatura la linea tenuta fin dal periodo giovanile :resta, infatti, intatta la caratteristica principale di tutte le liriche del poeta siciliano: l'uso di una forma espressiva classica consacrata alla tradizione.
Leggendo le poesie di Quasimodo non si trovano mai forme espressive estreme, piuttosto il tono delle liriche rivela un carattere leggero quasi musicale ma nello stesso tempo molto intenso e atto ad evocare e commerorare sensazioni ed emozioni.
Tuttavia ogni poesia sembra sfuggire ad ogni riferimento storico andando a caratterizzare una sorta di distacco dalla realtà circostante e da ogni coinvolgimento emotivo.
E' come se Quasimodo volesse intenzionalmente creare un solco tra realtà del mondo esterno ed espressione poetica, è quasi un disallineamento dalla realtà che il poeta persegue a favore della contemplazione e della descrizione.
Questa poetica descrittiva evita accuratamente un riferimento puntuale alle cose, prediligendo la forma astratta e perseguendo così uno dei tratti più caratteristici dell'ermetismo.
Quasimodo appare, nello stile,quasi surreale, calato in una dimensione esistenziale fin dalle prime liriche giovanili in cui veniva descritto il paesaggio della Sicilia con toni favolistici e lontani dalla realtà quotidiana.
Analizzare l'intera produzione poetica di Quasimodo richiederebbe altri spazi ma è indicativo rilevare alcuni caratteri prendendo ad esempio una poesia molto bella che ho scelto tra le tante:
"Davanti al simulacro d'Ilaria Carretto"
è una poesia rappresentativa ed emblematica che sembra contraddire quanto esposto nelle righe precedenti (riferimento puntuale alle cose) , tuttavia tale contraddizione è solo apparente in quanto si rivela quello che è uno dei temi più trattati da Quasimodo: la solitudine esistenziale.
In realtà il monumento funebre è solo un pretesto per parlare della distanza esistente tra il mondo dei vivi e quello dei morti:
" ............................e tu
tenuta dalla terra, che lamenti?
Sei qui rimasta sola. Il mio sussulto
forse è il tuo, uguale d'ira e di spavento
Remoti i morti e più ancora i vivi,
i miei compagni vili e taciturni"
Bellissimo questo frammento in cui Quasimodo con quel "non hanno pietà" denuncia l'illusione dei vivi, un'illusione che offende ed oltraggia in modo crudele chi un tempo l'aveva approvata e condivisa.
Il grido finale presente nel frammento è una costante dell'intera produzione poetica di Quasimodo quando dice " Remoti i morti e ancora più i vivi": i morti sono lontani (remoti) ma i vivi lo sono ancora di più, è presente un'identificazione tra i morti e l'atteggiamento dei vivi che nel loro cinico egoismo, tacciono e che vengono definiti "i mei compagni vili e taciturni".
E come non citare la notissima "Alle fronde dei salici" che trae spunto dal biblico Salmo 136 che esprime il dolore degli ebrei per l'allontamento di Israele e il loro esilio in Babilonia.
Molto si potrebbe dire sul primo verso:
"E come potevamo noi cantare/con il piede straniero sopra il cuore..."
in cui l'interrogativo iniziale sembra la conclusione di un ragionamento precedente ma questa lirica è emblematica anche di un nuovo modo di porre la poesia da parte di Quasimodo che dall'io passa al noi quasi a voler essere il portavoce degli altri che la pensano come lui; è una lirica in cui si avverte l'influenza e la forte eredità dell'ermetismo con l'uso di metafore e analogie che rendono il testo intenso ed emotivamente coinvolgente.
L'ultima poesia che ho scelto è "Un uomo del mio tempo" in cui Quasimodo si rivolge all'uomo del suo tempo ritenendolo solo portatore di morte e di violenza :
"...T'ho visto:eri tu,/con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,/senza amore, senza Cristo.Hai ucciso ancora,/come sempre/come uccisero i padri, come uccisero/gli animali che ti videro la prima volta."
Un quadro di desolazione e morte a cui segue un appello:
"Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue/salite dalla terra, dimenticate i padri:/le loro tombe affondano nella cenere,/gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore"
Un grido di speranza che il poeta lancia ai giovani, infondendo speranza e invitandoli a recidere qualsiasi contatto con il passato e con quegli uomini crudeli che hanno torturato,sterminato, giustiziato.