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Di Eraclito di Efeso ci rimangono 140 frammenti che, per quanto siano brevi e oscuri, ci permettono di conoscere la sua dottrina; la tradizione lo descrive come un uomo altero che viveva in disparte e che disprezzava ogni cosa, su quest'idea di filosofo solitario ha influito il ritratto che ne fece Diogene Laerzio il quale così si espresse:
"Fu altero quanto altri mai e guardava tutti con fiero disprezzo come è chiaro anche dalla sua opera in cui dice 'L'erudizione non insegna ad avere intelligenza; altrimenti l'avrebbe insegnata ad Esiodo e a Pitagora e inoltre a Senofane e a Ecateo. Poiché in una sola cosa consiste la sapienza: nell'intendere il Logos che governa tutto il mondo dappertutto" (Vite dei filosofi, IX,I). (1)
Dalle scarne notizie che ci sono pervenute sappiamo che Eraclito non prese mai parte alla vita politica, lo stesso Diogene Laerzio racconta che quando la cittadinanza gli chiese di entrare a far parte del governo della città di Efeso, sdegnato decise di ritirarsi nel tempio di Artemide e quando i suoi concittadini lo guardavano con inistenza mentre giocava con i fanciulli, si rivolse a loro con queste parole:
"Perché vi stupite o canaglie? Forse questo non è meglio che partecipare al governo della città?".
Sempre Diogene Laerzio ci racconta che Eraclito decise di andare a vivere sui monti cibandosi esclusivamente di erbe e di verdure; per queste abitudine venne colpito da idropisia e decise di ritornare in città. "Ai medici chiese in modo enigmatico se da un'inondazione sapessero creare una siccità. Poichè quelli non lo capivano, si seppellì in una stalla di buoi, nella speranza che il caldo dello sterco bovino avrebbe fatto evaporare l'acqua che lo affliggeva. Ma poiché neppure così riuscì a guarire, si spegneva all'età di sessant'anni" (2).
IL DIVENIRE DELLE COSE
Eraclito afferma che le cose sono in continuo movimento e che è sempre eguale a se stesso; per spiegare questo concetto ricorre all'esempio del fiume espresso in modo efficace in questi frammenti:
- "A chi discende nello stesso fiume sopraggiungono acque sempre diverse" (fr. B 12). (3)
- "Non si può discendere due volte nello stesso fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma, a causa dell'impetuosità e della velocità del movimento si disperde e si raccoglie, viene e va" (fr. B 91) (4)
L'esistenza di un continuo divenire delle cose è spiegabile con il rapporto tra i contrari (giorno e notte, asciutto e bagnato, fame e sazietà, povertà e ricchezza ecc) e considera la guerra (pòlemos) la "Madre di tutte le cose e di tutte regina" (fr. B 53). (5)
IL FUOCO
Il simbolo del divenire delle cose e degli opposti è il fuoco che rimane acceso cambiando continuamente e trasformando le cose che brucia: Eraclito però non intende il fuoco come uno degli elementi naturali ma come il simbolo del Logos ossia della legge degli opposti e del cambiamento che governa ogni cosa
Sotto questo punto di vista Eraclito può essere considerato a pieno titolo il padre della dialettica moderna.
NOTE
(1) Tratto da I Presocratici. Testimonianze e frammenti, 2 voll, a cura di autori vari, Laterza, Bari, 1969.
La parte dedicata a Eraclito si trova nel volume I ed è stata curata da G. Giannantoni.
(2) In op. cit.
(3) Ibidem
(4) Ibidem
(5) Ibidem