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"La morte, il più atroce di tutti i mali, non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c'è, quando c'è lei non ci siamo noi. Non è dunque nulla nè per i vivi nè per i morti. Per i vivi non c'è, i morti non sono più.
Invece la gente ora fugge la morte come il peggiore male, ora la invoca come requie ai mali che vive."
IL COMMENTO DI CAIOMARIO
In questo celeberrimo passo presente nelle Lettere sulla felicità il filosofo greco Epicuro presenta la sua posizione e quella della scuola epicurea (per noi) nei confronti della morte. Epicuro annuncia che la morte non esiste per l'uomo e poi argomenta quanto è stato enunciato nei seguenti termini:
La morte quale male peggiore di tutti i mali è un evento che non può interessare chi è in vita in quanto quando l'uomo è vivo la morte è lontana da lui.
L'idea che la morte sia qualcosa che non dovrebbe interessare i vivi comprende anche i morti stessi che, in quanto tali, non hanno più nulla da temere proprio per il fatto che l'evento si è già verificato.
Al contrario la gente comune o cerca di fuggire dalla morte ritenendola il peggiore dei mali oppure paradossalmente (aggiungiamo noi) la invoca come soluzione al male di vivere.
Epicuro non si limita ad enunciare una tesi ma la argomenta con un argomento forte e indiscutibile, l'uomo non sa e non può sapere cos'è la morte, perché allora preoccuparsi di qualcosa che quando si è in vita non dovrebbe interessargli?
La posizione di Epicuro nei confronti della morte si ricollega alla nota XI Massima Capitale nella quale egli dice:
"Se non ci turbasse la paura delle cose celesti e della morte, nel timore che esse abbiano qualche importanza per noi, e l'gnoranza nei limiti dei dolori e dei desideri, non avremmo bisogno della scienza della natura".
Se l'uomo non deve preoccuparsi della morte, dall'altro canto Epicuro individua proprio nella paura della morte il tentativo da parte dell'uomo di conoscere ogni cosa al fine di liberarsi dal timore dei dolori e dei desideri.
Tuttavia Epicuro non considera il desiderio di conoscenza un male per l'uomo in quanto è proprio la scienza che consente all'uomo di liberarsi dalle superstizione, dal timore degli dei e dalla morte stessa in modo che egli possa avere pieno godimento della vita terrena.