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30 aprile 2014 3 30 /04 /aprile /2014 03:41

Il rapporto tra scienze dello spirito e scienze della natura 

Wilhelm Dilthey

 

 

 

 

 

dilthey

 

 

 

Le scienze dello spirito -- insegna Dilthey - in un ambito più generale comprendono in sè i fatti naturali. Se si concepissero come un complesso di discipline a sè stante ci si muoverebbe in un regno di persone  spirituali la cui comprensione potrebbe avvenire solo sul piano delle pure scienze dello spirito.

«In realtà - scrive Dilthey - un individuo nasce, si conserva e si sviluppa sulla base delle funzioni dell'organismo animale e delle sue relazioni col corso naturale dell'ambiente; il suo sentimento vitale è, almeno in parte, fondato su queste funzioni; le sue impressioni sono condizionate dagli organi di senso e dalle influenze del mondo esterno; la ricchezza e la mobilità delle sue rappresentazioni, la forza e la direzione dei suoi atti di volontà dipendono sovente dalle modificazioni del suo sistema nervoso».(1)

 

Per Dilthey la separazione tra la sfera spirituale e quella propriamente fisica è un'astrazione, distinguere le due sfere è necessario sul piano metodologico ma è un non senso logico in quanto la vita umana si qualifica come unità psico-fisica. L'uomo è pertanto nel contempo una connessione di fatti spirituali e un complesso corporeo.

 

Risolvere l'antagonismo tra il filosofo e lo scienziato è possibile solo se si superano i loro rispettivi punti di partenza. Sul piano gnoseologico è necessario tenere conto di entrambi gli ambiti, in quanto  « il regno delle persone - osserva Diltehy-  è la manifestazione suprema del mondo dell'esperienza terrena»(2).

Se la natura intesa come complesso di fatti materiali, costituisce un limite per l'agire umano, nel contempo è  anche uno stimolo per la ricerca e per l'individuazione dei mezzi necessari all'azione, pertanto l'uomo può operare sulla natura con la sua volontà ma la sua dipendenza dal corso naturale si riflette direttamente non solo sui mezzi scelti ma anche sugli scopi.

La trasformazione del mondo esterno non è immediatamente percebile ma il lento lavorio dell'agire umano è costante e continuo, Dilthey parla a tal proposito di potenza creatrice dello spirito intesa nel senso si lavoro intellettuale, un distinguo che potrebbe sembrare un volere accentuare la dicotomia tra i due ambiti ma che in realtà ha lo scopo di superare la divisione tra l'elemento spirituale e quello materiale.

Stabilita quindi questa relazione ogni ulteriore polemica su questo argomento è infruttuosa in quanto è necessario tenere conto quando si parla di scienze dello spirito della «conoscenza dell'influenza formativa della natura» (3) che influisce sempre sull'agire umano.

Lo studio dei fatti spirituali deve procedere quindi dall'esame delle condizioni presenti nella natura, dei mezzi impiegati  e dalla conoscenza dell'elemento fisico.

Il complesso delle scienze dell'uomo, della società e della storia va inquadrato in un ambito unitario psico-fisico il cui studio  può essere studiato « soltanto con l'aiuto della biologia»(4); proprio dal riconoscimento di questa connessione si può risolvere l'opposizione tra queste due classi di scienze e il problema della conoscenza che va sempre inteso come un complesso unitario.



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Note

 

(1) Lo storicismo tedesco a cura di Pietro Rossi, Torino, 1977, p. 104

(2) Ibid. p. 107

(3) Ibid. p. 108

(4) Ibid. p. 109

 

 

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Scienze dello spirito e scienze della natura - Wilhelm Dilthey

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Published by Caiomario - in Filosofi: Dilthey Wilhelm
29 aprile 2014 2 29 /04 /aprile /2014 03:10

Scienze dello spirito e scienze della natura

Wilhelm Dilthey

 

 

 

 

 

dilthey.jpg 

 

Wilhelm Dilthey (1883-1991) filosofo e storico della filosofia è stato un esponente dello storicismo relativistico, un indirizzo della filosofia che si sviluppò in reazione al clima positivistico di fine Ottocento e che pose attenzione al problema della realtà vista sotto l'aspetto storico e come processo in movimento. In questo senso la sua elaborazione filosofica è antipositivistica e anti-idealistica in quanto si pone come obiettivo quello di definire una distinzione tra il sapere storico e quello scientifico.La storia non viene vista da D. come un processo di affermazione dello spirito assoluto così come intese Hegel ma come un'esperienza unica ed irripetibile vissuta dai singoli popoli in una deteminata epoca.

 

Di fondamentale importanza nella teoria elaborata da Dilthey è la distinzione tra scienze dello spirito e scienze della natura. Per scienze dello spirito D. intende «il complesso delle scienze che hanno come loro oggetto la realtà storico-sociale».(1)

Un ulteriore distinguo nell'analisi di D. riguarda il concetto di scienza sotto il quale si indicano «un insieme di proposizioni i cui elementi sono concetti, perfettamente determinati, costanti in tutta la connessione di pensiero e forniti di validità universale, i cui legami sono fondati, in cui infine le parti sono reciprocamente connesse in una totalità allo scopo di poter comunicare, cosicchè un elemento della realtà può essere concepito nella sua compiutezza in virtù di questa connessione di proposizione oppure un ramo dell'attività umana può essere regolato in base ad essa».(2)

 

Nell'ambito delle scienze dello spirito rientra il complesso delle scienze dell'uomo , della storia e della società, D. rifiuta la posizione dei positivisti che avevano negato alla storiografia il «rango di scienza»; nello stesso tempo individua l'errore di fondo di tutte le discipline positivistiche a partire dalla scienza della società (sociologia), discipline che definisce «troppo ristrette in rapporto all'oggetto che devono esprimere»(3).

Insegna D. che nella storia del pensiero vi sono stati numerosi tentativi di delimitare il regno della storia rispetto a quello della natura;  nel Medioevo ad esempio Tommaso d'Aquino distinse  i due momenti  ma tale distinzione era funzionale al concetto di gerarchia del creato dove alla base vi è il mondo dei corpi distinto da quello degli spiriti costituito da sostanze spirituali che sono incorporee per sé.

Più tardi Descartes elaborò il concetto di natura intesa come un grande meccanismo ma anch'egli non potè sfuggire alla spiegazione metafisica facendo ricorso a Dio che «avrebbe, come il più abile degli artefici, predisposto fin dall'inizio i due orologi del sistema materiale e del mondo degli spiriti.» (4).

 

Per la costituzione delle scienze dello spirito è necessario partire dall'esperienza vissuta (Erlebnis)  in questo senso dette scienze sono scienze dell'esperienza in cui sono «contenuti i princìpi del nostro conoscere, che determinano in quale misura può esistere per noi, e i principi del nostro agire, che spiegano l'esistenza di scopi, di beni, di valori su cui è fondato ogni commercio pratico con la natura.» (5)

 

Oltre all'aspetto descritto sopra, Dilthey osserva che le scienze che hanno per oggetto i fenomeni naturali devono fare i conti con i limiti stessi della ricerca umana, limiti che tuttavia non devono essere messi in relazione con la conoscenza dei fatti spirituali; se non si avesse questa consapevolezza si ritornerebbe a Descartes e si spiegherebbe la meccanica atomistica in termini metafisici.

 

L'esigenza di distinguere le scienze dello spirito da quelle della natura è per Dilthey un'esigenza prima di tutto metodologica e critica nel senso kantiano del termine, un'esigenza che segna un passaggio importante nella distinzione tra l'oggetto della riflessione storica e la concezione che aveva della storia la precedente tradizione filosofica e in particolare quella metafisica.

La conoscenza storica si può realizzare utilizzando un metodo scientifico ma nessun metodo formale è per Dilthey davvero efficace senza l'intervento dell'Erlebnis che è nel contempo esperienza vissuta ed intuizione.

Questa concezione si presta alla critica che una storiografia così concepita è in balia dell'elemento irrazionale, tuttavia rimane irrisolto il fatto che l'analisi dei fatti storici cambia continuamente, analisi che è sempre in relazione al momento storico in cui viene effettuata in quanto i risultati a cui perviene dipendono da una serie di variabili riconducibili sempre all'esperienza vissuta dallo storiografo.

 


 

 

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NOTE

 

(1) Lo Storicismo Tedesco a cura di Pietro Rossi, Torino, 1977, p.92.

(2) Ibid. p.92.

(3) Ibid. p.93.

(4) Ibid. p.95.

(5) Ibid. p.97.

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Sul significato di Erlebnis si veda:

 

http://www.treccani.it/enciclopedia/erlebnis/    (link)

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