Il rapporto tra scienze dello spirito e scienze della natura
Wilhelm Dilthey
Le scienze dello spirito -- insegna Dilthey - in un ambito più generale comprendono in sè i fatti naturali. Se si concepissero come un complesso di discipline a sè stante ci si muoverebbe in un regno di persone spirituali la cui comprensione potrebbe avvenire solo sul piano delle pure scienze dello spirito.
«In realtà - scrive Dilthey - un individuo nasce, si conserva e si sviluppa sulla base delle funzioni dell'organismo animale e delle sue relazioni col corso naturale dell'ambiente; il suo sentimento vitale è, almeno in parte, fondato su queste funzioni; le sue impressioni sono condizionate dagli organi di senso e dalle influenze del mondo esterno; la ricchezza e la mobilità delle sue rappresentazioni, la forza e la direzione dei suoi atti di volontà dipendono sovente dalle modificazioni del suo sistema nervoso».(1)
Per Dilthey la separazione tra la sfera spirituale e quella propriamente fisica è un'astrazione, distinguere le due sfere è necessario sul piano metodologico ma è un non senso logico in quanto la vita umana si qualifica come unità psico-fisica. L'uomo è pertanto nel contempo una connessione di fatti spirituali e un complesso corporeo.
Risolvere l'antagonismo tra il filosofo e lo scienziato è possibile solo se si superano i loro rispettivi punti di partenza. Sul piano gnoseologico è necessario tenere conto di entrambi gli ambiti, in quanto « il regno delle persone - osserva Diltehy- è la manifestazione suprema del mondo dell'esperienza terrena»(2).
Se la natura intesa come complesso di fatti materiali, costituisce un limite per l'agire umano, nel contempo è anche uno stimolo per la ricerca e per l'individuazione dei mezzi necessari all'azione, pertanto l'uomo può operare sulla natura con la sua volontà ma la sua dipendenza dal corso naturale si riflette direttamente non solo sui mezzi scelti ma anche sugli scopi.
La trasformazione del mondo esterno non è immediatamente percebile ma il lento lavorio dell'agire umano è costante e continuo, Dilthey parla a tal proposito di potenza creatrice dello spirito intesa nel senso si lavoro intellettuale, un distinguo che potrebbe sembrare un volere accentuare la dicotomia tra i due ambiti ma che in realtà ha lo scopo di superare la divisione tra l'elemento spirituale e quello materiale.
Stabilita quindi questa relazione ogni ulteriore polemica su questo argomento è infruttuosa in quanto è necessario tenere conto quando si parla di scienze dello spirito della «conoscenza dell'influenza formativa della natura» (3) che influisce sempre sull'agire umano.
Lo studio dei fatti spirituali deve procedere quindi dall'esame delle condizioni presenti nella natura, dei mezzi impiegati e dalla conoscenza dell'elemento fisico.
Il complesso delle scienze dell'uomo, della società e della storia va inquadrato in un ambito unitario psico-fisico il cui studio può essere studiato « soltanto con l'aiuto della biologia»(4); proprio dal riconoscimento di questa connessione si può risolvere l'opposizione tra queste due classi di scienze e il problema della conoscenza che va sempre inteso come un complesso unitario.
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Note
(1) Lo storicismo tedesco a cura di Pietro Rossi, Torino, 1977, p. 104
(2) Ibid. p. 107
(3) Ibid. p. 108
(4) Ibid. p. 109
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