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4 aprile 2014 5 04 /04 /aprile /2014 07:59

I TRE STADI DELL'ESISTENZA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Fonte immagine:https://www.flickr.com/photos/21914065@N05/3507735266

 

La filosofia di Soren Kierkegaard viene anche definita "esistenzialismo trascendentalistico", ma per comprenderne le linee essenziali bisogna comprendere che non vi sarebbe stata la successiva elaborazione filosofica se il filosofo danese non avesse vissuto in modo esasperato il concetto luterano di peccato e della diffcoltà per l'uomo di pervenire attraverso la razionalità alla verità.

Solo facendo appello alla fede rivelata è possibile cogliere un barlume di verità da qui la sua radicale opposizione ad ogni forma di razionalismo sistematico ed in particolare all'hegelismo.

Nella sua visione non c'è spazio per le categorie universali e per il trionfo della ragione, ma conta solo l'esistenza dell'uomo quale fulcro di possibilità; un'esistenza in cui prevalgono la difficoltà, la miseria e le contraddizioni.

 

Partendo dal rifiuto verso la filosofia hegeliana, Kierkegaard afferma che la ricerca filosofica non può ridursi a categorie universali e astratte ma si deve interessare della singola esistenza dell'uomo ossia di quella vivente realtà che è ricca di una interiorità sempre ignorata dal pensiero filosofico.

Se in Hegel la filosofia ha come atto conclusivo il trionfo dello Spirito e dell'Idea, in Kierkegaard conta solo la religione, quale momento autentico dell'esistenza.

 

LA DIALETTICA DELL'ESISTENZA

 

L'esistenza costituisce di per sè un ventaglio di possibilità e di condizioni in contrapposizione tra di loro, ogni condizione supera la precedente e la nega; sotto questo punto di vista  si può parlare di dialettica dell'esistenza da intendersi come movimento, superamento e negazione. Non esiste un obbligo di passare da una condizione ad un altra, tuttavia tutte costituiscono delle possibilità a cui l'uomo può decidere di aderire oppure no.

 

Secondo  Kierkegaard  l'uomo può decidere di vivere seguendo  tre condizioni e ogni condizione, intesa come alternativa, esclude necessariamente l'altro:

 

  • La prima condizione è quella estetica dove l'uomo vive l'istante, l'uomo si lascia vivere e non ha un progetto, mostrandosi indifferente verso le categorie del bene e del male. Figura emblematica di questo stadio è la figura del Don Giovanni per il quale gli unici interessi sono quelli dominati dalla passione e dagli istinti che essendo dei "valori" vuoti e frivoli finiscono per provocare una condizione di  malinconia e di  diperazione che può rivelarsi senza uscita.
  • La seconda condizione è quella etica il cui simbolo è il Padre di Famiglia impegnato a rendersi utile nella propria famiglia, nel  matrimonio la bellezza della donna non è vissuta istante per istante come accade per Don Giovanni ma cresce e cambia con gli anni. L'etica è una condizione di serenità in cui le contrapposizioni vengono superate e mediate ma che può rivelarsi una gabbia che lascia solo disperazione e che può essere superata solo facendo ricorso alla fede.
  • La terza condizione è quella religiosa dove l'uomo attraverso la fede risolve le contraddizioni dello stadio etico, tuttavia il lasciarsi andare alla fede costituisce una sospensione dell'etica in quanto la legge universale di Dio non è comprensibile dall'uomo che tuttavia solo perseguendola può raggiungere la completa redenzione. Simbolo di questa condizione è la figura di Abramo a cui Dio chiede un sacrificio non comprensibile e per l'uomo assurdo, ma Abramo dichiarandosi disponbile ad eseguire la volontà divina, viene salvato e premiato perché ha avuto fede.

 

Possono anche interessarti i seguenti articoli:

 

Esercizio di cristianesimo - Soren Kierkegaard

Don Giovanni. La musica di Mozart e l'eros - Soren Kierkegaard

 

 

 

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Published by Caiomario - in Filosofi: Kierkegaard Soren
3 aprile 2014 4 03 /04 /aprile /2014 09:07

 

 

 

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Fonte immagine:http://farm7.static.flickr.com/6004/5960162911_54637d93e2.jpg

 

 

 

 

 

 

Kierkegaard ha riflettuto a lungo sul Cristianesimo e sulla figura di Cristo ed è il pensatore che invita a scegliere, non esiste mediazione o da una parte o dall'altra. A differenza dei teologi, Kierkegaard usa il linguaggio della filosofia ed è diretto nel suo modo di comunicare come in "Esercizio di cristianesimo", un libro scritto nel 1850 che a distanza di oltre 160 anni dovrebbe essere letto da tutti coloro che si definiscono cristiani per "battesimo". Io l'ho letto per motivi di studio, poi mi sono appassionato al punto che è impossibile per me parlare di questioni spirituali senza pensare a questo libro di Kierkegaard. Ci sono libri che formano, "Esercizi di Cristianesimo" è uno di questi. 

LA TESI  ESPOSTA NEL LIBRO 

Per il filosofo danese quando il Cristianesimo irrompe nella scena porta una nuova dimensione che non può essere acquistata per trasmissione e a cui non è possibile approdare se non mettendo in discussione tutto quello a cui si era creduto prima di conoscere la figura di Cristo. Kierkegaard non si riferisce solo ai "convertiti" ma anche a coloro che si definiscono cristiani per nascita. 
Il punto centrale che deve indurre l'uomo a questa scelta è la figura di Cristo stesso che per Kierkegaard è la figura più scandalosa di sempre al punto che lo definisce il "paradosso assoluto". Il ragionamento è affascinante: essendo Cristo Dio, si presenta come un uomo che è il contrario della gloria, un uomo che come tutti gli uomini vive la sofferenza, il dolore e la morte. Per di più Cristo si presenta sulla terra come un uomo destinato a morire con ignominia dopo una condanna, trattato come un criminale e messo sul palo insieme a due ladri e assassini. 
In base a queste premesse, per Kierkegaard chi si definisce discepolo di Cristo deve in primo luogo assumere su di sé la medesima sofferenza predisponendosi per il cambiamento interiore, unica condizione per accogliere la verità e per fare si che Dio si manifesti. 

In questo modo avviene l'incontro tra il tempo fisico e finito di ogni singola esistenza con l'eternità di Dio ed è possibile un salto nella salvezza grazie a quell'evento unico che è Cristo. Accettare il paradosso è quindi la vera fede per il credente, una fede che vince qualsiasi oggettività che genera incertezza per approdare nella soggettività dell'accettazione. 
Il Cristianesimo come paradosso permette di andare oltre la definizione di Dio inteso come assoluto distaccato dall'uomo in quanto il Cristianesimo è un fatto storico che implica una fede doppia in quanto non è concepibile per la ragione umana l'idea che l'eternità si fa tempo. 
Non è quindi sufficiente conoscere le testimonianze dirette di coloro che hanno vissuto ai tempi di Gesù e meno che mai le tradizioni che si sono depositate secolo dopo secolo intorno alla figura di Cristo. 
L'uomo può comprendere la storicità del Cristianesimo solo quando si apre alla fede e questo può avvenire solo al livello del singolo. Le fede è quindi sempre un dono di Dio, l'uomo non può decidere razionalmente di avere fede quindi l'uomo che vive secoli dopo al Cristo storico può dirsi un suo contemporaneo 

Quando si accetta la fede si vive quindi la prima volta lo stesso evento storico volgendo le spalle a Socrate, il maestro della maieutica per scegliere il solo Maestro di verità, Socrate suscita l'ammirazione di Kierkegaard perché la sua filosofia è estranea alla metafisica. 

Il libro si trova anche con il titolo di "Esercizio del cristianesimo", segnalo l'edizione pubblicata da Studium disponibile al prezzo di euro 7,23.

 Non è un libro di catechismo.

 

Articolo di proprietà dell'autore pubblicato altrove e adattato per questo spazio.

 

 

Può anche interessarti:

 

Don Giovanni. La musica di Mozart e l'eros - Soren Kierkegaard

 

 

 

 

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Published by Caiomario - in Filosofi: Kierkegaard Soren
3 aprile 2014 4 03 /04 /aprile /2014 07:12

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Quando si affronta un autore come Soren Kierkegaard viene da domandarsi se sia possibile aprire una via estetica all'eros nella teologia cristiana; in altri termini: l'idea che si è diffusa di una pratica di culto proiettata verso la morte quanto può incidere su una rappresentazione che sembra mortificare la carne e indurre all'idea che l'eros sia peccato?


Cercherermo di rispondere a questa domanda facendo riferimento all'opera "Don Giovanni. La musica di Mozart e l'eros" scritto da Soren Kierkegaard; ogni volta che ci troviamo ad affrontare dei passi delle opere del filosofo danese veniamo letteralmente provocati dalle sue riflessioni, e in particolare da un'opera come "Esercizio di Cristianesimo". Talvolta le sue tesi non collimano con le nostre attuali convinzioni, ma altre volte restiamo letteralmente stupiti dal suo essere antimetafisico pur mantenendo altissimo il senso della spiritualità.

La sua tesi del paradosso e dello scandalo della fede dovrebbe fare pensare, purtroppo Soren Kierkegaard è studiato poco dai "fedeli cattolici" perché lui -filosofo, teologo e pastore- rappresenta ancora oggi una minaccia per chi vuole dare una visione del Cristianesimo in termini rassicuranti. 
Il saggio di Soren Kierkegaard è tra le sue opere più chiare e -a nostro parere- dovrebbe essere letto da chi si interessa di arte e in particolare di musica, la particolare prospettiva avanzata dal filosofo danese contiene un'analisi dell'elemento artistico molto originale, ne confuto alcuni aspetti condividendoli con chi legge questo mio articolo. 



Soren Kierkegaard considerava la musica come la più astratta delle arti, come tale era la quintessenza dell'arte stessa. Ma essendo l'esteta (l'artista) colui che vive nell'immediatezza è condannato ad essere dipendente dall'oggetto del suo godimento ed è perciò condannato allo sfacelo. In parole semplici l'esteta è vive nella miseria dell'esistenza in quanto non è in grado di andare oltre l'attimo.

Crediamo, a differenza di Soren Kierkegaard, che vi sia invece una via estetica alla Rivelazione cristiana che permette di andare oltre l'attimo, basta leggere il "Cantico dei cantici" per recuperare una visione dell'eros che vada al di là dell'immediatezza e del consumo idolatrico.
Non si tratta quindi di una fascinazione che resta ferma alla materialità ma va oltre e si spinge attraverso la visione estatica verso le alte vette della spiritualità.

D'altro canto Soren Kierkegaard nel suo saggio delinea un'immagine dell'artista come esteta tralasciando altri aspetti che fanno parte di altre figure di artista che non sono immersi nella non-scelta come l'esteta di cui lui parla.

Viene da domandarsi se la figura di Don Giovanni possa poi essere rappresentativa di tutti gli esteti. Chi è Don Giovanni? È colui che desidera una donna e quando l'ha ottenuta passa ad un' altra, vivendo nella ripetitività di un atto sempre eguale a se stesso. In questa prospettiva l'istanza erotica perde slancio anzi passa in secondo piano, ma in questa visione si perde completamente l'idea dell'istanza erotica come fonte infinita di bellezza che trova la sua trasposizione materiale in opere artistiche dove il corpo stesso è l'immagine del divino nella sua perfetta realizzazione.

A quanto pare musica ed eros sono per Kierkegaard due manifestazioni simmetriche che allontanano l'uomo dal divino, quasi due espressioni demoniache che si sciolgono nell'immediatezza; non ci possiamo trovare d'accordo con la tesi espressa nel saggio in quanto viene tralasciato completamente il contributo dato, ad esempio, dalla "musica sacra" che è una forma di rappresentazione altissimamente spirituale che fa da ponte verso il divino.

La musica è anche creatività spirituale e profetica e se vogliamo sprigiona un'intuizione spirituale che solo un'esperienza estetica può dare. La musica può essere il luogo in cui l'ascoltare dell'uomo va oltre il sentire e nella sua eccedenza di senso va oltre i suoni del mondo. In questo ci troviamo in una posizione diametralmente opposta a Kierkegaard. L'idea di una fruizione spirituale della musica mancava al filosofo danese, probabilmente hanno influito su questa sua particolare visione diversi aspetti tra cui le vicende personalissime del suo legame con la fidanzata Regine Olsen con la quale vi fu poi una completa rottura; non c'è dubbio che la figura di Don Giovanni impedisce qualsiasi unificazione tra Eros e Thanatos e che il suo modo di vivere l'oggetto del desiderio ostacola qualsiasi visione dell'Amore ma slegare la mistica della musica al divino significa anche negare qualsiasi teologia estetica.

 



SCHEDA DEL LIBRO

 

  • Autore: Soren Kierkegaard
  • Titolo: Don Giovanni. La musica di Mozart e l'eros
  • Editore: Mondadori (Collana Oscar classici)
  • Anno di pubblicazione: 2000
  • Pagine: 160

 

Articolo di proprietà dell'autore pubblicato anche altrove

 

 

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