TRA LIEVE IRONIA E IMPEGNO MORALE
Luigi Malerba nato a Berceto ( Parma ) nel 1927 , sceneggiatore, giornalista ha partecipato al Gruppo 63 e fa parte di quel movimento intellettuale che è stato definito della Neoavanguardia, partito da posizioni sperimentaliste si è via via spostato verso posizioni postmoderniste dove l'interesse per il romanzo neostorico ha prevalso sulla ricerca e sul gusto della paradossale provocazione.
Possiamo quindi dividere l'attività letterario di Malerba in due fasi:
1.1 La prima fase quella che si può definire del linguaggio visto nella sua impossibilità di comunicare con la realtà e di padroneggiare con essa.
Le parole sono separate dalle cose e procedono in un binario i cui esiti sono spesso la stravaganza e la casualità.
1.2 La seconda fase segna la scomparsa dell'impianto sperimentale a favore di schemi più tradizionali e convenzionali ma in cui permane, comunque la vena umoristica che aveva caratterizzato la prima parte della sua produzione letteraria.
"La scoperta dell'alfabeto" è un libro del 1963 che ha avuto anche un grande successo nell'edizione ad uso degli scolari e degli studenti delle scuole medie proprio per le caratteristiche di un racconto che potremmo incasellare nel genere favolistico e che avvicina Malerba a Rodari ma con una differenza fondamentale: Malerba a differenza di Rodari non ha scritto libri per ragazzi e in particolare "La scoperta dell'alfabeto" è un libro che può essere letto dai ragazzi ma la cui lettura deve essere guidata perchè il divertimento è un mezzo che serve per comunicare altro e l'umorismo è lo stile usato da Malerba per trasmettere questo altro.
Il racconto è quello del mondo contadino della collina parmense ma piuttosto che ripetere lo schema descrittivo tipico del verismo, Malerba preferisce descriverlo dal punto di vista del linguaggio.
Il linguaggio appare per così dire scisso dai gesti e dalle abitudini di gente che è abituata ad essere concreta, ad andare diritta al sodo e a non usare troppe mediazioni, una scissione che si manifesta in una straordinaria capacità di saper fare astrazione e di indulgere nella fabulazione più di quanto possano fare persone dalla cultura ed erudizione apparentemente più complesse ed articolate.
Eppure tutta quest'attività di astrazione scissa dalla realtà è anche l'altro aspetto dell'essere concreti nella realtà, è il tentativo di spiegare cose che non si capiscono ma è anche un residuo di attività originaria da sempre presente nell'uomo che riuscirà, nelle forme più evolute, a spiegare il come ma non il perchè.
Per chi ha avuto una frequentazione con il mondo contadino di almeno una generazione fa, questa scissione tra fare e dire è ritrovare la contrapposizione tra ragionamenti che possono sembrare grossolani e stolti e comportamenti che trovano soluzioni concrete.
Ma non è il mondo contadino il protagonista de "La scoperta dell'alfabeto" è il linguaggio, le sue strutture sintattiche elementari, le parole che si associano in modo bizzarro e casuale dando origine a esiti paradossali e surreali; il linguaggio e le parole utilizzate in un'innata ma anche appresa ars combinatoria anche nelle sue forme primordiali, è un meccanismo di difesa che parte dalla realtà, si distacca da essa per poi ritornarvi.
Il gioco delle parole è anche la ragione delle scelte valoriali di una comunità che vivendo in quella porzione di territorio costruisce una realtà a sè stante con le sue ritualità, i suoi ragionamenti, le sue soluzioni tecniche che sono quelle e non possono essere diverse da quelle indicate da generazioni.
Malerba riesce a tenere alta l'attenzione del lettore descrivendo episodi grotteschi e lo sa fare con un umorismo lieve che mai dileggia come nel caso delle "lezioni" seguite dal contadino che va dal padrone per imparare a scrivere, dopo una giornata di lavoro:
"Cominciamo dall'alfabeto" disse il ragazzo che aveva undici anni.
"Prima di tutto c'e A".
"A" disse paziente Ambanelli.
"Poi c'è B"
"Perchè prima e dopo ?" domandò Ambanelli
Questo il figlio del padrone non lo sapeva.......................
***Interessante questa domanda che non ha risposta e alla quale non sa rispondere nè il contadino nè il fine letterato, perchè c'è prima A e poi B?
Continueremo a farci domande che non possono avere risposta....domande ataviche che si ripeteranno sempre eguali a se stesse, di generazione in generazione.
Consiglio l'edizione scolastica che ha il pregio di avere una bella introduzione di Giampaolo Dossena:
Luigi Malerba, La scoperta dell'alfabeto, Bompiani Editore, 1977