"L' operaio fra gli dei e i titani. Ernst Junger 'Sismografo' dell'era della tecnica" di Alain de Benoist è uno dei saggi più interessanti del filosofo della "novelle droite"; anche chi non conosce il pensiero del filosofo tedesco può trovare nel libro di de Benoist uno dei saggi più stimolanti sulla modernità e su Junger che è stato un anticipatore della critica verso il concetto di progresso e in particolare di quello di lavoro così come viene inteso nella logica di produzione del meccanismo industriale moderno.
L'opera nella quale si trovano inserite in maniera geniale le posizioni di Junger con quelle di de Benoist, esamina tutte le questioni irrisolte connesse ai mutamenti avvenuti nel mondo della scienza e della tecnica e soprattutto alle implicazioni di tipo filosofico e sociale che detti cambiamenti hanno comportato.
Il libro è complesso e richiede una preconoscenza.
Una volta che sono stati messi in discussione i cardini del modello sociologico di Marx, restano tuttora irrisolti i problemi connessi alle condizioni strutturali che condizionano la società umana e in particolare quella del lavoratore in epoca moderna.
L'OPERAIO SOLDATO
Pensando alla profonda ristrutturazione in atto nel mercato del lavoro non solo in Italia ma in tutto il mondo industriale è inevitabile l'aggancio con le posizioni di Junger/de Benoist e il riferimento alle contraddizioni legate al concetto di sviluppo delle forze produttive.
Le tesi comunque esposte nel libro vanno decodificate come va compreso senza equivoci il richiamo alla distinzione che Junger fa tra soldato e guerriero ossia tra la concezione di guerra tradizionale e quella moderna.
Nel modello filosofico di Junger la società è pensata come totalità, un tutto dove ogni organo svolge una funzione e in cui l'uomo è concepito come qualcosa costruito da cima a fondo, nella società dominata dalla tecnica l'operaio soldato è invece un esecutore che fa parte del gigantesco ingranaggio della struttura economica.
Se chi possiede gli strumenti di produzione è anche chi determina la cadenza del tempo e dell'organizzazione del lavoro è inevitabile che si crei un conflitto tra coloro che producono e sono esclusi da tale controllo e i detentori del monopolio.
A questo punto per comprendere i passaggi del libro di de Benoist è necessario comprendere la figura dell'anarca così come lo delineava Junger; l'anarca non è l'anarchico così come lo intendeva Michail Bakunin, ma è colui il quale è profondamente integrato in una società tradizionale e ne condivide i valori.
Probabilmente -e questa è una questione scottante- Junger nei suoi rapporti con il nazionalsocialismo pensava di riproporre la figura dell'anarca accostandola a quella dell'operaio tedesco che partecipava ai disegni del regime hitleriano.
Questo è l'aspetto che visto a posteriori è più deprecabile anche se il contenuto delle sue tesi, depurate dagli aspetti più ideologici e dalle grossolane analogie con il sistema industriale tedesco nazionalsocialista, contiene degli spunti di riflessione interessanti per quanto concerne la realtà odierna.
Purtroppo lo scrittore francese lega troppo il pensiero di Junger alle suggestioni della volontà di potenza di Nietzsche ignorando la tematica del dolore che venne posta dallo stesso Junger come motore dell'agire umano.
Resta invece tuttora ricca di fascino la differenza che de Benoist coglie tra anarchismo e ribellismo ossia tra libertà intesa come azione individuale e libertà manipolata ed inquadrata; è questo uno dei tratti distintivi del pensiero di Ernst Junger che mantiene intatto il suo fascino.
Lungi dall'essere tuttora adeguatamente elaborato, quello delineato da de Benoist è comunque uno sforzo notevole per comprendere il pensiero di un filosofo, poeta e scrittore che viene sistematicamente ignorato dai manuali di filosofia esattamente come è accaduto e accade per Julius Evola che è stato forse l'interprete più rigoroso del pensiero jungeriano.
Le 110 pagine del libro di Alain de Benoist sono dense di concetti, ma pur nei limiti evidenziati costituiscono l'occasione per conoscere il pensiero di Ernst Junger definito con un termine efficace "sismografo dell'era della tecnica".
Tesi paradossali ma che esercitano ancora il loro fascino.
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