RASSEGNAZIONE E PROPONIMENTO DI CAMBIAR VITA
1 Io non mi credo nato a buona luna;
E se da questa dolorosa valle
Sane a Gesù riporterò le spalle,
Oh che fortuna!
2 In quanto al resto poi non mi confondo:
Faccia chi può con meco il prepotente ;
Io me la rido, e sono indifferente,
Rovini il mondo.
3 A quindici anni immaginava anch'io
Che un uomo onesto, un povero minchione,
Potesse qualche volta aver ragione ;
Furbo per Dio!
4 Non vidi allor che barattati i panni
Si fossero la Frode e la Giustizia :
Ah veramente manca la malizia
A quindici anni!
5 Ma quando, in riga di paterna cura,
Un birro mi coprì di contumelia,
Conobbi i polli, e, accorto della celia,
Cangiai natura.
6 Cangiai natura, e adesso le angherie
Mi sembrano sorbetti e gramolate ;
Credo il santo bargello, e ragazzate
Le prime ubbie.
7 Son morto al mondo ; e, se il padron lo vuole,
Al messo, all'esattore, all'aguzzino
Fo di berretta, e spargo sul cammino
Rose e viole.
8 Son morto al mondo ; e se novello insulto
Mi viene da Commissari o colli torti,
Dirò: Che serve incrudelir co' morti?
Parce sepulto!
9 Un diavol che mi porti o il lumen Christi
Aspetto per uscir da questa bega:
Una maschera compro alla bottega
De' Sanfedisti.
10 La vita abbuierò gioconda e lieta;
Ma, combinando il vizio e la decenza,
Velato di devota incontinenza,
Dirò compieta.
11 Più non udrà l'allegra comitiva
La novelletta mia, la mia canzone ;
Gole di frati al nuovo Don Pirlone
Diranno evviva.
12 In un cantone rimarrà la belle
Che agli scherzi co' cari occhi m'infiamma,
E raglierò il sonetto e l'epigramma
A Pulcinella.
13 Rispetterò il Casino, e sarò schiavo
Di pulpiti, di curie e ciarlatani ;
Alle gabelle batterò le mani,
E dirò: Bravo!
14 Così sarò tranquillo, e lunga vita
Vivrò, scema di affanni e di molestie ;
Sarò de ' bacchettoni e delle bestie
La calamita.
15 Amica mi sarà la sagrestia,
La toga, durlindana, e il Presidente :
Sarò un eletto, e dignitosamente
Farò la spia.
16 Subito mi faranno cavaliere,
Mi troverò lisciato e salutato,
E si può dare ancor che sia creato
Gonfaloniere.
17 Allora, ventre mio, fatti capanna ;
Manderò chi mi burla in gattabuia...
Dunque s'intuoni agli asini alleluia,
Gloria ed osanna!
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Giuseppe Giusti scrisse "Rassegnazione e proponimento di cambiar vita" nel 1833, la scelta metrica è quella delle strofe saffiche (tre endecasillabi e un quinario) secondo lo schema ABBa. Le scelte lessicali e stilistiche espirmono nel contempo ironia, rassegnazione nei confronti della realtà delle cose e un certo malcelato disprezzo verso l'ordine costituito. Giusti comprende che dinanzi al potere e ai suoi rappresentanti non serve opporsi apertamente ma, facendo di necessità virtù, si fa beffe degli imbecilli pronti sempre a reverire i potenti, esclamando nel finale che "s'intuoni agli asini alleluia, gloria ed osanna".
1-5 io non credo di essere nato con i favori della fortuna. E se da questa valle di lacrime (questa dolorosa valle) me ne andrò senza avere dovuto affrontare grandi disgrazie, mi dovrò ritenere fortunato. Quanto al resto non mi scoraggio (In quanto al resto poi non mi confondo). Chi vuole faccia con me il prepotente, me la rido e rimango indifferente verso il mondo che va in rovina. All'età di quindici anni anch'io pensavo (ingenuamente) che un uomo onesto, un povero credulone, potesse qualche volta avere ragione, ma non mi accorsi che la frode e la giustizia si erano scambiate le parti (il poeta afferma che l'imbroglio spesso assume il volto della giustizia. A quindici anni manca la malizia. Ma quando sotto forma di cura paterna, uno sbirro mi coprì di ingiurie, mi resi conto con quali persone avevo a che fare (conobbi i polli) e della farsa che ognuno recitava, così decisi di cambiare vita.
6-10 Cambiai vita e adesso (imparata la lezione) le angherie mi sembrano sorbetti e granite (gramolate). Credo santo il capo degli sbirri e considero delle ragazzate i primi slanci ideali (il tono del poeta è ironico). Le cose che avvengono al mondo non mi riguardano (Son morto al mondo) e se il padrone lo vuole, mi tolgo il cappelli davanti al messo, all'esattore e all'aguzzino e spargo al loro passaggio rose e viole (Giusti quando parla di padrone si riferisce al Granduca di Toscana e il messo, l'esattore e l'aguzzino erano i funzionari pubblici al servizio della burocrazia statale). Sono fuori dalle cose del mondo: e se un nuovo insulto mi viene dai commissari di polizia o dagli ipocriti (colli torti), dirò "Che serve mostrare crudeltà verso i morti? I morti vanno lasciati in pace (Parce sepulto). Attendo una fortuna improvvisa (Un diavol che mi porti) o mi atteggerò a devoto per uscire da questa situazione intricata (bega). Comprerò una maschera per trasvestirmi da Sanfedista. Lascerò da parte ogni atteggiamento giocoso e messo il nero velo dell'ipocrisia, vivrò mettendo insieme vizio e onestà, reciterò poi la compieta (la compieta nella litrugia delle ore veniva dopo i vespri e imponeva la recita di particolari preghiere).
11-15 L'allegra compagnia dei mie amici non sentirà le mie barzellette e i miei racconti. Sarò un nuovo Don Pirlone (il poeta si riferisce al personaggio di un'opera di Girolamo Gigli che scrisse una commedia ispirata al Tartufo di Molière) e i frati diranno "Evviva". In un cantuccio rimarrà l'innamorata (la bella) che mi infiamma coi suo occhi quando recito i miei componimenti scherzosi (nel senso di satirici). Declamerò ragliando come un asino i sonetti e l'epigramma a Pulcinella (chi sia il Pulcinella di cui parla il poeta si può solo ipotizzare, secondo il Fanfani Giusti allude al Granduca di Toscana). Rispettero i nobili (Casino non indica il luogo in cui vi erano le prostitute ma un club in cui i nobili si riunivano per conversare) e sarò al servizio di curie e ciarlatani ( Giusti era fondamentalmente un anticlericale che non vedeva di buon occhio le palandrane nere sempre pronte a stare dalla parte dei potenti), quando saranno imposte delle gabelle applaudirò e dire "Bravo!". Ancora una volta Giusti parla delle tasse che all'epoca (come del resto oggi) strozzavano i sudditi. Facendo queste scelte sarò tranquillo e vivrò una lunga una vita senza affanni e molestie. Attirerò i bacchettoni e gli ignoranti. Sarò amico del clero (Amica mi sarà la sagrestia), dei magistrati (la toga), dei militari (durlindana) e del capo della polizia (il Presidente).
16-17 Subito sarò eletto cavaliere, sarò accarezzato e salutato dal Governo ed è possibile che sia eletto sindaco (Gonfaloniere). In questo caso mi preparerò ad arricchirmi senza limite ( Allora, ventre mio, fatti capanna, detto che indica l'ingordo che vuole mangiare per cento). Manderò in prigione chi mi prende in giro e dunque si applauda agli asini che ovunque trionfano.
Caiomario