L'INVENTORE DEL SOSPETTO
Machiavelli è noto soprattutto per Il Principe, un'opera sicuramente tra i più noti e importanti nella cultura moderna ma anche poco compreso ed utilizzato in modo distorto non considerando che il concetto di politica del Machiavelli era quello di un uomo del '500. E' pur vero che Machiavelli può essere considerato l'inventore del sospetto e della trama politica in questo si può dire modernissimo e precursore del modo di governare le moderne democrazie e in particolare quella italiana
Se il titolo di maestro del sopetto spetta a qualcuno questo è certamente Machiavelli che teorizzò la netta separazione tra politica e religione, ma soprattutto sostenne il ricorso a mezzi anche spregiudicati pur di raggiungere un fine.
In questo senso le democrazie moderne possono dirsi pienamente machiavelliche.
DELL'ARTE DELLA GUERRA
"Dell'arte della guerra" composto fra il 1519 e il 1520 è un'opera del Machiavelli che si collega ai "Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio" e al "Discorso dell'ordinare lo stato di Firenze alle armi" (1506).
Machiavelli (vedi sotto) si occupò di cose militari anche in "Discorso delle cose fiorentine dopo la morte di Lorenzo" (1520) e in "Relazione di una visita fatta per fortificare Firenze" (1526).
Le tesi di fondo espresse nell'opera possono essere sintetizzate nei seguenti punti:
* La questione militare non è un fatto tecnico ma politico
* Non si possono coinvolgere i cittadini nelle cose militari se non esiste una forte tensione etica dello stato
* Solo le truppe costituite da cittadini di uno stato possono dare affidabilità
* Le truppe mercenarie non sono in grado di garantire sicurezza e tendono all'insurbodinazione
* Lo stato ben amministrato deve basarsi su "armi proprie".
MACHIAVELLI SOSTENITORE DELLE MILIZIE POPOLARI
Machiavelli si è occupato più volte di "cose militari" nel "Principe" e precedentemente negli anni 1505-1511 che risalgono al periodo dei cosiddetti "scritti politici" affrontò le questioni dell'ordinamento delle milizie. Machiavelli si interessò personalmente della problematica militare in quanto nelle sue intenzioni vi era l'esigenza di dare alla Repubblica Fiorentina una forza miliatare capace di difenderla. L'obiettivo era principalmente di evitare che i fiorentini facessero ricorso alle truppe mercenarie poco affidabili e pronte a passare alla parte avversa per soldi.
Machiavelli si fece quindi teorizzatore dell'idea che solo dotandosi di una milizia cittadina la Repubblica poteva difendersi, tale teoria può essere sintetizzata in quello che lo stesso Machiavelli espresse in modo così chiaro:
"senza avere armi proprie nessun principato è securo, anzi è tutto obbligato alla fortuna".
Il compito del principe è quindi quello di non stare in ozio nei periodi di pace e di prepararsi in modo accorto ai periodi di avversità in modo da potervi resistere per evitare di farsi trovare impreparati.
La polemica contro le truppe mercenarie "al soldo" ha accompagnato tutta l'opera del Mchiavelli secondo il quale l'assenza di un esercito proprio èil motivo principale della debolezza degli stati, dimostrazione che Machiavelli diede sempre importanza alla questione militare ritenendola un punto essenziale per avere l'indipendenza e non subire alcuna influenza da parte degli altri stati.
L'ANGOLO PERSONALE
Machiavelli appare modernissimo nelle sue tesi andando oltre il concetto di esercito quale milizia personale del principe, in questo senso l'esercito da lui prospettato è un esercito nazionale, dopo aver constatato che la nobiltà medievale viveva un'epoca di decadenza, Machiavelli ne prospetta un superamento.
Un secondo aspetto a mio parere interessante è la funzione politica dello scritto, particolarmente appassionante è il discorso che Machiavelli rivolge ai giovani perché mettano fine alla inettitudine dei principi.
Machiavelli per sostenere la sua tesi si richiama al concetto dello Stato che avevano i Romani e i Greci, entrambi -scrive ne "Dell'arte della guerra"- "facevano e facevano fare tutte quelle cose che da mesi sono ragionate e che il loro studio era preparare il corpo a' disagi e lo animo a non temere i pericoli".
Credo che lo stesso concetto possa essere applicato alla nostra classe dirigente che spesso dice agli altri di fare quello che non lei non fa; Machiavelli scrive a tal proposito: "Cesare, Alessandro Magno e tutti quegli uomini e principi eccellenti , erano i primi tra' combattiori" spiegando che costoro quando andavano a combattere lo facevano andando armati a piedi e che se perdevano volevano perdere la vita. L'identificazione tra la propria vita e quella dello Stato era totale.
Machiavelli condanna la mollezza dei principi e il loro amore per il lusso e per l'ozio e proprio in questo vizio e in questa assenza di prospetive vedeva l'inizio della decadenza italiana.
In questo senso Machiavelli è attualissimo, le sue analisi sono lucidissime e il suo appello ai giovani è una manifestazione di ottimismo dove la forza morale e il senso dello Stato prevale sugli interessi della casta.
Ne consiglio la lettura, la nostra crisi politica e morale viene da lontano, Machiavelli fu un precursore della critica alle abitudini tutte italiane che ci portiamo dietro da oltre 500 anni.
Conclusione: E Messer Niccolò vide per primo i vizi delle genti italiane...