IL GIOCO NELLE VITE CONSUNTE DEI DISPERATI DELLA VITA
Vi sono dei libri che raccontano storie datate nel tempo e prive di qualsiasi interesse, si tratta spesso di libri che costituiscono dei reperti archeologici che costituiscono motivo di interesse solo per gli storici della letteratura o per i cultori delle cose trapassate e vi sono poi libri talmente attuali che vanno al di là del periodo storico in cui sono stati scritti.
Nel secondo gruppo vi rientra senz'altro "Il giocatore" di Fedor Dostoevskij, autore difficile ed impegnativo ma immenso, spesso tendenzioso e provocatore che si occupò in molte delle sue opere del male fino alla sua forma più estrema: il delitto.
Ma il male si può manifestare anche sotto altre spoglie e il gioco è uno degli abiti del male, specie quando consuma le coscienze, rovina le vite, diventa l'unica e sola ragione di un'esistenza che "punta tutto ai dadi" nell'illusoria speranza di cambiare per sempre il proprio destino.
IL LIBRO
Il libro è stato pubblicato da numerose case editrici ed è facilmente reperibile in commercio sia online che in una libreria tradizionale (a richiesta).
L'edizione pubblicata da Einaudi ha il pregio di avere una traduzione aderente al linguaggio moderno e una bella introduzione di Leone Ginzburg.
Per maggior informazioni sul prezzo consiglio di vistare il sito della casa editrice al seguente indirizzo:
www.einaudi.it
L'ANGOLO PERSONALE
Alexis Ivanovitch è il protagonista/comprimario del racconto, una contraddizione in termini perché in realtà il vero protagonista del romanzo è il gioco ed il gioco maledetto che conquista il giovane Alexis è una droga che non lo abbandona più dal momento in cui scopre l'appassionante sensazione che gli provoca e quando l'idea di guadagnare a tutti i costi una grande somma di denaro entra nella sua mente come un tarlo che tutto consuma.
Il giocatore delineato dallo scrittore moscovita rappresenta il giocatore di tutti i tempi, il giocatore febbricitante che non sente mai la faticante attività della scommessa a tutti i costi, che si sottopone a continue ed estenuanti prove che richiedono un notevole sforzo mentale, pronto a rialzarsi raccogliendo le proprie miserie per puntare continuamente su un gioco che assomiglia al masso di Sisifo portato sulle spalle e che rotola giù dalla montagna delle illusioni..... per poi rincominciare esattamente come all'inzio.
Non esiste per Alexis Ivanovitch un momento fausto, non c'è motivo di letizia nella sua azione di giocatore che lenisce la sua brama di invertire la rotta solo nel momento in cui si siede nel tavolo del casinò; la sua è una sorta di "morfininomania" del gioco, uno smodato bisogno della dose quotidiana della puntata.
Alexis è intossicato pr l'uso prolungato di un gioco che non è più tale ma che è diventato un oppiaceo che gli provoca una grande forma di assuefazione ma che nello stesso tempo funge da "mordacchia" dell'anima e che gli impedisce di agire consapevolmente.
Se il gioco per Alexis Ivanovitch è la fune che lo lega al vizio, è anche passione, ragione di vita, voglia di misurarsi con la fortuna e con le proprie capacità, tutto sommato il giocatore Alexis è un uomo vero che agisce senza troppe mediazioni.
Suscitano invece un senso di riprovazione due personaggi come M.lle Blanche e De Grieux che sono la quintessenza del cinismo e dell'opportunismo, il contraltare in un certo senso dello stesso Alexis Ivanovitch, vizioso ma sincero ed autentico.
Il racconto è ricco di personaggi dalla miltiforme personalità, comprimari che rappresentano tanti caratteri e tanti modi di porsi nei confronti della vita, in questo Dostoevskij dimostra una capacità unica di essere psicologo attento e descrittore finissimo. Nel romanzo poi emerge r il carattere cosmopolita della Russia zarista che a quanto pare era visitatissima da tutti coloro che appartenevano alla bella società dell'epoca.
Fedor Dostoevskij dimostra una certa altezzosità nei confronti dei non russi; un francese diventa "il francesino", i polacchi sono "i polaccucci", i tedeschi sono solo dei commercianti pronti a fare affare con chiunque.
Ma Dostoevskij non risparmia critiche al sistema, i giornalisti sono accusati, ad esempio, di servilismo perchè presentano una situazione falsa del gioco, descrivono la straordinaria magnificenza e il lusso della sale da gioco, raccontano dei "mucchi d'oro" che giacciono sui tavoli, sono insomma complici e alimentano la febbre del gioco contribuendo alla rovina delle persone che finiscono per cadere nel tranello della ricchezza facile.
LO STATO BISCAZZIERE FA COMODO A TUTTI
In Italia il gioco è monopolio di Stato, significa che a parte la briscola e il tresette, la tombola e altri giochi vari in cui non si puntano soldi, lo Stato ricava dal gioco i quattrini per finanziare la spesa pubblica.
Assistiamo ad un moltiplicarsi di lotterie, di "gratta e vinci", di grattini e grattoni, di slot machine, di vincite istantanee che invogliano i più sprovveduti a giocare continuamente, tutti i giorni in una sorta di roulette maledetta che diventa un girone infernale.
Ci sono delle persone anziane che prendono la pensione e nel giro di qualche giorno la consumano nel gioco, ci sono casalinghe che fanno la cresta sulla spesa e corrono in una ricevitoria a spendere i pochi spiccioli "risparmiati" tentando la fortuna, ci sono cassaintegrati che spendono quel poco che hanno nelle macchinette e....lo Stato non fa niente, anzi invoglia le persone al gioco.
***Dalla benzina e dal gioco arrivano la maggior parte delle entrate dello Stato, è logico che nessuno ha l'interesse a contrastare un fenomeno come quello del gioco, anzi lo alimenta come i giornalisti descritti da Dostoevskij . Con le entrate derivanti dal gioco si pagano gli stipendi dei dipendenti pubblici, le pensioni, le prestazioni assistenziali, la sanità e...... i politici.
NOTA FINALE SULL'AUTORE
Fedor Dostoevskij era un giocatore incallito, si rifugiò nel gioco dopo aver scoperto che Polina la sua amante lo tradiva. Dopa aver vinto 5000 franchi intraprese un viaggio in Italia, ma il momento di serenità durò molto poco. Polina lo abbandonò e per sempre.
Più tardi Dostoevskij si sposò con Anna Stitkina, una giovane che gli fungeva da segretaria e alla quale dettò "il giocatore", oberato dai debiti fu costretto a fuggire dalla Russia..........Il romanzo è chiaramente autobiografico ed è un grido di aiuto al mondo e un monito ai posteri che il grande scrittore russo lanciò per raccontare gli effetti nefandi del vizio del gioco.
Libro consigliato a tutti coloro che amano la bella letteratura, ai giocatori incalliti che si stanno rovinando e a tutti coloro che, davanti a questo triste fenomeno, tacciono deliberatamente contribuendo a gettare nell'inferno migliaia di disperati della vita.